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venerdì 15 febbraio 2013

Diario di bordo .(3)




Il primo personaggio che mi viene in mente di ospitare nel salotto è quello straordinario scrittore che è Cyrano de Bergerac.
                                                          1619-1655

 Un libertino dalla testa estremamente libera e dall'invenzione ricca,ironica,paradossale ,sempre sorprendente,molto divertente.
 E subito i primi intralci:quale salotto scegliere e perché?Madame de Rambouillet,con le sue figlie dilette (e Julie con la sua GUIRLANDE)?Oppure la brillante M.lle de Scudéry,che per tutta la vita difese il suo celibato per essere fedele alla sua Carte de Tende e rivalutò con intelligenza il ruolo tanto sottomesso della donna ewdel suo ambiente?
Per il momento rimando la decisione e mi  cimento con la scelta non facile di brani nell'opera di Cyrano L'ALTRO MONDO o gli Stati e gli Imperi della luna.Dovrò probabilmente lasciarmi guidare dalle coerenze temporali,a meno che non decidiamo di ricorrere a qualche escamotage(del genere:la lettura per ricordare chi non c'è più o la lettura per chiedere impressioni e consigli su un testo abbozzato ,ma ancora non pubblicato.)Invece comincia a emergere presto il fil rouge che potremmo utilizzare per legare il senso delle scelte e addirittura per tentare ,nelle conversazioni conseguenti,un confronto con l'oggi a sottolineare che certi temi scavalcano le frontiere del tempo e non tollerano
quelle dello spazio.

Ecco il risultato delle mie prime scelte:



Cyrano de Bergerac nella sua opera fantastica “L’Autre Monde ovvero gli Stati e gli Imperi della Luna”aveva sostenuto con una convinzione molto articolata che se la ragione   serve a spiegare ogni fenomeno secondo le leggi fisiche è l’immaginazione che permette all’uomo di compiere azioni altrimenti impossibili,proprio all’insegna della libertà.
 Come quando il profeta Elia racconta sulla Luna di Adamo che era riuscito con la forza dell’immaginazione ad approdare sulla Terra,allontanandosi dal paradiso terrestre,dove si sentiva sotto lo sguardo severo di Dio. C’è la scelta volontaria di Adamo e non la cacciata,come nella tradizione biblica,e ambigua è la conclusione,con spiegazione duplice,da una parte la verità per gli Ebrei e poi per i Cristiani  e,dall’altra,per gli Idolatri e per i Pagani:Adamo e Prometeo sono la stessa persona,ossia Bibbia e Mitologia sono messe sullo stesso piano e nel mito di Prometeo si scorge l’equivalente greco dell’episodio della Genesi.
 Spiega insomma sia il volo attraverso gli spazi che il miracolo dell’estasi con la forza dell’immaginazione.
Cyrano è convinto che  l’immaginazione è la più ardente facoltà dell’anima.”
Sostiene che è l’immaginazione la facoltà , la cui forza ha dato ad Adamo l’energia per raggiungere la terra.


Ed ecco che sulla Luna,nel Paradiso impropriamente detto terrestre,il patriarca Elia riprende il racconto:

Ora,a quel tempo l’immaginazione nell’uomo era così forte per non essere ancora stata corrotta né da stravizi e sregolatezze,né da crudezze alimentari,né dall’alterazione delle malattie che eccitato dal violento desiderio di abbordare quel rifugio,tutta la sua massa divenuta leggera per il fuoco di quell’entusiasmo,(Adamo) fu trasportato come accade ai filosofi,quando, per la loro immaginazione fortemente tesa verso qualcosa,sono portati via nell’aria con quei rapimenti che voi chiamate estatici.

Eva,che l’infermità del suo sesso rendeva più debole e meno ardente,non avrebbe certo avuto l’immaginazione sufficientemente vigorosa per vincere con il controllo della volontà il peso della materia,ma poiché era da pochissimo che era stata tratta dal corpo del marito,la simpatia con cui questa metà che era ancora legata al suo tutto,la portò verso di lui via via che saliva,come l’ambra  si fa seguire dalla paglia ,la calamita si volge al nord da dove è stata strappata e Adamo attirò l’opera della sua costola come il mare attira i fiumi che da lui sono usciti. Arrivati che furono alla vostra terra,si abituarono fra Mesopotamia e Arabia; gli Ebrei l’hanno conosciuto come Adamo e gli Idolatri come prometeo,che i loro poeti finsero avesse sottratto il fuoco dal cielo,a causa dei discendenti che generò,dotati di un’anima così perfetta come quella di cui dio l’aveva provvisto”...


Il patriarca Elia racconta ancora:
“...dimenticavo,figlio mio,di rivelarvi un segreto di cui non potete essere a parte. Saprete dunque che dopo che Eva e suo marito ebbero mangiato la mela vietata,dio,per punire il serpente che li aveva tentati lo relegò nel corpo dell’uomo. Non è più nata da allora creatura umana che per punizione del crimine commesso dal primo padre non nutra  un serpente nel suo ventre tratto da quel primo. Voi lo chiamate intestino e lo credete necessario alle funzioni della vita,ma sappiate che non è che serpente ripiegato su se stesso in tante anse e volute. Quando sentite gridare le vostre viscere,è il serpente che fischia e che,assecondando quella naturale golosità con cui un tempo incitò il primo uomo a mangiare troppo,chiede anche di mangiare;poiché Dio,che,per castigarvi,voleva rendervi mortali come gli altri animali, vi fece ossessionare da quell’insaziabile per cui,dandogli troppo cibo,vi strozzasse;o se,quando coi suoi denti invisibili con cui quell’affamato morde il vostro stomaco,voi gli rifiutaste la sua pietanza ,egli gridasse,tempestasse e vomitasse quel veleno che i vostri dottori chiamano bile,e vi riscalderebbe talmente col veleno che istilla nelle vostre arterie che voi ne sareste ben presto consumato. Infine,per dimostrarvi che  il vostro intestino è un serpente che avete nel corpo,ricordatevi che se ne trovarono nelle tombe  di Esculapio,di Scipione,di Alessandro,di Carlo Martello,di Edoardo d’Inghilterra che si  nutrivano ancore dei cadaveri dei loro ospiti.”

In effetti”,gli dissi interrompendolo,”ho notato che siccome questo serpente tenta sempre di sfuggire dal corpo dell’uomo,gli si vede la testa e il collo uscire dal nostro basso ventre. Ma anche Dio non ha permesso che l’uomo solo ne fosse tormentato ed ha voluto  che si tendesse contro la donna per scagliarle contro il suo veleno e che il gonfiore durasse nove mesi dopo averla punta. E per mostrarvi che parlo seguendo la parola del Signore ,ricordo che egli disse al serpente per maledirlo che egli avrebbe un bel far scuotere la donna drizzandosi contro di lei che tanto alla fine  lei gli avrebbe fatto abbassare la testa.”

Cercando tra le mie vecchie carte ho anche avuto un colpo di fortuna ed ho ritrovato un articolo di Italo Calvino; anche lui,come è comprensibile ,è stato affascinato dalla scrittura di Cyrano.
Ecco come commenta un altro passaggio dell’opera:

Cacciato dall’Eden per le sue facezie esagerate,Cyrano visita le città lunari. i Lunari  di condizione nobile girano nudi e,come se non bastasse,portano alla cintura un pendaglio di bronzo a forma di membro virile.”
Questa usanza mi sembra tanto straordinaria- dissi al mio giovane ospite - 


 -perché nel nostro mondo è segno di nobiltà il portare la spada.
-ma lui,senza turbarsi,esclamò: - Mio piccolo uomo,come sono fanatici i grandi del vostro mondo di fare mostra d’uno strumento che designa il boia,costruito solo per distruggerci,nemico giurato insomma di tutto ciò che vive,e di nascondere invece un membro senza il quale saremmo nella condizione di ciò che non è,il Prometeo d’ogni animale,il riparatore infaticabile delle debolezze della natura! sfortunato paese,in cui i simboli  della procreazione sono oggetto di vergogna e sono in onore quelli della distruzione! Pure, voi chiamate quel membro le parti vergognose,come se ci fosse qualcosa di  più glorioso che dare la vita o qualcosa più infame che toglierla!”
Dove si dimostra che il bellicoso spadaccino di Rostand  era in realtà un adepto del “fare l’amore e non la guerra”,pur indulgendo ancora a un’enfasi procreatoria che la nostra era contraccettiva non può non considerare obsoleta.                                                      
                                                                                                  ITALO CALVINO,
                                                                                                "La Repubblica,24 dicembre 1982”



(continua)
















 


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