Cara
Marion,
mi sono
sforzata di raccogliere un po’ di materiali per mandarteli ora che sarai a casa
per qualche giorno e ,forse ,avrai qualche minuto per guardarli un po’. Se il
mio lavoro è quello del tessitore,del mercante di stoffe e del tintore ,che sceglie i colori
più interessanti per i suoi tessuti,almeno secondo la sua idea,il tuo,
o almeno
quello che io ti ho attribuito nella mia testa è quello del sarto che sceglie
le stoffe opportune nel campionario,le taglia(che è la parte del lavoro che ti
riesce da campione),e le cuce
con un
filo leggero così sottile da far sembrare,alla fine ,che tutto è stato concepito
fin dall’origine come un unicum.
Appena sarai
pronta,fammi sapere le tue impressioni e le tue prime decisioni,per sapere
quale supplemento di lavoro mi aspetta .I miei amici(Isabella ,insegnante di
francese,Eugenio,ex allievo di francese,esperto di teatro,Gabriela,di cui sai
tutto e che può leggere indifferentemente italiano e francese)sono avvisati che
tu potrai affidar loro dei brani da leggere. Chiedono solo di saperlo qualche
giorno prima per preparare un minimo la lettura .Io,per mio conto,vorrei anche
sapere ,appena lo hai deciso ,se la prova generale è per il 7 o per l’8 e a che ora e dove,per potermi organizzare.
Non ti posso ancora augurare buone feste e ,neanche, buone vacanze,Spero di completare l'invio provvisorio prima di Natale.Entro domani sera ti farò certo un altro invio.Non so se completo. Sarà comunque l'occasione per gli auguri.
Un abbraccione
Mariel
Mariel
Bollettini,sempre secondo l’uso del salotto di
Mme Doublet ,ma come didascalie che servono a introdurre,secondo il nostro
punto di vista , gli stralci di documentazione.
4.Ed è dalle opere dei filosofi che cominciano ad affiorare
l’ordito e la trama del necessario cambiamento.
L’analisi storica , sociale,antropologica nonché psicologica, sembra preparare quella giuridica.
Montesquieu
A.
L’esprit des lois,livre II,ch.II.
Dei governi.
Ci sono tre specie di
governi:il repubblicano,il monarchico e
il despotico. Per scoprirne la natura basta l’idea che ne hanno le il corpo
del popolo,o soltanto una parte del popolo persone meno istruite. Suppongo tre
definizioni,o piuttosto tre fatti:uno ,che “il governo repubblicano è quello in cui ha
il potere sovrano,il monarchico, quello
in cui uno solo governa,ma con leggi fisse e stabilite,invece nel dispotico,uno solo,senza leggi e senza
regole,trascina tutto con la sua volontà e con i suoi capricci”.
Il governo repubblicano si suddivide a sua volta in democrazia e aristocrazia:
quando,nella repubblica,il corpo
del popolo ha il potere sovrano,è una democrazia.
Quando il potere sovrano è nelle mani di una parte del popolo,ciò si chiama
una aristocrazia.
B.
L’esprit des lois,livre III,ch.III
Principio democratico.
Non occorre molta probità
perché un governo monarchico o un governo dispotico si mantenga o si sostenga.
La forza delle leggi nell’uno e il braccio del principe sempre alzato
nell’altro,regolano o contengono tutto. Ma in uno stato popolare ci vuole una
molla in più,che è la virtù.
Quel che dico è confermato
dal corpo intero della storia ed è molto conforme alla natura delle cose.
Perché è chiaro che in una monarchia in cui colui che fa eseguire le leggi si
giudica al di sopra di esse,occorre meno
virtù che in un governo popolare ,in cui colui
che fa eseguire le leggi sente che vi è
egli stesso sottomesso
e che ne porterà il peso.
E’ ancora chiaro che il monarca che per
cattivo consiglio o per negligenza,cessa
di fare eseguire le leggi,può agevolmente riparare il male: non c’è che da
cambiare di Consiglio,o correggersi da questa stessa negligenza. Ma quando ,in
un governo popolare ,le leggi hanno cessato di essere eseguite,siccome ciò non
può avvenire che dalla correzione della repubblica,lo Stato è già perduto.
C.
L’esprit des lois,libro III, ch.VII.
Principio della monarchia.
Mi affretto,e cammino a
grandi passi affinché non si creda che io faccia una satira del governo
monarchico. No;se manca una molla ,ce n’è un’altra:l’onore,cioè il pregiudizio di ogni persona e di ogni condizione prende
il posto della virtù politica di cui ho parlato e la rappresenta dovunque. Vi
può ispirare le più belle azioni,può,unito alla forza delle leggi,condurre a buon
fine il governo come la virtù stessa.
D.
L’esprit des lois,livre III,ch.IX.
Principio del governo dispotico.
Come serve la virtù in una
repubblica,e in una monarchia,l’onore,occorre la paura in un governo
dispotico:quanto alla virtù non è per niente necessaria e l’onore vi sarebbe
pericoloso.
Un governo moderato può,finché
lo vuole,e senza pericolo allentare le sue molle. Si mantiene con le sue leggi
e con la stessa sua forza. Ma
,quando,nel governo dispotico il principe cessa per un momento di levare il
braccio,quando non può annullare all’istante coloro che hanno i primi posti,tutto
è perduto:poiché la molla del governo,che è la paura,non essendoci più,il popolo non ha più protettore.
Jean Jacques Rousseau
Du Contrat Social
E.
De la liberté naturelle à la liberté civile.
Questo passaggio dallo stato di natura mallo stato civile produce nell’uomo un
cambiamento molto notevole,sostituendo nella sua condotta la giustizia
all’istinto e attribuendo alle sue azioni
la moralità
che mancava loro
precedentemente. E’ solo allora che,la voce del dovere succedendo all’impulso
fisico
e il diritto all’appetito,l’uomo
che fino ad allora non aveva guardato che se stesso si vede forzato ad
agire su altri principi,e di consultare la sua
ragione prima di ascoltare le sue inclinazioni. Sebbene si privi in questo
stato di parecchi vantaggi che deriva dalla natura,ne guadagna di così
grandi,le sue facoltà si esercita tal punto ano e si sviluppano,le sue idee si
espandono,i suoi sentimenti si nobilitano,la sua anima tutta intera
si eleva a
tal punto che ,se gli abusi di questa nuova condizione non lo degradavano spesso al di sotto di quella da cui è uscito,dovrebbe
benedire senza tregua l’istante felice che da lì lo strappò per sempre, e che
,di un animale stupido e limitato ,fece un essere intelligente e un uomo.
Riduciamo tutta questa bilancia
a termini facili da comparare: ciò che l’uomo perde col contratto sociale,è la sua libertà naturale e un diritto illimitato
a tutto ciò che lo tenta e che può raggiungere;quel che guadagna è la libertà civile e la proprietà di
tutto quel che possiede. Per non sbagliarci nelle compensazioni ,bisogna ben distinguere la libertà naturale ,che non ha altri limiti che le forze dell’individuo ,dalla
libertà civile ,che è limitata dalla
volontà generale;e il possesso che
non è che l’effetto della forza o del diritto del primo occupante ,dalla proprietà che non può essere fondata che su un titolo positivo.
Si potrebbe,su ciò che
precede,aggiungere all’acquisizione dello stato
civile la libertà morale , che
soltanto rende l’uomo davvero padrone di
sé:poiché l’impulso del solo appetito è la schiavitù ,e l’obbedienza alla legge
che ci si è prescritta è libertà.
Voltaire
Dictionnaire philosophique
F.
Article “Torture”
I Romani non inflissero la tortura che agli schiavi,ma
gli schiavi non erano considerati uomini..Non c’è apparenza non più che un
consigliere del tribunale criminale del parlamento di Parigi guarda come uno
dei suoi simili un uomo che gli si conduce smunto, pallido
disfatto,gli occhi cupi,,la barba lunga e
sporca,coperta di parassiti da cui è
stato divorato in una galera. Egli si
concede il piacere di applicarlo alla
grande e alla piccola tortura,in presenza di un chirurgo che gli tasta il
polso,fino a che sia in pericolo di morte,dopo di che si ricomincia e,come dice
molto bene la commedia dei Plaideurs (di
Racine)”Ciò fa sempre passare un’ora o due”.
Il grave magistrato che ha
comprato per qualche soldo il diritto di fare queste esperienze sul suo
prossimo,
racconterà a cena a sua
moglie quel che è accaduto la mattina. La prima volta la signora ne è stata
stravolta
,la seconda ci ha preso
gusto,perché,dopotutto le donne sono curiose;e in seguito la prima cosa che lei
gli dice quando rientra a casa in toga:”Cuoricino mio,oggi non avete
fatto infliggere la tortura a nessuno?”
I Francesi,che passano,non so
perché,per un popolo molto umano,si
sorprendono che gli Inglesi ,che hanno avuto l’inumanità di prenderci tutto il
Canada,abbiano rinunciato al piacere di infliggere la tortura.
Quando il cavaliere de La
Barre,nipote di un luogotenente generale dell’esercito,giovanotto di molto
spirito e di grande speranza,ma avendo tutta la storditezza di una gioventù
sfrenata,fu convinto d’aver cantato canzoni empie,e anche d’aver passato davanti a una processione di cappuccini senza aver
tolto il cappello, i giudici di Abbeville, gente comparabile ai senatori
romani,ordinarono,non soltanto che gli si strappasse la lingua,che si si
tagliasse la mano,che gli si bruciasse il corpo a fuoco lento;ma gli
applicarono ancora la tortura per sapere con precisione quante canzoni aveva
cantato e quante processione aveva visto passare,col cappello in testa.
Non è nel XIIIe o
nel XIVe secolo che questa avventura è accaduta,è nel XVIIIe .Le
nazioni straniere giudicano della Francia dagli spettacoli,dai romanzi,dai
versi graziosi,dalle ragazze dell’Opéra,che hanno costumi molto dolci,dai
nostri ballerini dell’Opéra,che posseggono la grazia,da Mme Clairon,che declama
versi da rapirci .Non sanno che non c’è per niente, in fondo,nazione più
crudele della francese.
Marivaux
Le Paysan parvenu
G.
Première partie.
Fui di ritorno a casa nel
momento in cui ci si stava per mettere a tavola. Mannaggia,la succulenta
cenetta!Ecco quel che si chiama brodo,per non parlare di un piattino d’arrosto
d’una finezza,di una
cottura così perfetta … Bisognava
aver l’anima ben rodata dalla prova del piacere che possono offrire i buoni bocconi,per
non cadere nel peccato di leccornia
mangiando di quell’arrosto e poi di quel ragù poiché ce n’era di una
delicatezza di condimento che non ho mai incontrato altrove.Se i mangiasse in
cielo,non vorrei essere meglio servito;Maometto,di quel pasto ,avrebbe potuto
fare una delle gioie del suo paradiso.
Le nostre dame non mangiavano
per niente bollito,non faceva che apparire sulla tavola,e poi lo si toglieva
per darlo ai poveri.(…)
Mai avevano appetito;almeno
non si poteva vedere affatto quello che esse avevano;facevano sparire i bocconi;
sparivano senza che paressero quasi toccarli..Si vedevano quelle dame servirsi con
negligenza con le loro forchette,appena avevano la forza di aprire la
bocca;gettavano sguardi indifferenti su quella bella vita:Oggi non ho punto
gusto. E io neppure. Trovo tutto insipido. E io tutto troppo salato.
Quei discorsi mi gettavano la
polvere negli occhi,di modo che io credevo di vedere le creature più disgustate
del mondo,e tuttavia il risultato di tutto questo era che i piatti si trovavano
così considerevolmente diminuiti quando si serviva che io nei primi giorni non
sapevo proprio come regolare tutto questo.
Ma alla fine vidi di che ero
stato vittima nei primi giorni. Erano proprio quelle arie di disgusto che
sottolineavano le nostre padrone che mi avevano nascosto la sorda attività dei
loro denti.
Il più divertente è che
immaginavano se stesse esser piccole e sobrie mangiatrici: e siccome non era
decente che le devote fossero golose ,che bisogna nutrirsi per vivere e non
vivere per mangiare; che malgrado questa massima ragionevole e cristiana,il loro
ghiotto appetito non voleva perdere niente ,esse avevano
scovato il segreto di lasciarlo fare ,senza intingere nella sua ghiottoneria;ed
era per mezzo di quelle apparenze di sdegno per le carni,era per l’indolenza
con la quale esse le toccavano,che esse si persuadevano di essere sobrie conservandosi
il piacere di non esserlo;era in favore di quella scimmiottatura che la loro devozione
lasciava innocentemente il
campo libero all’intemperanza .Bisogna confessare che il diavolo è ben fine,ma
anche che noi siamo ben sciocchi! Il dessert fu in armonia con
il pasto:confetture secche e liquide,e
sul tutto liquorini,per aiutare la digestione ,nonché per rinvigorire quel
gusto tanto mortificato …(…)
In seguito si toglieva il
coperto;si lasciavano allora andare in una poltrona,la cui mollezza e profondità
invitavano al riposo;e a quel
punto si intrattenevano alcune riflessioni che si erano fatte dalla lettura
delle sante scritture,o di un sermone del giorno e della vigilia del quale trovavano il soggetto ammirevolmente
conveniente per tale Monsieur o per talaltra Madame.
***
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