Una geografia della
tenerezza.
Mlle de
Scudéry,l’illustre Sapho, descrive una “carte” che simboleggia il percorso
possibile dell’amore fra due esseri.Già
dal rinnovamento del linguaggio dell’amore si assiste al tentativo di
modificare il ruolo e la condizione femminile ,chiedendo rispetto e minore
subordinazione a quelli dell’uomo.
“Affinché voi comprendiate meglio il
disegno di Clelia ,vedrete che ha immaginato
che si può provare tenerezza per tre cause diverse: per una grande stima,per
riconoscenza o per inclinazione:ed è ciò che l’ha obbligata a stabilire queste tre città di Tendre ,su tre fiumi che
portano questi tre nomi e di fare anche queste tre strade differenti per
andarci. E come si dice Cuma sul mar Ionio e Cuma sul Tirreno,così si dice
Tendre sur Inclination, Tendre sur Estime, Tendre sur Reconnaisance. tuttavia come ha presunto
che la tenerezza che nasce su
Inclinazione non ha bisogno di nient’altro
per essere quella che è ,Clelia,come la vedete,Madame,non ha posto nessun
villaggio lungo i bordi di questo fiume,che va così veloce non ci sono che
delle soste da fare per andare da Nuova Amicizia a Tenerezza.Ma per arrivare a
Tendre con la stima,non è lo stesso: poiché Clelia ha
messo ingegniosamente altrettanti villaggi quante sono le piccole e grandi cose che possono contribuire a far nascere ,per
stima,questa tenerezza di cui intende
parlare.
In effetti voi vedete che da Nuova Amicizia si passò a un luogo che chiama Grande Spirito,perché è ciò con cui
comincia di solito la stima;poi vedete quei piacevoli villaggi di Versi Graziosi,di Biglietto Galante e di
Biglietto Dolce,che sono le operazioni più abituali del grande spirito agli inizi di un’amicizia.
Poi,per fare un più gran progresso in
questo via ,vedete Sincerità ,Gran Cuore
,Probità,Generosità,Rispetto,Precisione e bontà,che è tutto contro
Tenerezza,per far capire che non c’è vera stima senza bontà e che non si può
arrivare a Tendre da quel lato senza avere quella preziosa qualità. Dopo
ciò,Madame,bisogna,per favore ,tornare a Nuova Amicizia ,per vedere da quale
via si va da là a Tendre con Riconoscenza. Vedete dunque ,vi prego,come bisogna
andare prima da Nuova Amicizia a Compiacenza ,dopo a quel piccolo villaggio
chiamato Sottomissione,e che confina con un altro molto piacevole che si chiama
Piccole Cure(Attenzioni). Vedete,io dico,che da lì si deve passare per
Assiduità,per far capire che non è abbastanza aver per qualche giorno tutte
quelle attenzioni obbliganti,che producono tanta riconoscenza se non le si ha
in modo costante. Dopo vedete che si deve passare a un altro villaggio che si
chiama Premura e non fare come certe persone tranquille che non si affrettano neanche un po’ per quanto li si preghi e che sono
talvolta incapaci d’avere quella sollecitudine che forza la gratitudine qualche volta così tanto. Dopodiché vedete
che bisogna passare a Grandi Servizi ,e
che,per sottolineare che ci sono poche
persone che ne rendono di tali ,questo
villaggio è più piccolo degli altri. In seguito bisogna passare a Sensibilità,per far capire che bisogna
sentire fino ai più piccoli dolori di coloro che si ama.
Dopo,bisogna,per arrivare a Tendre,passare per Tendresse,perché l’amicizia
attira l’amicizia .Bisogna poi andare a Obbedienza ,non essendoci quasi niente
che impegni più il cuore di coloro a cui
si obbedisce se non la cieca obbedienza.;e per arrivare infine là dove si vuole
andare ,bisogna passare da costante
amicizia,che è certamente il cammino più sicuro per arrivare a Tendre con
Riconoscenza.(Clelia ,parte prima,libro primo)
L’opera di Mlle de Scudéry contiene già in germe una riabilitazione
della donna:essere sensibile e intelligente,ha diritto alla riconoscenza. Afferma
il ruolo dominante dell’amore
e annuncia la pittura della passione amorosa di Mme de
La Fayette.
A’ Mme de La Fayette
A’
Paris,le mardi 24e[juillet 1657]
La vigilia della mia
partenza per Livry,andai a vedere Mademoiselle,che mi fece le più grandi
carezze del mondo;io le feci i vostri complimenti,e lei li ricevette molto
bene,almeno non mi parve che avesse niente sul cuore. Ero andata con
M.lle de Rambouillet,M.me de Valençay e M.me de Lavardin.Attualmente se ne va
alla corte,e quest’inverno sarà così lieta che farà buon viso
a tutti.
Non so punte
notizie da farvi sapere oggi,perché son tre giorni che non ho visto
la Gazette. Saprete tuttavia che Mme de N*** è morta,e che
Trévigny,il suo amante,ha pensato di morirne di dolore;per me avrei
voluto che ne fosse morto per l’onore delle dame. Sono sempre
cuperosata,povera piccina mia, e sempre faccio delle cure;ma come sono
nelle mani di Bourdelot,che mi purga con dei meloni e del ghiaccio,e che tutti
vengono a dirmi che questo mi ucciderà,questo pensiero mi mette in una tale
incertezza,che ancorché mi trovi bene con quel che mi ordina,non lo
eseguo che tremando.
Addio,mia cara:sapete
bene che non vi si può amare più teneramente di quel che io
faccio.
Il capolavoro
di Mme de Sévigné : scrittura
vivace,un’ironia divertita ,una grande libertà di giudizio.
Lettre
à M . de Coulanges
A Paris,ce lundi 15e décembre 1670.
Vado a farvi conoscere la cosa più sorprendente,la più
meravigliosa,la più miracolosa,la più trionfante,la più stordente,la più
inaudita,la più singolare,la più straordinaria,la più imprevista,la più
grande,la più piccola,la più rara,la più comune,la più sfarzosa,la più
segreta fino ad oggi,la più brillante,la più degna d’invidia:infine una cosa di
cui non si trova che un esempio nei secoli passati,e ancora quest’esempio non è
giusto,una cosa che non la si può credere a Paris(come la si potrebbe credere a
Lyon?);una cosa che fa gridare misericordia a tutti;una cosa che colma di gioia
Mme de Rohan e Mme de Hauterive;una cosa che infine
si farà domenica,dove coloro che la vedranno crederanno di avere le visioni;una
cosa che si farà domenica,e che non sarà fatta,forse,lunedì.Non posso
risolvermi a dirla;indovinatele: ve lo do in tre. gettate la vostra lingua ai
cani? Eh bene! Bisogna dunque dirvela:M. de Lauzu sposa domenica al
Louvre,indovinate chi?velo do in quattro,velo do in dieci;ve lo do in cento. M.mede
Coulanges dice:ecco che è ben difficile da indovinare;è M.mede
la Vallière.-Niente affatto,Madame. E’ dunque M.llede Retz? Proprio
per niente,siete molto provinciale. Veramente siamo ben stupide ,voi
dite, è M.lleColbert.- Ancor meno.E’ certamente M.lle de
Créquy? Non ci siete . Occorre dunque alla fine dirvelo:sposa ,domenica al
Louvre,col permesso del re,
Mademoiselle,Mademoiselle
de ...Mademoiselle,indovinate il nome:sposa Mademoiselle,in fede!in fede mia!
La mia fede giurata!Mademoiselle,la grande Mademoiselle;Mademoiselle,figlia di
Monsieur;Mademoiselle,nipote di Henri IV;Mademoiselle d’Eu,Mademoiselle de
Dombes,mademoiselle de Montpensier,Mademoiselle d’Orléans,Mademoiselle,cugina
germana del Re;Mademoiselle destinata al trono;Mademoiselle ,il solo partito di
Francia che fosse degno di Monsieur. Ecco un bel soggetto per discorrere.Se
gridate,se siete fuori di voi,se vi dite che abbiamo mentito,che questo è
falso,che ci si burla di voi,che ecco una bella presa in giro,che tutto questo
è uno scherzo di cattivo gusto ,se infine ci lanciate ingiurie:noi troveremo
che avete ragione;ce la siamo presa quanto voi.
Addio,le lettere
che saranno recapitate per via ordinaria vi faran vedere se diciamo il
vero o no.
Due amiche,sempre insieme,a Corte come nelle ruelles
entrambe appassionatamente coinvolte dall'esercizio della scrittura,l'una
mittente ,l'altra destinataria di molte delle sue lettere: così Mme de La
Fayette e Mme de Sévigné.
Mme de
La Fayette divise gli habitués delle
ruelles in un dibattito appassionato per la novità di un personaggio femminile
che ha, verso l’amore, un atteggiamento tanto
sorprendente...
Appena fu venuta la
notte, M. de Nemours fece il giro del giardino per scoprire dove era diretta
Mme de Clèves, e si fece largo tra le alte palizzate che impedivano il
passaggio. tuttavia, appena fu in quel giardino, non gli fu difficile
trovarla , vide tante luci nel cabinet ;tutte le finestre erano
aperte;e,lasciandosi scivolare lungo le palizzate si avvicinò con un
turbamento e un’emozione che è facile immaginarsi. Si sistemò dietro una
delle finestre che servivano di porta per vedere quel che
faceva M.me de Clèves.Vide che era sola;ma la vide di una si
ammirevole beltà che a stento fu padrone del trasporto che gli dette quella
vista.
Franche
d’ambition je me cache sous l’herbe,
modeste en
ma couleur ,modeste en mon séjour;
Mais si sur
votre front je me puis voir un jour,
la plus
humble des fleurs sera la plus superbe.
Faceva caldo e non aveva nient’altro sulla testa e sulla
gola che i capelli confusamente sciolti. Era su un letto con un tavolino
davanti dove erano posate parecchie ceste piene di nastri.;ne scelse alcuni,e
M. de Nemours si accorse che erano degli stessi colori che egli aveva portato
al torneo.. Vide che li annodava a una canna d’India ,molto straordinaria,che
egli aveva portato per qualche tempo ,e che aveva dato a sua sorella alla
quale M.me de Clèves l’aveva presa senza fare finta
di non riconoscerla per essere stata di M. de Nemours.
Permettez-moi,belle
Julie,
de mêler
mes vives couleurs
à celles de
ces rares fleurs (les tulipes flamboyantes)
dont votre
tête est embellie :
Je porte le
nom glorieux
Qu’on doit
donner à vos beaux yeux.
Dopo che ebbe
terminato l’opera con una grazia e una dolcezza che diffondevano sul suo volto
i sentimenti che aveva nel cuore ,prese una fiaccola e se ne andò vicino
a un gran tavolo,proprio di fronte al quadro dell’assedio di Metz,dove era il
ritratto di M. de Nemours; si sedette e si mise a guardare quel ritratto con
una attenzione e con un’aria così trasognata che la passione sola può
dare. Non si può esprimere quel che sentì M. de Nemours in quel momento. Vedere,nel mezzo
della notte ,nel luogo più bello del mondo.,una persona ch egli adorava
;vederla senza che lei sapesse che egli la vedeva e vederla tutta
occupata di cose che avevano rapporto con lui e con la passione che
lei gli nascondeva ,è quel che non è mai stato provato né immaginato da nessun’altro
amante.
“Eccoci a questo tratto
così nuovo e così singolare,che è la confessione che Mme de Clèves fa a
suo marito dell’amore che lei porta al duca di Nemours.Che si ragioni
finché si voglia su questo,io trovo il tratto ammirevole e molto ben preparato.
E’ la più virtuosa donna del mondo che crede di aver ragione di diffidare
di se stessa ,perchè sente il suo cuore prevenuto suo malgrado in favore di un
altro diverso da suo marito.
Si accusa come di un
crimine di questa sua inclinazione del tutto involontaria e per quanto
innocente sia;
cerca aiuto per
vincerla. Dubita di avere la forza di venirne a capo se si fidasse solo di sé.
E per imporsi ancora una condotta più austera di quella che la sua
propria personale virtù le imporrebbe,fa a suo marito la confidenza di ciò che
sente per un altro. Su questo io non vedo altro che bello ed eroico.”
Giudizio di Fontenelle,saggista
e segretario perpetuo dell’Accademia delle Scienze,pubblicato sotto forma di
“lettera di un Geometra di Guyenna “sul giornale Le Mercure galant(maggio
1678):
La
confessione.
_ Ebbene,signore,gli
rispose gettandosi alle sue ginocchia, vi farò una confessione che mai è
stata fatta a un marito; ma l’innocenza della mia condotta e delle mie
intenzioni me ne dà la forza. Vi chiedo mille volte perdono se nutro
sentimenti per un altro uomo, ma non vi affliggerò mai con le mie azioni.
Pensate che per fare quel ch’io faccio,occorre avere più amicizia e più stima
per un marito di quanto se ne abbia mai avuta; guidatemi, abbiate pietà di me,e
amatemi ancora,se potete .M. de Clèves era restato,durante tutto quel
discorso,la testa appoggiata sulle mani,fuori di sé,e non aveva pensato a far
rialzare sua moglie. Quando lei ebbe cessato di parlare,e gettò gli occhi su di
lei,la vide alle sue ginocchia il volto coperto di lacrime e di una
bellezza così ammirabile ,pensò di morire di dolore ,e abbracciandola e
sollevandola:-abbiate pietà di me voi stessa,signora,le disse, ne
sono degno,e perdonate se,nei primi momenti d’un’afflizione così violenta come
è la mia,io non rispondo,come devo,a un procedimento come il vostro.
Voi mi sembrate più degna
di stima e d’ammirazione che tutto quel che c’è mai stato di donne al mondo;ma
anche io mi trovo il più infelice uomo che sia mai esistito. Voi mi avete dato
passione dal primo momento che vi ho vista,i vostri rigori e il vostro
possesso non hanno potuto spegnerla: dura ancora ;non
ho potuto darvi amore,e vedo
che voi temete di averne per un altro. e chi è ,signora,quest’uomo fortunato
che vi dà questo timore? da quando vi piace? Che ha mai fatto per piacervi? Che
cammino ha trovato per andare fino al vostro cuore? Mi ero consolato in
qualche modo per non averlo toccato col pensiero che era incapace di
esserlo. Tuttavia un altro fa quel ch’io non ho potuto fare. Ho tutt’insieme la
gelosia di un marito e quella d’un amante;ma è impossibile avere quella d’un
marito dopo un procedimento come il vostro. E’ troppo nobile per non darmi una
sicurezza totale;mi consola anche come vostro amante. la fiducia e la sincerità
che voi avete per me hanno un prezzo infinito:mi stimate abbastanza per credere
che non abuserò di questa confessione: Avete ragione,signora,non ne abuserò
e non vi amerò meno per questo. Mi rendete infelice per il più grande
segno di fedeltà che mai una donna abbia dato a suo marito.
Ma,signora, concludete e
ditemi chi è colui che volete evitare.
-Vi supplico di non
chiedermelo affatto,rispose,sono risoluta a non dirvelo e credo che la prudenza
non voglia che ve lo nomini.
_ Non temete,signora,
riprese M. de Clèves, conosco troppo il mondo per ignorare che la
considerazione d’un marito non impedisce che non si sia innamorato della
propria moglie. Si devono odiare quelli che lo sono e non lamentarsene; e
ancora una volta, signora, io vi scongiuro di dirmi quel che ho voglia di
sapere.
- Voi mi incalzereste
inutilmente, replicò; ho forza per tacere ciò che credo di non dover dire. la
confessione che vi ho fatto non è stata per debolezza, e occorre più
coraggio per confessare questa verità che per intraprendere a
nasconderla.
“La confessione di Mme de Clèves a
suo marito è stravagante,e non si può dire che in una storia vera;
ma quando se ne fa una a piacere ,è ridicolo dare alla
propria eroina un sentimento così straordinario.
L’autore,facendolo,ha pensato di più a non
somigliare agli altri romanzi che a seguire il bon senso.
Una donna dice raramente a suo marito che qualcuno è
innamorato di lei,ma mai che lei abbia dell’amore per un altro,diverso da
lui.E tanto meno gettandosi alle sue ginocchia,come fa la principessa .Può far
credere a suo marito di non aver mantenuto nessun limite nell’oltraggio
che lei ha fatto a lui.”
Giudizio di Bussy Rabutin,22 marzo 1678,Lettera a
Mme de Sévigné
Quelle Massime , di
cui gli amici abituali, frequentatori del salon di Mlle de Scudéry,
tante volte avevano discusso,tornano nella lettera di Mme de Sévigné :
Lettre à Mme de
Grignan
A Paris ,mercredi 20e
janvier [1672]
Ecco le
Maximes di M. de la Rochefoucault riviste,corrette e aumentate:è da
parte sua che ve le invio.
Ce
ne sono di divine;e per mia onta ce ne sono che io non capisco. Dio sa come voi
le intenderete.
C’è un diverbio tra l’arcivescovo di Paris e l’arcivescovo di Reims:è per una
cerimonia. Paris vuole che Reims chieda il permesso di officiare,Reims giura
che non ne farà nulla. Si dice che questi due uomini non si accorderanno
mai benché non siano che a trenta leghe
l’uno dall’altro. Staranno dunque sempre male. Questa cerimonia è una
canonizzazione di un Borgia,gesuita,tutta la musica dell’Opera vi imperversa.
Ci sono luminarie fino a via Saint Antoine;ci si ammazza. Il vecchio Mérinville
è morto senza andarci.
Non ingannatevi,cara figlia mia,nell’opinione che avete delle mie
lettere?L’altro giorno un furfante,vedendo la mia lettera infinita,mi chiese se
pensavo che si potesse leggere tutto quello: io ne tremai,senza progettare
tuttavia di correggermi;e,attenendomi a ciò che mi dite,non vi risparmierò
nessuna bagattelle,grande o piccola,che vi possa divertire Per me sono
la mia vita e il mio unico piacere i rapporti che ho con voi; ogni cosa
viene molto dopo.
Sono in pena per il vostro fratellino:ha molto freddo,è accampato,marcia verso
Colonia per un tempo infinito. Speravo di vederlo quest’inverno,e eccolo.
Infine si deduce che Mlle d’Adhémar è la
consolazione della mia vecchiaia:vorrei anche che voi vedeste come mi ama,come
mi chiama,come mi bacia. Non è per niente bella,ma è amabile;ha un suono
affascinante della voce;è bianca,è linda:insomma le voglio bene. Mi sembrate
pazza di vostro figlio,ne sono molto lieta. Non si saprebbero avere troppe
fantasie ,muschiate o no,poco importa.
Domani c’è un ballo da Madame. Ho visto da Mademoiselle l’agitazione delle
gemme :ciò mi ha fatto ricordare le nostre tribolazioni passate,e piaccia a Dio
di esserci ancora! Potevo essere infelice con voi?
Tutta la mia vita è piena di pentimenti. Monsieur Nicole,abbiate pietà di me e
fatemi ben considerare gli ordini della Provvidenza:addio,figlia mia cara ,non
oserei dire che vi adoro,ma non posso
concepire che ci sia un grado d’amicizia al di là della mia. Voi mi addolcite,
e aumentate le mie noie,con le amabili e dolci rassicurazioni della vostra.
L’amore proprio è il più grande di tutti gli
adulatori.
Le passioni sono i soli oratori che persuadono sempre
.Sono come un’arte della natura le cui regole sono infallibili,e l’uomo
più semplice che possiede della passione persuade meglio del
più eloquente che non ne ha.
Il sole e la morte non si possono
guardare fissamente.
Noi abbiamo più forza che volontà,ed è spesso per
scusare noi stessi che ci immaginiamo che le cose sono impossibili
.
La gelosia si nutre di dubbi e diventa furore o
finisce quando si passa dal dubbio alla certezza.
Sembra che la natura,che ha così saggiamente
disposto gli organi del nostro corpo per renderci felici,ci abbia anche forniti
di orgoglio per risparmiarci il dolore di conoscere le nostre im
perfezioni.
Se c’è un
amore puro ed esente dalla contaminazione delle
altre nostre passioni ,è quello che è nascosto in fondo al cuore e che
noi stessi ignoriamo.
Non c’è nessun mascheramento che possa a lungo
nascondere l’amore dov’è,ne simularlo dove non è.
Se si giudica l’amore per la maggior parte dei suoi
effetti,somiglia più all’odio che all’amicizia.
Il vero amore è come l’apparizione degli spiriti.
Tutti ne parlano,ma pochi li hanno visti.
L’amore come il fuoco non può sussistere senza un
movimento continuo:cessa di vivere dal momento che cessa di sperare o di
temere.
Le nostre virtù non sono ,più spesso, che vizi
camuffati .
Le virtù si perdono nell’interesse come i fiumi nel
mare.
Lettre à
Mme de Grignan
A Paris,
mercredi 10e juillet [1675]
Sono, ve lo assicuro
,alla disperazione per l’inquietudine che vi ha procurato la mia salute.
Ahimè,mia bella,non pensate ad altro e il vostro ragionamento è fatto
apposta per procurarvi angoscia. Dite che vi si fa mistero del mio
salasso;ma,in fede mia ,non sono affatto malata,non ho avuto affatto le caldane
.Decisi il mio salasso bruscamente,secondo la necessità dei miei affari,piuttosto
che su quella della mia salute;mi sentivo un po’ oppressa:giudicai che mi
occorresse un salasso prima di partire,al fine di mettere questo salasso come
provvista nei miei bagagli. Monsieur le Cardinal che andavo a trovare tutti i
giorni,era partito.
Ebbi cinque o sei giorni
di riposo e al di là intravidi l’affare di M. de Bellièvre;volevo dedicarmici
tutta intera,e alla sollecitazione del vostro piccolo processo:questo
fece sì che io arrangiai il mio salasso,per avere tutta la mia libertà. Non vi
feci sapere niente di tutti questi dettagli,perchè ciò avrebbe avuto l’aria di fare
la scena di chi è impedita,e questa discrezione vi è costata mille pene .Ne
sono disperata,figlia mia;ma credetemi,non vi ingannerò mai,e seguendo le
nostre massime di non risparmiarci affatto,vi farò sapere sempre
sinceramente come sto;fidatevi di me. Per esempio ,si vuole ancora che io mi
purghi. ebbene,lo farò come ne avrò il tempo ;non ne siate punto
spaventata. Un po’ d’oppressione mi aveva fatto auspicare piuttosto il salasso;sto
molto bene,sbarazzatevi di questa inquietudine.
Del resto,figlia mia,abbiamo vinto
il nostro piccolo processo di Ventadour; ne abbiamo fatto marionette alla
grande,Perchè l’abbiamo sollecitato. le principesse di Tingry,erano
all’ingresso dei giudici ed io pure e siamo state a ringraziare. Peccato
che Molière sia morto:farebbe un’ottima farsa
di quel che succede all’Hôtel de Bellièvre.Hanno rifiutato quattrocentomila
franchi per quella casa affascinante ,che venti mercanti volevano
comprare ,perchè dà su quattro strade e se ne sarebbero fatte venti case;ma non
hanno mai voluto venderla,perché è la casa paterna e le scarpe del vecchio cancelliere ne hanno sfiorato il pavimento e sono
abituati alla parrocchia di Saint Germain l’Auxerrois e su questa vecchia
farneticazione sono alloggiati per venti mila livres(unità monetaria francese
fino alla Rivoluzione) di rendita. Che ne dite di questo modo di pensare?
Molière prende posizione sulla condizione
inaccettabilmente supina della donna,pur non facendo parte dei circoli
précieux,ed ecco allora L’école des femmes.
MOLIERE
qui devo sostituire con la
traduzione in versi( + musicale!)che non si trova e che dovrei tentare io,ma mi
imbarazza molto e richiede tempo!
L’école des femmes
(Presentazione di Arnolphe.)
Ha quarant’anni: spiega al suo amico
Chrysalde come alleva la giovane Agnès dall’età di quattro anni,per farne
una sposa ideale. Quel che lo rallegra molto è l’ingenuità di questa fanciulla
immersa nell’innocenza più totale.
Arnolphe
Ognuno ha il suo metodo.
In fatto di moglie,come
in tutto,io voglio fare a modo mio.
Scegliere una metà che dipenda
del tutto da me,
e per la cui sottomissione piena
non abbia da rinfacciarmi
alcun bene né nascita.
Un’ aria dolce e
posata,fra altri fanciulli,
mi ispirò amor per lei
fin dai quattro anni,
sua madre trovandosi da
povertà oppressa
mi venne in mente di
chiedergliela
e la brava
contadina,sentendo il mio desiderio,
di togliersi quel peso non
le parve vero.
In un piccolo
convento,lontano da ogni relazione,
la feci allevare
seguendo la mia politica
cioè ordinando quali
cure si sarebbero impiegate
per renderla il più
possibile idiota.
Grazie a Dio ,il
successo è seguito alla mia attesa:
e cresciuta,l’ho vista a
tal punto innocente,
che ho benedetto il
cielo d’aver raggiunto il mio scopo,
per farmi una moglie
della misura dei miei auspici.
L’ho dunque
ritirata,siccome la mia dimora
a cento sorti di genti è aperta ad ogni ora,
L’ho messa appartata,poiché
bisogna tutto prevedere,
in quest’altra casa dove
nessuno viene a trovrmi;
E per non guastare
affatto la sua bontà naturale,
stasera vi invito a cena
con lei;
voglio che voi possiate
un poco esaminarla,
e vedere se per la mia
scelta mi si deve biasimare.
Chrysalde
Son d’accordo.
Arnolphe
Voi potrete,in
quella conferenza,
giudicare della sua
persona e della sua innocenza.
Chrysalde
Su quest’articolo,quel
che m’avete detto
non può....
Arnolphe
La verità supera ancora
il mio racconto:
nelle sue semplicità ad
ogni momento io l’ammiro
e talvolta ne dice che
mi fanno morire dal ridere.
L’altro giorno (non c’è
da crederci?)
Era tanto in pena,e
venne a domandarmi,
con un’innocenza a
nessun’altra pari,
se i bambini si fanno
dalle orecchie.
Chrysalde
Mi rallegro molto,Signor
Arnolphe....
atto I,scena I,versi123/165
Il grande comédien non aveva potuto
ignorare il ridicolo di quei salotti précieux
che avevano tradito lo spirito delle origini, praticando con piatto conformismo una moda
Les Précieuses ridicules.
La scena IV rappresenta un confronto
fra due mondi:quello del realismo borghese incarnato dal père Gorgibus e
quello del falso preziosismo di Magdelon e Cathos che rifiutano un
matrimonio contro la loro volontà .
Magdelon – Ah! Padre mio,quel che dite è dall’ultimo dei
borghesi. Mi fa onta udirvi parlare così,e voi dovreste farvi un poco
insegnare il bel ritmo delle cose.
Gorgibus – Non so che farmene né di ritmi né di
canzoni,io ti dico che il matrimonio è una cosa santa e sacra,e che è comportarsi
da persone perbene cominciare da lì.
Magdelon – Dio mio,che,se tutti vi somigliassero,le storie
d’amore sarebbero presto finite! Che cosa bella sarebbe se all’inizio Ciro
sposasse Mandane e Aronce si fosse subito maritato con Clelia.
Gorgibus - Che viene a raccontarmi,questa qui?
Magdelon – Padre mio,ecco mia cugina che vi dirà ,bene quanto
me, che il matrimonio non deve mai arrivare che dopo le altre
avventure. Bisogna che un amante per essere gradevole,sappia declamare i
bei sentimenti,esprimere a voce o per iscritto la dolcezza,la tenerezza e la
passione e che il corteggiamento abbia spirito. Per prima cosa deve vedere in
chiesa o alla passeggiata o in qualche cerimonia pubblica,la persona di
cui diventa innamorato,oppure esser condotto fatalmente da lei da un
parente o un amico,e uscire di là tutto sognante e malinconico. Nasconde per
qualche tempo la sua passione alla persona amata,e ,frattanto,le fa
parecchie visite ,dove non si manca mai di mettere sul tappeto un problema di
psicologia amorosa,che esercita le menti dell’assemblea. Il giorno della
dichiarazione arriva,che si deve fare di solito lungo il viale di qualche
giardino ,mentre la compagnia si è un poco allontanata,e questa dichiarazione eseguita
da un pronto diverbio che provoca il nostro rossore e che,per un po’ di
tempo,bandisce il pretendente dalla nostra presenza. In seguito trova il modo
di tranquillizzarci,di abituarci insensibilmente al discorso della sua
passione,e di trarre da noi quella confessione che fa tanto penare.
Dopo questo vengono le
avventure ,i rivali che si gettano di traverso a un’inclinazione
stabilita,le persecuzioni dei padri,le gelosie concepite su false apparenze,le
lamentele,le disperazioni,i rapimenti,e ciò che segue. Ecco come le cose sono
trattate con le belle maniere e sono regole da cui, nella galanteria,non
ci si potrebbe esimere. Ma per venire di punto in bianco all’unione
coniugale,non corteggiare una donna se non facendo il contratto di
matrimonio e prendere giustamente il romanzo per la coda e ,ancora una battuta,padre mio,non può esistere nulla di più
volgare di quel procedimento; ed io ho la nausea al solo vederlo.
Gorgibus – Che diavolo di gergo sento qui? Ecco del vero stile alto.
Cathos – In effetti,zio mio,mia cugina dice il vero a quel
proposito. Il modo di ricevere bene persone che sono del tutto sconvenienti in
tema galanteria? Ci scommetto che non hanno mai visto la Carte de Tendre e
che Biglietto-Dolce,Piccole Cure , Biglietti Galanti e Graziosi Versi,sono
terre sconosciute per costoro. Non vedete che l’intera loro persona testimonia
tutto questo ,che non hanno per nulla quella maniera che fornisce subito
una buona opinione delle persone? Venire in visita amorosa senza alcun ornamento,un
cappello senza piume di struzzo,senza una parrucca pettinata,un abito che
sopporta una povertà di nastri...
Mio Dio,che spasimanti sono questi?
Quale frugalità d’aggiustamenti e quale asciuttezza di
conversazione!
Non può durare,non la si regge. Ho notato ancora che i loro collari
non sono di buona fattura e che manca più di un grande mezzo piede alla
larghezza delle loro culottes.
Gorgibus – Penso che sono
matte tutte e due e che non capisco niente del loro gergo astruso.
scena IV – vv.19/81.(la pièce non
prevede la divisione in atti,ma la successione di 17 scene)
Mme de Sévigné apprezza molto
anche La Fontaine per il suo talento di narratore ,ma anche per la sua
personalità indipendente. A Mme de GRIGNAN
A Paris,ce mercredi 6e mai [1671].
Vi prego,mia cara,non diamo
ormai all’assenza il merito di aver rimesso fra noi una perfetta intelligenza,
e ,da parte mia,la persuasione della vostra tenerezza per me: quando avesse
parte a quest’ultima cosa ,poiché l’ha stabilita per sempre,rimpiangiamo il
tempo in cui io vi vedevo tutti i giorni ,voi,mia cara,che siete il fascino
della mia vita e dei miei occhi; dove vi intendevo,voi la cui mente tocca il
mio gusto più di tutto quello che mi sia mai piaciuto. Non faremo una
separazione della vostra amabile vista e della vostra amicizia. Ci sarebbe
troppa crudeltà a separare queste due cose; e sebbene M. de Grignan dica:”E’
una follia ,” voglio piuttosto credere che il tempo è venuto in cui queste due
cose cammineranno insieme,che avrò il piacere di vedervi senza la
mescolanza di alcuna nuvola,e che riparerò a tutte le ingiustizie
passate,poiché voi volete chiamarle così. [...]
Parliamo della
vostra salute; è possibile che la carrozza non vi faccia affatto
male?(Almeno,mia cara,),non andateci a lungo di seguito;riposatevi
spesso. Vidi ieri Mmede Guise ,mi incaricò di porgervi mille
amitiés,e di dirvi come sia stata tre giorno allo stremo,MmeRobinet
non vedendoci più una goccia [di speranza] e tutto ciò per essersi
agitata sulla fiducia del suo primo parto,senza permettersi alcun riposo.
L’agitazione continua ,che non dà tempo a un bambino di rimettersi al suo
posto ,quando è stato smosso fa un parto prematuro che spesso è mortale.
Le ho promesso di darvi tutte queste istruzioni per quando ne
avrete bisogno,e di dirvi tutti i pentimenti che aveva di aver perduto
l’anima e il corpo del suo bambino.
Faccio puntualmente
questa commissione nella speranza che vi sarà utile. Vi scongiuro ,mia
cara,di avere una estrema cura della vostra salute:non avete che occuparvi di
questo.
Il vostro
Monsieur,che dipinge la mia mente giusta e quadrata,composta e studiata,l’ha
molto ben dipanata ,come diceva quella diavolessa. Ho riso molto di ciò che me
ne scrivete e vi ho compianto di non aver nessuno da guardare mentre mi
dipingeva così bene; vorrei almeno essere stata dietro la tappezzeria[...]
E’ vero che amo vostra
figlia ;ma siete un briccona a parlarmi di gelosia;non c’ né in voi né in
me di che poterla comporre. E’ un’imperfezione di cui non siete
affatto capace e io non ve ne do neppure motivo come non ve ne dà M.Grignan. Ahimè! quando si trovano nel suo
cuore tutte le preferenze e nient’altro è comparabile,di che cosa ci si
potrebbe ingelosire ? Non parliamo affatto di questa passione,la detesto.
Sebbene venga da un fondo adorabile ,i suoi effetti sono troppo crudeli e
troppo odiosi.
Vi prego ,mia cara,di non
concepire pensieri così tristi su di me :ciò vi emoziona e vi turba .[...]
Ho una salute al di sopra
di ogni ordinario timore;vivrò per amarvi,e abbandono la mia vita a
quest’occupazione .e a tutta la gioia e a tutto il (dolore),a tutte le
(piacevolezze) e a tutte le mortali inquietudini e infine a tutti i sentimenti
che questa passione potrà darmi.
Vi invierò delle memorie
per la fondazione; avete ragione di non poterla ancora prendere con
leggerezza. Vi ringrazio della cura che avrete di ciò.
Mmede Verneuil è
stata molto male a Verneuil per la sua nefrite. Ha partorito un bambino che è
stato chiamato Pierre,perché non è Pierrot,per come era grosso. Fatele dei
complimenti tramite l’abate.
. Mi son fatta spiegare
tutto. Del resto ,mia cara,non siete la sola ad amare vostra madre. Mme
de Soubise scrive qui lettere che superano la sua capacità ordinaria..Sa che
Mme de La Troche
ha avuto cura di divertire e di consolare sua madre; l’ha ringraziata con una
lettera in un modo che mi ha sorpreso. Mme de Rohan mi ha ben
fatto ricordare di una parte dei miei dolori nella separazione di sua
figlia. Crede d’essere incinta .E’ un pacchetto ben comodo in un viaggio della
corte.
Ma, mia cara,perché siete
stata a Marsiglia? M. de Marseille fa sapere qui che c’è il vaiolo. Posso avere
un momento di riposo senza saper come state? [...]
Non sono per
niente ancora partita, ahimè ,mia cara,volete scherzare:non sono che a 200
leghe da voi. Partirò fra qui e la Pentecoste;passerò,o da Chartres o da
Malicorne;ma sicuramente non da Paris.Sarei partita più presto ;ma mio figlio
mi ha fermata per sapere se sarebbe venuto con me. Alla fine ci viene; e
aspettiamo i cavalli che fa venire dalla Lorena. Arriveranno oggi,e parto la
settimana ventura. Siete amabile ad entrare come fate in uno stato di
tristezza per il mio viaggio; [...]M. de la Rochefoucault [...] vi ama,e[...] Mme de La Fayette mi prega sempre
di dirvi mille cose da parte sua:non so se me la sbrigo
soddisfacentemente. Non scrivetemi,mia cara[...] Rispondete meno alle mie
lettere e parlatemi di voi: più io sarò in Bretagna ,più avrò bisogno di questa
consolazione,non speditemi lassù, e se non lo potete,fate scrivere la piccola
Deville e [...]che mi parli di voi,e che cosa ancora? Di voi e sempre di voi.
Siete divertente con
i vostri ringraziamenti.[...]
Non gettate così lontano i
libri di La Fontaine. Ci sono favole che vi rapiranno e dei
racconti che vi affascineranno: la fine delle Oche di fratello
Filippo,I Remois e Il Cagnolino;tutto ciò è molto carino,solo quello che non è
di questo stile è piatto. Vorrei scrivere una favola che gli
facesse intendere quanto è miserabile forzare il suo talento a uscire dal
suo genere ,e quanto la follia di voler cantare su tutti i toni crea cattiva
musica. Non deve allontanarsi dalla grande capacità che ha di raccontare.
Brancas è triste da
morire;sua figlia partì ieri con suo marito per il Languedoc;sua moglie per Bourbon
.E’ solo e talmente stravagante che non la smettiamo di ridere,M. de Coulanges
ed io. Monsieur de Marseille ha fatto sapere all’abate di Pontcarré che eravate
incinta. Ho fatto abbastanza a lungo il mio dovere di nascondere questa
sfortuna ; ma infine ci si burla di me.[...]
Per la vostra acconciatura
,deve somigliare a quella di un ragazzino . Mme de Brissac
e Mmede Saint Géran,che non hanno ancora voluto far tagliare i
loro capelli,mi facevano una cattiva impressione,tanto la moda mi ha corrotto
Quando si ha una bella acconciatura così, si sta molto bene. Sebbene non sia
un’acconciatura regolata,lo è tuttavia abbastanza perché non ce ne siano altre
per i giorni della più grande cerimonia. Scrivete a Mlle du
Gué che vi invia una bambola che M. de Coulanges le a inviato. Vedrete
così come si fa.
Vostra figlia si fa ogni
giorno più bella. Vi farò sapere venerdì il suo destino per
quest’estate,e,se si può, quello del vostro appartamento,che fino ad ora tutti
ammirano e nessuno affitta.
Abbraccio mille volte M.de
Grignan,malgrado tutte le sue iniquità.;io lo scongiuro ,almeno,che poiché fa
i mali,faccia anche le medicine,cioè che abbia una cura estrema della
vostra salute,che su questo sia padrone,come voi dovete essere la
padrona su tutto il resto.
Temo il vostro viaggio di
Marsiglia .Se Bandol è con voi ,fategli i miei complimenti. Guitaut mi ha
mostrato la vostra lettera:scrivete deliziosamente. Ci si compiace a
leggerle come a passeggiare in un bel giardino.
Addio ,mia cara,vi bacio e
vi abbraccio.
( Per la mia
carissima contessa)
La Fontaine è amato per il suo talento di arguto ed elegante
narratore, evidente nei suoi racconti ,particolarmente divertiti ed ironici nei
confronti dei comportamenti correnti ed è
vicino alla
sensibilità preziosa e molto esplicitamente e molto spesso apprezzato in
particolare da Mmede Sévigné in molte delle sue lettere.
IL BASTO.
Un pittore c’era,che
,geloso della sua donna,
andando nei campi
le dipinse un asinello
sull’ombelico,a mo’ di
sigillo.
Un suo
confratello,innamorato della dama,
va a trovarla,e cancella
l’asino di netto,
Dio sa come;poi, un
altro vi ha rimesso,
nello stesso luogo,così
è la storia.
A quello,per errore di
memoria,
mise un basto,l’altro
non ne aveva punto;
lo sposo torna,vuole
chiarirsi sul punto:
vedete,figlio mio,disse
la brava comare,
L’asino è testimone
del comportamento adeguato.
-Diavolo sia fatto,disse
lo sposo con frasi amare,
e il testimone e
chi l’ha bardato.
IL CONTADINO CHE CERCA IL SUO VITELLO.
Un
contadino,che aveva perso il suo vitello
l’andò a cercare nel bosco vicino
salì sull’albero più bello,
per meglio sentire , e per vedere nel piano.
Arriva una dama con un giovincello
Il posto è gradevole,viene
l’acquolina alla bocca,
e il galante che sull’erba la addossa,
nel vedere non so
quale forma grida:
“O Dei !Che vedo! E che non vedo!”
Senza dire cosa:perché erano lettere chiuse.
Allora il paesano fermandoli tranquillo:
“Uomo dabbene ,che vede tante cose,
vedete il mio vitello?ditemelo”
La sua protagonista
femminile non accetta l’imperativo assoluto
di Barbablu e trasgredisce, pur col rischio di pagare un prezzo alto e ha la
meglio,organizzando,con la collaborazione della sorella,i suoi fratelli.
Fiabe Classiche - C.Perrault: Barbablu(traduzione di Carlo Collodi da "I racconti delle fate")
BARBABLU
C'era una volta un uomo, il quale
aveva palazzi e ville principesche, e piatterie d'oro e d'argento, e mobilia di
lusso ricamata, e carrozze tutte dorate di dentro e di fuori. Ma quest'uomo,
per sua disgrazia, aveva la barba blu: e questa cosa lo faceva così brutto e
spaventoso,che non c'era donna, ragazza o maritata, che soltanto a vederlo, non
fuggisse a gambe dalla paura. Fra le sue vicinanti, c'era una gran dama, la
quale aveva due figlie, due occhi di soleGli diede in sposa la figlia minore e
presto, si fecero le nozze. In capo a un mese, Barbablu disse a sua moglie che
per un affare di molta importanza era costretto a mettersi in viaggio e a
restar fuori almeno sei settimane: che la pregava di stare
allegra"Ecco", le disse, "le chiavi delle due grandi guardarobe:
ecco quella dei piatti d'oro e d'argento, che non vanno in opera tutti i
giorni: ecco quella dei miei scrigni, dove tengo i sacchi delle monete: ecco Quanto poi a quest'altra chiavicina
qui, è quella della stanzina, che rimane in fondo al gran corridoio del pian
terreno. Padrona di aprir tutto, di andar dappertutto: ma in quanto alla
piccola stanzina, vi proibisco d'entrarvi e ve lo proibisco in modo così
assoluto, che se vi accadesse per disgrazia di aprirla, potete aspettarvi tutto
dalla mia collera." Ella promette che sarebbe stata attaccata agli ordini:
ed egli, dopo averla abbracciata, monta in carrozza, e via per il suo viaggio Ma lasciata sola presto si annoiò e … vagando
per i corridoi del palazzo,.arrivata all'uscio della stanzina, si
fermò un momento, ripensando alla proibizione del marito, e per la paura dei
guai, ai quali poteva andare incontro per la sua disubbidienza: ma la
tentazione fu così potente, che non ci fu modo di vincerla. Prese dunque la chiave,
e tremando come una foglia aprì l'uscio della stanzina. Dapprincipio non poté
distinguere nulla perché le finestre erano chiuse: ma a poco a poco cominciò a
vedere che il pavimento era tutto coperto di sangue accagliato, dove si
riflettevano i corpi di parecchie donne morte e attaccate in giro alle pareti.
Erano tutte le donne che Barbablu aveva sposate, e poi sgozzate, una dietro
l'altra. Se non morì dalla paura, fu un miracolo: e la chiave della stanzina,
che essa aveva ritirato fuori dal buco della porta, le cascò di mano. Quando si
fu riavuta un poco, raccattò la chiave, richiuse la porticina e salì nella sua
camera, per rimettersi dallo spavento: ma era tanto commossa e agitata, che non
trovava la via a pigliar fiato e a rifare un pò di colore. Essendosi avvista
che la chiave della stanzina si era macchiata di sangue, la ripulì due o tre
volte: ma il sangue non voleva andar via: perché la chiave era fatata e non
c'era verso di pulirla perbene.
Barbablu tornò dal suo viaggio quella
sera stessa, le richiese le chiavi: ed ella gliele consegnò: ma la sua mano
tremava tanto, che esso poté indovinare senza fatica tutto l'accaduto.
"Come va", diss'egli, "che fra tutte queste chiavi non ci trovo
quella della stanzina?" "Si vede", ella rispose, "che
l'avrò lasciata di sopra, sul mio tavolino." "Badate bene",
disse Barbablu, "che la voglio subito." Riuscito inutile ogni
pretesto per traccheggiare, convenne portar la chiave. Barbablu, dopo averci
messo sopra gli occhi, domandò alla moglie: "Come mai su questa chiave c'è
del sangue?". "Non lo so davvero", rispose la povera donna, più
bianca della morte. "Ah! non lo sapete, eh!", replicò Barbablu,
"ma lo so ben io! Voi siete voluta entrare nella stanzina. Ebbene, o signora:
voi ci entrerete per sempre e andrete a pigliar posto accanto a quelle altre
donne, che avete veduto là dentro."
Ella si gettò ai piedi di suo
marito piangendo e chiedendo perdono, con tutti i segni di un vero pentimento,
dell'aver disubbidito. Bella e addolorata com'era, avrebbe intenerito un
macigno: ma Barbablu aveva il cuore più duro del macigno. "Bisogna morire,
signora", diss'egli, "e subito." "Poiché mi tocca a
morire", ella rispose guardandolo con due occhi tutti pieni di pianto,
"datemi almeno il tempo di raccomandarmi a Dio." "Vi accordo un
mezzo quarto d'ora: non un minuto di più", replicò il marito. Appena
rimasta sola, chiamò la sua sorella e le disse: "Anna", era questo il
suo nome, "Anna, sorella mia, ti prego, sali su in cima alla torre per
vedere se per caso arrivassero i miei fratelli; mi hanno promesso che oggi
sarebbero venuti a trovarmi; se li vedi, fà loro segno, perché si affrettino a
più non posso". La sorella Anna salì in cima alla torre e la povera
sconsolata le gridava di tanto in tanto: "Anna, Anna, sorella mia, non
vedi tu apparir nessuno?".
"Non vedo
altro che il sole che fiammeggia e l'erba che verdeggia."
Intanto
Barba-blu, con un gran coltellaccio in mano, gridava con quanta ne aveva ne'
polmoni: "Scendi subito! o se no, salgo io". "Un altro minuto,
per carità" rispondeva la moglie. E di nuovo si metteva a gridare con voce
soffocata: "Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?".
"Non vedo
altro che il sole che fiammeggia e l'erba che verdeggia."
"Spicciati a scendere",
urlava Barbablu, "o se no salgo io." "Eccomi" rispondeva
sua moglie; e daccapo a gridare: "Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu
apparir nessuno?". "Vedo" rispose la sorella Anna, "vedo un
gran polverone che viene verso questa parte..." "Sono forse i miei
fratelli? " "Ohimè no, sorella mia: è un branco di montoni."
"Insomma vuoi scendere, sì o
no?", urlava Barbablu. "Un'altro momentino" rispondeva la
moglie: e tornava a gridare: "Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir
nessuno?". "Vedo" ella rispose "due cavalieri che vengono
in qua: ma sono ancora molto lontani." "Sia ringraziato Iddio",
aggiunse un minuto dopo, "sono proprio i nostri fratelli: io faccio loro
tutti i segni che posso, perché si spiccino e arrivino presto."
Intanto Barbablu si messe a gridare
così forte, che fece tremare tutta la casa. La povera donna ebbe a scendere, e
tutta scapigliata e piangente andò a gettarsi ai suoi piedi: "Sono inutili
i piagnistei", disse Barbablu, "bisogna morire". Quindi
pigliandola con una mano per i capelli, e coll'altra alzando il coltellaccio
per aria, era lì lì per tagliarle la testa. La povera donna, voltandosi verso
di lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese un ultimo istante per
potersi raccogliere. "No, no!", gridò l'altro, "raccomandati
subito a Dio!", e alzando il braccio...In quel punto fu bussato così forte
alla porta di casa, che Barba-blu si arrestò tutt'a un tratto; e appena aperto,
si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata la spada, si gettarono su
Barbablu e, colla spada lo passarono da parte a parte e lo lasciarono morto. La
povera donna era quasi più morta di suo marito, e non aveva fiato di rizzarsi
per andare ad abbracciare i suoi fratelli.
E
perché Barba-blu non aveva eredi, la moglie sua rimase padrona di tutti i suoi
beni: dei quali, ne dette una parte in dote alla sua sorella Anna, per
maritarla con un gentiluomo, col quale da tanto tempo faceva all'amore: di
un'altra se ne servì per comprare il grado di capitano ai suoi fratelli: e il
resto lo tenne per sé, per maritarsi con un fior di galantuomo, che le fece
dimenticare tutti i crepacuori che aveva sofferto con Barbablu.
Così per tutti gli sposi.
Da questo racconto, che risale al tempo
delle fate, si potrebbe imparare che la curiosità, massime quando è spinta
troppo, spesso e volentieri ci porta addosso qualche malanno.
Mme de
Sévigné impregna di amaro sarcasmo la sua scrittura quando racconta dell’esecuzione dell’avvelenatrice.
A M.mede
Grignan
A
Paris,vendredi 23efévrier 1680.
Venne in carrozza da
Vincennes a Paris;soffocò un po’ e fu imbarazzata. La si volle fr
confessare,nessuna notizia. alle cinque la si legò e,con una torcia in
mano,apparve nel patibolo,vestita di bianco ;è una sorta d’abito per il rogo.
Era molto rossa e si vedeva che respingeva il confessore e il crocifisso con
violenza.La vedemmo passare all’Hotel de Sully,Mme de Chaulnes e Mme
de Sully,la Comtesse(de Fiesque) e molte altre. a Notre-dame,non volle
mai pronunciare l’ammenda onorevole e,alla Grève,si difese quanto poté
per uscire dal patibolo:La si tirò con la forza. La si mise sul
rogo,seduta e legata col ferro. La si coprì di paglia .
Bestemmiò molto,respinse
la paglia cinque o sei volte ,ma alla fine il fuoco aumentò e la si è
persa di vista e le sue ceneri sono ora nell’aria. Ecco la morte di MmeVoisin,celebre
per i suoi crimini e la sua empietà. si crede che ci saranno grandi conseguenze
che ci sorprenderanno.
un giudice ,cui,mio
figlio diceva l’altro giorno che era una strana cosa di farla bruciare a
fuoco lento,gli disse:”Ah! monsieur,ci sono certi piccoli addolcimenti a
causa della debolezza del sesso.-Eh che! monsieur le si strangola? –No,ma gli
si gettano ceppi sulla testa; i ragazzi del boia strappano loro la testa con
uncini di ferro.” vedete bene,figlia mia,che ciò non è così terribile come si
pensa. Come state di quel piccolo conte?
mi ha fatto arrotare i
denti. una di quelle miserabili che fu impiccata l’altro giorno,aveva
chiesto la vita a M.de Louvois che in quel caso ,avrebbe detto cose strane;fu
rifiutata.” Eh bene!disse,siate persuaso che nessun dolore mi farà uscire una
parola di bocca.”. Le si dette la domanda ordinaria ,straordinaria ,e così
straordinariamente straordinaria che pensò di morirci come un’altra che
spirò,il medico tenendole il polso,ciò sia detto per inciso. Questa donna
dunque soffrì tutto l’eccesso di quel martirio senza parlare.
La si conduce alla Grève
.Prima d’esser gettata,dice che voleva parlare;si presenta eroicamente
:”Messieurs,dice,assicurate M. Louvois che sono la sua serva e che gli ho
mantenuto la parola,andiamo che si concluda.”Fu spedita all’istante. Che ne
dite di questa sorta di coraggio? So ancora mille raccontini gradevoli come
questo,ma il modo di dire tutto?
Mentre siamo fra questi
orrori,voi siete al ballo ,date grandi cene,il mio nipotino è a teatro e
danza a meraviglia;in verità,è quel che si chiama il carnevale.
L’ arte della conversazione di M. de la Rochefoucault per aprire la discussione del pubblico sul tema del linguaggio rinnovato,strumento per cambiare la condizione sottomessa della dama.
La conversazione era ,con la lettura,una delle distrazioni degli habitués delle ruelles ,ovvero di quelli che nel XVIII s. si chiameranno poi i salotti .Considerata ad un tempo come un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita. Non so come potrà essere utilizzata;intanto la metto da parte tradotta .D’altronde mi è sembrato un documento straordinario per mostrare il grado d'imbarbarimento delle nostre relazioni :mentre traducevo mi venivano davanti agli occhi con ossessiva insistenza i vari salotti televisivi e puoi immaginare le conclusioni che ne traevo sull’evoluzione della specie(per non parlare poi dei confronti nei periodi di campagne elettorali ....)
Quel che rende poche persone gradevoli
nella conversazione:il fatto che ognuno pensi più a quello che egli ha
l’intenzione di dire che a quel che gli altri dicono,e che non si ascolta quasi
quando si ha molta voglia di parlare. Tuttavia è necessario ascoltare quelli
che parlano;bisogna dar loro il tempo di farsi comprendere,e sopportare anche
che dicano cose inutili.
Ben lungi dal contraddirli e dall’interromperli,si deve,al contrario entrare
nella loro mente e nel loro gusto,mostrare che li si capisce,lodare quel
che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere
che è piuttosto per
scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per piacere agli altri
,occorre parlare di quel che essi amano,e di ciò che li tocca,evitare le
dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande ,e non lasciar loro
mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
Si devono dire le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno
elevati,secondo l’umore e la capacità delle persone che si intrattengono e
ceder loro lietamente il privilegio di decidere,senza obbligarli a rispondere
,quando non hanno voglia di parlare. Dopo aver soddisfatto così ai doveri
della buona educazione,si possono esprimere i propri sentimenti,mostrando che
si cerca di appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano,senza
atteggiamenti di presunzione né di ostinazione.
Evitiamo
soprattutto di parlare spesso di noi stessi e di porci come esempio. niente è
più sgradevole di un uomo che cita se stesso ad ogni proposito.
Non si può
nemmeno applicarsi troppo a conoscere l’inclinazione e la capacità
intellettiva di quelli a cui si parla,accordarsi alla mente di
colui che l’ha più vivace ,senza ferire la tendenza o l’interesse
degli altri con questa preferenza. Allora si devono far valere tutte le
ragioni che egli ha detto, aggiungendo modestamente i nostri propri
pensieri ai suoi,facendogli credere,per quanto è possibile,che è da lui che li
si assume.
Non bisogna mai dire
nulla con un’aria di autorevolezza,né mostrare alcuna superiorità
intellettuale;rifuggiamo dalle espressioni troppo ricercate,dai termini duri o
forzati,e non serviamoci affatto delle parole più grandi delle cose. Non è
vietato conservare le proprie opinioni, se sono ragionevoli,ma bisogna
arrendersi alla ragione appena essa appare ,da qualunque parte venga:lei sola
deve regnare sui nostri sentimenti,ma seguiamola senza urtale i
sentimenti degli altri , e senza far apparire il disprezzo per quello che hanno
detto: è pericoloso voler essere sempre il padrone della conversazione ,e di
spingere troppo lontano una buona ragione quando la si è trovata . L’onestà
vuole che si nasconda talvolta la metà della propria intelligenza e che si
gestisca con cura un testardo che si difende male ,per risparmiargli l’onta di
cedere. Non piacciamo certo quando si parla troppo a lungo e troppo
spesso di una stessa cosa, e si cerca di volgere la conversazione su soggetti
di cui ci si crede più competenti degli altri. bisogna entrare
indifferentemente su tutto quel che loro aggrada,soffermarcisi tanto quanto lo
vogliano ,e allontanarsi da tutto quel che non è conveniente per loro.
Ogni sorta
di conversazione ,anche se elevata non è adatta ad ogni genere di persone
d’intelletto:
bisogna scegliere
ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene alla loro condizione,al loro sesso,ai
loro talenti,e scegliere anche il tempo per dirlo. Osserviamo il
luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone che ci ascoltano ,perché
se occorre molta arte per saper parlare a proposito,non ne occorre meno
per saper tacere. Esiste un silenzio eloquente che serve ad approvare e a
condannare,c’è un silenzio di discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie
e maniere che determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole
,di delicato o di sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene
bene è concesso a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci
inciampano spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare
poco,non dire niente di cui ci si possa pentire.
(continua)
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