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sabato 23 aprile 2016

La pastiera napoletana secondo Maurizio De Giovanni.

Da "Vipera" di  Maurizio De Giovanni-Einaudi.
Maurizio De Giovanni










"[...]Come sempre, Maione aveva fatto in modo di non essere di turno per il sabato
e la domenica di Pasqua:i bambini tenevano molto a quella festa ,e la famiglia aveva le sue  piccole tradizioni .[...]
-Allora,mentre mammà la prepara ,vi racconto la storia della pastiera.Volete sentire?
Come a un segno convenuto ,Lucia cominciò a disporre sul tavolo gli ingredienti necessari   alla preparazione del dolce:la pasta frolla,preparta nelle prime ore della giornata quando tutti ancora dormivano;la ricotta di pecora,in un cestino di paglia intrecciata;il grano,cotto nel latte fresco;lozucchero bianco raffinato;lo strutto,le uova,la cannella,il limone;il cedro e la cucuzzata,zucca candita per la quale Lucia andava famosa; e la delicatissima acqua di fiori,preparata infondendo in acqua
calda, poi filtrata, i fiori dell'albero di arance amare, il vero profumo di primavera.[...]
Mentre i bambini di casa Maione spalancavano gli occhi  davanti a tutto il ben
di Dio che Lucia aveva disposto sulla tavola, il  brigadiere disse:- Molto, molto tempo fa, quando la città era giovane, c'era solo un piccolo villaggio di pescatori vicino al mare. E dal mare veniva quasi tutto quello che c'era da mangiare, il
pesce, i crostacei, le cozze, tutto.
Un giorno però venne una tempesta, e le barche dei pescatori non potevano
 uscire più, la  tempesta non finiva, passavano le settimane e ormai le riserve
erano finite, non c'era più niente.
Maione punteggiava il racconto imitando gli effetti sonori, tuoni, fulmini,
le onde alte del mare. Anche i figli maggiori, che avevano ascoltato la storia
decine di volte, erano affascinati e seguivano a bocca aperta.
Sorridendo,Lucia manipolava sapientemente gli ingredienti.
Sorridendo,Enrica mescolava nella casseruola il grano cotto,lo strutto,il latte
e la scorza grattugiata del limone.
Pensava che il senso dell'amore è proprio nella condivisione. Non che fosse un'esperta, ma chi ha detto, rifletté, che per conoscere a fondo una cosa
 bisogna averla vissuta? Lei, per  esempio, aveva molto letto e molto sognato,
in merito all'amore.E aveva ascoltato le confidenze delle amiche e della sorella,
e aveva visto le pellicole romantiche accompagnate da musiche struggenti al cinematografo vicino a piazza Dante, e nelle sere calde d'estate aveva  udito
le dolcissime serenate degli innamorati.Sapeva tutto, dell'amore. E sapeva,
mentre mescolava metodica nell'attesa che si formasse una crema priva di
grumi, attenta all'orologio sulla  parete mentre trascorevano i dieci minuti
prescritti dall'antica ricetta, che le delusioni allontanavano dall'amore, che
l'amore non  ha bisogno d'esperienza, per formarsi e consolidarsi, anzi,
forse l'esperienza indurisce e rende amari. Meglio essere inesperte, forse.
 Proprio così, pensò, togliendo la casseruola dal fuoco.
- Proprio così,- disse il brigadiere Maione ai figli.- Il mare non ne voleva
sapere, di calmarsi . E siccome ormai era arrivata la primavera e i bambini
avevano fame,i pescatori decisero di uscire lo stesso, anche se la tempesta
urlava ancora. Le mogli e i bambini erano disperati, al pensiero dei papà
che affrontavano quelle onde alte più delle case. Ogni sera si riunivano
sulla spiaggia, sotto la pioggia, e pregavano e piangevano e si disperavano,
perché il mare cattivo estituisse i papà con le loro barche.
Che faccio? Mi  fermo o vado avanti?
Con sapienza ,teneva l'attenzione dei bambini, mentre con altrettanta
sapienza le veloci mani di Lucia componevano la propria sinfonia,
amalgamando la ricotta con le uova, la vaniglia, la cannella, lo zucchero
e l'acqua di fiori d'arancio.Si accorse con una punta d'orgoglio che Maria
e Benedetta, pur ascoltando il racconto di Raffaele, non si perdevano un
suo gesto.
Avanti,pensò lei.
Avanti dissero i bambini in coro.[...]
- La nostra città, - disse Maione,- era piccola,ve l'ho detto.Ma i bambini e
le donne erano come adesso, quando piangevano lo facevano a voce così
alta che era impossibile non ascoltarli. E alla fine una sirena, che sarebbe
una donna con una lunga coda di pesce che vive sotto il mare, di nome
Partenope, venne fuori e disse: ma perché piangete e strillate giorno e notte,
e non mi fate dormire?
La bambina che gli stava in braccio disse,stringendosi a lui:
-Perché volevano i papà!
-E brava,proprio così risposero i bimbi alla sirena Partenope. E lei, che era
 una sirena buona, si commosse e disse:mo' ci penso io. E si inabissò di
nuovo per andare a parlare a suo padre, il Mare.
Per dirgli che c'erano tutti quei bambini e quelle mogli che aspettavano il
ritorno degli uomini per poter mangiare e riabbracciarli.
Lucia unì l'impasto al grano cotto nel latte, aggiungendo la cucuzzata e
il cedro candito tagliato a dadini. Il figlio allungò la mano per ghermirne
un pezzo,e lei rapidissima gli diede uno schiaffetto dicendogli:- Non ancora![...]
-Il Mare brontolò - disse Maione,- perché non voleva consentire alle barche di rientrare  a casa, si stava divertendo troppo con quella tempesta. E poi aveva
fame, ed era di malumore. Partenope, che lo conosceva bene, andò  a dirlo alle mamme e ai bambini sulla spiaggia, e loro si riunirono per decidere cosa fare.
Fu allora che alla bambina più piccola venne in mente un'idea: siccome era primavera, e il Mare non lo sapeva, pensò di dirglielo facendogli vedere
tutte le belle cose che la stagione portava. Così prepararono tante scodelle
con le bontà della  terra: la ricotta  e la farina, simbolo della campagna fertile;
le uova, simbolo della vita che si rinnova; il  grano bollito nel latte e l'acqua d
fiori d'arancio, simbolo dell'incontro delle piante e degli animali; lo zucchero,
simbolo della dolcezza, e le spezie, simbolo dei popoli lontani affratellati
proprio dal mare. E misero tutto vicino alla spiaggia.
Lucia cominciò a tagliare in listarelle la sfoglia residua, che aveva tenuto da
parte proprio per quello, ascoltando la voce piena e rotonda del marito e
 pensando a quanto lo amava.
- Durante la notte, le onde portarono i doni in fondo al mare : Partenope, che aspettava,unì tutto e preparò una torta che diede al padre. Lui se la mangiò
una fetta alla volta, e la fame gli passò, e insieme alla fame gli passò la rabbia 
e si calmò, diventando una tavola. Così le barche poterono rientrare, cariche di pesce, e i bambini  riabbracciare i propri padri. Da allora, ogni volta che viene
la primavera, le mamme ripensano a quel giorno e preparano la torta che
preparò Partenope.E noi ce la mngiamo.
Lucia guardò Raffaele  che abbracciava tutti i bambini; Benedetta le si avvicinò
e le diede un bacio, così lei le consentì di applicare l'ultima listarella sulla pastiera ,che sarebbe stata portata al forno.
Le sorrise, e pensò che era meravigliosa.[...]
Fuori,la Pasqua irrompeva silenziosa nella primavera.



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