Al tintinnare di quei braccialetti
risponde il suono dei campanelli luccicanti alle caviglie; sopraggiunge
sovrapponendosi e riecheggia nel sangue del poeta con la forza del ricordo:
quando il sāri[1]
di lei ondeggiava nel suo respiro e poteva carezzarle i capelli ondulati. Ora
può farlo nel sogno perché lei abita ancora i rami che vibrano danzando al
ritmo della sua melodia e i suoi occhi dal cielo azzurro gli
sorridono.
Non è mai
andata via.
Quest'autunno è
mio, fu cullato dal mio cuore[2]
i campanelli
luccicanti alle caviglie
mi tintinnavano nel
sangue e il suo sari di velo
ondeggiava nel mio
respiro.
Io riconosco il
contatto dei suoi capelli ondulati
in tutti i miei sogni.
Intorno c'è sempre
lei, anche nei tremuli rami
che danzano al mio
ritmo e i suoi occhi,
che dal cielo azzurro
sorridono, presero luce da me.
Ora
il flauto riposa, a terra, nella
casa del poeta.
Rabindranath Tagore
( Continua)
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