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domenica 17 marzo 2013

Il Marzapane citato da Leonardo a Vinci.



Marzapane.


E’ l’antica ricetta dovuta a maestro Martino,di quello che anche oggi si chiama marzapane o pasta di mandorla.
L’etimologia della parola,massepain in francese,marzipan in tedesco,ha posto interrogativi da tempo .Negli
anni quaranta del XIV s. si trova traccia  del termine in varie forme romanze,sia in Italia che in Provenza,per designare  tanto una  scatola per dolciumi quanto i dolciumi stessi. Che si tratti di un prestito dall’arabo,come pare suggerire qualcuno? Non è impossibile,se si pensa che questo dolce di mandorle e zucchero,qui profumato all’acqua di rose,contiene tre degli ingredienti più tipici dell’arte della pasticceria arabo-persiana medievale.
Tanto più che Martino non risparmia lo zucchero,qui impiegato nella stessa quantità delle mandorle. Siamo molto lontani  dalla parsimonia con cui l’autore del Ménagier de Paris fa uso di quest’ingrediente!Notevole è anche la maestria di Martino nell’esecuzione della ricetta. Sa bene che la temperatura  a cui si cuoce il latte di mandorle è un fattore determinante per la buona riuscita e consiglia l’attenzione al fuoco molto moderato .Infatti se troppo cotto il marzapane diventa di un colore scuro non proprio attraente,e perde completamente la sua morbidezza.
La realizzazione di questa torta di marzapane  è delicata nella misura in cui la pasta di mandorle è versata su una sfoglia  fatta di sottili cialde (cialdoni in italiano,oublies in francese),per permettere a questa pasta un poco appiccicosa di essere manipolata.



Ingredienti

6/7 sfoglie di pane azzimo o 1 grande  di carta di riso o anche una quindicina di ostie.
250 g. di mandorle non spellate
250 g. di zucchero
acqua  di rose


Procedimento

Mischiare farina,sale,zucchero,quindi aggiungere l’acqua per fare una pasta semiliquida.Scaldare gli stampi per le cialde  e versarci un mezzo cucchiaio di pasta. Chiudere i ferri e cuocere  finché la cialda abbia assunto una  colorazione nocciola. Staccarla dallo stampo e ripetere l’operazione  fino ad ottenere un numero di cialde sufficiente a foderare una grande teglia.
La sera prima: mettere le mandorle a bagno in acqua bollente. Quando si  è freddata ,eliminarla e sostituirla più volte con altra acqua finché non resti limpida. Lasciare a bagno per tutta la notte. Così una volta che la buccia è stata ben ammorbidita,le mandorle si spellano molto facilmente.
Il giorno stesso :spellare le mandorle  e frullarle o macinarle al tritatutto elettrico insieme a tre cucchiai di acqua di rose, fino ad ottenere un fine purè. Mischiare allo zucchero e aggiungere altri 3 cucchiai di acqua di rose per ottenere una pasta liscia uniforme.
Foderare una grande teglia  sia con le cialde,che verranno leggermente sovrapposte,sia con le sfoglie di pane azzimo o di carta di riso,sia ancora con delle ostie. Cospargere con un po’ di acqua di rose. Versare la pasta di mandorle e stenderla uniformemente in uno strato di circa 1,5 cm di spessore. Annaffiare con un po’di acqua di rose e spolverare  uniformemente con uno strato di zucchero.
Cuocere a fuoco lento(130°) per circa un’ora finché non sia leggermente dorato. Sorvegliare la cottura perché non prenda troppo colore. Servire freddo.

(continua)

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