Il gruppo si è assottigliato di molto e presto capisco il perché. Nessun
evento a San Miniato si permette di trascurare lo spizzico. E la tappa all’antico refettorio del Convento di San
Francesco si concluderà secondo la migliore tradizione con raffinati
stuzzichini che i membri femminili del circolo hanno preparato e che proprio
ora sono andate a recuperare. La raffinatezza consiste in particolare nella
capacità ricercata in alcuni pasticcini di alludere ,con un gioco sottile,ad uno dei personaggi
che incontreremo nell’ultimo incontro.
2. sosta.
Qui,intanto,nello splendido refettorio dalle volte antiche
che,succedendosi in fuga,rendono l’ambiente molto accogliente, anche per i
piacevoli effetti che creano i riflessi di luce sul rosso sgranato dei mattoni
a vista,le note di “Italian Dandy”di Brunori accennano le atmosfere del racconto “Un
uccello molto serio” di Niccolò Ammaniti,dal suo libro“Il momento è delicato”,che
Massimo Gabbrielli ha scelto di proporci. Ancora una volta una scelta
felicemente e unanimemente condivisa. Evidentemente l’organizzatore conosce
bene il suo pubblico. Tocca ora ad un’altra socia del circolo presentarci “Ad
occhi chiusi” di Gianrico Carofiglio. Racconta come sia rimasta toccata dalla ricchezza dei
temi proposti,dalla capacità dell’autore nell’intrecciare motivi sociali forti
come quello della violenza sulle donne con debolezze private,come la paura del
vuoto,che l’esemplare protagonista riuscirà a combattere e a vincere.
L’intervento che segue tenta di spostare l’attenzione sulla scrittura: sull’uso
sapiente delle parole che rende incalzante e risolutivo,ad esempio, il ritmo
dell’interrogatorio della vittima e come la chiarezza dell’intreccio ricco dei
temi sia anche dovuta alla costruzione di un’abile struttura narrativa. Ma poi
ritorna ai contenuti,mostrando di aver particolarmente apprezzato i
suggerimenti di luoghi molto inconsueti della sua città che lo scrittore ha
l’abitudine di regalarci nei suoi
romanzi – come quello dei” Magazzini d’Oltremare” in questo racconto-:gesti di
attenzione affettuosa per la propria città ,oltre che per i propri lettori. Un
intervento,questo,che è sostenuto e arricchito da quello conclusivo che vuole
evidenziare il seme fertile dell’ironia,che è anche molto familiare al
narratore e che qui è usato in modo particolarmente corrosivo,quando prende di
mira le mode mistiche e orientaleggianti
di certi ambienti.
Tutti sono molto soddisfatti ,anche il terzetto di
adolescenti. E’ la più giovane a dire con un gran sorriso che “...si divertono
da matti”. Fra me non posso fare a meno di complimentarmi con la madre che
vivacemente li accompagna .
Frattanto un
personaggio dietro le quinte si è affaccendato per noi. Ha accuratamente
preparato il momento-sorpresa della pausa-buffet. Un’offerta ricca e profumata
di bevande e pasticcini che Laura ha disposto. Sofisticata al punto che un
vassoio di biscotti è la realizzazione di un’antica ricetta
dell’Artusi;sì,proprio lui che infatti ritroveremo fra i personaggi di Marco Malvaldi,nella tappa finale che ci
porterà a veder sorgere l’alba sul prato della Rocca. Non so perché nella mia
memoria si insinua per un attimo il flash dell’”Angelo del ciclostile”- blitz fugace di un personaggio di gioventù.
(continua)
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