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giovedì 26 dicembre 2013

Diario di bordo.(87)







Cara Marion,
mi sono sforzata di raccogliere un po’ di materiali per mandarteli ora che sarai a casa per qualche giorno e ,forse ,avrai qualche minuto per guardarli un po’. Se il mio lavoro è quello del tessitore, del tintore e del mercante di stoffe e,che sceglie per i suoi tessuti i colori più interessanti,almeno secondo la sua idea,il tuo,o almeno quello che io ti ho attribuito nella mia testa ,è quello del sarto che sceglie le stoffe opportune nel campionario,le taglia(che è la parte del lavoro che ti riesce da campione,e le cucecon un filo leggero così sottile da far sembrare,alla fine che tutto è stato concepito fin  dall’origine come un unicum.
Appena sarai pronta,fammi sapere le tue impressioni e le tue prime decisioni,per sapere quale supplemento di lavoro mi aspetta .I miei amici(Isabella ,insegnante di francese,Eugenio,ex allievo di francese,esperto di teatro,Gabriela,di cui sai tutto e che può leggere indifferentemente italiano e francese)sono avvisati che tu potrai affidar loro dei brani da leggere. Chiedono solo di saperlo qualche giorno prima per preparare un minimo la lettura .Io,per mio conto,vorrei anche sapere appena lo hai deciso ,se la prova generale è per il 7 o per l’8  e a che ora e dove,per potermi organizzare.
Ti posso ora augurare buone feste e ,soprattutto,buone vacanze,
un abbraccione  allora e un bell’augurio anche alla tua Mamma e a Cesare e a Marco.
Mariel



6.I letterati echeggiano nelle loro opere la denuncia dell’ingiustizia ,dell’illiberalità,della disuguaglianza,l’individuazione dei nuovi valori come il tratteggio dei  nuovi personaggi sociali,arricchiti degli inevitabili elementi di contraddizione. Quelle che sembrano contraddizioni,come gli spifferi di misoginia che qua e là soffiano(in Voltaire:la Torture;in Rousseau:l’éducation de Sophie; in Laclos:Les liaisons dangereuses;perfino in Beaumarchais:Le mariage de Figaro.)non sono in realtà che riferimenti coerenti dei nuovi valori ,atteggiamenti e comportamenti borghesi. La condizione della donna arretra  in modo vistoso e lo farà a lungo rispetto ai progressi che almeno le intellettuali avevano ottenuto nei salotti aristocratici del secolo precedente .Il cosmopolitismo colora di interesse sincero per le culture diverse e lontane le pagine degli illuministi,e il confronto non  presenta ombre di gerarchie sia pure mascherate.


A.
Diderot


Supplément au voyage de Bouganville ou dialogue entre A et B sur l’inconvénient d’attacher des idées morales à certaines actions physiques qui n’en comportent  pas.

A.     [,,,]Avete visto il Tahitiano che Bouganville aveva preso a bordo e trasportato in questo  paese?
B.      L’ho visto;si chiamava Aotourou. Alla prima terra che scorse ,la prese per la patria dei viaggiatori;
sia che glielo avesse  imposto  la lunghezza del viaggio;sia che  fosse stato ingannato naturalmente per la poca distanza apparente dalla costa che abitava,nel luogo dove il cielo sembra confinare con l’orizzonte,ignorasse la reale estensione della terra .L’uso comune delle donne era così ben radicato nel suo spirito,che si gettò sulla prima Europea  che gli venne incontro,e  si disponeva a farle molto seriamente la cortesia di Tahiti.Si annoiava fra noi. L’alfabeto tahitiano  non avendo né  b,né c,né d, né f,né g,né q, né x,né y, z,non poté mai imparare a parlare la nostra lingua,che offriva ai suoi organi inflessibili troppe articolazioni straniere e  suoni nuovi. Non cessava di sospirare dietro al suo paese,e non ne sono sorpreso.
 Il viaggio di Bouganville è il solo che mi abbia dato il  gusto per un’altra contrada diversa dalla mia;fino a questa lettura,io avevo pensato che non si stava in nessun posto così bene come a casa propria;risultato che  credevo lo stesso per ogni abitante della terra;effetto naturale dell’attrazione del suolo;attrazione che  riguarda le comodità di cui si gode,e che non si ha la stessa certezza di ritrovare altrove.
A.     – Che!Voi non trovate l’abitante di Paris così  convinto che crescano spighe nella campagna di Roma come nei campi della Beauce?
B.     – In fede mia,no!Bouganville ha rinviato Aotourou,dopo aver provveduto alle spese e alla sicurezza del ritorno.
A.     - Quanto sarà contento di rivedere suo padre,sua madre,i suoi fratelli,le sue sorelle,le sue amanti,i suoi compatrioti,che dirà loro di noi?
B.     -Poche cose,e che loro non crederanno .
A.     – Perché poche cose?
B.      – Perché ne ha capite poche ,e non troverà nella sua lingua alcun termine corrispondente a quelli
di cui ha qualche idea.
A.     - E perché non lo crederanno?
B.      – Perché paragonando i loro costumi  ai nostri ,preferiranno prendere Aotourou per un bugiardo.
piuttosto che crederci così pazzi..
A .- Davvero?
B .-  Non ne dubito:la vita  selvaggia è così semplice ,e le nostre società sono macchine così    complicate!Il Tahitiano approda  alla fine del mondo e l’Europeo approda  alla vecchiaia .L’intervallo
che lo separa da noi è più grande della distanza dal bimbo che nasce all’uomo decrepito .Non capisce niente delle nostre usanze.,delle leggi,o non ci vede che vincoli mascherati sotto cento forme diverse;
vincoli che non possono che eccitare l’indignazione e il disprezzo di un essere nel quale il sentimento di libertà è il più profondo dei sentimenti.
A.     -Credereste nell’ utopia di Tahiti?
B.     -Non è un’utopia;e voi non avreste nessun dubbio sulla sincerità di Bouganville,se conosceste il supplemento del suo viaggio.


B.
Voltaire

Candide
Ch.XVII


 Si avvicinarono infine  alla prima casa del villaggio. Era costruita come un palazzo d’Europa.Una folla di mondo si affollava alla porta,e ancora  più  nell’alloggio; una musica molto gradevole si faceva ascoltare e un odore delizioso di cucina si faceva sentire. Cacambo si avvicinò alla porta,e, intese che si parlava peruviano; era la sua lingua materna;perché tutti sanno che Cacambo era nato a Tucuman,in un villaggio dove non si conosceva che quella lingua.”Io vi farò da interprete”,disse a Candide;” entriamo, qui c’è un cabaret.
Subito due ragazzi e due ragazze della locanda,vestiti con  drappi d’oro,i capelli annodati con nastri,li invitano a mettersi a tavola. Si servirono quattro minestre,guarnite ognuna di pappagalli,un grosso pezzo di carne ben tagliata,bollita,che pesava duecento libbre,due scimmie arrostite dal gusto eccellente,trecento colibrì in un piatto,e seicento uccelli mosca in un altro;ragù squisiti,pasticceria deliziosa;il tutto in vassoi di una sorta di cristallo di rocca. I ragazzi e  le ragazze della locanda versavano parecchi liquori fatti di canna da zucchero.
I convitati erano per la maggior parte mercanti e vetturini,tutti di una gentilezza estrema,che posero alcune domande a Cacambo con la più circospetta discrezione e che risposero alle sue in modo da soddisfarlo.
Quando il pasto fu finito,cacambo credette,come Candide,di pagare il suo scotto gettando sul tavolo due di quelle larghr monete d'oro che aveva messo insieme;l'oste e l'ostessa scoppiarono a ridere ,e si tennero a lungo i fianchi.Infine,si placarono."Signori,disse l'oste,ci rendiamo conto che siete stranieri;non siamo abituati a vederne.Perdonateci  se ci siamo messi a ridere  quando ci avete offerto in pagamento i ciottoli dei nostri grandi sentieri.  Voi non avete senza dubbio moneta del paese,ma non è necessario averneper mangiare qui. Tutte le locande aperte per la comodità dei commerci sono pagate dal governo. Ve la siete passata male qui,perché è un povero villaggio;ma dappertutto,altrove sarete accolti come meritate .”Cacambo spiegava a Candide tutti i discorsi dell’oste e Candide  li ascoltava con la stessa ammirazione e lo stesso smarrimento che il suo amico Cacambo gli rendeva.”Qual è,dunque,questo paese,si dicevano l’un l’altro,sconosciuto a tutto il resto della terra,e dove tutta la natura è di una specie così diversa dalla nostra? E’ probabilmente il paese dove tutto va bene:perché bisogna assolutamente che ce ne sia uno di questa specie. E,checché ne dica il maestro Pangloss,mi sono spesso accorto che tutto andava male in Westphalia.”

C.
Diderot

Jacques le  Fataliste                   
Lettre de cachet*

Mentre Jacques e il suo padrone riposano,mi libererò della promessa,col racconto dell’uomo della prigione che raschiava il fondo o piuttosto del suo compagno,il signore Gousse.
-          Era un brav’uomo che si occupava di più del suo forno che del comportamento di sua moglie. Se non era la sua gelosia era la sua assiduità che infastidiva i nostri due amanti?Che fecero per liberarsi di quella costrizione? L’intendente presentò al suo padrone un placet** in cui il pasticcere era tradotto come un uomo di cattivi costumi ,un ubriacone che non usciva dalla taverna,un brutale che picchiava sua moglie ,la più onesta e la più infelice delle donne. Su questo placet ottenne una lettre de cachet  e questa ,lettera di cachet che disponeva della libertà del marito,fu messa nelle mani di un ufficiale di polizia  per eseguirla senza rinvio Accadde per caso che quello era l’amico del pasticcere. Andavano ogni tanto dal mercante di vini. Il pasticcere forniva pasticcini,l’ufficiale di polizia pagava la bottiglia. Costui,munito della lettera di cachet,passa davanti alla porta del pasticcere ,e gli fa il segno convenuto. Eccoli tutti e due occupati a mangiare e a innaffiare i pasticcini;e l’ufficiale di polizia che chiede al suo compagno
: - Come andava il suo commercio?
-          “Molto bene.
-          “Se non aveva  nessun cattivo affare?
-          “Nessuno.
-          “Se non aveva nessun nemico?
-          “Non ne conosceva nessuno.
-          “Come viveva coi suoi genitori,i suoi vicini, sua moglie?
-          “In amicizia e in pace.
-          “Da dove può dunque venire ,aggiunse l’ufficiale di polizia,l’ordine che ho di arrestarti?Se io facessi il mio dovere ti metterei le mani sul colletto e ci sarebbe là una carrozza ,molto vicina,ed io ti condurrei al luogo prescritto da questa lettera di cachet. Guarda, leggi …
-          “Il pasticcere lesse e impallidì. L’ufficiale di polizia gli disse:”Rassicurati,riflettiamo solamente insieme a quello che di meglio dobbiamo  fare -“ per la mia sicurezza e la tua. Chi è che frequenta casa tua?
-“Nessuno.
-“Tua moglie è civetta e graziosa.
-“Io la lascio fare di testa sua.”
-“Nessuno le sta dietro?”
-“In fede mia ,no,eccetto un certo intendente che viene talvolta a stringergli la mano e dedicarle  scempiaggini ,ma nel mio negozio,davanti a me,in presenza dei miei ragazzi,e io credo che non succeda niente che non sia del tutto buono e onorevole.
-“Sei un brav’uomo.
-“E’ possibile;Ma il meglio è credere la propria moglie onesta ed è quel che io faccio.
-“E questo intendente ,da chi dipende?
-“Da M. de Saint Florentin.
-“E da quali uffici credi che provenga la lettera di cachet?
-“Dagli uffici di M. de Saint Florentin,forse?
-“L’hai detto.
-“Oh! Mangiare i miei pasticcini,baciare mia moglie e farmi rinchiudere,tutto questo è
troppo ! E io non potrei crederlo!
 -“Sei un brav’uomo! Da qualche giorno,come trovi tua moglie?
-“Piuttosto triste che allegra.
-“E l’intendente,è da parecchio che non l’hai visto?
“-Ieri,credo;sì,era ieri.
-“Non hai notato nulla?
-“Sono poco osservatore;ma mi è sembrato che separandosi si facessero qualche segno con la testa,come quando uno dice sì e l’altro no.
“-Qual’era la testa che diceva sì?
-“Quella dell’intendente.
-“Sono innocenti o complici. Ascolta,amico mio non rientrare a casa;riparati in qualche posto sicuro,al Tempio,in un’Abbazia,dove vorrai,e tuttavia lascia fare a me;soprattutto ricordati bene …
-“Di non farmi vedere e di tacere.
-“Proprio così.
-“Nello stesso momento la casa del pasticcere è circondata di spie. Spioni con  ogni sorta di abbigliamento,si rivolgono alla pasticcera e le chiedono del marito;risponde a uno che è malato,a un altro che è  partito per una festa,a un terzo per un matrimonio .Quando tornerà?Lei non ne sa niente.
-“Il terzo giorno,verso le due del mattino,vengono ad avvertire l’ufficiale di polizia che avevano visto  un uomo, il naso coperto da un mantello,aprire piano la porta della strada e scivolare dolcemente nella casa del pasticcere. Subito l’ufficiale di polizia ,accompagnato da un commissario,da  un fabbro,da una carrozza e da qualche arciere, si porta sul luogo. La porta è scassinata. L’ufficiale di polizia e il commissario salgono senza fare rumore. Bussano alla porta della pasticcera :nessuna risposta;bussano ancora:nessuna risposta;alla terza volta si chiede dall’interno:”Chi è?
-“Aprite.
“Chi è?
-“Aprite,è da parte del re.
“Bene!diceva  l’intendente   alla pasticcera  con la quale era a letto;non c’è nessun pericolo.:è l’ufficiale di polizia che viene per eseguire il suo ordine .Aprite:io mi presenterò;lui si ritirerà,e tutto sarà finito.”
-“La pasticcera ,in camicia,apre e si rimette a letto.
L’ufficiale di polizia.-“Dov’è vostro marito?
La pasticcera.-“Non c’è..
L’ufficiale di polizia,scartando la tenda.- “Chi è là, dunque?
L’intendente. -“ Sono io,sono l’intendente di M. de Saint Florentin.
L’ufficiale di polizia.-“Mentite,siete  il pasticcere,perché il pasticcere è colui che dorme con la pasticcera. Alzatevi,vestitevi e seguitemi.”
“Fu necessario ubbidire; lo condussero là. Il ministro,istruito della scelleratezza del suo intendente .ha approvato la condotta dell’ufficiale di polizia ,che deve venire stasera al tramonto  a prenderlo
mangerà il suo tozzo di cattivo pane,la sua oncia di bue e raschierà il fondo dalla mattina alla
sera …”



*Lettera col sigillo del re con una condanna alla prigione o all’esilio.
**Nota di iscrizione di una causa.


Beaumarchais


Le mariage de Figaro,
Acte V,scène III

Figaro,solo,passeggiando nell’oscurità,dice col tono più cupo, - O Donna !Donna!Donna!
Creatura debole e deludente!...Nessun animale creato può sottrarsi al suo istinto;il tuo è dunque di ingannare?...Dopo avermi ostinatamente rifiutato quando le facevo pressione davanti alla sua padrona,nell’istante in cui mi dà la sua parola;proprio in mezzo alla
 cerimonia … Rideva,mentre leggeva,il perfido ! Ed io come un  minchione!...No,signor conte,non l’avrete … non l’avrete. Perché siete un gran Signore .Vi credete un gran genio!...
Nobiltà,fortuna,un rango,cariche;tutto ciò rende così fiero!Che avete fatto per tanti privilegi?
Vi siete dato la pena di nascere,e nulla più. Per il resto,uomo abbastanza ordinario!Mentre io,
accidenti!Perso nella folla oscura,mi è occorso dispiegare più scienza e calcoli,solo per sopravvivere,di quanto non ce ne siano voluti da cent’anni a questa parte a governare tutti i regni di Spagna;e volete confrontarvi con me … si viene … è lei … non è nessuno. – La notte è nera come il diavolo ,ed eccomi a fare lo sciocco mestiere di marito,sebbene non  lo sia che a metà!(Si siede su una panca)C’è niente di più bizzarro del mio destino?Figlio di non so chi;rapito dai banditi,allevato secondo i loro costumi,me ne disgusto ,voglio esercitare una professione onesta;dovunque sono respinto! Imparo la Chimica,la Farmacia,la Chirurgia,e tutto il credito di un gran Signore  può a malapena mettermi in mano un bisturi da veterinario! – Stanco di assistere bestie malate,e per fare un mestiere contrario,mi butto a corpo morto sul Teatro;meglio mettermi una pietra al collo!Abbozzo una commedia sulla tradizione del serraglio;autore spagnolo,credo di poter attaccare Maometto senza scrupoli: all’istante,un Inviato … di non so dove ,si lamenta che io offendo nei miei versi la Sublime Porta* ,La Persia,una parte della Penisola Indiana,tutto l’Egitto,i regni di Barca,di Tripoli,di Tunisi,d’Algeri e del Marocco:ed ecco la mia commedia bruciata,per piacere ai Principi maomettani,di cui non uno,io credo, sappia  leggere e che ci assassinano l’omoplatto dicendoci:cani di cristiani!-  Non potendo avvilire lo spirito,ci si vendica maltrattandolo. – Le mie guance si scavavano,la mia fine era segnata;di lontano vedevo arrivare il terribile ufficiale giudiziario,la penna infilzata nella parrucca;fremendo mi sforzo. Si impone una domanda  sulla natura delle ricchezze;e siccome non è necessario possedere le cose per ragionarne,non avendo un soldo,scrivo sul valore del denaro e sul suo prodotto netto;subito vedo,dal fondo di una carrozza,abbassarsi per me il ponte di un castello fortificato,all’ingresso del quale lasciai la speranza e la libertà.(Si alza).Quanto vorrei  avere tra le mani uno di quei Potenti da quattro giorni,tanto leggeri sul male che ordinano,quando una buona disgrazia ha calmato tutto  il suo orgoglio! Gli direi … che le sciocchezze stampate non hanno importanza che nei luoghi in cui se ne disturba il corso;che senza la libertà di biasimare,non esiste nessun elogio adulatore.;e che non ci sono che piccoli uomini che paventano i piccoli scritti.

*Il palazzo,dimora dei Sultani turchi

Laclos


Les liaisons dangereuses

Lettre XXXIII

La Marquise de Merteuil au Vicomte de Valmont

Dal momento che temete di riuscire,mio caro Visconte,dal momento che il vostro progetto è quello di fornire armi contro di voi,e che desiderate meno vincere che combattere,non ho più nulla da dire .La vostra condotta è un capolavoro di prudenza. Ne sarebbe uno di scempiaggine  nella supposizione contraria;e per dire il vero temo che non vi facciate illusioni.
Quel che vi rimprovero non è di non aver affatto profittato del momento. Da una parte non vedo con sufficiente  chiarezza che fosse venuto;dall’altro so abbastanza ,checché se ne dica,che un’occasione mancata si ripresenta,mentre,non si riemerge mai da un comportamento precipitoso.
Ma il  vero problema è di esservi lasciato andare a scrivere. Ora vi sfido a prevedere dove tutto ciò può condurre. Per caso,sperate di provare a quella donna  che deve arrendersi? Mi sembra che  non può esserci lì che una verità di  sentimenti,e non di dimostrazione;e che per farla ricevere ,si tratta di intenerire e non di ragionare;ma a che vi servirebbe d’intenerire per lettera,poiché non sareste là per profittarne? Quando le vostre belle frasi producessero l’ebbrezza dell’amore ,vi lusingate che essa sia sufficientemente lunga perché la riflessione  non abbia il tempo d’impedirne  la confessione?Pensate dunque a quel che occorre per scrivere una lettera,a ciò che accade prima che la si consegni; e vedete,soprattutto,una donna di principi come la vostra Devota,possa volere così a lungo quel che cerca di non volere mai.
Questo andamento può riuscire con i bambini,che,quando scrivono”vi amo”non sanno  che dicono “mi arrendo”.Ma la virtù razionale di madame de Tourvel  ,mi sembra molto ben conoscere il valore dei termini. Perciò,malgrado il vantaggio che avevate preso su di lei
nella vostra conversazione,vi batte nella sua lettera. E poi,sapete che succede? Solo per il fatto che ci si disputa,non si vuole cedere. A  forza di cercare  buone ragioni ,se ne trovano;le si dicono;e dopo ci si tiene,non tanto perché sono buone quanto per non smentirsi. Di più,una notazione che mi sorprendo che non abbiate fatta ,dipende dal fatto che non c’è niente di così difficile in amore ,quanto scrivere ciò che non si sente. Dico scrivere in modo verosimile:non è che non ci si serva delle stesse parole;ma non le si arrangia nello stesso modo,e tanto basta. Rileggete la vostra lettera:vi regna un ordine che vi rivela ad ogni frase. Voglio credere che la vostra Presidente sia  abbastanza poco formata  per non accorgersene:ma che importa? L’effetto non è per questo mancato di meno. E’ il difetto dei romanzi;l’autore si batte i fianchi per scaldarsi,e il lettore resta freddo. Héloïse è il solo che faccia eccezione;e nonostante il talento dell’autore, quest’osservazione mi ha sempre fatto credere che il fondo fosse vero. Non è la stessa cosa parlando. L’abitudine a  lavorare il proprio organo,gli conferisce sensibilità;la facilità alle lacrime vi aggiunge dell’altro: l’espressione del desiderio si confonde negli occhi con quella della tenerezza;infine il discorso meno seguito conduce più agevolmente quell’aria di turbamento e di disordine,che è la vera eloquenza dell’amore;e soprattutto la presenza  dell’oggetto amato impedisce  la riflessione e ci fa desiderare d’essere vinte.
Credetemi,Visconte:vi si chiede di non scrivere più: profittatene per riparare il vostro errore  e attendete l’occasione di parlare.



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