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mercoledì 4 dicembre 2013

Diario di bordo(63)

Ma, Signora, siccome non ci sono sentieri dove non ci si possa smarrire, Clelia ha fatto, come lo potete vedere, in modo che quelli che sono a Nuova Amicizia, se prendono un po’ più a destra, o un po’ più a sinistra,  si possono smarrire! perché, se partendo dal Grande Spirito, si va a Negligenza, che voi vedete proprio di fronte  su questa carta; in seguito continuando questo smarrimento, si arriva a Disuguaglianza!   


Boismortier - sonata 6 - larghetto -  INTRO

A Mme de Grignan


       E’ domenica  26 aprile; questa lettera non partirà che mercoledì; ma questa non è una lettera, ma il racconto che Moreuil mi ha appena fatto, per voi, di quel che è accaduto a Chantilly relativo a Vatel, il cuoco del Re.
Vi ho scritto venerdì che si era pugnalato: ecco l’affare in dettaglio:
Il Re arrivò giovedì sera; la caccia, le lanterne, il chiar di luna, la passeggiata, la merenda in un posto tappezzato di giunchiglie, tutto  andò  a meraviglia.
Cenammo. Ci furono alcuni tavoli  dove mancò l’arrosto a causa  di diversi coperti imprevisti. Questo turbò molto Vatel;  che pronunciò molte volte:
”Ho perso l’onore; ecco un affronto che non sopporterò". 
Disse a Gourville:” Mi gira la testa. Sono dodici notti che non dormo; aiutatemi a dare ordini.” Gourville  lo confortò come poté. Ma quell’arrosto che era mancato, non alla tavola del Re, ma ai venticinquesimi, gli tornava sempre in mente. Monsieur il Principe andò fino in camera sua, e gli disse: ”Vatel, va tutto bene?; niente era bello come la cena del Re.” E lui disse: ” Monseigneur la vostra bontà mi  dà il colpo di grazia; so che l’arrosto è mancato a due tavoli, non sopravvivrò a quest’affronto; ho onore e reputazione da perdere.” . – Niente affatto, disse il Principe, non preoccupatevi, va tutto bene.”

Boismortier - sonata 6 - larghetto


 Viene la notte: i fuochi d’artificio non riescono, sono coperti da una nuvola; erano costati sedicimila franchi. Alle quattro del mattino, Gourville si  burlò di lui. Vatel sale in camera sua, mette la sua spada contro la porta  e se la passa attraverso il cuore, ma non succede che al terzo colpo, perchè ne aveva sferrati due che non erano stati mortali; cade morto.  Vanno in camera sua; urtano contro la porta, la sfondano; lo  trovano annegato nel suo sangue, si corre da Monsieur il Principe, che è alla disperazione. Monsieur il Duca pianse, era su Vatel che ruotava tutto il suo viaggio in Borgogna. Monsieur il Principe lo disse al Re con grande tristezza. si è lodato e biasimato il suo coraggio. Tuttavia Gourville  cerca di porre riparo alla perdita di Vatel. E così è stato. Si è pranzato  molto bene, si è fatto merenda, si è cenato; si è passeggiato, si è giocato, siamo stati a caccia; tutto era profumato di giunchiglie, tutto era incantato.

à Paris, ce dimanche 26e avril,1671.


di là a Tepore
II Aria - affettuoso





 Dite una parolina in una delle vostre lettere, di Mme de Lavardin; è entusiasta del vostro merito, ed io, bambina mia, della tenerezza che ho per voi. Se non ve ne parlo ancora abbastanza di buon grado, è per discrezione; ma, in una parola, mi occupate interamente, e senza darvi nessun appuntamento spirituale, come Mlle de Scudéry, siate sicura che  non sapreste  pensare a me in nessun momento in cui io non pensi a voi, non sapreste pensarci a torto, piccina mia. Ma guardate un po’ la luna,
questa luna che guardo anch' io; vediamo la stessa cosa, s ebbene a duecento leghe lontane l’una dall’altra. 
A Paris, ce vendredi 20emars [1671]
di qua a Leggerezza;
  

MUSICA?

 cembalo sotto il testo



"Ho comprato, per farmi una veste da camera, una stoffa come quella che avete voi per la vostra ultima sottana. È ammirevole. C'è un po' di verde, ma domina il viola, insomma, ho dovuto soccombere. Si voleva farmela foderare di color fuoco, ma ho trovato che sarebbe apparsa, da parte mia, un'impenitenza finale. Il di sopra è fragilità pura, ma il disotto sarebbe stata una volontà determinata che mi è sembrata contro tutti i buoni costumi, e allora mi son gettata nel taffettà bianco».


e a Oblio;  



   




                                                   Aux Rochers, 
Finalmente, figlia mia, eccoci in questi poveri Rochers.
Quale modo di rivedere questi viali, queste insegne,
questo studiolo, questi libri, questa camera, senza morire di tristezza?
Ci sono ricordi piacevoli;
ma ce ne sono di così vivi e teneri, che si fa fatica a sopportarli: ne fan parte quelli che ho di voi.
Non capite affatto bene l’effetto che questo può fare in un cuore come il mio?
Se i continuate a  stare  bene, cara bambina mia, non verrò a trovarvi che l’anno venturo:l a Bretagna e la Provenza non sono compatibili.
Sono una cosa strana i grandi viaggi: se si restasse  sempre nello stato in cui  si è quando si arriva, non si uscirebbe mai dal luogo in cui si è; ma la Provvidenza fa in modo che si dimentichi;
è la stessa che serve alle donne che hanno partorito. Dio permette quest’oblio perché il mondo non finisca e si facciano viaggi in Provenza.
 Talvolta  ho qualche fantasticheria in questi boschi, di una tale cupezza, che ne torno più mutata che dopo un accesso di febbre.
dimanche 31e mai


musica
Invece di trovarsi a Tendre con  Stima, ci si troverebbe al Lago dell’Indifferenza che vedete segnato su questa carta, e che con le sue acque tranquille  rappresenta, senza dubbio molto giustamente, la cosa di cui porta il nome in questo luogo.













A Paris,vendredi 23efévrier 1680.
Venne in carrozza da Vincennes a Paris; soffocò un po’ e fu imbarazzata.
La si volle far confessare, nessuna notizia.
alle cinque la si legò e, con una torcia in mano, apparve nel patibolo,vestita di bianco; (è una sorta d’abito per il rogo.)
 Era molto rossa e si vedeva che respingeva il confessore e il crocifisso con violenza.
 A Notre-Dame, non volle mai pronunciare l’ammenda onorevole e, alla Grève, si difese quanto poté per uscire dal patibolo:
La si tirò con la forza. La si mise sul rogo, seduta e legata col  ferro. La  si coprì di paglia. Bestemmiò molto, respinse la paglia  cinque o sei volte, ma alla fine il fuoco aumentò e la si è persa di vista  e le sue ceneri sono ora nell’aria. 


coda (A)?


Ecco la morte di MmeVoisin, celebre per i suoi crimini e la sua empietà. si crede che ci saranno grandi conseguenze che ci sorprenderanno. Un giudice, cui,mio figlio diceva l’altro giorno che era una strana cosa di farla bruciare a fuoco lento, gli  disse:”Ah! monsieur, ci sono certi piccoli addolcimenti a causa della debolezza del sesso.-Eh che! monsieur le si strangola? –No,ma gli si gettano ceppi sulla testa; i ragazzi del boia strappano loro la testa con uncini di ferro.” vedete bene, figlia mia, che ciò non è così terribile come si pensa.

 Le soleil ni la mort ne se peuvent regarder fixement. 

Allemanda della sonata n VI



17 luglio 1676 

Finalmente è fatta, la Brinvilliers è nell’aria. Il suo povero corpicino è stato gettato, dopo l’esecuzione, in un  rogo molto grande, e le ceneri al vento, così che la respireremo, e con la comunicazione  dei piccoli spiriti ci attaccherà qualche umore velenoso di cui saremo tutti stupiti.
 Fu giudicata ieri. 
tamattina, le si è letta  la sua sentenza , che era di fare ammenda onorevole a Notre-Dame e avere la testa tagliata, il corpo bruciato, le ceneri al vento.
La si è presentata all’interrogatorio sotto tortura; ha detto che non ce n’era bisogno e che avrebbe detto tutto!
coda
 In effetti, fino alle cinque della sera ha raccontato la sua vita, ancora più spaventosa di quanto si pensasse.
Ha avvelenato dieci volte di seguito suo padre, i fratelli e parecchi altri.
E sempre l’amore e le confidenze mischiate dovunque!
Alle sei la si è condotta, nuda, in camicia e la corda  al collo, a Notre-Dame a fare l’ammenda onorevole.
Poi la si è rimessa sul carro, dove l’ho vista gettata  all’indietro sulla paglia, con  una cuffia bassa e la camicia, un dottore al seguito, il boia dall’altro lato. Veramente questo mi ha fatto fremere.
si presenta eroicamente :
Messieurs, dice, "andiamo, che si concluda.”
Fu spedita all’istante.
Che ne dite di questa sorta di coraggio?
So ancora mille raccontini gradevoli come questo...
Mentre siamo fra questi orrori, voi siete al ballo, date grandi cene, il  mio nipotino è a teatro e danza a meraviglia; in verità, è quel che si chiama il carnevale!

allegro sonata quinta


Così questa ragazza saggia  che vuole far conoscere su questa carta che non aveva mai avuto Amore, fa sì che il fiume dell’Inclinazione si getta in un mare  che si chiama il Mare Pericoloso; perchè è abbastanza pericoloso per una donna, andare un po’ al di là delle ultime frontiere dell’Amicizia;










 MUSICA intro

Charles Perrault - Barbableu

 "Insomma vuoi scendere, sì o no?", urlava Barbablu. "Un'altro momentino" rispondeva la moglie: e tornava a gridare: "Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?". "Vedo" ella rispose "due cavalieri che vengono in qua: ma sono ancora molto lontani." "Sia ringraziato Iddio", aggiunse un minuto dopo, "sono proprio i nostri fratelli: io faccio loro tutti i segni che posso, perché si spiccino e arrivino presto."  Intanto Barbablu si messe a gridare così forte, che fece tremare tutta la casa. La povera donna ebbe a scendere, e tutta scapigliata e piangente andò a gettarsi ai suoi piedi: "Sono inutili i piagnistei", disse Barbablu, "bisogna morire". Quindi pigliandola con una mano per i capelli, e coll'altra alzando il coltellaccio per aria, era lì lì per tagliarle la testa. La povera donna, voltandosi verso di lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese un ultimo istante per potersi raccogliere. "No, no!", gridò l'altro, "raccomandati subito a Dio!", e alzando il braccio...In quel punto fu bussato così forte alla porta di casa, che Barba-blu si arrestò tutt'a un tratto; e appena aperto, si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata la spada, si gettarono su Barbablu e, colla spada lo passarono da parte a parte e lo lasciarono morto.



MUSICA coda
e fa poi sì che al di là di questo mare, c’è quel che chiamiamo Terre Sconosciute, perchè in effetti noi non sappiamo per niente quel che c’è e non crediamo che nessuno sia stato più lontano di Ercole;




sarabanda son 5
così che in questo modo Clelie ha trovato la possibilità di fare una gradevole morale dei sentimenti, con un semplice gioco della sua mente; e di far capire in modo molto particolare, che non ha affatto ricevuto amore, e che non ne può avere.


sonata VI minuetto - 1 2 3 




                    Marc-Antoine Charpentier (Parigi, 1634Parigi,1704)            
                           Do maggiore - Allegro e guerriero
                  Do minore - Triste ed oscuro
                  Re maggiore - Gioioso ed assai guerriero
                  Re minore - Grave e devoto
                  Mi maggiore - Litigioso e stridulo
                  Mi minore - Effeminato, amorevole e lamentevole
                  Mib maggiore - Duro e crudele
                  Mib minore - Spaventoso
                  Fa maggiore - Furioso ed impetuoso
                  Fa minore - Oscuro e lamentevole
                  Sol maggiore - Dolcemente gioioso
                  Sol minore - Serio e magnifico
                  La maggiore - Gioioso e rustico
                  La minore - Tenero e lamentevole
                  Sib maggiore - Magnifico e gioioso
                  Sib minore - Oscuro e terribile
                  Si maggiore - Severo e lamentevole
                  Si minore - Solitario e melanconico






L’ arte della conversazione di M. de la Rochefoucault per aprire la discussione del pubblico sul tema del linguaggio rinnovato, strumento per cambiare la condizione sottomessa della dama.
        
  La conversazione era ,con la lettura,una delle distrazioni degli  habitués delle ruelles ,ovvero di quelli che nel XVIII s. si chiameranno  poi i salotti .Considerata ad un tempo come un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita. 


      Quel che rende poche persone gradevoli nella conversazione: il fatto che ognuno pensi più a quello che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli altri dicono, e che non si ascolta quasi quando si ha molta voglia di parlare. Tuttavia è necessario ascoltare quelli che parlano; bisogna dar loro il tempo di farsi comprendere, e sopportare anche che dicano cose inutili.
      Ben lungi dal contraddirli e dall’interromperli ,si deve, al contrario entrare nella  loro mente e nel loro gusto, mostrare che li si capisce, lodare quel che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere che è piuttosto per scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per piacere agli altri, occorre parlare di quel che essi amano, e di ciò che li tocca, evitare le dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande, e non lasciar loro mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
     Si devono dire le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno elevati, secondo l’umore e la capacità delle persone che si intrattengono e ceder loro lietamente il privilegio di decidere, senza obbligarli a rispondere, quando non hanno voglia di parlare. Dopo aver  soddisfatto così ai doveri della buona educazione, si possono esprimere i propri sentimenti, mostrando che si cerca di appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano ,senza atteggiamenti di  presunzione né  di ostinazione.
 Evitiamo soprattutto di parlare spesso di noi stessi e di porci come esempio. niente è più sgradevole di un uomo che cita se stesso ad ogni proposito.
  Non si può nemmeno applicarsi troppo a conoscere l’inclinazione  e la capacità intellettiva  di quelli a cui si parla, accordarsi alla mente  di colui che l’ha  più vivace, senza ferire  la tendenza o l’interesse degli altri  con questa preferenza. Allora si devono far valere tutte le ragioni che egli ha detto, aggiungendo modestamente  i nostri propri pensieri ai suoi, facendogli credere, per quanto è possibile, che è da lui che li si assume.
Non bisogna mai dire nulla con un’aria di autorevolezza, né mostrare alcuna superiorità intellettuale; rifuggiamo dalle espressioni troppo ricercate, dai termini duri o forzati, e non serviamoci affatto delle parole più grandi delle cose. Non è vietato  conservare le proprie opinioni, se sono ragionevoli, ma bisogna arrendersi alla ragione appena essa appare, da qualunque parte venga:lei sola deve regnare sui nostri sentimenti, ma seguiamola   senza urtare i sentimenti degli altri, e senza far apparire il disprezzo per quello che hanno detto: è pericoloso voler essere sempre il padrone della conversazione,e di spingere troppo lontano una buona ragione quando la si è trovata . L’onestà vuole che si nasconda talvolta la metà della propria intelligenza e che si gestisca con cura un testardo che si difende male, per risparmiargli l’onta di cedere. Non piacciamo  certo quando si parla troppo a lungo  e troppo spesso di una stessa cosa, e si cerca di volgere la conversazione su soggetti di cui ci si crede più competenti degli altri. bisogna entrare indifferentemente su tutto quel che loro aggrada, soffermarcisi tanto quanto lo vogliano, e allontanarsi da tutto quel che non è conveniente per loro.
   Ogni sorta di conversazione ,anche se elevata non è adatta ad ogni genere di persone d’intelletto:
bisogna scegliere  ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene alla loro condizione,al loro sesso,ai loro talenti,e scegliere anche il tempo per dirlo. Osserviamo il luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone che ci ascoltano ,perché se occorre molta arte per saper parlare a proposito,non ne occorre meno  per saper tacere. Esiste un silenzio eloquente che serve ad approvare e a condannare,c’è un silenzio di discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie e maniere  che determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole ,di delicato o di sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene bene è concesso a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci inciampano spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare poco,non dire niente di cui ci si possa pentire.














 Mademoiselle Madeleine de Scudéry
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Madeleine de Scudéry
Madeleine de Scudéry (Le Havre, 15 ottobre 1607Parigi, 2 giugno 1701

«Saffo» fu il soprannome dato, secondo la moda del tempo, a questa donna di lettere, abituale frequentatrice dell’Hôtel de Rambouillet prima di aprire, nel 1652, un proprio salotto letterario che diede a lungo il tono al Preziosismo, del quale fu una delle più note esponenti. La maggior parte delle celebrità dell’epoca, Montausier, La Rochefoucauld, Madame de La Fayette, Madame de Sévigné, Conrart, Chapelain, Pomponne e Pellisson onorarono regolarmente le conversazioni erudite ed eleganti dei «sabati di M.lle de Scudéry».
Sotto il nome del fratello Georges de Scudéry, che non esitò mai a prendersi la paternità di un gran numero di scritti della sorella, Madeleine fu l’autrice di successo di lunghi romanzi galanti nei quali facilmente si riconoscevano i ritratti di personaggi come il Condé, M.me de Longueville, Catherine de Vivonne de Rambouillet ecc., trasposti nell’antichità insieme con la vita della società mondana contemporanea: Ibrahim ou l’Illustre Bassa (4 volumi, 1642); Artamène ou le Grand Cyrus (1649-1653), il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese (10 volumi); Clélie, histoire romaine (10 volumi, 1654-1660), in cui traspose l'amore per Pellisson; Almahide ou l’esclave reine (8 volumi, 1660); Mathilde d’Aguilar, histoire espagnole (1667).
Luogo di analisi raffinate della vita interiore dei personaggi, i cui ritratti hanno spesso un rilievo stupefacente, queste opere hanno dato vita a emozioni nuove, come la malinconia, la noia, l’inquietudine e certi sogni che prefigurano Rousseau. In Clélie, histoire romaine figura una famosa Carte de Tendre alla geografia della galanteria, rasentante l’affettazione, che distolse la corrente del preziosismo dal suo originale modernismo.
Madeleine de Scudéry attribuì al proprio alter ego, un personaggio dell’ Artamène ou le grand Cyrus che ha nome Saffo, giudizi impietosi contro il matrimonio, definito un’istituzione tirannica. La Scudéry, del resto, rimase sempre nubile.
 Con Pellisson, col quale intrattenne una relazione di grande fedeltà, ella ha influenzato La Fontaine e Molière che pure sembra averla messa in ridicolo sotto il nome di «Magdelon», diminutivo di Madeleine, nella sua pièce Le preziose ridicole.


 Madame de Rabutin-Chantal marquise de Sévigné



 
Data di nascita: 5 febbraio 1626, Parigi
Data di morte: 17 aprile 1696, Grignan
Madame de Sévigné nacque a Parigi da un'antica famiglia borgognona: Suo padre fu ucciso nel giugno 1627 nell'isola di Ré durante la guerra contro gli inglesi. La moglie gli sopravvisse di poco, così che Marie, rimase orfana nel 1633.
 Marie sposò Henri, marchese de Sévigné, un nobile bretone benestante, il 4 agosto 1644, e risiedette con lui nel castello "Les Rochers" luogo che ora deve a lei la sua rinomanza. Ebbe una figlia, Françoise Marguerite, il 10 ottobre 1646 e un figlio, Charles, il 12 marzo 1648.
Il 4 febbraio 1651, Henri de Sévigné, a seguito di una questione con il cavaliere d'Albret su una certa signora di Gondran, si batté con lui rimanendo mortalmente ferito.
Rimasta orfana e vedova a soli ventisei anni, Marie non si risposò più: a novembre si stabilì a Parigi, ma trascorrendo una parte dell'anno a "Les Rochers". A Parigi frequentò i salotti dell'aristocrazia, specialmente quello di Nicolas Fouquet, ministro delle finanze di Luigi XIV
Madame de Sévigné, molto legata alla figlia, intrattenne con lei una corrispondenza, divenuta molto famosa, per tutta la vita: la prima lettera è datata 6 febbraio 1671. Dal 1673, (con una media di tre-quattro lettere ogni settimana)

Quella corrispondenza, copiata e diffusa non si sa da chi, cominciò a circolare pubblicamente: madame de Sévigné affermò tuttavia che quelle lettere erano in sostanza dei documenti pubblici e concesse loro libera circolazione.


(continua con la indicazione dei refusi e relativa correzione )

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