Ma,
Signora, siccome non ci sono sentieri dove non ci si possa smarrire, Clelia
ha fatto, come lo potete vedere, in modo che quelli che sono a Nuova
Amicizia, se prendono un po’ più a destra, o un po’ più a sinistra, si
possono smarrire! perché, se partendo dal Grande Spirito, si va a Negligenza, che voi vedete proprio di
fronte su questa carta; in seguito continuando questo smarrimento, si
arriva a Disuguaglianza!
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Boismortier - sonata 6 - larghetto
- INTRO
A Mme de Grignan
E’ domenica 26 aprile; questa lettera non partirà che mercoledì; ma
questa non è una lettera, ma il racconto che Moreuil mi ha appena fatto, per
voi, di quel che è accaduto a Chantilly relativo a Vatel, il cuoco del Re.
Vi ho scritto venerdì che si era
pugnalato: ecco l’affare in dettaglio:
Il Re arrivò giovedì sera; la
caccia, le lanterne, il chiar di luna, la passeggiata, la merenda in un posto
tappezzato di giunchiglie, tutto andò a meraviglia.
Cenammo. Ci furono alcuni
tavoli dove mancò l’arrosto a causa di diversi coperti
imprevisti. Questo turbò molto Vatel; che pronunciò molte volte:
”Ho perso l’onore; ecco un
affronto che non sopporterò".
Disse a Gourville:” Mi gira
la testa. Sono dodici notti che non dormo; aiutatemi a dare ordini.”
Gourville lo confortò come poté. Ma quell’arrosto che era mancato, non
alla tavola del Re, ma ai venticinquesimi, gli tornava sempre in mente.
Monsieur il Principe andò fino in camera sua, e gli disse: ”Vatel, va
tutto bene?; niente era bello come la cena del Re.” E lui disse: ”
Monseigneur la vostra bontà mi dà il colpo di grazia; so che l’arrosto
è mancato a due tavoli, non sopravvivrò a quest’affronto; ho onore e
reputazione da perdere.” . – Niente affatto, disse il Principe,
non preoccupatevi, va tutto bene.”
Boismortier - sonata 6 - larghetto
Viene la notte: i fuochi
d’artificio non riescono, sono coperti da una nuvola; erano costati
sedicimila franchi. Alle quattro del mattino, Gourville si burlò di
lui. Vatel sale in camera sua, mette la sua spada contro la porta e se
la passa attraverso il cuore, ma non succede che al terzo colpo, perchè ne
aveva sferrati due che non erano stati mortali; cade morto. Vanno in
camera sua; urtano contro la porta, la sfondano; lo trovano annegato
nel suo sangue, si corre da Monsieur il Principe, che è alla disperazione.
Monsieur il Duca pianse, era su Vatel che ruotava tutto il suo viaggio in
Borgogna. Monsieur il Principe lo disse al Re con grande tristezza. si è
lodato e biasimato il suo coraggio. Tuttavia Gourville cerca di
porre riparo alla perdita di Vatel. E così è stato. Si è pranzato molto
bene, si è fatto merenda, si è cenato; si è passeggiato, si è giocato, siamo
stati a caccia; tutto era profumato di giunchiglie, tutto era incantato.
à Paris, ce dimanche 26e avril,1671.
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di là a Tepore
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II Aria - affettuoso
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Dite una parolina
in una delle vostre lettere, di Mme de Lavardin; è entusiasta del vostro
merito, ed io, bambina mia, della tenerezza che ho per voi. Se non ve ne
parlo ancora abbastanza di buon grado, è per discrezione; ma, in una parola,
mi occupate interamente, e senza darvi nessun appuntamento spirituale, come
Mlle de Scudéry, siate sicura che non sapreste pensare a me in
nessun momento in cui io non pensi a voi, non sapreste pensarci a torto,
piccina mia. Ma guardate un po’ la luna,
questa luna che guardo anch' io;
vediamo la stessa cosa, s ebbene a duecento leghe lontane l’una
dall’altra.
A Paris, ce vendredi 20emars
[1671]
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di qua a
Leggerezza;
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MUSICA?
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cembalo
sotto il testo
"Ho
comprato, per farmi una veste da camera, una stoffa come quella che avete voi
per la vostra ultima sottana. È ammirevole. C'è un po' di verde, ma domina il
viola, insomma, ho dovuto soccombere. Si voleva farmela foderare di color
fuoco, ma ho trovato che sarebbe apparsa, da parte mia, un'impenitenza
finale. Il di sopra è fragilità pura, ma il disotto sarebbe stata una volontà
determinata che mi è sembrata contro tutti i buoni costumi, e allora mi son
gettata nel taffettà bianco».
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e a Oblio;
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Aux Rochers,
Finalmente, figlia mia, eccoci in
questi poveri Rochers.
Quale modo di rivedere questi
viali, queste insegne,
questo studiolo, questi libri,
questa camera, senza morire di tristezza?
Ci sono ricordi piacevoli;
ma ce ne sono di così vivi e
teneri, che si fa fatica a sopportarli: ne fan parte quelli che ho di voi.
Non capite affatto bene l’effetto
che questo può fare in un cuore come il mio?
Se i continuate a
stare bene, cara bambina mia, non verrò a trovarvi che l’anno venturo:l
a Bretagna e la Provenza non sono compatibili.
Sono una cosa strana i grandi
viaggi: se si restasse sempre nello stato in cui si è quando si
arriva, non si uscirebbe mai dal luogo in cui si è; ma la Provvidenza fa in
modo che si dimentichi;
è la stessa che serve alle donne
che hanno partorito. Dio permette quest’oblio perché
il mondo non finisca e si facciano viaggi in Provenza.
Talvolta ho qualche
fantasticheria in questi boschi, di una tale cupezza, che ne torno più mutata
che dopo un accesso di febbre.
dimanche 31e mai
musica
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Invece di trovarsi a Tendre
con Stima, ci si troverebbe al Lago dell’Indifferenza che vedete segnato su questa carta,
e che con le sue acque tranquille rappresenta, senza dubbio molto
giustamente, la cosa di cui porta il nome in questo luogo.
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A
Paris,vendredi 23efévrier 1680.
Venne
in carrozza da Vincennes a Paris; soffocò un po’ e fu imbarazzata.
La si
volle far confessare, nessuna notizia.
alle
cinque la si legò e, con una torcia in mano, apparve nel patibolo,vestita di
bianco; (è una sorta d’abito per il rogo.)
Era
molto rossa e si vedeva che respingeva il confessore e il crocifisso con
violenza.
A
Notre-Dame, non volle mai pronunciare l’ammenda onorevole e, alla Grève, si
difese quanto poté per uscire dal patibolo:
La si
tirò con la forza. La si mise sul rogo, seduta e legata col ferro.
La si coprì di paglia. Bestemmiò molto, respinse la paglia cinque
o sei volte, ma alla fine il fuoco aumentò e la si è persa di vista e
le sue ceneri sono ora nell’aria.
coda
(A)?
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Ecco
la morte di MmeVoisin, celebre per i suoi crimini e la sua
empietà. si crede che ci saranno grandi conseguenze che ci sorprenderanno. Un
giudice, cui,mio figlio diceva l’altro giorno che era una strana cosa di
farla bruciare a fuoco lento, gli disse:”Ah! monsieur, ci sono certi
piccoli addolcimenti a causa della debolezza del sesso.-Eh che! monsieur le
si strangola? –No,ma gli si gettano ceppi sulla testa; i ragazzi del boia
strappano loro la testa con uncini di ferro.” vedete bene, figlia mia, che
ciò non è così terribile come si pensa.
Le
soleil ni la mort ne se peuvent regarder fixement.
Allemanda della sonata n VI
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17 luglio 1676
Finalmente è fatta, la
Brinvilliers è nell’aria. Il suo povero corpicino è stato gettato, dopo
l’esecuzione, in un rogo molto grande, e le ceneri al vento, così che
la respireremo, e con la comunicazione dei piccoli spiriti ci
attaccherà qualche umore velenoso di cui saremo tutti stupiti.
Fu giudicata ieri.
tamattina, le si è letta la
sua sentenza , che era di fare ammenda onorevole a Notre-Dame e avere la
testa tagliata, il corpo bruciato, le ceneri al vento.
La si è presentata
all’interrogatorio sotto tortura; ha detto che non ce n’era bisogno e che
avrebbe detto tutto!
coda
In effetti, fino alle cinque
della sera ha raccontato la sua vita, ancora più spaventosa di quanto si
pensasse.
Ha avvelenato dieci volte di
seguito suo padre, i fratelli e parecchi altri.
E sempre l’amore e le confidenze
mischiate dovunque!
Alle sei la si è condotta, nuda,
in camicia e la corda al collo, a Notre-Dame a fare l’ammenda
onorevole.
Poi la si è rimessa sul carro,
dove l’ho vista gettata all’indietro sulla paglia, con una cuffia
bassa e la camicia, un dottore al seguito, il boia dall’altro lato. Veramente
questo mi ha fatto fremere.
si
presenta eroicamente :
”Messieurs,
dice, "andiamo, che si concluda.”
Fu
spedita all’istante.
Che
ne dite di questa sorta di coraggio?
So
ancora mille raccontini gradevoli come questo...
Mentre
siamo fra questi orrori, voi siete al ballo, date grandi cene, il mio
nipotino è a teatro e danza a meraviglia; in verità, è quel che si chiama il
carnevale!
allegro
sonata quinta
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Così
questa ragazza saggia che vuole far conoscere su questa carta che non
aveva mai avuto Amore, fa sì che il fiume dell’Inclinazione si getta in un
mare che si chiama il Mare Pericoloso;
perchè è abbastanza pericoloso per una donna, andare un po’ al di là delle ultime frontiere dell’Amicizia;
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MUSICA intro
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Charles
Perrault - Barbableu
"Insomma
vuoi scendere, sì o no?", urlava Barbablu. "Un'altro
momentino" rispondeva la moglie: e tornava a gridare: "Anna, Anna,
sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?". "Vedo" ella
rispose "due cavalieri che vengono in qua: ma sono ancora molto lontani."
"Sia ringraziato Iddio", aggiunse un minuto dopo, "sono
proprio i nostri fratelli: io faccio loro tutti i segni che posso, perché si
spiccino e arrivino presto." Intanto Barbablu si messe a gridare
così forte, che fece tremare tutta la casa. La povera donna ebbe a scendere,
e tutta scapigliata e piangente andò a gettarsi ai suoi piedi: "Sono
inutili i piagnistei", disse Barbablu, "bisogna morire".
Quindi pigliandola con una mano per i capelli, e coll'altra alzando il
coltellaccio per aria, era lì lì per tagliarle la testa. La povera donna,
voltandosi verso di lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese un
ultimo istante per potersi raccogliere. "No, no!", gridò l'altro,
"raccomandati subito a Dio!", e alzando il braccio...In quel punto
fu bussato così forte alla porta di casa, che Barba-blu si arrestò tutt'a un
tratto; e appena aperto, si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata
la spada, si gettarono su Barbablu e, colla spada lo passarono da parte a
parte e lo lasciarono morto.
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MUSICA coda
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e fa poi
sì che al di là di questo mare, c’è quel che chiamiamo Terre Sconosciute,
perchè in effetti noi non sappiamo per niente quel che c’è e non crediamo che
nessuno sia stato più lontano di Ercole;
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sarabanda son 5
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così che
in questo modo Clelie ha trovato la possibilità di fare una gradevole morale
dei sentimenti, con un semplice gioco della sua mente; e di far capire in
modo molto particolare, che non ha affatto ricevuto amore, e che non ne può
avere.
sonata VI minuetto - 1 2 3
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• Marc-Antoine Charpentier (Parigi, 1634 – Parigi,1704)
•
Do maggiore - Allegro e guerriero
• Do
minore - Triste ed oscuro
• Re
maggiore - Gioioso ed assai guerriero
• Re
minore - Grave e devoto
• Mi
maggiore - Litigioso e stridulo
• Mi
minore - Effeminato, amorevole e lamentevole
• Mib
maggiore - Duro e crudele
• Mib
minore - Spaventoso
• Fa
maggiore - Furioso ed impetuoso
• Fa
minore - Oscuro e lamentevole
• Sol
maggiore - Dolcemente gioioso
• Sol
minore - Serio e magnifico
• La
maggiore - Gioioso e rustico
• La
minore - Tenero e lamentevole
• Sib
maggiore - Magnifico e gioioso
• Sib
minore - Oscuro e terribile
• Si
maggiore - Severo e lamentevole
• Si
minore - Solitario e melanconico
|
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L’ arte
della conversazione di M. de la Rochefoucault per aprire la discussione del
pubblico sul tema del linguaggio rinnovato, strumento per cambiare la
condizione sottomessa della dama.
La conversazione era ,con la lettura,una delle distrazioni degli
habitués delle ruelles ,ovvero di quelli che nel XVIII s. si
chiameranno poi i salotti .Considerata ad un tempo come un’arte,in
questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita.
Quel che rende poche persone gradevoli nella conversazione: il fatto che
ognuno pensi più a quello che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli
altri dicono, e che non si ascolta quasi quando si ha molta voglia di
parlare. Tuttavia è necessario ascoltare quelli che parlano; bisogna dar loro
il tempo di farsi comprendere, e sopportare anche che dicano cose inutili.
Ben lungi dal contraddirli e dall’interromperli ,si deve, al contrario
entrare nella loro mente e nel loro gusto, mostrare che li si capisce,
lodare quel che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere che è
piuttosto per scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per
piacere agli altri, occorre parlare di quel che essi amano, e di ciò che li
tocca, evitare le dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande,
e non lasciar loro mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
Si devono dire le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno
elevati, secondo l’umore e la capacità delle persone che si intrattengono e
ceder loro lietamente il privilegio di decidere, senza obbligarli a
rispondere, quando non hanno voglia di parlare. Dopo aver soddisfatto
così ai doveri della buona educazione, si possono esprimere i propri sentimenti,
mostrando che si cerca di appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano
,senza atteggiamenti di presunzione né di ostinazione.
Evitiamo
soprattutto di parlare spesso di noi stessi e di porci come esempio. niente è
più sgradevole di un uomo che cita se stesso ad ogni proposito.
Non si può nemmeno applicarsi troppo a conoscere l’inclinazione e la
capacità intellettiva di quelli a cui si parla, accordarsi alla
mente di colui che l’ha più vivace, senza ferire la
tendenza o l’interesse degli altri con questa preferenza. Allora si
devono far valere tutte le ragioni che egli ha detto, aggiungendo
modestamente i nostri propri pensieri ai suoi, facendogli credere, per
quanto è possibile, che è da lui che li si assume.
Non
bisogna mai dire nulla con un’aria di autorevolezza, né mostrare alcuna
superiorità intellettuale; rifuggiamo dalle espressioni troppo ricercate, dai
termini duri o forzati, e non serviamoci affatto delle parole più grandi
delle cose. Non è vietato conservare le proprie opinioni, se sono
ragionevoli, ma bisogna arrendersi alla ragione appena essa appare, da
qualunque parte venga:lei sola deve regnare sui nostri sentimenti, ma
seguiamola senza urtare i sentimenti degli altri, e senza far
apparire il disprezzo per quello che hanno detto: è pericoloso voler essere
sempre il padrone della conversazione,e di spingere troppo lontano una buona
ragione quando la si è trovata . L’onestà vuole che si nasconda talvolta la
metà della propria intelligenza e che si gestisca con cura un testardo che si
difende male, per risparmiargli l’onta di cedere. Non piacciamo certo
quando si parla troppo a lungo e troppo spesso di una stessa cosa, e si
cerca di volgere la conversazione su soggetti di cui ci si crede più
competenti degli altri. bisogna entrare indifferentemente su tutto quel che
loro aggrada, soffermarcisi tanto quanto lo vogliano, e allontanarsi da tutto
quel che non è conveniente per loro.
Ogni sorta di conversazione ,anche se elevata non è adatta ad ogni genere di
persone d’intelletto:
bisogna
scegliere ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene alla loro
condizione,al loro sesso,ai loro talenti,e scegliere anche il tempo per
dirlo. Osserviamo il luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone
che ci ascoltano ,perché se occorre molta arte per saper parlare a
proposito,non ne occorre meno per saper tacere. Esiste un silenzio
eloquente che serve ad approvare e a condannare,c’è un silenzio di
discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie e maniere che
determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole ,di delicato o di
sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene bene è concesso
a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci inciampano
spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare poco,non
dire niente di cui ci si possa pentire.
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Mademoiselle Madeleine de
Scudéry
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Madeleine
de Scudéry
«Saffo»
fu il soprannome dato, secondo la moda del tempo, a questa donna di lettere,
abituale frequentatrice dell’Hôtel de Rambouillet prima di aprire, nel 1652,
un proprio salotto letterario che diede a lungo il tono
al Preziosismo,
del quale fu una delle più note esponenti. La maggior parte delle celebrità
dell’epoca, Montausier, La Rochefoucauld, Madame de La Fayette, Madame de Sévigné, Conrart,
Chapelain,
Pomponne e Pellisson onorarono regolarmente le
conversazioni erudite ed eleganti dei «sabati di M.lle de Scudéry».
Sotto il nome del
fratello Georges de Scudéry, che non esitò mai a prendersi la paternità di un
gran numero di scritti della sorella, Madeleine fu l’autrice di successo di
lunghi romanzi galanti nei quali facilmente si riconoscevano i ritratti di
personaggi come il Condé, M.me de Longueville, Catherine de Vivonne de Rambouillet ecc.,
trasposti nell’antichità insieme con la vita della società mondana
contemporanea: Ibrahim ou l’Illustre Bassa (4 volumi, 1642);
Artamène ou le Grand Cyrus (1649-1653),
il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese (10 volumi); Clélie,
histoire romaine (10 volumi, 1654-1660),
in cui traspose l'amore per Pellisson; Almahide ou l’esclave reine (8
volumi, 1660);
Mathilde d’Aguilar, histoire espagnole (1667).
Luogo di analisi
raffinate della vita interiore dei personaggi, i cui ritratti hanno spesso un
rilievo stupefacente, queste opere hanno dato vita a emozioni nuove, come la
malinconia, la noia, l’inquietudine e certi sogni che prefigurano Rousseau. In Clélie, histoire romaine
figura una famosa Carte de Tendre alla geografia della galanteria,
rasentante l’affettazione, che distolse la corrente del preziosismo dal suo
originale modernismo.
Madeleine de
Scudéry attribuì al proprio alter ego, un personaggio dell’ Artamène ou le
grand Cyrus che ha nome Saffo, giudizi impietosi contro il matrimonio,
definito un’istituzione tirannica. La Scudéry, del resto, rimase sempre nubile.
Con Pellisson, col quale intrattenne una relazione
di grande fedeltà, ella ha influenzato La Fontaine e Molière
che pure sembra averla messa in ridicolo sotto il nome di «Magdelon»,
diminutivo di Madeleine, nella sua pièce Le preziose ridicole.
Madame de Rabutin-Chantal marquise de Sévigné
Madame de Rabutin-Chantal marquise de Sévigné
Data
di nascita: 5 febbraio 1626, Parigi
Data
di morte: 17 aprile 1696, Grignan
Madame de Sévigné
nacque a Parigi da un'antica famiglia borgognona:
Suo padre fu ucciso nel giugno 1627 nell'isola
di Ré durante la guerra contro gli inglesi. La moglie gli
sopravvisse di poco, così che Marie, rimase orfana nel 1633.
Marie sposò
Henri, marchese de Sévigné, un nobile bretone
benestante, il 4 agosto 1644, e risiedette con lui nel castello
"Les Rochers" luogo che ora deve a lei la sua rinomanza. Ebbe una
figlia, Françoise Marguerite, il 10 ottobre 1646
e un figlio, Charles, il 12 marzo 1648.
Il 4 febbraio 1651,
Henri de Sévigné, a seguito di una questione con il cavaliere d'Albret su una
certa signora di Gondran, si batté con lui rimanendo mortalmente ferito.
Rimasta orfana e
vedova a soli ventisei anni, Marie non si risposò più: a novembre si stabilì a
Parigi, ma trascorrendo una parte dell'anno a "Les Rochers". A Parigi
frequentò i salotti dell'aristocrazia, specialmente quello di Nicolas
Fouquet, ministro delle finanze di Luigi
XIV.
Madame de
Sévigné, molto legata alla figlia, intrattenne con lei una corrispondenza,
divenuta molto famosa, per tutta la vita: la prima lettera è datata 6 febbraio 1671.
Dal 1673,
(con una media di tre-quattro lettere ogni settimana)
Quella
corrispondenza, copiata e diffusa non si sa da chi, cominciò a circolare
pubblicamente: madame de Sévigné affermò tuttavia che quelle lettere erano in
sostanza dei documenti pubblici e concesse loro libera circolazione.
(continua con la indicazione dei refusi e relativa correzione )
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