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giovedì 14 marzo 2013

Diario di una turista per caso. (3)




Il gruppo si è assottigliato di  molto e presto capisco il perché. Nessun evento a San Miniato si permette di trascurare lo spizzico. E la tappa  all’antico refettorio del Convento di San Francesco si concluderà secondo la migliore tradizione con raffinati stuzzichini che i membri femminili del circolo hanno preparato e che proprio ora sono andate a recuperare. La raffinatezza consiste in particolare nella capacità ricercata in alcuni pasticcini di alludere   ,con un gioco sottile,ad uno dei personaggi che incontreremo nell’ultimo incontro.

                                                   L’Antico Refettorio di San Francesco                                                                                                                       
2. sosta.     Qui,intanto,nello splendido refettorio dalle volte antiche che,succedendosi in fuga,rendono l’ambiente molto accogliente, anche per i piacevoli effetti che creano i riflessi di luce sul rosso sgranato dei mattoni a vista,le note di “Italian Dandy”di Brunori  accennano le atmosfere del racconto “Un uccello molto serio” di Niccolò Ammaniti,dal suo libro“Il momento è delicato”,che Massimo Gabbrielli ha scelto di proporci. Ancora una volta una scelta felicemente e unanimemente condivisa. Evidentemente l’organizzatore conosce bene il suo pubblico. Tocca ora ad un’altra socia del circolo presentarci “Ad occhi chiusi” di Gianrico Carofiglio. Racconta  come sia rimasta toccata dalla ricchezza dei temi proposti,dalla capacità dell’autore nell’intrecciare motivi sociali forti come quello della violenza sulle donne con debolezze private,come la paura del vuoto,che l’esemplare protagonista riuscirà a combattere e a vincere. L’intervento che segue tenta di spostare l’attenzione sulla scrittura: sull’uso sapiente delle parole che rende incalzante e risolutivo,ad esempio, il ritmo dell’interrogatorio della vittima e come la chiarezza dell’intreccio ricco dei temi sia anche dovuta alla costruzione di un’abile struttura narrativa. Ma poi ritorna ai contenuti,mostrando di aver particolarmente apprezzato i suggerimenti di luoghi molto inconsueti della sua città che lo scrittore ha l’abitudine  di regalarci nei suoi romanzi – come quello dei” Magazzini d’Oltremare” in questo racconto-:gesti di attenzione affettuosa per la propria città ,oltre che per i propri lettori. Un intervento,questo,che è sostenuto e arricchito da quello conclusivo che vuole evidenziare il seme fertile dell’ironia,che è anche molto familiare al narratore e che qui è usato in modo particolarmente corrosivo,quando prende di mira le mode mistiche  e orientaleggianti di certi ambienti.
Tutti sono molto soddisfatti ,anche il terzetto di adolescenti. E’ la più giovane a dire con un gran sorriso che “...si divertono da matti”. Fra me non posso fare a meno di complimentarmi con la madre che vivacemente li accompagna .
   Frattanto un personaggio dietro le quinte si è affaccendato per noi. Ha accuratamente preparato il momento-sorpresa della pausa-buffet. Un’offerta ricca e profumata di bevande e pasticcini che Laura ha disposto. Sofisticata al punto che un vassoio di biscotti è la realizzazione di un’antica ricetta dell’Artusi;sì,proprio lui che infatti ritroveremo fra i personaggi  di Marco Malvaldi,nella tappa finale che ci porterà a veder sorgere l’alba sul prato della Rocca. Non so perché nella mia memoria si insinua per un attimo il flash dell’”Angelo del ciclostile”-  blitz fugace di un personaggio di gioventù.


                                                                               (continua)

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