Cara Marion,
Credo di averti già detto che propongo due diversi usi del bollettino:a
te scegliere se vale la pena di cercare di imitare,pur dichiarando il falso,il
punto di vista di Bachamont oppure se non sia il caso di usare sì la forma del
bollettino del compagno di Madame Doublet,ma semplicemente per introdurre i
brani secondo il nostro punto di vista che ne interpreta i punti salienti con
uno spirito di attualizzazione e dunque li introduce consentendo una maggiore
consapevolezza. Naturalmente quelli proposti sono appena abbozzati ,tanto per
rendere l’idea. Sarebbero ,comunque,tutti da riscrivere.
A domani dunque per gli auguri e il resto,
Mariel
PS.Spero entro domani sera di darti il resto, in modo che
tu possa avere una panoramica all’interno della quale scegliere:saranno brani
famosi e determinanti per la formazione del nuovo Stato,ma anche molti brani di
teatro e di romanzi che mostrano come gli intellettuali già intravvedessero le
nuove tipologie sociali che diventeranno protagoniste,con le loro solo apparenti contraddizioni .
3.Lo voglio proprio vedere se ai cafés possono,vogliono e sono capaci di proporre temi come questi. La natura del potere: l’ironia più caustica degli scrittori per denunciarne i limiti. La razionalità più rigorosa e limpida dei filosofi per progettare la struttura per un futuro più giusto.
Sono ansioso di assistere al dibattito che le letture proposte sapranno
animare con i nostri ospiti.
Montesquieu
A.
Les Lettres Persanes
Lettre XXIV
Rica à Ibben à Smyrne
Il re di Francia è il principe più potente
d’Europa,non ha affatto miniere d’oro come il re di Spagna,il suo vicino;ma ha
più ricchezze di lui,perché le trae dalla vanità dei suoi sudditi,più
inestinguibile delle miniere. Lo si è visto intraprendere o sostenere grandi
guerre senza avere altri fondi che titoli onorifici da vendere e,per un
prodigio dell’orgoglio umano,le sue truppe si trovavano pagate,le sue fortezze
equipaggiate e le sue flotte armate.
D’altronde questo re è un
gran mago: esercita il suo imperio sullo spirito stesso dei suoi sudditi;li fa
pensare come vuole. Se non ha che un milione di scudi nel suo tesoro,e ne abbia
bisogno di due,non ha che da convincerli che uno scudo ne vale due,e loro lo credono.[…]
Arriva perfino a far loro credere che li
guarisce da ogni sorta di male con l’imposizione delle sue mani;tale è la forza
e la potenza ch’egli ha sugli spiriti.
Denis Diderot
B.
Enciclopedia
Articolo “Autorità politica”
Nessun uomo ha ricevuto dalla
natura il diritto di comandare gli altri. La libertà è un dono del Cielo,e ogni individuo della
stessa specie ha il diritto di goderne come
gode della ragione. Se la natura ha
stabilito qualche autorità,è il
potere paterno;ma l’autorità paterna
ha i suoi limiti;e nello stato di natura,finirebbe appena i figli fossero in
condizione di gestirsi. Ogni altra autorità
ha altra origine della natura. Che la si esamini bene e la si farà sempre
risalire a una di queste due fonti:o la forza e la violenza di colui che se ne
è impadronito;o il consenso di coloro
che vi si sono sottomessi con un contratto fatto o supposto fra loro e colui al
quale essi hanno conferito l’autorità.
Il potere che si acquisisce
con la violenza non è che un’usurpazione e non dura che il tempo in cui la
forza di chi comanda l’ha vinta su quella di coloro che obbediscono; in modo
che ,se questi ultimi diventano a loro volta
i più forti e scuotono il giogo,lo fanno con altrettanti diritto e giustizia
dell’altro che glielo aveva imposto. Talvolta l’autorità che si stabilisce con la violenza cambia di natura;è quando
continua e si mantiene col consenso espresso da coloro che sono stati sottomessi; ma rientra di là la seconda
specie di cui sto per parlare e colui
che se l’era arrogata ,divenendo allora principe, cessa d’essere tiranno.
Il potere,che viene dal
consenso dei popoli ,suppone necessariamente condizioni che ne rendono l’uso
legittimo,utile alla società,vantaggioso alla repubblica,e che la fissano e la
restringono nei limiti,perché l’uomo non deve né può darsi interamente e senza riserva
a un altro uomo,perché ha un padrone superiore,al di sopra di tutto al quale soltanto appartiene interamente..E’ Dio,il
cui potere è sempre immediato sulla
creatura,padrone tanto geloso quanto assoluto e che non perde mai i propri
diritti e non li comunica affatto..
Jean Jacques Rousseau
C.
Discours sur l’origine de l’inégalité
L’origine della proprietà.
Finché gli uomini si
contentarono delle loro capanne rustiche,finché si limitarono a cucire i loro
abiti di pelle con spine o lische,a dipingersi il corpo di diversi colori,a
ornarsi di piume o di conchiglie,a perfezionare o abbellire i loro archi o le loro frecce,a tagliare con
pietre affilate qualche canotto da
pescatore o alcuni
grossolani strumenti musicali;in
una parola,finché non si applicarono che ad opere che uno solo poteva fare e
che ad attività che non avevano bisogno del concorso di più mani,vissero liberi
,sani,buoni,e felici per quanto lo potevano essere per loro natura ,e
continuarono a godere fra loro delle dolcezze di un commercio indipendente:ma
dall’istante in cui un uomo ebbe dell’aiuto
di un altro,dacché ci si accorse che era utile a uno soltanto avere provviste per due,l’uguaglianza sparì,la
proprietà si introdusse ,il lavoro
diventò necessario, e le vaste foreste
si trasformarono in campagne ridenti che occorse innaffiare del sudore degli
uomini,e nelle quali si vide ben presto la schiavitù e la miseria
germinare e crescere con le messi.
La metallurgia e
l’agricoltura furono le due attività la cui invenzione produsse questa grande
rivoluzione.
Per il poeta,è l’oro e
l’argento; ma per il filosofo sono il ferro e il grano che hanno civilizzato
gli uomini,e perduto il genere umano.
Voltaire
D.
Lettera a Rousseau
Aux Délices près de Genève
[30 août 1755]
Ho ricevuto,Signore,il vostro
nuovo libro contro il genere umano;ve ne ringrazio;piacerete agli uomini ai
quali dite le loro verità,e non li correggerete. Dipingete con colori ben veri gli orrori della società umana
la cui ignoranza e debolezza si promettono tante dolcezze. Non abbiamo mai
impiegato tanto spirito a volerci rendere bestie.
Viene voglia di camminare a
quattro zampe quando si legge la vostra opera. Tuttavia come sono più di
sessant’anni che ne ho perso l’abitudine,sento sfortunatamente che mi è
impossibile riprenderla. E lascio
Questa andatura naturale a coloro che ne sono più degni di voi e di
me. Non posso più imbarcarmi per andare a trovare i selvaggi del Canada,per
prima cosa perché le malattie a cui sono
condannato mi rendono necessario un medico europeo,in secondo luogo perché la
guerra è portata in quei paesi e gli esempi delle nostre nazioni hanno reso i
selvaggi quasi altrettanto cattivi di noi. Mi limito a essere un selvaggio
pacifico nella solitudine che ho scelto nella
patria vostra dove anche voi dovreste essere.*
*Allusione alla Svizzera,
Château de Fernay,dove vive Voltaire e dove Rousseau è nato.
*****
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