La Carte de Tendre
Madeleine de Scudéry
Le Havre, 15 Novembre 1607 - Paris, 2 Giugno 1701
Una geografia della tenerezza.
intro - solo A
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Affinché voi comprendiate meglio il disegno di Madeleine de Scudéry
,vedrete che ha immaginato che si può provare tenerezza per tre cause
diverse:
per una grande stima,
per riconoscenza
o per inclinazione.
ed è ciò che l’ha obbligata a stabilire queste tre città di Tendre,
su tre fiumi che portano questi tre nomi e di immaginare anche queste
tre strade differenti per andarci.
E come si dice Cuma sul mar Ionio e Cuma sul Tirreno, così si dirà Tendre
sur Inclination, Tendre sur Estime, Tendre sur Reconnaisance.
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Boismortier - Andante - sonata prima (senza rit)
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Tuttavia siccome ha presunto che la tenerezza che nasce su Inclinazione non ha bisogno di
nient’altro per essere quella che è, Clélie, come potete vedere, non ha posto
nessun villaggio lungo i bordi di questo fiume, che va così veloce che non ci
sono soste da fare per andare da Nuova Amicizia a Tendre.
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Boismortier - sonata terza - Largo
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Madame de Sévigné a sua figlia (Mme de Grignan)
Vi scongiuro, cara figlia, di conservare i vostri occhi per i miei,
sapete che devono finire al vostro servizio.
Comprendete bene, mia bella, che nel modo in cui mi scrivete, bisogna
bene che pianga leggendo le vostre lettere.
Per capire qualcosa dello stato in cui sono per voi, aggiungete, mia
cara, alla tendresse e all’inclination naturale che ho per la
vostra persona, la piccola circostanza d’essere persuasa che mi amate, e
giudicate l’eccesso dei miei sentimenti.
Cattiva! Perchè mi nascondete talvolta tesori tanto preziosi? Avete paura
che io muoia di gioia? Ma non temete anche che io muoia per il dispiacere di
credere di vedere il contrario? Lasciatemi gioire di un bene senza il
quale la vita mi è dura e fastidiosa; non sono per niente parole, sono
verità!
A’ Paris, le mercredi 18e février [1671]
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coda
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Ma per arrivare a Tendre con la stima,
non è lo stesso: poiché Clélie ha messo ingegnosamente
altrettanti villaggi quante sono le piccole e grandi cose che
possono contribuire a far nascere, per stima, questa tenerezza di cui intende
parlare.
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Boismortier - sonata prima - allegro II
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Mme de Sévigné a sua figlia
(Mme de Grignan)
Non gettate così lontano i libri di La Fontaine. Ci sono favole che
vi rapiranno e dei racconti che vi affascineranno: la fine delle
Oche di fratello Filippo,
I Remois e Il Cagnolino;
tutto ciò è molto carino.
Solo quello che non è di questo stile è piatto.
Vorrei scrivere una favola che gli facesse intendere quanto è
miserabile forzare il suo talento a uscire dal suo genere, e quanto la follia
di voler cantare su tutti i toni crea cattiva musica.
La Fontaine non deve allontanarsi dalla grande capacità che ha di
raccontare.
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Jean de La Fontaine
La Donna e il Segreto
È difficile a chi porta le gonne il custodire un gran segreto in petto; quantunque sotto un simile rispetto, ci sian uomini peggio delle donne. Un marito per mettere alla prova la sua donna, una notte a dire uscì: - Nel ventre par che tutto mi si muova, provo un dolor che non provai fin qui. Ho fatto un ovo. - Un ovo, o Dio bambino! - Ecco, vedilo qui tiepido ancora, guardati ben dal dirlo. Ogni vicino mi chiamerebbe gallinetta allora -. La donna, nuova al caso, con spavento, per tutti i santi di tacer giurò. Ma non durò poi molto il giuramento, ché appena in Oriente il sol spuntò, scesa dal letto va da una comare e: - Amica, - dice, - amica, un caso novo, ma zitta, non mi fate bastonare, sapete? mio marito ha fatto un ovo. - Un ovo? - Signorsì, tre volte tanto i soliti, ma zitto in carità. - Gesummaria! - Tacete. - Dal mio canto non fiato, ve lo giuro, andate là -. Quando partì la femmina dell'ovo, l'amica che a cantar nel ventre sente il gran segreto, al solito ritrovo cammina a sparpagliarlo fra la gente. Ma in vece d'uno, nel contar la storia, disse che l'uomo n'avea fatti tre, e un'altra ancor più corta di memoria, in gran segreto quattro gliene dié. Il segreto era quello del magnano, tutti parlavan dell'avvenimento, e l'ovo crebbe sì di mano in mano, che in capo al dì n'aveva fatti cento. |
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coda - da capo a segno
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In effetti voi vedete che da Nuova Amicizia si passa a un
luogo che si chiama Grande Spirito, perché
solo da un grande spirito può nascere la stima!
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?
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à Mme de Grignan
Ecco le Maximes di M. de la Rochefoucault
riviste, corrette e aumentate: è da parte sua che ve le invio.
Ce ne sono di divine; e per mia onta ce
ne sono che io non capisco. Dio sa come voi le intenderete:
- Si on juge de l’amour par la plupart de ses effets,
il ressemble plus à la haine qu’à l’amitié
-S’il ya un amour pur et exempt du mélange de nos autres passions,
c’est celui qui est caché au fond du cœur, et que nous ignorons
nous-mêmes.
-L’amour aussi bien que le feu ne peut subsister sans un mouvement
continuel; et il cesse de vivre dès qu’il cesse d’espérer
ou de craindre.
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coda
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Poi vedete quei piacevoli villaggi di: Versi Graziosi, di Biglietto Galante e di Biglietto Dolce, che sono
le operazioni più abituali del grande spirito agli inizi di
un’amicizia.
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Da "La Guirlande de Julie" La Tulipe flamboyante" - Duc de
Montausier
Permettez-moi, belle Julie,
de mêler mes vives couleurs
à celles de ces rares fleurs
dont votre tête est embellie :
Je porte le nom glorieux
Qu’on doit donner à vos beaux yeux.
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Da "La Guirlande de Julie" , La Violette, di Jean Desmarets
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Franche d’ambition je me cache sous l’herbe,
modeste en ma couleur ,modeste en mon séjour;
Mais si sur votre front je me puis voir un jour,
la plus humble des fleurs sera la plus superbe.
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Poi, proseguendo per questa via vedete:
Sincerità, Gran Cuore, Probità, Generosità, Rispetto, Precisione e
bontà,
tutto di fronte a Tendre, Per far capire che non c’è vera stima senza bontà e che non si può arrivare a Tendre da quel lato
senza avere quella preziosa qualità.
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adagio son 4 solo primo rit.
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Ma,
Signora, siccome non ci sono sentieri dove non ci si possa smarrire, Clelia
ha fatto, come lo potete vedere, in modo che quelli che sono a Nuova
Amicizia, se prendono un po’ più a destra, o un po’ più a sinistra, si
possono smarrire! perché, se partendo dal Grande Spirito, si va a Negligenza, che voi vedete proprio di
fronte su questa carta; in seguito continuando questo smarrimento, si
arriva a Disuguaglianza!
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Boismortier
- sonata 6 - larghetto - INTRO
A’
Mme de Grignan
E’ domenica 26 aprile; questa lettera non partirà che mercoledì; ma
questa non è una lettera, ma il racconto che Moreuil mi ha appena fatto, per
voi, di quel che è accaduto a Chantilly relativo a Vatel, il cuoco del Re.
Vi
ho scritto venerdì che si era pugnalato: ecco l’affare in dettaglio:
Il
Re arrivò giovedì sera; la caccia, le lanterne, il chiar di luna, la
passeggiata, la merenda in un posto tappezzato di giunchiglie, tutto
andò a meraviglia.
Cenammo.
Ci furono alcuni tavoli dove mancò l’arrosto a causa di diversi
coperti imprevisti. Questo turbò molto Vatel; che pronunciò molte
volte:
”Ho
perso l’onore; ecco un affronto che non sopporterò".
Disse
a Gourville:” Mi gira la testa. Sono dodici notti che non dormo;
aiutatemi a dare ordini.” Gourville lo confortò come poté. Ma
quell’arrosto che era mancato, non alla tavola del Re, ma ai venticinquesimi,
gli tornava sempre in mente. Monsieur il Principe andò fino in camera sua, e
gli disse: ”Vatel, va tutto bene?; niente era bello come la cena del
Re.” E lui disse: ” Monseigneur la vostra bontà mi dà il
colpo di grazia; so che l’arrosto è mancato a due tavoli, non sopravvivrò a
quest’affronto; ho onore e reputazione da perdere.” . – Niente affatto,
disse il Principe, non preoccupatevi, va tutto bene.”
Boismortier
- sonata 6 - larghetto
Viene
la notte: i fuochi d’artificio non riescono, sono coperti da una nuvola;
erano costati sedicimila franchi. Alle quattro del mattino, Gourville
si burlò di lui. Vatel sale in camera sua, mette la sua spada contro la
porta e se la passa attraverso il cuore, ma non succede che al terzo
colpo, perchè ne aveva sferrati due che non erano stati mortali; cade
morto. Vanno in camera sua; urtano contro la porta, la sfondano; lo
trovano annegato nel suo sangue, si corre da Monsieur il Principe, che è alla
disperazione. Monsieur il Duca pianse, era su Vatel che ruotava tutto il suo
viaggio in Borgogna. Monsieur il Principe lo disse al Re con grande
tristezza. si è lodato e biasimato il suo coraggio. Tuttavia
Gourville cerca di porre riparo alla perdita di Vatel. E così è stato.
Si è pranzato molto bene, si è fatto merenda, si è cenato; si è
passeggiato, si è giocato, siamo stati a caccia; tutto era profumato di
giunchiglie, tutto era incantato.
à
Paris, ce dimanche 26e avril,1671.
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di
là a Tepore
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II
Aria - affettuoso
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Dite una parolina in una delle vostre lettere, di Mme de
Lavardin; è entusiasta del vostro merito, ed io, bambina mia, della tenerezza
che ho per voi. Se non ve ne parlo ancora abbastanza di buon grado, è per
discrezione; ma, in una parola, mi occupate interamente, e senza darvi nessun
appuntamento spirituale, come Mlle de Scudéry, siate sicura che non
sapreste pensare a me in nessun momento in cui io non pensi a voi, non
sapreste pensarci a torto, piccina mia. Ma guardate un po’ la luna,
questa
luna che guardo anch' io; vediamo la stessa cosa, s ebbene a duecento leghe
lontane l’una dall’altra.
A
Paris, ce vendredi 20emars [1671]
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di
qua a Leggerezza;
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MUSICA?
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cembalo
sotto il testo
"Ho
comprato, per farmi una veste da camera, una stoffa come quella che avete voi
per la vostra ultima sottana. È ammirevole. C'è un po' di verde, ma domina il
viola, insomma, ho dovuto soccombere. Si voleva farmela foderare di color
fuoco, ma ho trovato che sarebbe apparsa, da parte mia, un'impenitenza
finale. Il di sopra è fragilità pura, ma il disotto sarebbe stata una volontà
determinata che mi è sembrata contro tutti i buoni costumi, e allora mi son
gettata nel taffettà bianco».
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e a
Oblio;
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Aux Rochers,
Finalmente,
figlia mia, eccoci in questi poveri Rochers.
Quale
modo di rivedere questi viali, queste insegne,
questo
studiolo, questi libri, questa camera, senza morire di tristezza?
Ci
sono ricordi piacevoli;
ma
ce ne sono di così vivi e teneri, che si fa fatica a sopportarli: ne fan
parte quelli che ho di voi.
Non
capite affatto bene l’effetto che questo può fare in un cuore come il mio?
Se
i continuate a stare bene, cara bambina mia, non verrò a trovarvi
che l’anno venturo:l a Bretagna e la Provenza non sono compatibili.
Sono
una cosa strana i grandi viaggi: se si restasse sempre nello stato in
cui si è quando si arriva, non si uscirebbe mai dal luogo in cui si è;
ma la Provvidenza fa in modo che si dimentichi;
è
la stessa che serve alle donne che hanno partorito. Dio permette quest’oblio perché il mondo non finisca e si facciano
viaggi in Provenza.
Talvolta
ho qualche fantasticheria in questi boschi, di una tale cupezza, che ne torno
più mutata che dopo un accesso di febbre.
dimanche
31e mai
musica
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Invece
di trovarsi a Tendre con Stima, ci si troverebbe al Lago dell’Indifferenza che vedete segnato su questa carta,
e che con le sue acque tranquille rappresenta, senza dubbio molto
giustamente, la cosa di cui porta il nome in questo luogo.
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A’ Paris,vendredi 23efévrier 1680.
Venne in carrozza da Vincennes a Paris;
soffocò un po’ e fu imbarazzata.
La si volle far confessare, nessuna
notizia.
alle cinque la si legò e, con una torcia in
mano, apparve nel patibolo,vestita di bianco; (è una sorta d’abito per il
rogo.)
Era molto rossa e si vedeva che
respingeva il confessore e il crocifisso con violenza.
A Notre-Dame, non volle mai
pronunciare l’ammenda onorevole e, alla Grève, si difese quanto poté
per uscire dal patibolo:
La si tirò con la forza. La si mise sul
rogo, seduta e legata col ferro. La si coprì di paglia. Bestemmiò
molto, respinse la paglia cinque o sei volte, ma alla fine il fuoco
aumentò e la si è persa di vista e le sue ceneri sono ora
nell’aria.
coda (A)?
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Ecco la morte di MmeVoisin,
celebre per i suoi crimini e la sua empietà. si crede che ci saranno grandi
conseguenze che ci sorprenderanno. Un giudice, cui,mio figlio diceva l’altro
giorno che era una strana cosa di farla bruciare a fuoco lento,
gli disse:”Ah! monsieur, ci sono certi piccoli addolcimenti a causa
della debolezza del sesso.-Eh che! monsieur le si strangola? –No,ma gli si
gettano ceppi sulla testa; i ragazzi del boia strappano loro la testa con
uncini di ferro.” vedete bene, figlia mia, che ciò non è così terribile come
si pensa.
Le soleil ni la mort ne se peuvent
regarder fixement.
Allemanda della sonata n VI
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17 luglio 1676
Finalmente è fatta, la Brinvilliers è
nell’aria. Il suo povero corpicino è stato gettato, dopo l’esecuzione, in
un rogo molto grande, e le ceneri al vento, così che la respireremo, e
con la comunicazione dei piccoli spiriti ci attaccherà qualche umore
velenoso di cui saremo tutti stupiti.
Fu giudicata ieri.
stamattina, le si è letta la sua
sentenza , che era di fare ammenda onorevole a Notre-Dame e avere la
testa tagliata, il corpo bruciato, le ceneri al vento.
La si è presentata all’interrogatorio sotto
tortura; ha detto che non ce n’era bisogno e che avrebbe detto tutto!
coda
In effetti, fino alle cinque della
sera ha raccontato la sua vita, ancora più spaventosa di quanto si pensasse.
Ha avvelenato dieci volte di seguito suo
padre, i fratelli e parecchi altri.
E sempre l’amore e le confidenze mischiate
dovunque!
Alle sei la si è condotta, nuda, in camicia
e la corda al collo, a Notre-Dame a fare l’ammenda onorevole.
Poi la si è rimessa sul carro, dove l’ho
vista gettata all’indietro sulla paglia, con una cuffia bassa e
la camicia, un dottore al seguito, il boia dall’altro lato. Veramente questo
mi ha fatto fremere.
si presenta eroicamente :
”Messieurs, dice, "andiamo,
che si concluda.”
Fu spedita all’istante.
Che ne dite di questa sorta di coraggio?
So ancora mille raccontini gradevoli come
questo...
Mentre siamo fra questi orrori, voi siete
al ballo, date grandi cene, il mio nipotino è a teatro e danza a
meraviglia; in verità, è quel che si chiama il carnevale!
allegro sonata quinta
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Così questa ragazza saggia che vuole far
conoscere su questa carta che non aveva mai avuto Amore, fa sì che il fiume
dell’Inclinazione si getta in un mare che si chiama il Mare Pericoloso; perchè è abbastanza pericoloso
per una donna, andare un po’ al di là delle ultime
frontiere dell’Amicizia;
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MUSICA intro
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Charles Perrault - Barbableu
"Insomma vuoi scendere, sì o no?",
urlava Barbablu. "Un'altro momentino" rispondeva la moglie: e
tornava a gridare: "Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir
nessuno?". "Vedo" ella rispose "due cavalieri che vengono
in qua: ma sono ancora molto lontani." "Sia ringraziato
Iddio", aggiunse un minuto dopo, "sono proprio i nostri fratelli:
io faccio loro tutti i segni che posso, perché si spiccino e arrivino
presto." Intanto Barbablu si messe a gridare così forte, che fece
tremare tutta la casa. La povera donna ebbe a scendere, e tutta scapigliata e
piangente andò a gettarsi ai suoi piedi: "Sono inutili i
piagnistei", disse Barbablu, "bisogna morire". Quindi
pigliandola con una mano per i capelli, e coll'altra alzando il coltellaccio
per aria, era lì lì per tagliarle la testa. La povera donna, voltandosi verso
di lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese un ultimo istante per
potersi raccogliere. "No, no!", gridò l'altro, "raccomandati
subito a Dio!", e alzando il braccio...In quel punto fu bussato così
forte alla porta di casa, che Barba-blu si arrestò tutt'a un tratto; e appena
aperto, si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata la spada, si
gettarono su Barbablu e, colla spada lo passarono da parte a parte e lo
lasciarono morto.
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MUSICA coda
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e fa poi sì che al di là di questo mare, c’è quel che
chiamiamo Terre Sconosciute, perché in effetti noi non sappiamo
per niente quel che c’è e non crediamo che nessuno sia stato più lontano di
Ercole;
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sarabanda son 5
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così che in questo modo Clélie ha trovato la
possibilità di fare una gradevole morale dei sentimenti, con un semplice
gioco della sua mente; e di far capire in modo molto particolare, che non ha
affatto ricevuto amore, e che non ne può avere.
sonata VI minuetto - 1 2 3
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• Marc-Antoine
Charpentier (Parigi, 1634
– Parigi,1704)
•
Do maggiore - Allegro e guerriero
• Do minore - Triste
ed oscuro
• Re maggiore -
Gioioso ed assai guerriero
• Re minore - Grave
e devoto
• Mi maggiore -
Litigioso e stridulo
• Mi minore -
Effeminato, amorevole e lamentevole
• Mib maggiore -
Duro e crudele
• Mib minore -
Spaventoso
• Fa maggiore -
Furioso ed impetuoso
• Fa minore - Oscuro
e lamentevole
• Sol maggiore -
Dolcemente gioioso
• Sol minore - Serio
e magnifico
• La maggiore -
Gioioso e rustico
• La minore - Tenero
e lamentevole
• Sib maggiore -
Magnifico e gioioso
• Sib minore -
Oscuro e terribile
• Si maggiore -
Severo e lamentevole
• Si minore -
Solitario e melanconico
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L’ arte della conversazione di M. de la
Rochefoucault per aprire la discussione del pubblico sul tema del linguaggio
rinnovato, strumento per cambiare la condizione sottomessa della dama.
La conversazione era ,con la lettura,una
delle distrazioni degli habitués delle ruelles ,ovvero di quelli che
nel XVIII s. si chiameranno poi i salotti .Considerata ad un tempo come
un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita.
Quel che rende poche
persone gradevoli nella conversazione: il fatto che ognuno pensi più a quello
che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli altri dicono, e che non
si ascolta quasi quando si ha molta voglia di parlare. Tuttavia è necessario
ascoltare quelli che parlano; bisogna dar loro il tempo di farsi comprendere,
e sopportare anche che dicano cose inutili.
Ben lungi dal
contraddirli e dall’interromperli ,si deve, al contrario entrare nella
loro mente e nel loro gusto, mostrare che li si capisce, lodare quel
che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere che è piuttosto
per scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per piacere agli
altri, occorre parlare di quel che essi amano, e di ciò che li tocca, evitare
le dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande, e non lasciar
loro mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
Si devono dire le cose con
un’aria più o meno seria e su temi più o meno elevati, secondo l’umore e la
capacità delle persone che si intrattengono e ceder loro lietamente il
privilegio di decidere, senza obbligarli a rispondere, quando non hanno
voglia di parlare. Dopo aver soddisfatto così ai doveri della buona
educazione, si possono esprimere i propri sentimenti, mostrando che si cerca
di appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano ,senza atteggiamenti di
presunzione né di ostinazione.
Evitiamo soprattutto di parlare spesso di noi
stessi e di porci come esempio. niente è più sgradevole di un uomo che cita
se stesso ad ogni proposito.
Non si può nemmeno applicarsi troppo a
conoscere l’inclinazione e la capacità intellettiva di quelli a
cui si parla, accordarsi alla mente di colui che l’ha più vivace,
senza ferire la tendenza o l’interesse degli altri con questa
preferenza. Allora si devono far valere tutte le ragioni che egli ha
detto, aggiungendo modestamente i nostri propri pensieri ai suoi,
facendogli credere, per quanto è possibile, che è da lui che li si assume.
Non bisogna mai dire nulla con un’aria di
autorevolezza, né mostrare alcuna superiorità intellettuale; rifuggiamo dalle
espressioni troppo ricercate, dai termini duri o forzati, e non serviamoci
affatto delle parole più grandi delle cose. Non è vietato conservare le
proprie opinioni, se sono ragionevoli, ma bisogna arrendersi alla ragione
appena essa appare, da qualunque parte venga:lei sola deve regnare sui nostri
sentimenti, ma seguiamola senza urtare i sentimenti degli altri,
e senza far apparire il disprezzo per quello che hanno detto: è pericoloso
voler essere sempre il padrone della conversazione,e di spingere troppo
lontano una buona ragione quando la si è trovata . L’onestà vuole che si
nasconda talvolta la metà della propria intelligenza e che si gestisca con
cura un testardo che si difende male, per risparmiargli l’onta di cedere. Non
piacciamo certo quando si parla troppo a lungo e troppo spesso di
una stessa cosa, e si cerca di volgere la conversazione su soggetti di cui ci
si crede più competenti degli altri. bisogna entrare indifferentemente su
tutto quel che loro aggrada, soffermarcisi tanto quanto lo vogliano, e
allontanarsi da tutto quel che non è conveniente per loro.
Ogni sorta di conversazione ,anche se
elevata non è adatta ad ogni genere di persone d’intelletto:
bisogna scegliere ciò che è di loro gusto ,ciò
che conviene alla loro condizione,al loro sesso,ai loro talenti,e scegliere
anche il tempo per dirlo. Osserviamo il luogo,l’occasione,l’umore,in cui si
trovano le persone che ci ascoltano ,perché se occorre molta arte per saper
parlare a proposito,non ne occorre meno per saper tacere. Esiste un
silenzio eloquente che serve ad approvare e a condannare,c’è un silenzio di
discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie e maniere che
determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole ,di delicato o di
sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene bene è concesso
a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci inciampano
spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare poco,non
dire niente di cui ci si possa pentire.
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Madeleine de Scudéry
«Saffo» fu il soprannome dato, secondo la moda del tempo, a questa donna di
lettere, abituale frequentatrice dell’Hôtel
de Rambouillet prima di aprire, nel 1652, un proprio salotto letterario che diede a lungo il tono al Preziosismo, del quale fu una delle più note esponenti. La maggior parte delle
celebrità dell’epoca, Montausier, La
Rochefoucauld, Madame
de La Fayette, Madame
de Sévigné, Conrart, Chapelain, Pomponne e Pellisson onorarono regolarmente le conversazioni erudite ed eleganti dei «sabati di
M.lle de Scudéry».
Sotto il nome del fratello Georges de Scudéry, che non
esitò mai a prendersi la paternità di un gran numero di scritti della sorella,
Madeleine fu l’autrice di successo di lunghi romanzi galanti nei quali
facilmente si riconoscevano i ritratti di personaggi come il Condé, M.me de Longueville, Catherine
de Vivonne de Rambouillet ecc.,
trasposti nell’antichità insieme con la vita della società mondana
contemporanea: Ibrahim ou l’Illustre Bassa (4 volumi, 1642); Artamène ou le Grand Cyrus (1649-1653), il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese (10 volumi); Clélie,
histoire romaine (10 volumi, 1654-1660), in cui traspose l'amore per Pellisson; Almahide ou l’esclave reine
(8 volumi, 1660); Mathilde d’Aguilar, histoire espagnole (1667).
Luogo di analisi raffinate della vita interiore dei
personaggi, i cui ritratti hanno spesso un rilievo stupefacente, queste opere
hanno dato vita a emozioni nuove, come la malinconia, la noia, l’inquietudine e
certi sogni che prefigurano Rousseau. In Clélie, histoire romaine figura una famosa Carte de Tendre
alla geografia della galanteria, rasentante l’affettazione, che distolse la
corrente del preziosismo dal suo originale modernismo.
Madeleine de Scudéry attribuì al proprio alter ego, un
personaggio dell’ Artamène ou le grand Cyrus che ha nome Saffo,
giudizi impietosi contro il matrimonio, definito un’istituzione tirannica. La Scudéry, del resto, rimase sempre
nubile.
Con Pellisson, col quale intrattenne una relazione di grande fedeltà, ella ha
influenzato La Fontaine e Molière che pure sembra averla messa in ridicolo sotto il nome di «Magdelon»,
diminutivo di Madeleine, nella sua pièce Le
preziose ridicole.
Madame Marie de Rabutin-Chantal,Marquise de Sévigné
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Data di nascita:5 febbraio 1626,Parigi
Data di morte:1 aprile 1696,Grignan
Madame de Sévigné nacque a Parigi da un'antica
famiglia borgognona: Suo padre fu ucciso nel giugno 1627 nell'isola di Ré durante la guerra contro gli inglesi. La moglie gli sopravvisse di poco,
così che Marie, rimase orfana nel 1633.
Marie sposò Henri, marchese de Sévigné, un
nobile bretone benestante, il 4 agosto 1644, e risiedette con lui nel castello "Les Rochers" luogo che ora
deve a lei la sua rinomanza. Ebbe una figlia, Françoise Marguerite, il 10
ottobre 1646 e un figlio, Charles, il 12 marzo 1648.
Il 4 febbraio 1651, Henri de Sévigné, a seguito di una questione con il cavaliere d'Albret su
una certa signora di Gondran, si batté con lui rimanendo mortalmente ferito.
Rimasta orfana e vedova a soli ventisei anni, Marie
non si risposò più: a novembre si stabilì a Parigi, ma trascorrendo una parte
dell'anno a "Les Rochers". A Parigi frequentò i salotti dell'aristocrazia, specialmente quello di Nicolas Fouquet, ministro delle finanze di Luigi XIV.
Madame de Sévigné, molto legata alla figlia,
intrattenne con lei una corrispondenza, divenuta molto famosa, per tutta la
vita: la prima lettera è datata 6 febbraio 1671. Dal 1673, (con una media di tre-quattro lettere ogni settimana)
Quella corrispondenza, copiata e diffusa non si sa da
chi, cominciò a circolare pubblicamente: madame de Sévigné affermò tuttavia che
quelle lettere erano in sostanza dei documenti pubblici e concesse loro libera
circolazione.
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