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giovedì 14 marzo 2013

Diario di bordo. (47)










aspeeeetta! il caffé mi rende nervosa...

bel testo però....

ma aspettiamo di realizzare il nostro salotto aristocratico?

ti abbraccio intanto...neanche questo mercoledì potrò vederti e mi spiace. Suono a S. cecilia nella Passione secondo Matteo...solo un recitativo accompagnato in un' opera colossale...vuoi venire?

baci, Maria

















In attesa delle tue istruzioni ho cominciato a tradurre les Lettres persanes.
Eccoti la prima : MONTESQUIEU
LETTRES PERSANES
Lettre XXXVI
Usbek a Rhédi,a Venezia.
Il caffè è molto in uso a Paris :c’è un gran numero di casa pubbliche dove lo si distribuisce.  In qualcuna di queste case,si dicono notizie;in altre si gioca a scacchi. Ce n’è una,dove si prepara il caffè in un modo tale che dà spirito a chi lo prende:almeno,di tutti quelli che escono,non c’è nessuno che non creda d’averne quattro volte in più di quando è entrato. Ma ciò che mi sorprende di quei begli spiriti,è che non si rendono
utili alla loro patria,e che esercitano i loro talenti in cose puerili. Per esempio,quando arrivai a Paris,li trovai
eccitati su una disputa , la più esile che si possa immaginare:  si trattava della reputazione di un vecchio poeta greco di cui,dopo duemila anni ,si ignora la patria come il tempo della sua morte. I due partiti
confessavano che era un poeta eccellente;non era questione che del minore o maggior merito che bisognava  attribuirgli. Ciascuno ne voleva dare il tasso;ma,fra questi  distributori di reputazione,gli
uni avevano maggior peso di altri. Ecco la disputa! Era ben viva: perchè  si scambiavano cordialmente da una parte all’altra  ingiurie così grossolane,si facevano scherzi  così amari,che non ammiravo meno
il modo di disputarsi che il tema della disputa.”Se qualcuno,dicevo dentro di me,fosse abbastanza stordito
da andare davanti a uno di questi  difensori del poeta greco ad attaccare  la reputazione  di qualche onesto cittadino,non sarebbe molto notato ,e credo che quello zelo  tanto delicato sulla reputazione dei morti si infuocherebbe  molto per difendere quella dei vivi! Ma,comunque,aggiungevo,Dio mi guardi dall’attirarmi
l’inimicizia dei censori di quel poeta,che il soggiorno di duemila anni nella tomba non ha potuto proteggere da un odio così implacabile! Danno attualmente colpi in aria. Ma che succederebbe se il loro furore fosse animato dalla presenza di un nemico?”
Quelli di cui hai appena  parlato discutono in lingua volgare ,e occorre distinguerli da un’altra specie di
disputatori che si servono di una lingua barbara che sembra aggiungere  qualcosa al furore e alla testardaggine dei combattenti. Ci sono quartieri dove si vede come una  mischia nera e folta di questo tipo di gente; si nutrono di distinzioni;vivono di ragionamenti e di false conseguenze. Questo mestiere ,dove
si dovrebbe morire di fame,non smette di rendere:si è vista una nazione intera,scacciata dal suo paese,traversare i mari per stabilirsi in Francia ,non portando via con sé per fronteggiare le necessità della vita,che un indubbio talento per la disputa. Addio.


Da Paris,l’ultimo della luna di Zilhagé,1713.


buona serata,un abbraccio,
Mariel


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