Ciao Mariel, ho fatto un
complicatissimo copia-incolla dell' ultimo tuo testo sull' ultimo mio...così
non mi dovrebbe essere sfuggito davvero nulla!
Ti
prego però di cestinare coraggiosamente tutto il resto...così non rimane ombra
di dubbio!
(ciononostante,
alla versione che mi hai mandato mancava la parte centrale...dagli un'
occhiata)
per
quanto riguarda l' attribuzione delle parti farei così:
scegli
tu o "fai scegliere" ai tuoi invitati (nella speranza che ci siano il
3 e non si siano offesi)
e le
letture che restano le smisto io tra "i miei".....ti va di fare così?
mi
limiterei ad una lettura a testa perché così sono tutti un po' coinvolti...che
dici?
ecco
la carta....
il
due ci vediamo per una prova ...ti va di esserci?
credo
la mattina ma non ne sono ancora sicura.... ribaci, Maria
La Carte de Tendre
Mademoiselle Madeleine de Scudéry
Le Havre, 15 Novembre 1607 - Paris, 2 Giugno 1701
Una geografia della tenerezza.
PAOLA
CAPPONI
|
||||
Affinché voi comprendiate meglio
il disegno di Madeleine de Scudéry ,vedrete che ha immaginato che si può
provare tenerezza per tre cause diverse:
per una grande stima,
per riconoscenza
o per inclinazione.
ed è ciò che l’ha obbligata a
stabilire queste tre città di Tendre, su tre fiumi che portano questi
tre nomi e di immaginare anche queste tre strade differenti per
andarci.
E come si
dice Cuma sul mar Ionio e Cuma sul Tirreno, così si dirà Tendre sur Inclination,
Tendre sur Estime, Tendre sur Reconnaisance.
|
||||
Boimortier - Andante - sonata
prima - sol maggiore, dolcemente gioioso
|
||||
|
||||
Boismortier - sonata terza - Largo
- Re Maggiore, gioioso
|
||||
|
||||
coda
|
||||
Ma per
arrivare a Tendre con la stima, non è lo
stesso: poiché Clélie ha messo ingegnosamente altrettanti
villaggi quante sono le piccole e grandi cose che possono
contribuire a far nascere, per stima, questa tenerezza di cui intende
parlare.
|
||||
Boismortier - sonata prima -
allegro II
|
||||
Mme de Sévigné a sua figlia (Mme de Grignan)
Non gettate così lontano i libri
di La Fontaine. Ci sono favole che vi rapiranno e dei racconti
che vi affascineranno: la fine delle Oche di fratello Filippo,
I Remois e Il Cagnolino;
tutto ciò è molto carino.
Solo quello che non è di questo
stile è piatto.
Vorrei scrivere una favola
che gli facesse intendere quanto è miserabile forzare il suo talento a
uscire dal suo genere, e quanto la follia di voler cantare su tutti i toni
crea cattiva musica.
La
Fontaine non deve allontanarsi dalla grande capacità che ha di raccontare.
|
||||
1 uomo
Jean de La Fontaine
La Donna e il
Segreto
È difficile a chi porta le gonne il custodire un gran segreto in petto; quantunque sotto un simile rispetto, ci sian uomini peggio delle donne. Un marito per mettere alla prova la sua donna, una notte a dire uscì: - Nel ventre par che tutto mi si muova, provo un dolor che non provai fin qui. Ho fatto un ovo. - Un ovo, o Dio bambino! - Ecco, vedilo qui tiepido ancora, guardati ben dal dirlo. Ogni vicino mi chiamerebbe gallinetta allora -. La donna, nuova al caso, con spavento, per tutti i santi di tacer giurò. Ma non durò poi molto il giuramento, ché appena in Oriente il sol spuntò, scesa dal letto va da una comare e: - Amica, - dice, - amica, un caso novo, ma zitta, non mi fate bastonare, sapete? mio marito ha fatto un ovo. - Un ovo? - Signorsì, tre volte tanto i soliti, ma zitto in carità. - Gesummaria! - Tacete. - Dal mio canto non fiato, ve lo giuro, andate là -. Quando partì la femmina dell'ovo, l'amica che a cantar nel ventre sente il gran segreto, al solito ritrovo cammina a sparpagliarlo fra la gente. Ma in vece d'uno, nel contar la storia, disse che l'uomo n'avea fatti tre, e un'altra ancor più corta di memoria, in gran segreto quattro gliene dié. Il segreto era quello del magnano, tutti parlavan dell'avvenimento, e l'ovo crebbe sì di mano in mano, che in capo al dì n'aveva fatti cento. |
||||
coda
|
||||
In effetti
voi vedete che da Nuova Amicizia si passa a un luogo che si
chiama Grande Spirito,
perché solo da un grande spirito può nascere la stima!
|
Isabella Vincenti | |||
à Mme de Grignan
Ecco le
Maximes di M. de la Rochefoucault riviste, corrette e aumentate: è da
parte sua che ve le invio.
Ce ne sono di divine; e per mia onta ce ne sono che io non capisco. Dio sa
come voi le intenderete:
- Si on juge de l’amour par la
plupart de ses effets, il ressemble plus à la haine qu’à l’amitié
-S’il ya un amour pur et
exempt du mélange de nos autres passions, c’est celui qui est caché au
fond du cœur, et que nous ignorons nous-mêmes.
-L’amour
aussi bien que le feu ne peut subsister sans un mouvement continuel; et il
cesse de vivre dès qu’il cesse d’espérer ou de craindre.
|
||||
|
||||
Eugenio Murrali | ||||
|
||||
Poi, proseguendo per questa
via vedete:
Sincerità, Gran Cuore,
Probità, Generosità, Rispetto, Precisione e bontà,
tutto
di fronte a Tendre, Per
far capire che non c’è vera stima senza bontà e
che non si può arrivare a Tendre da quel lato senza avere quella preziosa
qualità.
|
||||
adagio son
4 re minore "grave e devoto"
|
Fontenelle
7 - Fabio Colella
“Eccoci a
questo tratto così nuovo e così singolare, del romanzo di M.mede
La Fayette che è la confessione che la princesse de Clèves fa a suo
marito dell’amore che lei porta ad un altro uomo, il duca di Nemours.
Che si
ragioni finché si voglia su questo: io trovo il tratto ammirevole e molto ben
preparato. E’ la più virtuosa donna del mondo!
Crede
di aver ragione di diffidare di se stessa, perchè sente il suo cuore
prevenuto suo malgrado in favore di un altro diverso da suo marito.
Si accusa
come di un crimine di questa sua inclinazione del tutto involontaria e (per
quanto innocente sia) cerca aiuto per vincerla.
Dubita di
avere la forza di venirne a capo se si fidasse solo di sé. E per imporsi
ancora una condotta più austera di quella che la sua propria
personale virtù le imporrebbe, fa a suo marito la confidenza di ciò che sente
per un altro.
Trovo che
il suo atto sia davvero bello ed eroico!
|
|
8 - Emanuela Lorenzetti
"Ebbene,
signore, gli rispose gettandosi alle sue ginocchia, vi farò una confessione
che mai è stata fatta a un marito; solo l’innocenza della mia condotta
e delle mie intenzioni me ne da la forza.
Vi
chiedo mille volte perdono se nutro sentimenti per un altro uomo, ma non vi
affliggerò mai con le mie azioni.
Pensiate
che per fare quel ch’io faccio, occorre avere più amicizia e più stima per un
marito di quanto se ne abbia mai avuta; guidatemi, abbiate pietà di me, e
amatemi ancora, se potete."
9- (uomo)?
Monsieur de
Clèves pensò di morire di dolore, e abbracciandola e sollevandola disse:
"abbiate
pietà di me voi stessa, signora, Voi mi sembrate più degna di stima e
d’ammirazione che tutto quel che c’è mai stato di donne al mondo;
ma anche
io mi trovo il più infelice uomo che sia mai esistito. Ho tutt’insieme la
gelosia di un marito e quella d’un amante; la fiducia e la sincerità che voi
avete per me hanno un valore infinito: mi stimate abbastanza per credere che
non abuserò di questa confessione:
Avete
ragione,signora, non ne abuserò e non vi amerò meno per questo. Mi
rendete infelice per il più grande segno di fedeltà che mai una donna abbia
dato a suo marito."
|
|
coda
|
|
Bussy
Rabutin
10-Paolo Sansonetti
“Bah…La
confessione di Mme de Clèves a suo marito è stravagante, e si può immaginare
forse in una storia vera;
ma quando
se ne fa una a piacere, è ridicolo dare alla propria eroina un sentimento
così straordinario.
L’autrice,
facendolo, ha pensato di più a non somigliare agli altri
romanzi che a seguire il buon senso.
Una donna
dice raramente a suo marito che qualcuno è innamorato di lei, ma mai
che lei abbia dell’amore per un altro, diverso da lui. E tanto meno
gettandosi alle sue ginocchia, come fa la principessa!
|
|
Dopo ciò,
bisogna, per favore, tornare a Nuova Amicizia, per vedere da quale via si va
da lì a Tendre con Riconoscenza.
|
|
A Mme de Grignan
11 Daniela Massi
[...]Consento al commercio di
bello spirito che mi proponete. L’altro giorno ho fatto una massima
subito senza pensarci, e la trovai così buona che credetti di averla imparata
a memoria tra quelle di M de La Rochefoucault.
Vi prego di dirmelo:
in quel caso bisognerebbe
lodare la mia memoria più della mia facoltà di giudizio.
Dice: l’ingratitudine attira i
rimproveri, come la riconoscenza attira nuovi benefici.
Ditemi dunque che cos’è questo?
L’ho letto? L’ho sognato? L’ho immaginato? Niente è più vero di questa cosa,
e niente è più vero anche che non so dove l’ho presa e che l’ho trovata tutta
organizzata nella testa e nella punta della lingua!
dimanche 28ejuin[1671]
gavotta sonata 4
|
|
Vedete
dunque ,vi prego, come bisogna andare prima da Nuova Amicizia a Compiacenza
…dopo, si
arriverà a quel piccolo
villaggio
chiamato Sottomissione
|
a Mme de Grignan
12 Paola Emanuele
Comincio un po’ prima del
ragionevole, mia cara, per chiacchierare un po’ con voi.
non posso dirvi quanto vi
compiango, quanto vi lodo, quanto vi ammiro:
ecco il mio discorso diviso in tre
punti.
Vi compiango di essere soggetta ad
umori neri
(che vi fanno sicuramente molto
male)
Vi lodo di esserne padrona quando
occorre, e principalmente per M. de Grignan,
che ne sarebbe compenetrato (è un
segno dell’amicizia e della compiacenza che avete per lui)
Vi ammiro di costringervi per
parere quel che non siete:
ecco che cosa è: eroico!… e
frutto della vostra filosofia;
voi avete in voi la capacità di
esercitarla.
Achevée à Paris, ce mercredi 4e
mai [1672]
coda gavotta
|
13 - Molière - Michele Suozzo
Sposare
un'oca serve per non essere un capro.
Ma una
donna ingegnosa è un cattivo presagio
E so quello
che costa a certa buona gente
L'aver
preso una moglie dotata di talento.
Ed io mi
tiro in casa una intellettuale
Che pensa
solo a visite ed a ricevimenti
Che in
versi e in prosa scrive bigliettini galanti
Che riceve
marchesi e giovani alla moda
Mentre
sarei per tutti «il marito di Lei»
Simile a
certi santi che mai nessuno invoca?
No no , non
voglio affatto un ingegno per moglie;
Donna che
sappia scrivere ne sa più che non debba.
Pretendo
che la mia, non sublime per lumi
Non sappia
addirittura che cosa sia un sonetto;
E se mai
capitasse di giocare alle rime
Quando le
viene chiesto: «Che metti nel cestino?»
Voglio che
lei risponda: «Una torta alla crema».
Insomma lei
dev'essere d'una ignoranza estrema.
sonata 5 presto (non troppo)
la maggiore -"gioioso e
rustico"
|
|
come
vedete, il villaggio di sottomissione confina con un altro villaggio, molto
piacevole, che si chiama Delicate Attenzioni.
|
|
A Mme de Grignan
14 - Franca Gaeta
Sono, ve lo
assicuro, alla disperazione per l’inquietudine che vi ha procurato la mia
salute.
Ahimè, mia
bella, non pensate ad altro e il vostro ragionamento è fatto apposta per
procurarvi angoscia.
Dite che vi
si fa mistero del mio salasso; ma,in fede mia, non sono affatto malata, non
ho avuto affatto le caldane.
Decisi il
mio salasso bruscamente, secondo la necessità dei miei affari, piuttosto che
su quella della mia salute;
mi sentivo
un po’ oppressa: giudicai che mi occorresse un salasso prima di partire,
al fine di mettere questo salasso come provvista nei miei bagagli.
Non vi feci
sapere niente perchè ciò avrebbe avuto l’aria di fare la scena di chi è
impedita, e questa discrezione vi è costata mille pene!
Ne sono
disperata, figlia mia; ma credetemi, non vi ingannerò mai, e seguendo le
nostre massime di non risparmiarci affatto,vi farò sapere sempre
sinceramente come sto; fidatevi di me.
Per
esempio, si vuole ancora che io mi purghi. ebbene, lo farò come ne avrò
il tempo; non ne siate punto spaventata. sto molto bene, sbarazzatevi di
questa inquietudine!
A Paris,
mercredi 10e juillet [1675]
|
|
Boismortier, sonata I -
sicigliana
sol maggiore "dolcemente
gioioso"
|
|
Vedete, io
dico, che adesso si deve passare per Assiduità, per
far capire che non basta aver per qualche giorno tutte quelle delicate
premure obbliganti, che producono tanta riconoscenza, se non le si ha
in modo costante!
|
|
Mme de Sévigné, a Coulanges
A Paris ce
lundi 15e décembre 1670.
15 Maria T eresa Giuli
Vado a farvi
conoscere la cosa più sorprendente, la più meravigliosa, la più miracolosa,
la più trionfante, la più stordente, la più inaudita, la più singolare, la
più straordinaria, la più imprevista, la più grande, la più piccola, la più
rara, la più comune, la più sfarzosa, la più segreta fino ad oggi, la più
brillante, la più degna d’invidia: infine una cosa di cui non si trova che un
esempio nei secoli passati, una cosa che non la si può credere a Paris, come
non si potrebbe credere a Lyon; una cosa che fa gridare misericordia a tutti;
una cosa che colma di gioia Mme de Rohan e Mme de
Hauterive; una cosa che infine si farà domenica, dove coloro che la vedranno
crederanno di avere le visioni; una cosa che si farà domenica, e che non sarà
fatta, forse, lunedì. Non posso risolvermi a dirla; indovinatela!
sonata I - presto
ve la do in tre… gettate la
vostra lingua ai cani? Eh bene! Bisogna dunque dirvela:
M. de Lauzun sposa domenica al
Louvre, indovinate chi? ve la do in quattro, ve la do in dieci; ve la do in
cento. E' ben difficile da indovinare;
è M.mede la Vallière?
-Niente affatto, Madame.
E’ dunque M.llede Retz?
- Proprio per niente, siete molto provinciale. Veramente siamo ben
stupide, voi dite, è M.lleColbert.?- Ancor meno.
E’ certamente M.lle de
Créquy? Non ci siete. Occorre dunque alla fine dirvelo: sposa, domenica al
Louvre, col permesso del re, Mademoiselle, Mademoiselle de ...Mademoiselle,
indovinate il nome:
sposa Mademoiselle, in fede! in
fede mia! La mia fede giurata! Mademoiselle, la grande Mademoiselle;
Mademoiselle, figlia di Monsieur; Mademoiselle, nipote di Henri IV;
Mademoiselle d’Eu, Mademoiselle de Dombes, mademoiselle de Montpensier,
Mademoiselle d’Orléans, Mademoiselle, cugina germana del Re; Mademoiselle
destinata al trono; Mademoiselle, il solo partito di Francia che fosse degno
di Monsieur. Ecco un bel soggetto per discorrere. Se gridate, se siete fuori
di voi, se vi dite che abbiamo mentito, che questo è falso, che ci si burla
di voi, che è una bella presa in giro, che tutto questo è uno scherzo di
cattivo gusto. Se infine ci lanciate ingiurie: noi troveremo che avete
ragione; ce la siamo presa quanto voi.
Addio, le lettere che
saranno recapitate per via ordinaria vi faran vedere se diciamo il vero
o no!
|
|
coda (presto)
|
|
Dopo vedete
che si deve passare a un altro villaggio che si chiama Diligenza … e non fare come certe persone
tranquille che non si affrettano neanche un po’ per quanto le si
preghi e che sono talvolta incapaci d’avere quella sollecitudine che talvolta
produce così tanta gratitudine .
|
|
sonata III - allegro ma non presto
(senza rit) - re maggiore "gioioso e assai guerriero"
|
|
Dopodiché
vedete che bisogna passare a Grandi Servizi,
e che, per sottolineare che ci sono poche persone capaci di
renderne, questo villaggio è più piccolo degli altri.
|
|
In
seguito bisogna passare a Sensibilità,
per far capire che bisogna percepire fino ai più piccoli dolori
di quelli che si amano.
|
|
Boismortier, sonata III - aria
affettuoso
re minore "devoto"
16 - Daniela Massi
de Mme de Sévigné à Menage,un amico.
Il
vostro ricordo mi ha dato una gioia sensibile...
..e
mi ha risvegliato tutto il piacere della nostra antica amicizia.
I
vostri versi mi hanno fatto ricordare la mia gioventù, ed io
vorrei tanto sapere perché il ricordo della perdita di un bene tanto
irreparabile non mi dia nessuna tristezza.
Invece
del piacere che ho provato, mi sembra
che
si dovrebbe piangere:
ma,senza esaminare
da dove possa venire questo sentimento, voglio attaccarmi a
quello che mi dà la riconoscenza che ho del vostro presente.
Non
potete dubitare che mi sia gradito, poiché il mio amor proprio vi
trova così bene la sua
convenienza,
e che io vi sono celebrata dal
più
bello spirito del mio tempo.
Occorrerebbe, per
l’onore dei vostri versi, che io avessi meglio meritato tutto quello che
voi mi fate.
Tale
quale sono stata, e tale quale sono, non dimenticherò mai la vostra vera e
solida amicizia.
Io
sarò tutta la mia vita la più riconoscente come la più antica delle
vostre umilissime serve.
23
juin [1668]
|
|
Dopo,
bisogna, (per arrivare a Tendre), passare per Tendresse, perché l’amore
attira fortemente l’amicizia.
|
larghetto
|
Da Mme de Sévigné
17 - Francesca Micheletti
Ricevo le vostre lettere, mia
cara, come voi avete ricevuto il mio anello; fondo in lacrime leggendole.
Sembra che il mio cuore voglia
fendersi a metà, sembra che mi scriviate ingiurie, o che siate malata o che
vi sia capitato qualche incidente, ed è tutto il contrario:
mi amate, bimba mia cara, e me lo
dite in un modo che non posso sostenere senza pianti in abbondanza.
Preferite scrivermi i vostri
sentimenti piuttosto di quanto amiate dirmeli.
In qualunque modo mi
arrivino, sono ricevuti con una tenerezza e una
sensibilità che non è compresa che se non da coloro che
sanno amare come io faccio.
Mi fate provare per voi tutto ciò
che è possibile sentire in quanto a tenerezza; ma se voi pensate a me, mia
povera cara, siate certa anche che io penso continuamente a voi;
è quel che i devoti chiamano
un pensiero abituale...
A Paris,lundi 9e février
[1671]
|
Bisogna poi
andare a Obbedienza, non essendoci quasi
niente che impegni di più il cuore di coloro a cui si obbedisce se non
la cieca obbedienza.
|
|||
La Scuola delle mogli - Jean
Baptiste Poquelin : Molière
19 Michele Suozzo
Ciascuno
ha il suo sistema.
Con
le donne e col resto io faccio a modo mio.
Sono
ricco abbastanza, io credo, per potere
Scegliere
una metà che mi deva ogni cosa,
E da
cui la completa e piena dipendenza
Non
venga a ricordarmi nascita e patrimonio.
Quattr’anni
aveva, e il viso di lei dolce e compunto
In
mezzo all’altre bimbe mi suscitò l’amore,
Sua
madre si trovava in gravi ristrettezze
E di
chiederla in moglie mi venne la pensata,
La
buona contadina ,di fronte alla richiesta,
Accettò
di buon grado di levarsi un tal peso.
In
un convento lungi da mondano commercio,
Io
la feci educare secondo i miei principi.
Vale
a dire ordinando d’usar qualsiasi mezzo
Per
farla diventare idiota il più possibile.
la
Dio mercé,il successo ha coronato l’attesa:
L’ho
vista ora,cresciuta,a tal punto innocente
Che
ho ringraziato il cielo d’avermi accontentato
Col
darmi una mogliera,fatta a misura mia.
L’ho
dunque ritirata ; ma poiché la mia casa
E’
aperta tutto il giorno a ogni sorta di gente,
L’ho
collocata altrove,come vuole prudenza,
in
un quartiere dove non ricevo nessuno.
e
per non rovinare la sua indole buona,
Le
ho messo accanto gente semplice come lei.
Mi
chiederete adesso:perché questo racconto?
|
|||
Sonata 3 allegro
|
|||
e per
arrivare infine là dove si vuole andare, bisogna passare da costante amicizia, che è certamente il cammino più
sicuro per arrivare a Tendre con Riconoscenza.
|
|||
testo!
|
|||
Ma,
Signora, siccome non ci sono sentieri dove non ci si possa smarrire, Clelia
ha fatto, come lo potete vedere, in modo che quelli che sono a Nuova
Amicizia, se prendono un po’ più a destra, o un po’ più a sinistra, si
possono smarrire! perché, se partendo dal Grande Spirito, si va a Negligenza, che voi vedete proprio di fronte
su questa carta; in seguito continuando questo smarrimento, si arriva a Disuguaglianza!
|
|||
Boismortier - sonata 6 - larghetto
- Isol minore "serio e magnifico
A’ Mme de Grignan
E’ domenica 26 aprile; questa lettera non partirà che mercoledì; ma
questa non è una lettera, ma il racconto che Moreuil mi ha appena fatto, per
voi, di quel che è accaduto a Chantilly relativo a Vatel, il cuoco del Re.
Vi ho scritto venerdì che si era
pugnalato: ecco l’affare in dettaglio:
Il Re arrivò giovedì sera; la
caccia, le lanterne, il chiar di luna, la passeggiata, la merenda in un posto
tappezzato di giunchiglie, tutto andò a meraviglia.
Cenammo. Ci furono alcuni
tavoli dove mancò l’arrosto a causa di diversi coperti
imprevisti. Questo turbò molto Vatel; che pronunciò molte volte:
”Ho perso l’onore; ecco un
affronto che non sopporterò".
Disse a Gourville:” Mi gira la
testa. Sono dodici notti che non dormo; aiutatemi a dare ordini.”
Gourville lo confortò come poté. Ma quell’arrosto che era mancato, non
alla tavola del Re, ma ai venticinquesimi, gli tornava sempre in mente.
Monsieur il Principe andò fino in camera sua, e gli disse: ”Vatel, va
tutto bene?; niente era bello come la cena del Re.” E lui disse: ”
Monseigneur la vostra bontà mi dà il colpo di grazia; so che l’arrosto
è mancato a due tavoli, non sopravvivrò a quest’affronto; ho onore e
reputazione da perdere.” . – Niente affatto, disse il Principe, non
preoccupatevi, va tutto bene.”
Boismortier - sonata 6 - larghetto
Viene la notte: i fuochi
d’artificio non riescono, sono coperti da una nuvola; erano costati
sedicimila franchi. Alle quattro del mattino, Gourville si burlò di
lui. Vatel sale in camera sua, mette la sua spada contro la porta e se
la passa attraverso il cuore, ma non succede che al terzo colpo, perchè ne
aveva sferrati due che non erano stati mortali; cade morto. Vanno in
camera sua; urtano contro la porta, la sfondano; lo trovano annegato
nel suo sangue, si corre da Monsieur il Principe, che è alla disperazione.
Monsieur il Duca pianse, era su Vatel che ruotava tutto il suo viaggio in
Borgogna. Monsieur il Principe lo disse al Re con grande tristezza. si è
lodato e biasimato il suo coraggio. Tuttavia Gourville cerca di
porre riparo alla perdita di Vatel. E così è stato. Si è pranzato molto
bene, si è fatto merenda, si è cenato; si è passeggiato, si è giocato, siamo
stati a caccia; tutto era profumato di giunchiglie, tutto era incantato.
à Paris, ce
dimanche 26e avril,1671.
|
|||
di là a Tepore
|
II Aria - affettuoso - mi minore
"effeminato, amorevole e lamentevole"
|
||
21 Franca Gaeta
Dite una parolina in una delle
vostre lettere, di Mme de Lavardin; è entusiasta del vostro merito, ed io,
bambina mia, della tenerezza che ho per voi. Se non ve ne parlo ancora
abbastanza di buon grado, è per discrezione; ma, in una parola, mi occupate interamente,
e senza darvi nessun appuntamento spirituale, come Mlle de Scudéry, siate
sicura che non sapreste pensare a me in nessun momento in cui io
non pensi a voi, non sapreste pensarci a torto, piccina mia. Ma guardate un
po’ la luna,
questa luna che guardo anch' io;
vediamo la stessa cosa, s ebbene a duecento leghe lontane l’una
dall’altra.
A Paris, ce
vendredi 20emars [1671]
|
|||
di qua a Leggerezza;
|
|||
Minuetto III
|
|||
22 Chiara Torricelli,
"Ho
comprato, per farmi una veste da camera, una stoffa come quella che avete voi
per la vostra ultima sottana. È ammirevole. C'è un po' di verde, ma domina il
viola, insomma, ho dovuto soccombere. Si voleva farmela foderare di color
fuoco, ma ho trovato che sarebbe apparsa, da parte mia, un'impenitenza
finale. Il di sopra è fragilità pura, ma il disotto sarebbe stata una volontà
determinata che mi è sembrata contro tutti i buoni costumi, e allora mi son
gettata nel taffettà bianco».
|
|||
e a Oblio;
|
|||
23 Francesca Micheletti,Aux
Rochers,
Finalmente, figlia mia, eccoci in
questi poveri Rochers.
Quale modo di rivedere questi
viali, queste insegne,
questo studiolo, questi libri,
questa camera, senza morire di tristezza?
Ci sono ricordi piacevoli;
ma ce ne sono di così vivi e
teneri, che si fa fatica a sopportarli: ne fan parte quelli che ho di voi.
Non capite affatto bene l’effetto
che questo può fare in un cuore come il mio?
Se i continuate a
stare bene, cara bambina mia, non verrò a trovarvi che l’anno venturo:l
a Bretagna e la Provenza non sono compatibili.
Sono una cosa strana i grandi
viaggi: se si restasse sempre nello stato in cui si è quando si
arriva, non si uscirebbe mai dal luogo in cui si è; ma la Provvidenza fa in
modo che si dimentichi;
è la stessa che serve alle donne
che hanno partorito. Dio permette quest’oblio perché
il mondo non finisca e si facciano viaggi in Provenza.
Talvolta ho qualche
fantasticheria in questi boschi, di una tale cupezza, che ne torno più mutata
che dopo un accesso di febbre.
dimanche 31e mai
musica
|
|||
Invece di
trovarsi a Tendre con Stima, ci si troverebbe al Lago dell’Indifferenza che vedete segnato su questa carta, e
che con le sue acque tranquille rappresenta, senza dubbio molto
giustamente, la cosa di cui porta il nome in questo luogo.
|
|||
24 - Paola Porry
A’ Paris,vendredi 23efévrier
1680.
Venne in carrozza da Vincennes a
Paris; soffocò un po’ e fu imbarazzata.
La si volle far confessare,
nessuna notizia.
alle cinque la si legò e, con una
torcia in mano, apparve nel patibolo,vestita di bianco; (è una sorta d’abito
per il rogo.)
Era molto rossa e si vedeva
che respingeva il confessore e il crocifisso con violenza.
A Notre-Dame, non volle mai
pronunciare l’ammenda onorevole e, alla Grève, si difese quanto poté
per uscire dal patibolo:
La si tirò con la forza. La si
mise sul rogo, seduta e legata col ferro. La si coprì di paglia.
Bestemmiò molto, respinse la paglia cinque o sei volte, ma alla fine il
fuoco aumentò e la si è persa di vista e le sue ceneri sono ora
nell’aria.
coda (A)?
|
|||
Ecco la morte di MmeVoisin,
celebre per i suoi crimini e la sua empietà. si crede che ci saranno grandi
conseguenze che ci sorprenderanno. Un giudice, cui,mio figlio diceva l’altro
giorno che era una strana cosa di farla bruciare a fuoco lento,
gli disse:”Ah! monsieur, ci sono certi piccoli addolcimenti a causa
della debolezza del sesso.-Eh che! monsieur le si strangola? –No,ma gli si
gettano ceppi sulla testa; i ragazzi del boia strappano loro la testa con
uncini di ferro.” vedete bene, figlia mia, che ciò non è così terribile come
si pensa.
Le
soleil ni la mort ne se peuvent regarder fixement.
Allemanda della sonata n VI
|
|||
25 - Emanuela Lorenzetti
17 luglio 1676
Ha avvelenato dieci volte di
seguito suo padre, i fratelli e parecchi altri.
E sempre l’amore e le confidenze
mischiate dovunque!
Alle sei la si è condotta, nuda,
in camicia e la corda al collo, a Notre-Dame a fare l’ammenda
onorevole.
Poi la si è rimessa sul carro,
dove l’ho vista gettata all’indietro sulla paglia, con una cuffia
bassa e la camicia, un dottore al seguito, il boia dall’altro lato. Veramente
questo mi ha fatto fremere.
si presenta eroicamente :
”Messieurs, dice, "andiamo,
che si concluda.”
Fu spedita all’istante.
Che ne dite di questa sorta di
coraggio?
So ancora mille raccontini
gradevoli come questo...
Mentre siamo fra questi orrori,
voi siete al ballo, date grandi cene, il mio nipotino è a teatro e
danza a meraviglia; in verità, è quel che si chiama il carnevale!
allegro
sonata quinta
|
|||
Così questa
ragazza saggia che vuole far conoscere su questa carta che non aveva
mai avuto Amore, fa sì che il fiume dell’Inclinazione si getta in un mare
che si chiama il Mare Pericoloso; perchè
è abbastanza pericoloso per una donna, andare un po’ al
di là delle ultime frontiere dell’Amicizia;
|
|||
MUSICA intro
|
|||
|
|||
MUSICA coda
|
|||
e fa poi sì
che al di là di questo mare, c’è quel che chiamiamo Terre Sconosciute, perché
in effetti noi non sappiamo per niente quel che c’è e non crediamo che
nessuno sia stato più lontano di Ercole;
|
|||
sarabanda son 5
|
|||
così che in questo modo Clélie ha
trovato la possibilità di fare una gradevole morale dei sentimenti, con un
semplice gioco della sua mente; e di far capire in modo molto particolare,
che non ha affatto ricevuto amore, e che non ne può avere.
sonata VI minuetto - 1 2 3
|
|||
L'arte
della conversazione di Monsieur de La Rochefoucault
L’ arte
della conversazione di M. de la Rochefoucault per aprire la discussione del
pubblico sul tema del linguaggio rinnovato, strumento per cambiare la
condizione sottomessa della dama.
La conversazione era ,con
la lettura,una delle distrazioni degli habitués delle ruelles ,ovvero
di quelli che nel XVIII s. si chiameranno poi i salotti .Considerata ad
un tempo come un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi
approfondita.
Quel che rende poche persone gradevoli nella conversazione: il fatto che
ognuno pensi più a quello che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli
altri dicono, e che non si ascolta quasi quando si ha molta voglia di
parlare. Tuttavia è necessario ascoltare quelli che parlano; bisogna dar loro
il tempo di farsi comprendere, e sopportare anche che dicano cose inutili.
Ben
lungi dal contraddirli e dall’interromperli ,si deve, al contrario entrare
nella loro mente e nel loro gusto, mostrare che li si capisce, lodare
quel che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere che è
piuttosto per scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per
piacere agli altri, occorre parlare di quel che essi amano, e di ciò che li
tocca, evitare le dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande,
e non lasciar loro mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
Si devono
dire le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno elevati,
secondo l’umore e la capacità delle persone che si intrattengono e ceder loro
lietamente il privilegio di decidere, senza obbligarli a rispondere, quando
non hanno voglia di parlare. Dopo aver soddisfatto così ai doveri della
buona educazione, si possono esprimere i propri sentimenti, mostrando che si
cerca di appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano ,senza
atteggiamenti di presunzione né di ostinazione.
Evitiamo soprattutto di
parlare spesso di noi stessi e di porci come esempio. niente è più sgradevole
di un uomo che cita se stesso ad ogni proposito.
Non si può nemmeno
applicarsi troppo a conoscere l’inclinazione e la capacità
intellettiva di quelli a cui si parla, accordarsi alla mente di
colui che l’ha più vivace, senza ferire la tendenza o l’interesse
degli altri con questa preferenza. Allora si devono far valere tutte le
ragioni che egli ha detto, aggiungendo modestamente i nostri
propri pensieri ai suoi, facendogli credere, per quanto è possibile, che è da
lui che li si assume.
Non bisogna mai dire nulla con
un’aria di autorevolezza, né mostrare alcuna superiorità intellettuale;
rifuggiamo dalle espressioni troppo ricercate, dai termini duri o forzati, e
non serviamoci affatto delle parole più grandi delle cose. Non è vietato conservare
le proprie opinioni, se sono ragionevoli, ma bisogna arrendersi alla ragione
appena essa appare, da qualunque parte venga:lei sola deve regnare sui nostri
sentimenti, ma seguiamola senza urtare i sentimenti degli altri,
e senza far apparire il disprezzo per quello che hanno detto: è pericoloso
voler essere sempre il padrone della conversazione,e di spingere troppo
lontano una buona ragione quando la si è trovata . L’onestà vuole che si
nasconda talvolta la metà della propria intelligenza e che si gestisca con
cura un testardo che si difende male, per risparmiargli l’onta di cedere. Non
piacciamo certo quando si parla troppo a lungo e troppo spesso di
una stessa cosa, e si cerca di volgere la conversazione su soggetti di cui ci
si crede più competenti degli altri. bisogna entrare indifferentemente su
tutto quel che loro aggrada, soffermarcisi tanto quanto lo vogliano, e
allontanarsi da tutto quel che non è conveniente per loro.
Ogni sorta di
conversazione ,anche se elevata non è adatta ad ogni genere di persone
d’intelletto:
bisogna
scegliere ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene alla loro
condizione,al loro sesso,ai loro talenti,e scegliere anche il tempo per
dirlo. Osserviamo il luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone
che ci ascoltano ,perché se occorre molta arte per saper parlare a
proposito,non ne occorre meno per saper tacere. Esiste un silenzio
eloquente che serve ad approvare e a condannare,c’è un silenzio di
discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie e maniere che
determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole ,di delicato o di
sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene bene è concesso
a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci inciampano
spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare poco,non
dire niente di cui ci si possa pentire.
|
|||
Nessun commento:
Posta un commento