Cara
Marion,
mi
sono sforzata di raccogliere un po’ di materiali per mandarteli ora che sarai a
casa per qualche giorno e ,forse ,avrai qualche minuto per guardarli un po’. Se
il mio lavoro è quello del tessitore, del tintore e del mercante di stoffe e,che
sceglie per i suoi tessuti i colori più interessanti,almeno secondo la sua
idea,il tuo,o
almeno quello che io ti ho attribuito nella mia testa ,è quello del sarto che
sceglie le stoffe opportune nel campionario,le taglia(che è la parte del lavoro
che ti riesce da campione,e le cucecon un filo leggero così sottile da far
sembrare,alla fine che tutto è stato concepito fin dall’origine come un
unicum.
Appena
sarai pronta,fammi sapere le tue impressioni e le tue prime decisioni,per
sapere quale supplemento di lavoro mi aspetta .I miei amici(Isabella
,insegnante di francese,Eugenio,ex allievo di francese,esperto di
teatro,Gabriela,di cui sai tutto e che può leggere indifferentemente italiano e
francese)sono avvisati che tu potrai affidar loro dei brani da leggere.
Chiedono solo di saperlo qualche giorno prima per preparare un minimo la
lettura .Io,per mio conto,vorrei anche sapere appena lo hai deciso ,se la prova
generale è per il 7 o per l’8 e a che ora e dove,per potermi organizzare.
Ti
posso ora augurare buone feste e ,soprattutto,buone vacanze,
un
abbraccione allora e un bell’augurio anche alla tua Mamma e a Cesare e a
Marco.
Mariel
6.I letterati echeggiano nelle loro
opere la denuncia dell’ingiustizia ,dell’illiberalità,della
disuguaglianza,l’individuazione dei nuovi valori come il tratteggio dei nuovi personaggi sociali,arricchiti degli
inevitabili elementi di contraddizione. Quelle che sembrano contraddizioni,come gli
spifferi di misoginia che qua e là soffiano(in Voltaire:la Torture;in
Rousseau:l’éducation de Sophie; in Laclos:Les liaisons dangereuses;perfino in
Beaumarchais:Le mariage de Figaro.)non
sono in realtà che riferimenti coerenti dei nuovi valori ,atteggiamenti e
comportamenti borghesi. La condizione della donna arretra in modo vistoso e lo farà a lungo rispetto ai
progressi che almeno le intellettuali avevano ottenuto nei salotti
aristocratici del secolo precedente .Il cosmopolitismo colora di interesse
sincero per le culture diverse e lontane le pagine degli illuministi,e il confronto
non presenta ombre di gerarchie sia pure
mascherate.
A.
Diderot
Supplément
au voyage de Bouganville ou dialogue entre A et B sur l’inconvénient d’attacher
des idées morales à certaines actions physiques qui n’en comportent pas.
A.
– [,,,]Avete visto il Tahitiano che Bouganville aveva preso a
bordo e trasportato in questo paese?
B.
– L’ho
visto;si chiamava Aotourou. Alla prima terra che scorse ,la prese per la patria
dei viaggiatori;
sia
che glielo avesse imposto la lunghezza del viaggio;sia che fosse stato ingannato
naturalmente per la poca distanza apparente dalla costa che abitava,nel luogo
dove il cielo sembra confinare con l’orizzonte,ignorasse la reale estensione
della terra .L’uso comune delle donne era così ben radicato nel suo spirito,che
si gettò sulla prima Europea che gli
venne incontro,e si disponeva a farle
molto seriamente la cortesia di Tahiti.Si annoiava fra noi. L’alfabeto
tahitiano non avendo né b,né
c,né d, né f,né g,né q, né x,né
y,né z,non poté mai imparare a
parlare la nostra lingua,che offriva ai suoi organi inflessibili troppe
articolazioni straniere e suoni nuovi.
Non cessava di sospirare dietro al suo paese,e non ne sono sorpreso.
Il viaggio
di Bouganville è il solo che mi abbia dato il gusto per un’altra contrada diversa
dalla mia;fino a questa lettura,io avevo pensato che non si stava in nessun
posto così bene come a casa propria;risultato che credevo
lo stesso per ogni abitante della terra;effetto naturale dell’attrazione del
suolo;attrazione che riguarda
le comodità di cui si gode,e che non si ha la stessa certezza di ritrovare
altrove.
A.
– Che!Voi non
trovate l’abitante di Paris così
convinto che crescano spighe nella campagna di Roma come nei campi
della Beauce?
B.
– In fede
mia,no!Bouganville ha rinviato Aotourou,dopo aver provveduto alle spese e alla
sicurezza del ritorno.
A.
- Quanto sarà
contento di rivedere suo padre,sua madre,i suoi fratelli,le sue sorelle,le sue
amanti,i suoi compatrioti,che dirà loro di noi?
B.
-Poche cose,e che
loro non crederanno .
A.
– Perché poche
cose?
B.
– Perché ne ha capite poche ,e non troverà
nella sua lingua alcun termine corrispondente a quelli
di cui ha qualche idea.
A.
- E perché non lo
crederanno?
B.
– Perché paragonando i loro costumi ai nostri ,preferiranno prendere Aotourou per
un bugiardo.
piuttosto che crederci così pazzi..
A .- Davvero?
B .- Non ne
dubito:la vita selvaggia è così semplice
,e le nostre società sono macchine così complicate!Il Tahitiano approda alla fine del mondo e l’Europeo approda alla vecchiaia .L’intervallo
che lo separa da noi è più grande della distanza dal
bimbo che nasce all’uomo decrepito .Non capisce niente delle nostre
usanze.,delle leggi,o non ci vede che vincoli mascherati sotto cento forme
diverse;
vincoli che non possono che eccitare l’indignazione e
il disprezzo di un essere nel quale il sentimento di libertà è il più profondo
dei sentimenti.
A.
-Credereste nell’
utopia di Tahiti?
B.
-Non è un’utopia;e
voi non avreste nessun dubbio sulla sincerità di Bouganville,se conosceste il
supplemento del suo viaggio.
B.
Voltaire
Candide
Ch.XVII
Si avvicinarono
infine alla prima casa del villaggio.
Era costruita come un palazzo d’Europa.Una folla di mondo si affollava alla
porta,e ancora più nell’alloggio; una musica molto gradevole si
faceva ascoltare e un odore delizioso di cucina si faceva sentire. Cacambo si
avvicinò alla porta,e, intese che si parlava peruviano; era la sua lingua
materna;perché tutti sanno che Cacambo era nato a Tucuman,in un villaggio dove
non si conosceva che quella lingua.”Io vi farò da interprete”,disse a Candide;”
entriamo, qui c’è un cabaret.”
Subito due ragazzi e due ragazze della locanda,vestiti con drappi d’oro,i capelli annodati con nastri,li invitano a mettersi a tavola.
Si servirono quattro minestre,guarnite ognuna di pappagalli,un grosso pezzo di
carne ben tagliata,bollita,che pesava duecento libbre,due scimmie arrostite dal
gusto eccellente,trecento colibrì in un piatto,e seicento uccelli mosca in un
altro;ragù squisiti,pasticceria deliziosa;il tutto in vassoi di una sorta di
cristallo di rocca. I ragazzi e le
ragazze della locanda versavano parecchi liquori fatti di canna da zucchero.
I convitati erano per la maggior parte mercanti e
vetturini,tutti di una gentilezza estrema,che posero alcune domande a Cacambo
con la più circospetta discrezione e che risposero alle sue in modo da
soddisfarlo.
Quando il pasto fu finito,cacambo credette,come Candide,di pagare il suo scotto gettando sul tavolo due di quelle larghr monete d'oro che aveva messo insieme;l'oste e l'ostessa scoppiarono a ridere ,e si tennero a lungo i fianchi.Infine,si placarono."Signori,disse l'oste,ci rendiamo conto che siete stranieri;non siamo abituati a vederne.Perdonateci se ci siamo messi a ridere quando ci avete offerto in pagamento i ciottoli dei nostri grandi sentieri. Voi non avete senza dubbio moneta del paese,ma non è
necessario averneper mangiare qui. Tutte le locande aperte per la
comodità dei commerci sono pagate dal governo. Ve la siete passata male
qui,perché è un povero villaggio;ma dappertutto,altrove sarete accolti come
meritate .”Cacambo spiegava a Candide tutti i discorsi dell’oste e Candide li ascoltava con la stessa ammirazione e lo
stesso smarrimento che il suo amico Cacambo gli rendeva.”Qual è,dunque,questo paese,si
dicevano l’un l’altro,sconosciuto a tutto il resto della terra,e dove tutta la
natura è di una specie così diversa dalla nostra? E’ probabilmente il paese
dove tutto va bene:perché bisogna assolutamente che ce ne sia uno di questa
specie. E,checché ne dica il maestro Pangloss,mi sono spesso accorto che tutto
andava male in Westphalia.”
C.
Diderot
Jacques le
Fataliste
Lettre de
cachet*
Mentre
Jacques e il suo padrone riposano,mi libererò della promessa,col racconto
dell’uomo della prigione che raschiava il fondo o piuttosto del suo compagno,il
signore Gousse.
-
Era un brav’uomo che si occupava di più del suo forno
che del comportamento di sua moglie. Se non era la sua gelosia era la sua
assiduità che infastidiva i nostri due amanti?Che fecero per liberarsi di
quella costrizione? L’intendente presentò al suo padrone un placet** in cui il pasticcere era tradotto come un
uomo di cattivi costumi ,un ubriacone che non usciva dalla taverna,un brutale che picchiava sua moglie ,la più onesta e la
più infelice delle donne. Su questo placet ottenne una lettre de cachet e
questa ,lettera di cachet che disponeva della libertà del marito,fu messa nelle
mani di un ufficiale di polizia per
eseguirla senza rinvio Accadde per caso che quello era l’amico del pasticcere.
Andavano ogni tanto dal mercante di vini. Il pasticcere forniva pasticcini,l’ufficiale
di polizia pagava la bottiglia. Costui,munito della lettera di cachet,passa
davanti alla porta del pasticcere ,e gli fa il segno convenuto. Eccoli tutti e
due occupati a mangiare e a innaffiare i pasticcini;e l’ufficiale di polizia
che chiede al suo compagno
: - Come andava il suo commercio?
-
“Molto bene.
-
“Se non aveva
nessun cattivo affare?
-
“Nessuno.
-
“Se non aveva nessun nemico?
-
“Non ne conosceva nessuno.
-
“Come viveva coi suoi genitori,i suoi vicini, sua
moglie?
-
“In amicizia e in pace.
-
“Da dove può dunque venire ,aggiunse l’ufficiale di
polizia,l’ordine che ho di arrestarti?Se io facessi il mio dovere ti metterei
le mani sul colletto e ci sarebbe là una carrozza ,molto vicina,ed io ti
condurrei al luogo prescritto da questa lettera di cachet. Guarda, leggi …
-
“Il pasticcere lesse e impallidì. L’ufficiale di
polizia gli disse:”Rassicurati,riflettiamo solamente insieme a quello che di
meglio dobbiamo fare -“ per la mia
sicurezza e la tua. Chi è che frequenta casa tua?
-“Nessuno.
-“Tua moglie
è civetta e graziosa.
-“Io la
lascio fare di testa sua.”
-“Nessuno le
sta dietro?”
-“In fede mia
,no,eccetto un certo intendente che viene talvolta a stringergli la mano e
dedicarle scempiaggini ,ma nel mio
negozio,davanti a me,in presenza dei miei ragazzi,e io credo che non succeda
niente che non sia del tutto buono e onorevole.
-“Sei un
brav’uomo.
-“E’
possibile;Ma il meglio è credere la propria moglie onesta ed è quel che io
faccio.
-“E questo
intendente ,da chi dipende?
-“Da M. de
Saint Florentin.
-“E da quali
uffici credi che provenga la lettera di cachet?
-“Dagli
uffici di M. de Saint Florentin,forse?
-“L’hai
detto.
-“Oh!
Mangiare i miei pasticcini,baciare mia moglie e farmi rinchiudere,tutto questo
è
troppo ! E io
non potrei crederlo!
-“Sei un brav’uomo! Da qualche giorno,come
trovi tua moglie?
-“Piuttosto
triste che allegra.
-“E
l’intendente,è da parecchio che non l’hai visto?
“-Ieri,credo;sì,era
ieri.
-“Non hai
notato nulla?
-“Sono poco
osservatore;ma mi è
sembrato che separandosi si facessero qualche segno con la testa,come quando
uno dice sì e l’altro no.
“-Qual’era la
testa che diceva sì?
-“Quella
dell’intendente.
-“Sono
innocenti o complici. Ascolta,amico mio non rientrare a casa;riparati in
qualche posto sicuro,al Tempio,in un’Abbazia,dove vorrai,e tuttavia lascia fare
a me;soprattutto ricordati bene …
-“Di non
farmi vedere e di tacere.
-“Proprio
così.
-“Nello
stesso momento la casa del pasticcere è circondata di spie. Spioni con ogni sorta di abbigliamento,si rivolgono alla
pasticcera e le chiedono del marito;risponde a uno che è malato,a un altro che
è partito per una festa,a un terzo per
un matrimonio .Quando tornerà?Lei non ne sa niente.
-“Il terzo
giorno,verso le due del mattino,vengono ad avvertire l’ufficiale di polizia che
avevano visto un uomo, il naso coperto
da un mantello,aprire piano la porta della strada e scivolare dolcemente nella
casa del pasticcere. Subito l’ufficiale di polizia ,accompagnato da un
commissario,da un fabbro,da una carrozza
e da qualche arciere, si porta sul luogo. La porta è scassinata. L’ufficiale di
polizia e il commissario salgono senza fare rumore. Bussano alla porta della
pasticcera :nessuna risposta;bussano ancora:nessuna risposta;alla terza volta
si chiede dall’interno:”Chi è?
-“Aprite.
“Chi è?
-“Aprite,è da
parte del re.
“Bene!diceva l’intendente
alla pasticcera con la quale era
a letto;non c’è nessun pericolo.:è l’ufficiale di polizia che viene per eseguire
il suo ordine .Aprite:io mi presenterò;lui si ritirerà,e tutto sarà finito.”
-“La
pasticcera ,in camicia,apre e si rimette a letto.
L’ufficiale
di polizia.-“Dov’è vostro marito?
La
pasticcera.-“Non c’è..
L’ufficiale
di polizia,scartando la tenda.- “Chi è là, dunque?
L’intendente.
-“ Sono io,sono l’intendente di M. de Saint Florentin.
L’ufficiale
di polizia.-“Mentite,siete il
pasticcere,perché il pasticcere è colui che dorme con la pasticcera.
Alzatevi,vestitevi e seguitemi.”
“Fu
necessario ubbidire; lo condussero là. Il ministro,istruito della
scelleratezza del suo intendente .ha approvato la condotta dell’ufficiale di
polizia ,che deve venire stasera al tramonto
a prenderlo
mangerà il
suo tozzo di cattivo pane,la sua oncia di bue e raschierà il fondo dalla
mattina alla
sera …”
*Lettera col
sigillo del re con una condanna alla prigione o all’esilio.
**Nota di
iscrizione di una causa.
Beaumarchais
Le mariage de Figaro,
Acte V,scène III
Figaro,solo,passeggiando nell’oscurità,dice col
tono più cupo, - O Donna !Donna!Donna!
Creatura debole
e deludente!...Nessun animale creato può sottrarsi al suo istinto;il tuo è
dunque di ingannare?...Dopo avermi ostinatamente rifiutato quando le facevo
pressione davanti alla sua padrona,nell’istante in cui mi dà la sua
parola;proprio in mezzo alla
cerimonia … Rideva,mentre leggeva,il perfido ! Ed
io come un minchione!...No,signor
conte,non l’avrete … non l’avrete. Perché siete un gran Signore .Vi credete un
gran genio!...
Nobiltà,fortuna,un
rango,cariche;tutto ciò rende così fiero!Che avete fatto per tanti privilegi?
Vi siete dato
la pena di nascere,e nulla più. Per il resto,uomo abbastanza ordinario!Mentre io,
accidenti!Perso
nella folla oscura,mi è occorso dispiegare più scienza e calcoli,solo per
sopravvivere,di quanto non ce ne siano voluti da cent’anni a questa parte a
governare tutti i regni di Spagna;e volete confrontarvi con me … si viene … è
lei … non è nessuno. – La notte è nera come il diavolo ,ed eccomi a fare lo
sciocco mestiere di marito,sebbene non lo
sia che a metà!(Si siede su una panca)C’è
niente di più bizzarro del mio destino?Figlio di non so chi;rapito dai
banditi,allevato secondo i loro costumi,me ne disgusto ,voglio esercitare una
professione onesta;dovunque sono respinto! Imparo la Chimica,la Farmacia,la Chirurgia,e
tutto il credito di un gran Signore può
a malapena mettermi in mano un bisturi da veterinario! – Stanco di assistere
bestie malate,e per fare un mestiere contrario,mi butto a corpo morto sul
Teatro;meglio mettermi una pietra al collo!Abbozzo una commedia sulla tradizione
del serraglio;autore spagnolo,credo di poter attaccare Maometto senza scrupoli:
all’istante,un Inviato … di non so dove ,si lamenta che io offendo nei miei
versi la Sublime Porta* ,La Persia,una parte della Penisola Indiana,tutto
l’Egitto,i regni di Barca,di Tripoli,di Tunisi,d’Algeri e del Marocco:ed ecco
la mia commedia bruciata,per piacere ai Principi maomettani,di cui non uno,io
credo, sappia leggere e che ci
assassinano l’omoplatto dicendoci:cani di
cristiani!- Non potendo avvilire lo
spirito,ci si vendica maltrattandolo. – Le mie guance si scavavano,la mia fine
era segnata;di lontano vedevo arrivare il terribile ufficiale giudiziario,la
penna infilzata nella parrucca;fremendo mi sforzo. Si impone una domanda sulla natura delle ricchezze;e siccome non è
necessario possedere le cose per ragionarne,non avendo un soldo,scrivo sul
valore del denaro e sul suo prodotto netto;subito vedo,dal fondo di una
carrozza,abbassarsi per me il ponte di un castello fortificato,all’ingresso del
quale lasciai la speranza e la libertà.(Si
alza).Quanto vorrei avere tra le
mani uno di quei Potenti da quattro giorni,tanto leggeri sul male che
ordinano,quando una buona disgrazia ha calmato tutto il suo orgoglio! Gli direi … che
le sciocchezze stampate non hanno importanza che nei luoghi in cui se ne
disturba il corso;che senza la
libertà di biasimare,non esiste nessun elogio adulatore.;e che non ci sono che
piccoli uomini che paventano i piccoli scritti.
*Il
palazzo,dimora dei Sultani turchi
Laclos
Les
liaisons dangereuses
Lettre XXXIII
La Marquise de
Merteuil au Vicomte de Valmont
Dal momento
che temete di riuscire,mio caro Visconte,dal momento che il vostro progetto è
quello di fornire armi contro di voi,e che desiderate meno vincere che
combattere,non ho più nulla da dire .La vostra condotta è un capolavoro di
prudenza. Ne sarebbe uno di scempiaggine
nella supposizione contraria;e per dire il vero temo che non vi facciate
illusioni.
Quel che vi
rimprovero non è di non aver affatto profittato del momento. Da una parte non
vedo con sufficiente chiarezza che fosse
venuto;dall’altro so abbastanza ,checché se ne dica,che un’occasione mancata si
ripresenta,mentre,non si riemerge mai da un comportamento precipitoso.
Ma il vero problema è di esservi lasciato andare a
scrivere. Ora vi sfido a prevedere dove tutto ciò può condurre. Per
caso,sperate di provare a quella donna
che deve arrendersi? Mi sembra che
non può esserci lì che una verità di
sentimenti,e non di dimostrazione;e che per farla ricevere ,si tratta di
intenerire e non di ragionare;ma a che vi servirebbe d’intenerire per
lettera,poiché non sareste là per profittarne? Quando le vostre belle frasi
producessero l’ebbrezza dell’amore ,vi lusingate che essa sia sufficientemente
lunga perché la riflessione non abbia il
tempo d’impedirne la confessione?Pensate
dunque a quel che occorre per scrivere una lettera,a ciò che accade prima che
la si consegni; e vedete,soprattutto,una donna di principi come la vostra
Devota,possa volere così a lungo quel che cerca di non volere mai.
Questo
andamento può riuscire con i bambini,che,quando scrivono”vi amo”non sanno che dicono
“mi arrendo”.Ma la virtù razionale di
madame de Tourvel ,mi sembra molto ben
conoscere il valore dei termini. Perciò,malgrado il vantaggio che avevate preso
su di lei
nella vostra
conversazione,vi batte nella sua lettera. E poi,sapete che succede? Solo per il
fatto che ci si disputa,non si vuole cedere. A
forza di cercare buone ragioni
,se ne trovano;le si dicono;e dopo ci si tiene,non tanto perché sono buone
quanto per non smentirsi. Di più,una notazione che mi sorprendo che non abbiate
fatta ,dipende dal fatto che non c’è niente di così difficile in amore ,quanto
scrivere ciò che non si sente. Dico scrivere in modo verosimile:non è che non
ci si serva delle stesse parole;ma non le si arrangia nello stesso modo,e tanto
basta. Rileggete la vostra lettera:vi regna un ordine che vi rivela ad ogni
frase. Voglio credere che la vostra Presidente sia abbastanza poco formata per non accorgersene:ma che importa? L’effetto
non è per questo mancato di meno. E’ il difetto dei
romanzi;l’autore si batte i fianchi per scaldarsi,e il lettore resta freddo. Héloïse è il solo che faccia eccezione;e
nonostante il talento dell’autore, quest’osservazione mi ha sempre fatto credere
che il fondo fosse vero. Non è la stessa cosa parlando. L’abitudine a lavorare il proprio organo,gli conferisce
sensibilità;la facilità alle lacrime vi aggiunge dell’altro: l’espressione del
desiderio si confonde negli occhi con quella della tenerezza;infine il discorso
meno seguito conduce più agevolmente quell’aria di turbamento e di
disordine,che è la vera eloquenza dell’amore;e soprattutto la presenza dell’oggetto amato impedisce la riflessione e ci fa desiderare d’essere
vinte.
Credetemi,Visconte:vi
si chiede di non scrivere più: profittatene per riparare il vostro errore e attendete l’occasione di parlare.
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