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lunedì 14 gennaio 2013

Diario Cinese-4-



6°.G.Finalmente la Cina popolare che resta. Gli Hutong e la vergogna della sopravvivenza dei ricsciò,sia pure col camuffamento della bici .

                                                                             Primavera a Pechino

                                                                   Inverno negli Hutong
 La processione delle 16 biciclette con due di noi a bordo. Percorriamo all’inizio la panoramica – bella la successione dei cafés -terrasse lungo il canale proprio sotto la città proibita – la gente è allegra,malgrado lo squallore della grande povertà. Tutti salutano,vecchi e bambini davanti alle case. Visita al mercato di frutta , verdura e spezie.
                                     Vita quotidiana negli hutong di Pechino

                                           La bici,protagonista negli Hutong di Pechino


 Tutti sono curiosi di noi ;compro il tè al gelsomino a un prezzo astrale. Rinuncio alla tisaniera a prezzo stracciato per il timore che non possa affrontare il rischio  del viaggio. Visita lampo al supermercato   con acquisto di tè più abbordabile. Il criterio di scelta si fonda sulla reperibilità di una scritta in inglese. Segue la visita interna ad  una abitazione. Cortile quadrato ai lati del quale  sono le singole costruzioni delle successive generazioni della famiglia. Si stringe il cuore per lo squallore non solo  della povertà,ma anche dell’evidente sciatteria. Una vecchia sorridente e cordiale cucina una frittata (bugassa,come a Creta!).Riprendiamo  il carretto. il ragazzo,mentre pedala,canta. ci aiuta a salire e a scendere. E’ gentile,come tutti,qui; rifacciamo a piedi il vicolo con le baracche che cucinano commestibili puzzolenti,immondi. anche l’anatra laccata!
Torniamo in albergo. Mangiamo in camera il dolce per la festa della  luna con il ripieno di loto (la forma è rotonda come la luna piena  che è luminosissima nel cielo stasera. Mi piace passare così semplicemente questa sera al posto della serata all’Opera di Pechino che era in programma,ma che è stata annullata. E’ stato inevitabile. Il teatro era completo. Myriam vuole uscire ed io consento,ma solo per un’ora. andiamo al grande magazzino in Time square. E’ interessante e divertente. Compro le scarpe rosse( di pezza, 2 €!) e il tè verde. Tornando verso l’albergo vediamo un operaio che pota una siepe(è quasi mezzanotte). Un po’ più in là quasi inciampo in un mucchio di stracci:guardo meglio e mi rendo conto che sul marciapiedi un gruppo di uomini è steso a terra e dorme;ancora più in là lo scheletro di cemento di un cantiere illuminato:scopro il lavoro a ciclo continuo. Nel turno di riposo si resta davanti al posto di lavoro. L’urbanizzazione dirompente che deriva dalla grande differenza del tenore di vita tra  la città e la campagna ,ha creato, tra i numerosi problemi,anche quello della estrema carenza delle abitazioni in città. E chi ha un tetto sopra la testa sta sempre molto stretto,perché forte è la coesione tra generazioni:per la disponibilità anche finanziarie molto limitate,i più giovani si fanno carico dei loro vecchi  anche ospitandoli nel loro spazio ristretto.
Torniamo in albergo per fare le valige e scrivere questa bozza di promemoria. vado a dormire perchè è ormai  l’1.15. Domattina la sveglia è anticipata perchè bisogna portare i bagagli nella hall. Rinvio allora le abluzioni a domattina .Più probabile a domani sera.
Prima di lasciare la capitale devo proprio raccontare la leggenda delle acque di Beijing.
L’imperatore sogna un vecchio con due orci pieni d’acqua che chiede di poter uscire dalla città. l’Imperatore accorda il permesso e ,al risveglio,Pechino è senz’acqua. Alla sera,riaddormentato risogna il vecchio   e gli chiede di far tornare l’acqua in città. Il vecchio spiega che l’Imperatore dovrà scegliere un giovane e istruirlo. Egli dovrà cercare i due orci  in una caverna custodita da un drago. Non dovrà avere paura perchè sarà protetto se rispetterà certe  condizioni. Dovrà forare i due orci per fare sgorgare  l’acqua e scappare verso la città senza voltarsi finché non fosse dentro le mura.  L’imperatore organizza l’impresa. Il giovane va alla ricerca della caverna. Scopre gli orci difesi dal drago ,fora il primo orcio,si spaventa e scappa verso la città. un’onda lo insegue.  Quando egli è ormai sotto le mura,si sente ormai al sicuro e si volta; l’onda  lo incalza,lo inghiotte e dilaga all’interno della città che,da allora,avrà l’acqua sporca a disposizione,mentre nelle c colline intorno resterà l’acqua buona dell’orcio che non è stato squarciato. 
 Ed è per questoche durante il soggiorno abbiamo bevuto,ci siamo lavati i denti costantemente con l'acqua Vittel,importata nientemeno che dalla Francia.
(continua)

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