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mercoledì 18 dicembre 2013

Diario di bordo.(82)





2.Anzi. pare che  ce ne siano ormai quasi quattrocento a Parigi.Sono considerati luoghi in cui la socievolezza è diretta,immediata,assolutamente priva di conformismo di cui invece noi siamo perfino accusati. E’ addirittura al 
Café de la Régence dove si reca spesso per assistere alle partite di scacchi che Diderot incontra “Le neveu de Rameau”.

Ma siamo arrivati al punto di avere una testimonianza entusiastica del drammaturgo veneziano Goldoni sull’animazione del Palais Royal.Ci vengono pure di lontano a esaltare le nostre cosiddette novità … Vorrebbero farci passare  per ombre,simulacri slavati del passato. Da sentire  come il nipote di Rameau si compiace di parlare di suo zio. Una vera indecenza!
 

Denis Diderot



Le Neveu de Rameau.



Lully e Jean –Philippe Rameau








E’ il nipote di questo musicista celebre che ci ha liberati dal canto pieno di Lully che salmodiavamo da più di cent’anni,che ha scritto tante di quelle visioni inintelligibili e di verità apocalittiche sulla teoria della musica,dove né lui né nessun’altro capì mai niente e del quale abbiamo canti,un certo numero di opere dove c’è armonia,brani di canti, idee sconnesse,fracasso,voli,trionfi,lance,glorie,
 mormorii,vittorie a perdifiato,arie di danza che dureranno eternamente e che,dopo aver sepolto il Fiorentino,sarà sepolto dai virtuosi italiani,ciò che lo rendeva cupo ,triste ,astioso[…]


Io.-Non chiederei niente di meglio che di credervi,se non fossi trattenuto da un piccolo inconveniente.


Lui.-E quest’inconveniente?


Io.-E’ che se questa musica è sublime bisogna che quella del divino Lully[…] e anche,sia detto tra noi,quella del caro zio,sia un po’ piatta.


Lui,avvicinandosi al mio orecchio,mi rispose:-il fatto è  che lo è pure quella. Non è che io mi preoccupi del caro zio .E’ una pietra. Mi vedesse tirar la lingua da un piede,non mi darebbe un bicchier d’acqua. Ma  a un  bel fare,all’ottava,alla settima:hon,hon;hin ,hin;tu,tu,tu,tureletutu con un frastuono,un chiasso del diavolo;quelli che cominciano a raccapezzarcisi e che non scambiano  più un baccano del diavolo per la musica,non si adatteranno mai a questo.






Carlo Goldoni



Mémoires.



Terza parte.Capitolo IV.



Avevo preso in affitto un appartamento al Palais Royal  ; il mio studio dava su quel giardino che non aveva la forma né le piacevolezze che ha attualmente,ma che offriva alla vista attrazioni che alcuni non cessano di rimpiangere.

Potevo essere anche molto occupato,ma non potevo impedirmi di gettare di tanto in tanto uno sguardo a quel viale delizioso che riuniva ad ogni ora tanti oggetti diversi.

Vedevo sotto le mie finestre colazioni del Café de Foye ,dove gente di ogni stato veniva a riposarsi e a rinfrescarsi.

Davanti a me avevo quel famoso castagno che chiamavano l’albero di Cracovia,intorno al  quale si riunivano i novellisti ,leggevano i loro racconti,tracciando sulla sabbia con i loro bastoni,trincee,campi,posizioni militari,dividendo l’Europa a loro piacimento.

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