In attesa delle tue istruzioni ho cominciato a tradurre les
Lettres persanes.
Eccoti la prima :
MONTESQUIEU
LETTRES PERSANES
Lettre XXXVI
Usbek a Rhédi,a Venezia.
Il caffè è molto in uso a Paris :c’è un gran numero
di casa pubbliche dove lo si distribuisce. In qualcuna di queste case,si
dicono notizie;in altre si gioca a scacchi. Ce n’è una,dove si prepara il caffè
in un modo tale che dà spirito a chi lo prende:almeno,di tutti quelli che escono,non
c’è nessuno che non creda d’averne quattro volte in più di quando è entrato. Ma
ciò che mi sorprende di quei begli spiriti,è che non si rendono
utili alla loro patria,e che esercitano i loro talenti in
cose puerili. Per esempio,quando arrivai a Paris,li trovai
eccitati su una disputa , la più esile che si possa
immaginare: si trattava della reputazione di un vecchio poeta greco di
cui,dopo duemila anni ,si ignora la patria come il tempo della sua morte. I due
partiti
confessavano che era un poeta eccellente;non era
questione che del minore o maggior merito che bisognava attribuirgli.
Ciascuno ne voleva dare il tasso;ma,fra questi distributori di
reputazione,gli
uni avevano maggior peso di altri. Ecco la disputa! Era
ben viva: perchè si scambiavano cordialmente da una parte all’altra
ingiurie così grossolane,si facevano scherzi così amari,che non ammiravo
meno
il modo di disputarsi che il tema della disputa.”Se
qualcuno,dicevo dentro di me,fosse abbastanza stordito
da andare davanti a uno di questi difensori del
poeta greco ad attaccare la reputazione di qualche onesto
cittadino,non sarebbe molto notato ,e credo che quello zelo tanto
delicato sulla reputazione dei morti si infuocherebbe molto per difendere
quella dei vivi! Ma,comunque,aggiungevo,Dio mi guardi dall’attirarmi
l’inimicizia dei censori di quel poeta,che il soggiorno
di duemila anni nella tomba non ha potuto proteggere da un odio così
implacabile! Danno attualmente colpi in aria. Ma che succederebbe se il loro
furore fosse animato dalla presenza di un nemico?”
Quelli di cui hai appena parlato discutono in
lingua volgare ,e occorre distinguerli da un’altra specie di
disputatori che si servono di una lingua barbara che
sembra aggiungere qualcosa al furore e alla testardaggine dei combattenti.
Ci sono quartieri dove si vede come una mischia nera e folta di questo
tipo di gente; si nutrono di distinzioni;vivono di ragionamenti e di false
conseguenze. Questo mestiere ,dove
si dovrebbe morire di fame,non smette di rendere:si è
vista una nazione intera,scacciata dal suo paese,traversare i mari per
stabilirsi in Francia ,non portando via con sé per fronteggiare le necessità
della vita,che un indubbio talento per la disputa. Addio.
Da Paris,l’ultimo della
luna di Zilhagé,1713.
buona serata,un abbraccio,
Mariel
(continua)
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