Il filo d'Arianna. |
Intermezzo kaki odore di polvere (da
sparo).3.
La triste colonna
guidata dall’uomo –orologio incontra finalmente l’uomo - mostro,seguito dai tori- tangheri,dell’uomo
H e del suo aggiunto,del genitore d’impieghi,dello scudiero e di tutta la
cricca..Abbracci scialbi e stanchi. L’uomo
- orologio cede la sua portantina all’uomo-mostro
in segno di sottomissione. Continuano la
loro marcia/strada/ cammino verso Carmanio
Scena d’ingresso al giallo.4.
Tutti gli altri
dormono. Mensfields si risveglia e tituba fino a loro. E’ vestito tutto di
giallo,suona il flauto con destrezza e un’arte sorprendenti. Sa di scotch e fa
visibilmente fatica a gestire i suoi
movimenti. Viene ad appoggiarsi di fianco a Colette addormentata e canta –
o recita come in un delirio – con una
bella voce da basso.
Mensfields:
E’ della tua anima che io son ebbro,
è del tuo amore che io sono pazzo.
Son caduto dall’alto su di una donna senza cuore
e che mi sfinisce
che mi sfinisce
che mi sfinisce.
che non ci si sorprenda
se io beccheggio
se io beccheggio
se io beccheggio nelle vita.
Ah se come la vacca ,dietro la vigna,
io potessi sedermi carponi
e urlare
e muggire
senza amore né preoccupazione!
O se potessi offrire le
mie case e i miei beni
in cambio d’amore
della donna dall’ occhio
di vino
che mi sfinisce
che mi sfinisce
che mi sfinisce!
(Risuona il flauto
per risvegliare i dormienti. A Colette)
Donna mia,mia tuttacurve,
venere dei gesti e del movimento,
maliosa Colette,mia compagna,
tu che fiorisci come la campagna
spalanca i tuoi occhi di vino bianco
e fa’ saltellare il gregge dei tuoi neri capelli.
Donna inebriami delle tue gemme
e precedi il mio desiderio.
Semina il tuo
profumo sulle aiuole del mio cuore devastato/sconvolto.
Sorella,donna mia,
cogli la mia vertigine
corona la mia ebbrezza ,
umetta il mio palato,
e stagna la solitudine delle mie mai infuocate.
Lasciami cogliere il tuo sguardo e la tua voce.
Colette(sdegnosa,in una sorta di semisonno) :
Chi parla?Sei tu,Mensfields che ,
innamorato pazzo d’arroganza e di disprezzo,
ti ricordi al giorno d’oggi
che Colette era una donna?
Sei tu,Mensfields, che ,
senza paura né vergogna,
viene e urta
con gli accessi di un’infelice
che la tua crudeltà ha distrutto
per davvero e sul serio?
Mensfields:
Sì,signora ,sono io,
che vi parlo oggi d’amore
con la stessa forza di sempre.
Colette:
Ah! Lo vedo!
Il mostro mette piede e radici,
cielo,fate che i porcelli grugniscano,
ma che smettano di parlar d’amore!
Indietro,Mensfields,indietro!
Il mio corpo ti odia.
Mi hai fracassato contro cento disgusti.
Oggi, mostro,
che vuoi da me e per quale causa?
Come oseresti aprire la bocca
per parlare di un amore
che non ho più il cuore d’aspettare?
Indietro!
Cessa di circondarmi come una peste.
la tua anima è troppo gonfia d’intrighi.
(Vuole toccarla)
Scellerato,non toccarmi,
vomiterei per questo tutte le interiora!
Allontana dai miei occhi
quelle mani che mi colmano di rifiuto.
Fino a quando ,inumano,
continuerai a nuocere e a importunare
con tanto di
faccia tosta
una creatura che
hai spinto
verso gli smarrimenti più sordidi?
Mensfields:
E non è,signora, la colpa di Mensfields
se il rancore dove
tutta intera vi siete immersa
ha troppo poco occhio
per considerare le cose.
Mensfields,dal primo giorno che vi vide,
si ingarbuglia e
trascina i ceppi/ferri furioso.
vi ho amata,Colette,
al punto di far ribaltare la
mia anima.
Quali risposte
avete dato
ai fuochi che mi hanno curvato la schiena?
con quale diritto voi mi odiate così tanto?
Colette:
Va’,mostro,far sfoggio altrove del tuo amore!
Va’ a portare in offerta il tuo amore
agli classici che
l’hanno un tempo ammaliato.
Fantastica,se lo puoi,
sul passato dove Colette
ti amò senza ambagi.
Al giorno d’oggi,capisci tuttavia
che l’imboscata è finita .
A che ti serve di bussare,Mensfields,
a porte che ti son state chiuse per sempre?
Mensfields:
Orecchie,
occhi,
cielo sventrato …
io sento e vedo.
O sconbussolamento
sornione
il mio braccio entra in una crudele sconnessione
Vieni,mia furia.
(Beve direttamente
al collo di una bottiglia di Grappa prima di riaddormentarsi)
Colette(a se stessa):
Sei tu certa di essere alla fine di tutti i conti?
Hai con ogni evidenza e per davvero,
messo una croce sulla baldoria?
Sei tu,Colette,completamente sicura
d’aver visto giusto e d’averlo giurato?
…
L’amore è simile alla morte.
Il bambino:E’ il… ll… oro fffr … acasss … so che si sssen … te. Sssst … aannooo aaarr …. ivaaa.. . nnndo!
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