M. DE LA
ROCHEFOUCAULT
D’APRES LES
MAXIMES ET REFLECTIONS DIVERSES:L’ART DE LA CONVERSATION.
(1658/1659)Publiées
en 1664 et plusieurs fois rééditées du vivant de l’auteur.
La
conversazione era ,con la lettura,una delle distrazioni degli habitués delle ruelles ,ovvero
di quelli che nel XVIII s. si chiameranno poi i salotti .Considerata ad un tempo
come un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita. Non so
come potrà essere utilizzata;intanto la metto da parte tradotta .D’altronde mi
è sembrato un documento straordinario per mostrare il grado d'imbarbarimento
delle nostre relazioni :mentre traducevo mi venivano davanti agli occhi con
ossessiva insistenza i vari salotti televisivi e puoi immaginare le
conclusioni che ne traevo sull’evoluzione della specie(per non parlare
poi dei confronti nei periodi di
campagne elettorali ....)
Quel che rende
poche persone gradevoli nella conversazione:il fatto che ognuno pensi più a
quello che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli altri dicono,e che
non si ascolta quasi quando si ha molta voglia di parlare. Tuttavia è necessario
ascoltare quelli che parlano;bisogna dar loro il tempo di farsi comprendere,e
sopportare anche che dicano cose inutili.
Ben lungi dal
contraddirli e dall’interromperli,si deve,al contrario entrare nella loro mente e nel loro gusto,mostrare che li si
capisce,lodare quel che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere
che è piuttosto per scelta che li si loda piuttosto che
per compiacenza. Per piacere agli altri ,occorre parlare di quel che essi
amano,e di ciò che li tocca,evitare le dispute su cose indifferenti e porre
loro di rado domande ,e non lasciar loro mai credere che si pretende di avere
più ragione di loro.
Si devono dire
le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno elevati,secondo l’umore
e la capacità delle persone che si intrattengono e ceder loro lietamente il
privilegio di decidere,senza obbligarli a rispondere ,quando non hanno voglia
di parlare. Dopo aver soddisfatto così
ai doveri della buona educazione,si possono esprimere i propri
sentimenti,mostrando che si cerca di appoggiarli sull’opinione di coloro che
ascoltano,senza atteggiamenti di presunzione
né di ostinazione.
Evitiamo soprattutto di parlare spesso di noi
stessi e di porci come esempio. niente è più sgradevole di un uomo che cita se
stesso ad ogni proposito.
Non si può nemmeno applicarsi troppo a
conoscere l’inclinazione e la capacità
intellettiva di quelli a cui si
parla,accordarsi alla mente di colui che
l’ha più vivace ,senza ferire la tendenza o l’interesse degli altri con questa preferenza. Allora si devono far
valere tutte le ragioni che egli ha detto, aggiungendo modestamente i nostri propri pensieri ai suoi,facendogli
credere,per quanto è possibile,che è da lui che li si assume.
Non bisogna mai dire nulla con
un’aria di autorevolezza,né mostrare alcuna superiorità intellettuale;rifuggiamo
dalle espressioni troppo ricercate,dai termini duri o forzati,e non serviamoci
affatto delle parole più grandi delle cose. Non è vietato conservare le proprie opinioni, se sono ragionevoli,ma
bisogna arrendersi alla ragione appena essa appare ,da qualunque parte venga:lei
sola deve regnare sui nostri sentimenti,ma seguiamola senza urtale i sentimenti degli altri , e senza
far apparire il disprezzo per quello che hanno detto: è pericoloso voler essere
sempre il padrone della conversazione ,e di spingere troppo lontano una buona
ragione quando la si è trovata . L’onestà vuole che si nasconda talvolta la metà
della propria intelligenza e che si gestisca con cura un testardo che si
difende male ,per risparmiargli l’onta di cedere. Non piacciamo certo quando si parla troppo a lungo e troppo spesso di una stessa cosa, e si cerca
di volgere la conversazione su soggetti di cui ci si crede più competenti degli
altri. bisogna entrare indifferentemente su tutto quel che loro
aggrada,soffermarcisi tanto quanto lo vogliano ,e allontanarsida tutto quel che non è
conveniente per loro.
Ogni sorta di conversazione ,anche se
elevata non è adatta ad ogni genere di persone d’intelletto:
bisogna scegliere ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene
alla loro condizione,al loro sesso,ai loro talenti,e scegliere anche il tempo
per dirlo. Osserviamo il luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone
che ci ascoltano ,perché se occorre molta arte per saper parlare a
proposito,non ne occorre meno per saper
tacere. Esiste un silenzio eloquente che serve ad approvare e a condannare,c’è
un silenzio di discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie e maniere che determinano tutto quel che esiste di gradevole
e sgradevole ,di delicato o di sorprendente nella conversazione,ma il segreto
di servirsene bene è concesso a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle
regole ci inciampano spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto
,parlare poco,non dire niente di cui ci si possa pentire.
(continua)
Nessun commento:
Posta un commento