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domenica 26 aprile 2015

38.Il piano americano.Scena XII

SCENA 12

LA CAFFETTERIA

PADRE,molto teso. … Ah .ecco vostra madre. (L’abbraccia/bacia in modo maldestro.)Hai fatto buon viaggio?
(Ai figli) Salutate vostra madre,via.
LUI. Buongiorno.
LEI. Buongiorno.
PADRE. Mi sono occupato della cena.

Ha quattro pasti in scatole di cartone della Saint-Hubert.

MADRE. Ah sì?Che succede?
PADRE. Dobbiamo parlarci .
MADRE. Che cosa vuoi dire?
PADRE. Ho deciso che occorreva fare una riunione di famiglia.
MADRE, a LEI e a LUI,parlando del PADRE. Che cos’ha?
LUI. Non lo so.
PADRE. Ragazzi,spiegate a vostra madre che succede.
LEI. Ma di che parli?
PADRE. La caffetteria!

Un tempo

MADRE. Che cosa?Che cos’ha la caffetteria?

Un tempo

PADRE. Andiamo! Coraggio! Raccontate quel che avete fatto alla caffetteria!

LUI. Mamma,hai già pensato a quel che subiscono gli animali,prima di diventare panini/tartine/sandwichs in  caffetteria?
LEI. E’ grave.
LUI. Sì: questo è grave.
MADRE. Che cosa?
LEI. Allora,ieri,alla caffetteria,abbiamo chiesto alla gente di firmare una petizione.
LUI. Ma tutti si sono burlati/beffati  di noi,continuando a mangiare i loro panini/tartine/sandwichs al prosciutto,al pollo,peggio ancora,al tonno! era molto umiliante.
LEI. Dunque,oggi,siamo passati a qualcosa di più serio.

Silenzio.

MADRE. Serio,come?
PADRE,esplodendo. Hanno preso un gun!Ti rendi conto? Due malati! Hanno preso un gun!
LUI. Era un gun di paint ball.
PADRE. Non è grave,è un simile gun!
LUI. Non abbiamo shooté  nessuno.
LEI,imitando la pittura che schizza. Non bisogna scordare che ci avevano ridicolizzato!
LUI. Dopo abbiamo obbligato la gente  a mangiare tutto quel che c’era nella caffetteria …
LEI. Tutto.
LUI. Peggio ancora,li abbiamo lasciati riflettere sul loro vomito.
LEI. Era schifoso/ripugnante.

Un  tempo.

PADRE. Allora io dico :No. Non lascerò nessuno della mia famiglia esprimere le sue rivendicazioni con atti terroristici,capito?
MADRE. Beh ,via “terroristici” …
PADRE. Sì,terroristici!
LUI. Rilassati,via.
LEI. Respira.
PADRE.  Non  parlatemi con quel tono! Sono io che pago per i vostri studi!(Guarda la Madre).Con vostra madre!  
LUI. Qual è il rapporto?
PADRE. Il rapporto fra il nostro denaro e i vostri studi?
E’ che vi vieto di fare scandali all’università!
MADRE. E’ una grande opportunità andare all’università.
LEI. Sempre il denaro,eh?
LUI. Sempre.
LEI. Per colpevolizzarci.
LUI. Ricatto emotivo.
LEI. Questo vi rassicura,di pagarci cose?
LUI. Ma grazie alla nostra terapia,non siamo vittime/fessi.
LEI. Lei l’ha detto,la nostra terapeuta,che è colpa vostra.
PADRE. Ma che cos’è che è colpa nostra?!
LEI. Tutto.
LUI. E’ colpa vostra,è tutto,,è colpa vostra.
PADRE. Ma che cos’è questa terapia? Chi è questa terapeuta?!
MADRE. Calmati,tesoro.
LEI. Non siete mai venuti a prenderci alle tre e mezzo a scuola.
LUI. Non ci avete mai fatto foto.
LEI. Vi siete sempre interessai al disagio degli altri.
LUI. Volevate che noi amassimo gli altri con voi.
LEI .Sì,che li amassimo con voi.
LUI. Come umanisti
LEI. E’ questo:umanisti.
PADRE. Che avete contro l’umanesimo?
LEI. E’ un culto disperato!
PADRE. Ma insomma,che volete alla fine?
MADRE. Che cos’è che volete?
PADRE. Avete gli studi,la paghetta,la moto,i viaggi,la terapia …
Madre. Avete tutto.
LUI. Io,questo genere di discolpa,lo trovo patetico.
LEI. Patetico.

Si alzano

PADRE. Non alzatevi da tavola prima d’aver mangiato il vostro pollo!

LUI se ne va e LEI lo segue. I genitori restano storditi.

PADRE. Hanno tutto.
MADRE. Hanno tutto.
PADRE. Sono privilegiati.
MADRE. Non è loro mai mancato niente.
PADRE. Potrebbero essere promessi a un grande avvenire. …
MADRE. Hanno tutte le opportunità al loro fianco/dalla loro parte.

Un tempo.

PADRE. Sai perché non ho mai voluto un cane?
MADRE. No,perché?
PADRE. Perché non voglio ritrovare merda sul mio tappeto quando rientro in casa ! Non voglio che qualcuno manifesti il suo malcontento/scontento smerdando il mio tappeto! Ma finalmente ,nessun bisogno di cani!Ho due figli che se ne occupano/incaricano!
MADRE,sfinita,senza sarcasmo. D’accordo … E’ un’immagine?
PADRE,fuori di sé. Sì,è un ‘immagine!

Un tempo.

MADRE. Ho come una stanchezza,all’improvviso.

Un tempo. Il padre raccoglie le sue cose.

MADRE,assente. Partirai?
PADRE. Sì.

Raduna/riordina i suoi apparecchi fotografici.

MADRE. E il mio sgomento,non vuoi fotografarlo?

Le dà un apparecchio fotografico e se ne va.
La Madre riprende il suo sgomento in fotografia(Parecchie  foto di sé) e se ne va.
Musica: Franz Schubert,Adagio,Quintetto  a corde in ut maggiore.(D 956).

MADRE. Forse sono partita per l’estasi. C’è un giorno in cui niente è più  sufficiente perché ci
si  abbandoni all’estasi;né il paesaggio della sua casa,di cui si è tuttavia scelto ogni colore,né 
alcuna  delle sue cose possedute,sebbene duramente acquisite, né le opere d’arte che
sapevano commuoverci un tempo,neppure il volto dei figli poiché ci si abitua a tutto. Allora
si parte,si parte alla ricerca  della nostra beatitudine altrove. E se ci si mette a dubitare,se si
sente venire  l’alba di un rimorso,ci si aggrappa a questa nuova immagine,si se stessa in estasi,
e si parte per adorarsi,rendere un culto alla propria immagine estatica,arcuata,rapita,allucinata.

Qualche istante più tardi,le foto escono una dopo l’altra da una stampante in mezzo alla scena.
LEI e LUI esaminano le foto.

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