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mercoledì 6 febbraio 2013

Viaggio sull'onda dell'immaginazione.(3)





     Et alors! Ecco infatti Darwish venirmi incontro nel suo “Sonetto IV”, con  squarci di mondi come incantesimi, che  rispecchiano con il loro balenio la lacerazione costante che gli procura la sofferenza dell'esilio. Un'ansia che  lo pone  sempre in bilico sul crinale che separa l’evocazione nostalgica della sua terra natale,forzatamente abbandonata e la realtà di quella terra straniera, precaria e mutevole, che lo accoglie nel presente. Versi oracolari, fatti di illuminazioni ed ellissi.
      La luna filtra le sue lentiggini di luce e dal corpo dell'amata che dorme sorgono le epifanie della sua terra martoriata di Palestina. I capelli di lei evocano beduini addormentati e senza sogni e i suoi seni le bianche colombe. Ha invaso il suo sogno avvolgendola, nessuno spettro sveglierà il gelsomino col profumo del desiderio; nessun flauto per rimpiangere la cavalla che non abita più accanto alla tenda del poeta. Quel flauto, finora muto sul tappeto dentro la tenda beduina del sogno, lo sento intonare per me - che mi commuovo - le melodie languide e struggenti di Marcel Khalife[1]
Marcel Khalife col suo liuto


 Ma nel sonetto, in chiusura, un'altra realtà insorge e si oppone.  Il sogno di lei a lei sola appartiene ed è quello di una terra del Nord con le sue mille foreste, la sua terra straniera.

Mahmud Darwish






 Sonetto IV[2]
Lentamente massaggio il tuo sonno. O nome che abito in sogno, dormi. La notte si coprirà con i suoi alberi e si addormenterà.
sulla sua terra, sovrana di un'assenza breve.
Dormi, ché io galleggi
sulle lentiggini che filtrano in me da una luna...

I tuoi capelli campeggiano sul tuo marmo, beduini che dormono incauti
e non sognano. Il tuo paio di colombe t'illumina dalle spalle alle
margherite del tuo sogno. dormi su di te e in te
e che la pace  dei cieli e della terra spalanchi per te tutte le tue sale, una dopo l'altra.

Il sonno ti avvolge di me. Non un angelo a portare il letto,
né uno spettro a svegliare il gelsomino. O nome mio al femminile, dormi.
Nessun flauto piangerà una cavalla in fuga dalle mie tende.

Sei ciò che sogni, estate di una terra nordica
che offre le sue mille foreste al regno del sonno. Dormi
e non svegliare il corpo che desidera un corpo nel mio sogno.




[1] Il musicista libanese che compose molte note per accompagnare i testi di Darwish.
[2].Dalla raccolta "Il letto della straniera"-Epoché ed.,2009,del poeta palestinese Mahmud Darwish.



(continua)





























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