Sulle ali della fantasia mi
lascio poi trasportare su un'altra terra nordica, che mi sommerge in un
acquario di parole.
Dorothy Livesay
"Acquario di parole che
riannoda la particolare esperienza canadese all'immaginario universale, che è
l'illimitatezza dell'oceano.
Acquario di parole che riconosce al suo grande fiume - il San Lorenzo -la
prerogativa di unire senza possibilità di errore la nazione canadese.
Acquario di parole che rappresenta in modo non equivoco come l'immaginario
nazionale sia legato alla psicologia dell'acqua e come, nell'acqua, prenda
forma anche il rito dell'amore"[1]-
A Sechelt[2]
Il mare è la nostra stagione;
né notte né giorno,
né autunno né
primavera, ma questa incostanza
che pure è continente:
questo completo
movimento organico,
oceano della nostra mente
illimitato come la
portata del pensiero, eppure chiuso
fra strette spiagge,
promontori
che l'accettano in
silenzio, l'orecchio alla terra
forma una conchiglia
concava sulla sabbia
per udire il brusio
del mare mentre ingrana la marcia
spumeggiando le sue
poesie sulle nostre mani nervate
gridando contro la
povera pavidità.
Oh vieni a letto
avvolgendomi, lasciati
andare a queste
braccia, a questo sonno, amata e orgogliosa!
Non avrai bisogno di
lenzuola né di sudario.
E ora che cammino sola
sulla ghiaia
sono costretta a
gridare, come il bianco gabbiano
che leggero come neve
sull'onda fluttuante
cavalca e si lamenta.
Sebbene lui
banchetti in eterno
sul petto blu del mare
ed io sia ancorata a
riva, incollata alla sabbia calda.
Calpestando
conchiglie, facendo scappare i granchi
e bruciata dal sole -
pure entrambi,
uccello e umano,
percorriamo il mondo da soli
invocando un'amante
che possa condividere il canto.
e tuttavia accettare
il rifiuto; ridere o rimanere muto;
invocando, e tuttavia
riluttante a rinunciare
per l'altro, ai caldi
silenzi della terra
La città, più che lontana,
è assente. La natura ancora una volta appare maestosa e sovrana. Ma al
contrario della sua rappresentazione cantata ad Oriente, dove l'uomo si
abbandona fiducioso alla sua protezione rassicurante, qui Dorothy Livesay[4]
lascia intuire piuttosto una certa resistenza. Prima da parte della terra
stessa, che non si concede facilmente a tanta imponente grandezza, a quel
movimento illimitato del mare, che a sua volta si indigna contro "la sua
povera pavidità". E il mare, deve incoraggiare quell'amata orgogliosa a
lasciarsi avvolgere dalle sue forti braccia. Quella terra che, invece, tende a
chiuderlo con le sue spiagge ghiaiose e che sa inchiodare alla sua sabbia calda
l'abitante solitaria, che invoca un amante, con cui condividere gioie e silenzi.
E se la natura acquatica e terrigna instaurano tra loro una dialettica
identitaria, tra gli abitanti dei due universi la reazione è di analoga
riluttanza: la giovane donna resiste alla rinuncia della terra e della sua
solida sicurezza come il gabbiano a quella del movimento organico, illimitato
del mare, anche al prezzo di non trovare
un amante con cui condividere gioie o silenzi …’
È il momento per Gaby di
fare una piccola pausa nel suo fantastico viaggio e, per prepararsi alla tappa
successiva, sorseggia una tazza
profumata di caffè fumante.Intanto,sgranocchia compiaciuta un'intera barretta
di cioccolato.
(Continua)
(Continua)
[1] Dalla prefazione all'antologia a
cura di Caterina Ricciardi, “Poesia canadese del ‘900”, Liguori, 1986
[2] Sechelt ( parola che indica paese tra due acque. Una leggenda indiana
racconta che gli dei creatori vi erano stati inviati dal Divino Spirito per
formare il mondo.) nel Sunshine Coast, British Columbia, Canada.
[3] di Dorothy Livesay da "Two
seasons"1968, in Collected poems
1972, in “Parole sull’acqua” a cura di Caterina Ricciardi e Liana Nissim, Empirìa ed., 1996 .
[4] Dorothy Livesay nasce a Winnipeg,
Manitoba, Canada nel 1909 e muore a Victoria, Canada, nel 1996
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