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sabato 7 dicembre 2013

Diario di bordo(72)






                    Marc-Antoine Charpentier (Parigi, 1634Parigi,1704)            
                           Do maggiore - Allegro e guerriero
                  Do minore - Triste ed oscuro
                  Re maggiore - Gioioso ed assai guerriero
                  Re minore - Grave e devoto
                  Mi maggiore - Litigioso e stridulo
                  Mi minore - Effeminato, amorevole e lamentevole
                  Mib maggiore - Duro e crudele
                  Mib minore - Spaventoso
                  Fa maggiore - Furioso ed impetuoso
                  Fa minore - Oscuro e lamentevole
                  Sol maggiore - Dolcemente gioioso
                  Sol minore - Serio e magnifico
                  La maggiore - Gioioso e rustico
                  La minore - Tenero e lamentevole
                  Sib maggiore - Magnifico e gioioso
                  Sib minore - Oscuro e terribile
                  Si maggiore - Severo e lamentevole
                  Si minore - Solitario e melanconico






L’ arte della conversazione di M. de la Rochefoucault per aprire la discussione del pubblico sul tema del linguaggio rinnovato, strumento per cambiare la condizione sottomessa della dama.
        
  La conversazione era ,con la lettura,una delle distrazioni degli  habitués delle ruelles ,ovvero di quelli che nel XVIII s. si chiameranno  poi i salotti .Considerata ad un tempo come un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita. 


      Quel che rende poche persone gradevoli nella conversazione: il fatto che ognuno pensi più a quello che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli altri dicono, e che non si ascolta quasi quando si ha molta voglia di parlare. Tuttavia è necessario ascoltare quelli che parlano; bisogna dar loro il tempo di farsi comprendere, e sopportare anche che dicano cose inutili.
      Ben lungi dal contraddirli e dall’interromperli ,si deve, al contrario entrare nella  loro mente e nel loro gusto, mostrare che li si capisce, lodare quel che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere che è piuttosto per scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per piacere agli altri, occorre parlare di quel che essi amano, e di ciò che li tocca, evitare le dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande, e non lasciar loro mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
     Si devono dire le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno elevati, secondo l’umore e la capacità delle persone che si intrattengono e ceder loro lietamente il privilegio di decidere, senza obbligarli a rispondere, quando non hanno voglia di parlare. Dopo aver  soddisfatto così ai doveri della buona educazione, si possono esprimere i propri sentimenti, mostrando che si cerca di appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano ,senza atteggiamenti di  presunzione né  di ostinazione.
 Evitiamo soprattutto di parlare spesso di noi stessi e di porci come esempio. niente è più sgradevole di un uomo che cita se stesso ad ogni proposito.
  Non si può nemmeno applicarsi troppo a conoscere l’inclinazione  e la capacità intellettiva  di quelli a cui si parla, accordarsi alla mente  di colui che l’ha  più vivace, senza ferire  la tendenza o l’interesse degli altri  con questa preferenza. Allora si devono far valere tutte le ragioni che egli ha detto, aggiungendo modestamente  i nostri propri pensieri ai suoi, facendogli credere, per quanto è possibile, che è da lui che li si assume.
Non bisogna mai dire nulla con un’aria di autorevolezza, né mostrare alcuna superiorità intellettuale; rifuggiamo dalle espressioni troppo ricercate, dai termini duri o forzati, e non serviamoci affatto delle parole più grandi delle cose. Non è vietato  conservare le proprie opinioni, se sono ragionevoli, ma bisogna arrendersi alla ragione appena essa appare, da qualunque parte venga:lei sola deve regnare sui nostri sentimenti, ma seguiamola   senza urtare i sentimenti degli altri, e senza far apparire il disprezzo per quello che hanno detto: è pericoloso voler essere sempre il padrone della conversazione,e di spingere troppo lontano una buona ragione quando la si è trovata . L’onestà vuole che si nasconda talvolta la metà della propria intelligenza e che si gestisca con cura un testardo che si difende male, per risparmiargli l’onta di cedere. Non piacciamo  certo quando si parla troppo a lungo  e troppo spesso di una stessa cosa, e si cerca di volgere la conversazione su soggetti di cui ci si crede più competenti degli altri. bisogna entrare indifferentemente su tutto quel che loro aggrada, soffermarcisi tanto quanto lo vogliano, e allontanarsi da tutto quel che non è conveniente per loro.
   Ogni sorta di conversazione ,anche se elevata non è adatta ad ogni genere di persone d’intelletto:
bisogna scegliere  ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene alla loro condizione,al loro sesso,ai loro talenti,e scegliere anche il tempo per dirlo. Osserviamo il luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone che ci ascoltano ,perché se occorre molta arte per saper parlare a proposito,non ne occorre meno  per saper tacere. Esiste un silenzio eloquente che serve ad approvare e a condannare,c’è un silenzio di discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie e maniere  che determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole ,di delicato o di sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene bene è concesso a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci inciampano spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare poco,non dire niente di cui ci si possa pentire.















Madeleine de Scudéry




 
 Mademoiselle Madeleine de Scudéry














Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
 



Madeleine de Scudéry (Le Havre, 15 ottobre 1607Parigi, 2 giugno 1701

«Saffo» fu il soprannome dato, secondo la moda del tempo, a questa donna di lettere, abituale frequentatrice dell’Hôtel de Rambouillet prima di aprire, nel 1652, un proprio salotto letterario che diede a lungo il tono al Preziosismo, del quale fu una delle più note esponenti. La maggior parte delle celebrità dell’epoca, Montausier, La Rochefoucauld, Madame de La Fayette, Madame de Sévigné, Conrart, Chapelain, Pomponne e Pellisson onorarono regolarmente le conversazioni erudite ed eleganti dei «sabati di M.lle de Scudéry».
Sotto il nome del fratello Georges de Scudéry, che non esitò mai a prendersi la paternità di un gran numero di scritti della sorella, Madeleine fu l’autrice di successo di lunghi romanzi galanti nei quali facilmente si riconoscevano i ritratti di personaggi come il Condé, M.me de Longueville, Catherine de Vivonne de Rambouillet ecc., trasposti nell’antichità insieme con la vita della società mondana contemporanea: Ibrahim ou l’Illustre Bassa (4 volumi, 1642); Artamène ou le Grand Cyrus (1649-1653), il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese (10 volumi); Clélie, histoire romaine (10 volumi, 1654-1660), in cui traspose l'amore per Pellisson; Almahide ou l’esclave reine (8 volumi, 1660); Mathilde d’Aguilar, histoire espagnole (1667).
Luogo di analisi raffinate della vita interiore dei personaggi, i cui ritratti hanno spesso un rilievo stupefacente, queste opere hanno dato vita a emozioni nuove, come la malinconia, la noia, l’inquietudine e certi sogni che prefigurano Rousseau. In Clélie, histoire romaine figura una famosa Carte de Tendre alla geografia della galanteria, rasentante l’affettazione, che distolse la corrente del preziosismo dal suo originale modernismo.
Madeleine de Scudéry attribuì al proprio alter ego, un personaggio dell’ Artamène ou le grand Cyrus che ha nome Saffo, giudizi impietosi contro il matrimonio, definito un’istituzione tirannica. La Scudéry, del resto, rimase sempre nubile.

 Con Pellisson, col quale intrattenne una relazione di grande fedeltà, ella ha influenzato La Fontaine e Molière che pure sembra averla messa in ridicolo sotto il nome di «Magdelon», diminutivo di Madeleine, nella sua pièce Le preziose ridicole.





Madame Marie de Rabutin-Chantal,Marquise de Sévigné


 
Madame de Sévigné











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 Data di nascita:5 febbraio 1626,Parigi
Data di morte:1 aprile 1696,Grignan
Madame de Sévigné nacque a Parigi da un'antica famiglia borgognona: Suo padre fu ucciso nel giugno 1627 nell'isola di Ré durante la guerra contro gli inglesi. La moglie gli sopravvisse di poco, così che Marie, rimase orfana nel 1633.
 Marie sposò Henri, marchese de Sévigné, un nobile bretone benestante, il 4 agosto 1644, e risiedette con lui nel castello "Les Rochers" luogo che ora deve a lei la sua rinomanza. Ebbe una figlia, Françoise Marguerite, il 10 ottobre 1646 e un figlio, Charles, il 12 marzo 1648.
Il 4 febbraio 1651, Henri de Sévigné, a seguito di una questione con il cavaliere d'Albret su una certa signora di Gondran, si batté con lui rimanendo mortalmente ferito.
Rimasta orfana e vedova a soli ventisei anni, Marie non si risposò più: a novembre si stabilì a Parigi, ma trascorrendo una parte dell'anno a "Les Rochers". A Parigi frequentò i salotti dell'aristocrazia, specialmente quello di Nicolas Fouquet, ministro delle finanze di Luigi XIV
Madame de Sévigné, molto legata alla figlia, intrattenne con lei una corrispondenza, divenuta molto famosa, per tutta la vita: la prima lettera è datata 6 febbraio 1671. Dal 1673, (con una media di tre-quattro lettere ogni settimana)

Quella corrispondenza, copiata e diffusa non si sa da chi, cominciò a circolare pubblicamente: madame de Sévigné affermò tuttavia che quelle lettere erano in sostanza dei documenti pubblici e concesse loro libera circolazione.


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