Jean Tardieu |
Figlio di artisti,la madre ,musicista,che dà lezioni di arpa e il padre,pittore,che al
piano di sopra ha il suo atelier. Lui,Jean Tardieu ,che vive -al piano di sotto e a
quello di sopra-, lo stesso mondo segreto e rigoroso :la composizione.
La sua prima poesia la scrive a sette anni. Eccola:
Favola.
Una mosca si cullava sull’oceano
all’improvviso si sentì stretta dal freddo
Morale
bisogna sempre fare attenzione.
E lui gioca con le parole,riempiendone i quaderni che conserverà gelosamente,
almeno alcuni.
Ed eccolo ,a quindici o sedici anni ,lucido, parlare come un vecchio,consapevole
di come tutto il suo essere sia impregnato dal suo 'sentire' quotidiano e familiare:
“… i miei primi movimenti,i miei primi pensieri furono scanditi al ritmo dell’arpa.
Da quando ho cominciato a vibrare per l’arpa e per la poesia,mai,oh!,mai la
poesia mi è apparsa più bella e mi ha più nel profondo torturato...ho vissuto
al suono dell’arpa,ho sognato al suono dell’arpa,ho amato al suono dell’arpa …
e so bene,sento che un giorno ,un giorno molto lontano,quando,vecchio vagabondo
dei dolori e dei sogni,avrò quasi perduto il ricordo dell' antica felicità. Un giorno,
se lungo un muro ,passando tristemente io sentirò all’improvviso aleggiare velati,
perduti fantasmi ,su di un’arpa, i suoni di una vecchia cara melodia ,io tremerò
come una foglia al vento …”
Ecco un bel frammento che fa capire come ,nonostante il suo bisogno di rottura,
di dissonanza,di novità,malgrado la violenza della sua
reazione di fronte alla
scrittura tradizionale e convenzionale, egli sapesse
conservare nella sua
scrittura quella sotterranea concatenazione armoniosa nella sua;
frammenti
che scaturiscono e affiorano
da una sinfonia intima,fondamentale e costante,
che si tratti dei suoi
permanenti virtuosismi nei versi o nelle battute delle sue
pièces.
E’ anche precoce un’altra scoperta che fa di sé:pur
sentendosi in qualche
modo estraneo a se stesso sa riconoscere in sé un potere,quello
dell’espressione:ecco perché è e resterà fin dall’adolescenza uno scrittore.
E per una sorta di terrore dell’incompiuto,di
spinta all’esitazione che lo
frequentano ,quasi ad esprimere il suo smarrimento
impara la dolce
manipolazione delle parole.Si viene a costituire in lui
una forza fatta di
fermezza e di scioltezza che finisce per
caratterizzarlo per sempre,talmente
da poter considerare quasi la sua opera
come una sfida per fronteggiare la
quale Jean Tardieu sfrutta una sorta
di misteriosa inquietudine felicemente
vivace .Quasi un risuonare sordo di
un’inguaribile delusione. La sua opera
in effetti non si caratterizza per la
linearità della sua evoluzione determinata
da eventi esterni.Si avvolge al
contrario su se stessa,come attratta da un
centro inesistente,quasi che l’autore esegua una sorta di strano passo di
danza sul bordo di un abisso che
allo stesso tempo lo respinge e lo trattiene,
e dove dà appuntamento a se stesso
per tutta la vita. Ed è dal fondo di questo
vuoto,di questo buco che sale
la musica della sua scrittura,quella musica
disperata,quella musica da lui
appassionatamente evocata.
Ecco la confermain una sua dichiarazione:
“ Tutta la mia vita è segnata dall’immagine di queifiumi,nascosti o perduti
ai piedi delle montagne. Come loro,per me l’aspettodelle cose si inabissa
e oscilla tra presenza e assenza. Tutto quel che io toccoha una metà di
pietra e l’alta metà di spuma.”
Ed ecco come è naturale ora capire perché questo poeta cominci a scrivere
Ecco la confermain una sua dichiarazione:
“ Tutta la mia vita è segnata dall’immagine di queifiumi,nascosti o perduti
ai piedi delle montagne. Come loro,per me l’aspettodelle cose si inabissa
e oscilla tra presenza e assenza. Tutto quel che io toccoha una metà di
pietra e l’alta metà di spuma.”
Ed ecco come è naturale ora capire perché questo poeta cominci a scrivere
anche per il teatro .E’ un’iniziativa che impariamo a capire
come corrisponda
a un tratto permanente della sua psicologia.
Non è un caso dunque che noi scopriamo la sua
precoce ammirazione per
Molière,che,forse colorerà definitivamente la sua
concezione teatrale .E’
in realtà tutto coerente con una natura come la
sua ,tutta permeata da una
originaria e persistente ingenuità che sembra
procurargli sorpresa e
divertimento costanti..Gli è dunque facile e naturale
registrare il
ridicolo che lo circonda,come burlarsi delle traversie e delle
insufficienze.
Ecco dunque la causa prima dell’energia che muove il suo teatro
quasi
esclusivamente gaio e satirico in superficie. Un teatro -il suo
teatro da
camera soprattutto-che , malgrado la difficoltà di esecuzione o
proprio
per questo, intriga l’ingegnosità del regista e accende l’immaginazione
dell’attore. E perché tuttavia né l’uno né l’altro ,malgrado tutto,finiscano
per rivelare un attaccamento cocciutamente appiccicoso all’antica routine,
e ne
tradiscano l’intenzione ,Jean Tardieu moltiplica le indicazioni sceniche,
soprattutto quelle per lui vitali che hanno il fine di fissare l’intonazione,
il
ritmo d’un gesto,il senso di una mimica,l’intensità dei silenzi. Ed ecco,
una dopo l’altra,in questo teatro sperimentale e divertente,le convenzioni
sceniche più antiche essere screditate. Ma neanche tanto,se il drammaturgo
partito allegramente,lancia in resta contro le abitudini che considera
ormai
appassite,desuete,non esita a rimetterne in auge altre,molto più antiche
appassite,desuete,non esita a rimetterne in auge altre,molto più antiche
come il personaggio del presentatore,che
svolge lui stesso un ruolo,
incorporando lui stesso nell’opera quello che si chiamava l’argomento.
Quello che accade per l’appunto anche in Oswald e Zenaide con i
suoi a-parte.
L’intensione critica di questa pochade è
esplicitamente enunciata infatti dal
presentatore,quando dice.
“Questa operina ha lo scopo di stabilire un contrasto comico fra la
povertà delle battute scambiate ad alta voce e l’abbondanza degli a-parte."
Nel bel mezzo dell’incidenza del dialogo,il fidanzato Oswald,esultante,
si mette a fare citazioni in italiano e laragazza in inglese. Non si capiscono,
ma si amano. Al diavolo allora le parole e il loro significato!
presentatore,quando dice.
“Questa operina ha lo scopo di stabilire un contrasto comico fra la
povertà delle battute scambiate ad alta voce e l’abbondanza degli a-parte."
Nel bel mezzo dell’incidenza del dialogo,il fidanzato Oswald,esultante,
si mette a fare citazioni in italiano e laragazza in inglese. Non si capiscono,
ma si amano. Al diavolo allora le parole e il loro significato!
Nasce l'1 novembre 1903 a Saint-Germain-de-Joux,nell'Ain
e muore il 27 gennaio 1995 a Créteil,in Val.de-Marne .
Autore estremamente fecondo, si è espresso in opere di ogni
genere e di ogni tono;umorista e metafisico,drammaturgo e
poeta,lirico o formalista,ha manifestato per più di sessanta
anni una creatività eccezionale,alternando scrittura in versi
e in prosa,lirica e audacemente informale.La sua inquietudine
metafisica dissimulata sotto l'umorismo,non ha mai smesso
di porlo di fronte all'insolubile dilemma :"chiedersi senza
fine come si possa scrivere qualcosa che abbia un senso."
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