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giovedì 14 febbraio 2013

Diario di bordo.Prologo (1)

            Era da tempo che non vedevo Maria. Da quando con Marco di pochi mesi nella carrozzina ,aveva organizzato il coro del Dies irae in occasione della protesta contro la diffusa concezione inaccettabile  della donna nel nostro paese "Se non ora, quando?"e quando,poco tempo dopo aveva proposto lo stesso coro, per protestare ancora,nella crociera lungo il Tevere. Però eravamo rimaste in contatto by e.mail.
           Col nuovo anno mi aveva annunciato la voglia di rivederci e l'altra settimana è arrivata.In forma,con la recuperata sua naturale vivacità e piena di entusiasmo e di voglia di realizzare ,almeno in parte il suo vulcano di idee
         Aveva da poco condotto una ricerca sulle origini dell'uso del tè nella società orientale ed aveva poi seguito il  percorso che aveva fatto approdare la gustosa bevanda in Europa.Da questo semplice spunto le era venuto un desiderio  e mi chiedeva se fossi d'accordo di metterci al lavoro per realizzarlo, riprendendo l'esperienza interdisciplinare che era abituale quando eravamo allieva e insegnante.Lei è  ora una insegnante generosa e capace di conservatorio.L'arco della sua specifica competenza sono gli strumenti e la musica antica,per arrivare fino al XVIII s.Io ho la passione letteraria con qualche competenza linguistica.Entrambe amiamo l'architettura e la pittura.L'entusiasmo non ci manca ed abbiamo deciso che potevamo provarci.
Abbiamo deciso subito che il campo d'azione delle nostre prime ricerche sarebbero stati i salotti aristocratici del XVII s.( Les Ruelles)



 ...e quelli borghesi del XVIII s.in Francia. Se i primi riscontri fossero stati soddisfacenti avremmo provato a far rivivere le atmosfere di quei consessi così particolari e avremmo cercato un fil rouge che, nelle conversazioni salottiere,facesse emergere una possibile attualizzazione e mostrasse come certi problemi scavalchino i limiti del tempo ed anche dello spazio.
In conclusione un ultimo colpo di genio di Maria.
A me che dichiaravo esplicitamente la mia inadeguatezza alla scrittura teatrale per stendere il copione, soprattutto quello delle conversazioni,perchè non ho esperienza dei ritmi e dei tempi necessari al teatro,Maria con l'aria più naturale del mondo mi chiede,in realtà affermando senza alcun dubbio o esitazione,se non fosse interessante organizzare il pubblico in piccoli gruppi intorno a  piccoli tavoli, distribuire a ciascun tavolo un piccolo documento d'epoca e far sviluppare a loro la conversazione- discussione sul tema da quello sollevato.Un bel recupero di spontaneità e di costruzione sul campo !?!
Anzi lei è andata,per la verità, anche oltre:con la sua sensibilità musicale è arrivata a ipotizzare la lettura dei documenti in lingua originale per seguire la scia sonora della lingua nella quale erano stati concepiti e realizzati. Di questo non ci siamo per ora fermate a discutere,ma non credo che riusciremo a farlo.
A meno che ...non vogliamo rivolgerci a un pubblico anche più smilzo dei celebri ipotizzati modesti
 venticinque lettori della deliziosa sprezzatura del buon Manzoni !
Ed ora? Basta chiacchiere e....al lavoro!!!
(continua)

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