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sabato 8 aprile 2017

Dov'è il diritto? Okorenetit



TEATRO DELLA NUOVA CALEDONIA
PIERRE GOPE
DOV’È IL DIRITTO? OKORENETIT?
ATTO I
Quadro I
Tribunale kanak
Il Consiglio degli Anziani
Il vecchio Bolé,Acania,Nésékan,Waïmo,Gran capo e Sérétac
Nel cortile della circoscrizione territoriale del genio civile all’ombra di un baniano,Sérétac,come inchiodato al suolo,sta a testa bassa durante l’intera durata dell’interrogatorio.
Il vecchio Bolé:Eccoci tutti riuniti  nel cortile della nostra circoscrizione territoriale per dare corso alle parole della nostra giustizia, perché eccoti che una ragazza colpita nella sua felicità reclama legittimamente che le sia resa giustizia?Come non trattenermi  dal dirvi quanto sono immense la mia pena e la mia tristezza?Se questo atto fosse stato commesso su una delle vostre sorelle,o su uno dei vostri figli o ancora su una delle vostre madri non vi sareste ribellati per niente?Che ognuno di voi  ormai innalzi  nel suo seno barriere ermetiche per contenere i vostri atteggiamenti che la nostra etica condanna. Che ognuno di voi  si guardi dal nutrirsene  e che il germe  del male  non cresca affatto  in ognuno di  voi poiché non è che fonte di divisioni  nelle nostre famiglie.
Acania:La notte ha pianto le sue vittime,ha accusato il tempo. Le voci si diffondono nel villaggio. Urgenza ha soffiato nella tromba d’aria. I passi pesanti si trascinano a fatica ,stroncano rapidi il respiro  . Bisogna parlare. Bisogna parlare intorno al baniano. L’erba si è seccata  sotto i tuoi piedi ,quando cammini  non senti più il calore della terra,non senti più il gusto delle tue parole . Hai toccato il male con le tue dita e le  hai affondate  nella carne vergine  di una vita immacolata.
Sérétac:Sì,ma avevo  bevuto troppo e avevo fumato cannabis. L’ho incontrata per strada .Avevo così tanta voglia di fare l’amore con lei .C’è da dire che è passata in un brutto momento. Farle la corte? So in anticipo che vuol dire fare fiasco. E siccome eravamo soli  per strada non ho cercato di capire. L’ho trascinata  con forza nella macchia .Lei si dibatteva,e,per calmarla,le ho dato un pugno finché non si è più mossa e a quel punto le ho fatto subire un atto di violenza sessuale.
Acania:Sapete che il sesso è tabù. Non se ne parla in un luogo come questo. E’ male,secondo le usanze,un crimine di questo genere significa incitare un clan alla guerra. E’ spesso l’origine delle guerre tra clans.
Nesekan:La parola si è molto evoluta. Occorre adattarla al presente  per non smarrirsi col tempo. I nostri figli avanzano con altre forme di parole che si attivano in ogni senso. Si dice che l’evoluzione possa trasformare le nostre paure e le nostre angosce.
Si dice che dobbiamo cambiare certe nostre tradizioni per migliorare il nostro quotidiano.
Waïmo:Guardate il muro come è costruito. E’ un capolavoro .E’ arte che i Vecchi hanno qui costruito.
Non è un monumento di pietre .Questo muro serve a proteggere la circoscrizione territoriale da sguardi
esterni ,è la copertura del sacro,perché tutto quello che si dicono all’interno non deve essere inteso là fuori. Ogni pietra ha il suo posto,ogni pietra la sua storia. E’ vero che il tempo cambia,ma la parola,lei,resta per sempre. Non cambia né ieri ,né oggi,né domani.
Acania:Dove vuoi arrivare,Nesekan?Vuoi dire che è l’evoluzione ad aver commesso quel crimine? Come
portatore del male della circoscrizione a nome della vittima ,assente da questo consiglio, bisogna imporre
la giustizia dei nostri padri ,come si deve ,e non adattarsi a nuove forme di leggi che raccogliete  come conchigliette sulla spiaggia.
Il vecchio Bolé: Figli miei ,sappiate che la vostra cultura è sacra e che ogni persona ha diritto al rispetto.
Nuocere al vostro prossimo  vuol dire introdurre il germe del male nei costumi.
Allora fate attenzione,perché raccoglierai quel che hai seminato.
Sérétac:  Devo raccogliere quel che ho mietuto,devo subire ciò che ho commesso.
Ma chi giudicherà coloro che si nascondono dietro la loro apparenza?
Forse che avere i capelli bianchi significa avere il diritto digiudicarmi?
Acania: Il male è giudicato da se stesso e si condanna da sé. Mi è successo talvolta di mettermi davanti a uno specchio e non riconoscermi. Come raggiungere il fatto della saggezza  se il vostro spirito è estraneo
al vostro corpo?
Gran Capo: Ed è parlando,Acania, che il male sgorgherà davanti a noi. Lasciate che il silenzio interroghi la nostra coscienza  a proposito di questo crimine.
Iersera ho accettato il pezzo di manou  che simboleggia  il perdono . Mi ha ricordato la parola dell’Antenato: ci invita a perdonare vicendevolmente senza costrizioni né rimorsi. Occorre accettare di
rompere la propria vecchia pelle.
Acania:Gran Capo,contentandoti di un tal gesto tradizionale, rischi di rompere  il vero senso del nostro costume.
Il male è presente ,la società è vittima.
E’ vero,il pezzo di manou cancella ogni infrazione,ma basterebbe per richiudere la cicatrice di tua figlia
che èla stessa della circoscrizione?
Nesekan:Basta,Acania!Il Gran Capo ha dato la sua parola ,noi dobbiamo rispettarla.
Acania: Sérétac,che hai fatto,dopo aver volta abusato di lei?
Che hai fatto quando lei ti supplicava?
Che hai fatto? Parla …
Sérétac:Sono fuggito,sono fuggito senza occuparmi di lei.
Acania:Guardatemi costui.
Sapeva quel che faceva,ma ha chiuso gli scuri del suo cuore  ai pianti di Corilen.Si è accanito su di lei
come una bestia feroce ,con tutte le sue forze. L’ha spogliata della sua anima violando il suo corpo.
E’ fuggito perché sapeva che è male quel che ha fatto.
Gran Capo:So che è male,mia figlia è la vittima e sarà l’esempio. Poco importa la natura  della sua ferita.
Ognuno deve portare la propria sofferenza. Io non torno sulla parola data .
Devo accettare la sofferenza di mia figlia per salvare la mia parola.
Acania:Perché condannare la sua anima a morte,solo per timore della nostra parola?
Lasciar libero un criminale e suscitare altri problemi domani e più gravi ancora ,credetemi.
La donna,le camminiamo sopra,la calpestiamo come una foglia morta,considerata come un nulla ,messa a nudo a causa del nostro orgoglio. Dobbiamo tornare  alla giustizia ancestrale e condannare costui  all’esilio
all’isola coi crani.
Nesekan: Acania,IL Gran Capo ha il diritto di accettare o rifiutare la condanna di questo giovanotto.
Acania:Ed io ,io mi rifiuto di vedere che le vittime ne soffrono tutti i giorni  perché siamo incapaci di condannare il male.
Te,Gran Capo ,non sei in condizione di pronunciarti,di proteggerli,o di strapparli  dagli artigli della paura.

Si allontana dal gruppo e trascina Sérétac davanti alla scena  per bastonarlo.
Basta con le chiacchere.
Gran Capo:No,lascialo,lascialo .Ti dico, che hai perso la testa?
Acania:Rinunciate in anticipo a capire.Ne sono persuaso,ma qualsiasi siano le vostre ragioni,sono insufficienti .La randellata  non fa più paura .Non vi preoccupate affatto dell’avvenire di questo popolo.
Generate il male  col perdono dei criminali.
Gran Capo: So guardare con gli occhi del giorno coloro che vivono nella notte e vedere con gli occhi della notte coloro che vivono nel giorno.
Acania: Ma ti sei guardato:il male sta per mangiare le ossa ,mangerà il costume,mangerà la tua terra ,
e si mangerà pure noi.

Esce di scena.

Gran Capo: Ecco che cosa accade quando si vuole far ragionare una mula:si scoccia.
Vecchio Bolé:Gioventù,è difficile per me capire il vostro modo di vivere. Reagire ,il male
gratta alla vostra porta .Un medico può chiudere una cicatrice ,ma non può guarire il
male che ha sporcato l’anima di una ragazza.
Nesekan:Aveva tutte le ragioni della terra  di infastidirsi ,poiché lasciar libero un criminale
rischia di provocare una segregazione nel villaggio.
Gran Capo:Il perdono della tradizione ha per sua ragione il riscatto delle colpe e reintegrare  l’individuo
perché ritrovi la sua integrità in seno alla sua famiglia.
Nesekan:Ma ho paura che ciò porti Corilen al suicidio o alla prostituzione.
Waïmo:Ma è un problema di colpevolezza  l’atto di Sérétac ,la sua condotta contro la circoscrizione  non sono tollerabili,ma suggeriscono un obbligo morale verso la tradizione : sapersi rivolgere in tempo verso chi è in stato di necessità.
Gran Capo: Waïmo,mi dai una lezione di morale  e quel che ho intrapreso in quest’affare non è una lezione di morale. La sofferenza di mia figlia è segnata qui,qui nel profondo.  Ma ho fatto tutto quel che è in mio potere per salvare questa generazione,per questa gioventù,perché questa gioventù non si perda nella natura,e perché i suoi figli  si ricordino in quali circostanze ho impegnato il mio  essere e il mio spirito
in questa situazione.
Nesekan:Waïmo,dobbiamo prevedere mezzi destinati alle vittime e portare loro assistenza . Quanto ai criminali,dobbiamo imporre loro una sanzione severa ,ma cercare anche di aiutarli a riparare i loro errori.
Vecchio Bolé:  Non dobbiamo avere stati d’animo e dobbiamo non essere attaccati a nulla,neppure alle verità   alle quali teniamo più solidamente. Perché l’ineffabile ,l’ineffabile rifiuta  di limitarsi a una forma qualsiasi né  ad  alcuna espressione. E noi dobbiamo per questo aprire la parola dello spirito che non si chiude nel suo proprio senso .E  noi dobbiamo per questo lasciar parlare il suo spirito.
Waïmo :In quel caso né Sérétac ,né me,né Acania,né il Gran Capo né alcun individuo della tribù ha il diritto di punirti. Va’ sei libero.
Gran Capo: Sérétac ,sappi che è a mia figlia che hai fatto quello.

QUADRO II
La casa di Corilen - Confronto del padre e della figlia  - Cango,il Gran Capo e Corilen.

Corilen: Padre,vorrei parlarti.
Cango: Ah,no! Non c’è ragione che tu lasci la scuola. Mi sembra che su questo  siamo d’accordo,no?
Apparecchia  che mangiamo.  Assaggerai la cucina di papà. E’ una specialità della casa. La preparavo spesso
per  far piacere alla tua mamma.
Corilen: Papà,non ho fame e non sono andata a scuola. Ho riflettuto molto. Ho preso una decisione.
Cango:Sei sicura di non aver fame? Tua madre,il ragù lo chiedeva spesso. Ogni volta io le tiravo via la pentola per poterlo mangiare .Era golosa come una mucca marina,la tua mamma. Era meravigliosa.
Corilen:Padre,adirò la giustizia dei Bianchi per medicare la ferita del mio corpo e della mia anima. Concedimi questo
favore,te ne prego!
Cango: Corilen,non sono dell’umore giusto per parlare di questo problema ,oggi . E’ stato giudicato secondo tradizione. Il Consiglio degli Anziani ha emesso il suo verdetto. Non ci si torna sopra. Figlia mia,hai perso la fiducia che accordavi alla giustizia dei Nostri Antenati?
Corilen: No,padre! La mia fiducia negli Antenati resta senza macchia. Ma come accordare la mia fiducia a quei vecchi
ubriaconi che si credono saggi e calpestano i nostri  Antenati con la loro decisione ingiusta.
Cango: Corilen,hai rimproveri da fare al giudizio reso contro il tuo aggressore?
Corilen: Padre,pensi che il nostro Consiglio degli Anziani abbia operato secondo giustizia? Un tempo lo stupro era punito con la morte ,era spesso all’origine di guerre tra clan. Oggi basta un pezzo di manou  per cancellare ogni infrazione.
Cango:Figlia mia , capisco il tuo dolore, ma la sacralità della nostra tradizione mi impedisce di rifiutare il perdono. Un altro giudizio come intendi tu fare  vuol dire necessariamente attentare  al costume e al suo spirito. E’ un insulto contro la circoscrizione.
Corilen: Cango,da sempre,da noi chiamiamo le donne Dekö,dei “nulla.”Oggi,le donne sono sempre considerate  come
un nulla,I nostri pianti ,le nostre preoccupazioni non  colpiscono  la vostra autorità .Voi,voi  decidete soli,
tra uomini,della nostra sorte. Guardatemi,io sono vittima d’uno stupro e non ho diritto  di  parola. Sono tormentata
dal male fino al fondo delle mie viscere e tu mi chiedi di ringraziare il mio aggressore?
Quanti criminali ,malfattori avete lasciati liberi? E’ la giustizia di buona fede. La parola saggia ,è morta,l’avete uccisa.
E i Vecchi del Consiglio degli Anziani non sono più in possesso della parola vera.
Cango:Taci,dici qualsiasi cosa!io soffro quanto te,figlia mia. Ma se ti lascio fare,chi in futuro potrà rispettare la parola del  Gran Capo,la parola del Wadrawa,la parola dell’igname[1]?
Corilen: Cango,sono prima di tutto carne della tua carne,il sangue del tuo sangue. Non percepisci nelle tue membra la sofferenza del mio essere?
Cango: Io ti ho piantata,figlia mia,e io ti devo insegnare  con autorità ,a dirigerti sui passi dei nostri Antenati. E in cambio tu mi devi obbedienza.
Corilen: Ma Cango,non sono prima di tutto tua figlia,e  il costume ha una pianta per curare il mio cuore  che sanguina?
Esiste un guaritore per guarire il mio onore?
Cango: Figlia mia,siamo prima di tutto Kanak e per questo tu devi sottometterti  al nostro costume.
Così tu stai reagendo come una figlia dei Bianchi.
Corilen: Cango,sono tua figlia ,non il tuo suddito:e tu mi hai abbandonato come tutto il resto della tribù. Mi tratti come un nulla .Ai tuoi occhi io sono un orrore. Tu mi volti la faccia perché io ho macchiato il tuo onore agli occhi della tradizione.
Se io sono colpevole,allora bastonatemi,se io sono una prostituta ,bruciatemi il sesso col ciottolo  rosso. Trattatemi come una cagna! O allora rendetemi una vera giustizia secondo la tradizione che punisce con la morte gli autori di uno stupro.
Cango: La morte,non è più il nostro tribunale tradizionale che possa decretarla oggi.
E  malgrado il mio strazio di padre ,ho agito come si deve .Ho chiuso gli occhi su questa faccenda ,ho chiuso le orecchie  sulle tue suppliche per il buon andamento della società ,per il bene di tutti.
Tutti gli sguardi sono fissi su di me ,perché ho saputo accettare  la tua sofferenza  per mantenere la calma nei clan tanto nei clan del ragazzo che in quelli dei tuoi zii materni. Occorre portare la pace ,là dove il male si è radicato.
Corilen: Andrò sulla tomba di mia madre .Le griderò la mia sofferenza e il mio dolore. La pregherò di togliermi da quest’incubo per essere al suo fianco,tra le sue braccia,laggiù dall’altro lato della riva .Nel mondo del silenzio.
Cango,come puoi parlare di giustizia?Come puoi parlare di pace?Non ho trovato la giustizia presso i miei consanguinei.
Allora,adirò un’altra giustizia,quella dello straniero. Affronterò tutte le maledizioni  che potrebbero nascere dalla mia arroganza. Sfiderò la tua collera e anche le tue maledizioni.
Cango:  Io non ti maledico,figlia mia .Ma capiscimi,mi è difficile strapparmi al nostro  passato. Tu sei nella verità,gli Antenati   non  potranno abbandonarti.
Ma sappi che ti impegni su un cammino difficile. Questa  via  ai tuoi occhi pare giusta e diritta,ma le nostre strade tradizionali  che ti sembrano tortuose sono anche quelle che mantengono l’integrità della  tua anima.

Corilen ha ormai capito che deve contare  sulla propria persona per uscirne .S’allontana tristemente,dicendo a se stessa:”Devo battermi”.

Quadro III
Casa di Corilen
SAMY,CORILEN,ROSA

Corilen chiusa nella sua stanza sola,ghiacciata,girata verso l’oscurità non risponde né al suo amico Samy né a Rosa.

Samy:Ah! Eccoti! Ho chiamato, ma nessuno rispondeva. Allora sono entrato per assicurarmi che c’è ben qualcuno in questa casa.
Corilen(resta immobile):Se nessuno risponde è perché nessuno aspetta nessuno qui.
Samy (trasale):Ma io sono appena arrivato e tu mi metti alla porta. Non sei contenta di vedermi?
Corilen: Non ho bisogno di nessuno che si occupi di me. Sono  abbastanza grande per occuparmene  da sola.
Se sei venuto a parlarmi ,ti ascolto …
Allora,hai perso la lingua?
Samy: Ma che vuoi che ti dica!Mi colpisci a freddo come se fossi colpevole delle tue disgrazie. Che ho fatto di male?
Se tu vedi nel mio cuore qualcosa che ti dispiace ,tuffa la mano e strappala gettala nell’immondizia. Ma non  farmi erede del tuo odio,non prendermi per un minorato mentale. Mi fai un processo come se fossi colpevole delle tue disgrazie.
Corilen:Io non accuso nessuno e non ho bisogno della tua pietà!
Samy:Il tuo comportamento è indecente ,Lì ,davvero,non ti seguo.
Rosa(arriva in un brutto momento):Eh! Corilen! Ah!Non sei sola . Lo zio Loulou organizza un ballo stasera. Venite?
Samy(sul punto d’andarsene):Ah!No!Lascia perdere, d’altronde, credo che rientrerò a casa ,devo lavorare domani.
Rosa(tutta eccitata):Tu ci accompagni, allora, Corilen?
Corilen(con un tono secco):No, non ho tempo!
Samy: Sei veramente stupida!
Corilen: Stupida o no , poco importa quel che voi  pensate di me , ma non  obbligherete un somarello a bere se non ha sete. Andate,se siete liberi, io resto.(verso Samy) E te, ti  ho visto a sufficienza. Sgombra!
Rosa: Corilen, esci dal tuo odio, non rinchiuderti, non lasciarti abbattere dal male. Non cedergli. Corilen,bisogna ritrovare la forza per sopravvivere alle tua ferite.
Samy ( molto sorpreso):Scusami, non ho capito.
Corilen (tormentata):Lasciami in pace, nessun bisogno che me lo si ricordi, è il mio corpo che è stato sporcato, è la mia vita che è stata violata! Capite, violentata!
Samy(spaventato): Che cosa? Violentata? Sei stata violentata , ma perché non mi hai parlato prima? Io voglio aiutarti ,
capisci, io ti amo.
Rosa:No, lascia stare, perdi tempo, lascia andare,  lei rifiuta di credere che può vivere come prima .Ma,  Corilen,
vogliamo solo aiutarti a dimenticare.
Samy(trattenendo la collera) Chiudi qui! Bestiola!
Ascolta, Corilen, Ho conservato in fondo a me, tutti i nostri più bei giorni della vita. E dobbiamo salvare il nostro amore. Io sento gli stessi dolori di te ,ma la vita non si ferma qui.
La vita non si ferma per colui che rifiuta di camminare  perché tentenna nel nero. La vita, sì, la vita  è come un battello  che prende il mare di fronte. I rischi sono molteplici. Ha messo la barra su un destino. Deve raggiungere il porto, è la sua meta. Tu devi vivere, per vivere, è il tuo dovere.
Corilen, tu non sai quanto il mio cuore ti ami, è vero, io ti amo.
Corilen:Non ha importanza, ci sono cose nella vita che subiamo e che restano senza spiegazione.
Rosa, lasciaci, per favore.
Samy, puoi rendermi un ultimo servizio, sarà la mia ultima volontà?
Samy:Sì, oh sì! Certamente!  E’ con tutto l’amore  del mio cuore, che vuoi, tesoro?
Corilen: Allora, sparisci dalla mia vita , cancellami dai tuoi ricordi.!
Samy: Ma tu non puoi farmi questo ,io ti amo, io!
Corilen: A che scopo continuare , non ho più niente da offrirti, né amore, né sentimento, più niente. Vattene.

Samy sta per andarsene.

Corilen: Samy!

Una voce la trattiene.

Samy:Che c’è, hai cambiato parere?
Corilen: Mi dispiace tanto.
Samy: Ti capisco.

Lei va a rannicchiarsi  nelle sue braccia.

Tieni, conservalo in ricordo di me, e sappi che io ti amerò sempre, sempre!

Lei si libera dei suoi tentacoli, e fugge nella notte nera del dispiacere.


Quadro IV

L’inchiesta dei due gendarmi
Il  CAPO BARBIER,L’UFFICIALE THOMAS,IL CORO DEI CLAN.

Sérétac, confidando sui suoi dei del clan, trova rifugio nella grande foresta.
I gendarmi sono alla sua ricerca.

Il capo Barbier: E’ questo posto che i paesani chiamano la Valle dei Morti o la Terra Santa.
L’ufficiale Thomas: E’ geniale, i morti ci riservano un’accoglienza calorosa, io adoro le sorprese,capo!
Il capo Barbier: E’ un luogo sacro,  un luogo tabù!
L’ufficiale Thomas:Oh, merda! Ma che si fottano in questo cesso di paese dove non hai più il diritto di toccare quel che ti pare, di camminare dove ti pare,  di parlare  a chi ti pare? Tutto è tabù, tutto è sacro, non è vita questa, non è possibile!
Il capo Barbier: Sc … Sc … Alt!
L’ufficiale Thomas:Che cosa! Sospetto
Il capo Barbier: Ma, che fai ufficiale Thomas, dietro quell’albero?Non siamo mica in Vietnam, smettila di fare il pagliaccio,vuoi?
L’ufficiale Thomas:He!Faccio il mio lavoro di guardia, io, e in quest’affare, non si ha diritto all’errore! Questo fesso di negro potrebbe essere armato, lui. Hai reperito le impronte?
Il capo Barbier:No, no! Io credo che siamo perduti. Ohè! Jules! Jules rispondimi, è il capo Barbier della brigata!

Nessuna reazione

Si  continua  ancora un po’, non deve essere lontano, ora.

L’ufficiale Thomas:Capo,n on mi sento più le gambe. In effetti, io non so.  Si direbbe che io cammini nel vuoto.
Il Capo Barbier:Forse è la fatica. Riposati, io vado a provare a chiamare ancora una volta. Ohé ! Jules?
Il coro: Ohé! Jules?

Si sentono i rumori notturni della foresta.

Il capo Barbier:Ohé! Jules?
L’ufficiale Thomas: Non è divertente, banda di”macachi”.
Il coro: Ho! Ho! Ho! Ho!

Eco di ghigni.

L’ufficiale Thomas:Chi ride? Da dove viene questo riso ? Ci prendono, la voce viene da dovunque nello stesso tempo.
Jules! Jules!
Il coro: Ho! Ho! Ho! Ho!
Il capo Barbier:Ora basta! Ora lo so. Cercano di disorientarci. Non rispondere più.
L’ufficiale Thomas:No, tu non sai niente , tu non conosci niente di questi fessi di negri, tu sei un fesso di guardia d’Oltre-Mare.
Il capo Barbier: Piantala di frignare! Non è il momento, aspettiamo i soccorsi.
L’officier Thomas:No, non starò zitto! Io non sono un selvaggio, io non mangio scorza d’albero, né radici, né foglie! Non dire scemenze bel tipo, non sai assolutamente niente su questi fessi di negri, non hanno nessuna parola, questi selvaggi!
Il capo Barbier: Se la morte ci avesse dato qui appuntamento, sarebbe un grande onore per me , farei parte del mito vivente dei Kanak.
L’ufficiale Thomas:Non sfottermi, hai capito?  Non voglio esser obbligato ad abbatterti qui.
Il capo Barbier: Hai perso la testa o che? Metti giù il revolver. Mettilo giù, ti dico, è un ordine!
Il coro: Ucciso! Ucciso! Morire! Morire!
L’ufficiale Thomas: Capo …

Il capo l’accoglie fra le braccia.

Ho troppa paura, resta accanto a me. Capo ,dimmi …
Il capo Barbier: Sì, che c’è, amico mio?
L’ufficiale Thomas: Dimmi la verità, voglio ascoltarlo dalla tua bocca.
Il capo Barbier: Ma che vuoi che ti dica?
L’ufficiale Thomas: Sii sincero con me. E’ vero che vai a letto con mia moglie?
Il Capo Barbier: Oh!  Andiamo, ufficiale Thomas, è ridicolo, alla fin  fine! Non vai a pensare questo
tuttavia del tuo amico, e inoltre il momento è mal scelto per parlare di questo.
L’ufficiale Thomas:Dimmi la verità.
Il Capo Barbier:E’ vero, diamine! Tua moglie, dio mio, è meravigliosa: non ho mai incontrato
 nella vita una donna come la tua. Col suo lato romantico, poetico, con la sua aria posata,
calma, intellettuale, i suoi movimenti molto, molto aggraziati, tutto sembra accurato, tutto sembra …
Il coro: Sc!...Sc!...Fischia!
L’ufficiale Thomas:Cazzo, ricomincia! C’è qualcuno? Rispondete! Altrimenti io apro il fuoco su tutto quel che si muove!
Il Capo Barbier,(a-parte):Dio mio, sto per innamorarmi di lei.
L’ufficiale Thomas:In piedi, in piedi, Capo! Guarda là, c’è pieno dovunque di cosi strani.
Il Capo Barbier: Fermi -là! Non Muoversi. Non parlare
Il coro:Ucciso … Ucciso … Morire … Morire …
L’ufficiale Thomas: Capo, capo!
Il capo Barbier:Basta! Ufficiale Thomas, cominci a farmi mancare l’aria.
L’ufficiale Thomas:Capo, io ho   mi sono pisciato nei pantaloni.
Il Capo Barbier:Tu hai che cosa?
L’ufficiale Thomas:Mi sono pisciato nei pantaloni.
Il Capo Barbier: Cazzo! Questo è il colmo, non ci mancava che questo! Figurati che anch’io ho paura. Ma bisogna mantenere il sangue freddo, non farsi prendere dal panico sennò finiamo buoni per  i vermi.
L’ufficiale Thomas:Voglio rientrare a Parigi, a vedere  la mia mamma.
Il Capo Barbier:Va bene, va bene. Restiamo qui, senza muoverci. Ecco. Mantenere il silenzio.

Ingresso dei clan che portano torce e intonano un canto del perdono per rischiarare il sentiero.

L’ufficiale Thomas: Capo,svegliati! Gli spiriti,la morte, vengono a cercarci.
Il Capo Barbier: No, taci! Sono i clan, è la canzone per rischiarare i sentieri, chiedono perdono agli spiriti, siamo salvi.
L’ufficiale Thomas: E’ strano, non ci hanno neppure notato.

I clan riguadagnano le quinte.

Il capo Barbier:E’ meglio non porsi troppe domande.
Sérétac ,(come per miracolo, uscito dal nulla):Cercate me?
L’ufficiale Thomas: Cielo, eccolo! Non muoverti! Le mani dietro la schiena!

Gli mette le manette. Verso il capo:

Voglio  dirgli i suoi diritti.

Il  Capo Barbier: Che importa, ufficiale Thomas?  Lui conosce i suoi diritti e noi non siamo sicuri dei nostri.
L’ufficiale Thomas: Sì, hai ragione, andiamocene alla svelta di qui.

Quadro V
Sulla strada ,due ubriachi si preparano a recarsi alla festa.
TINO,MAKULU,SAMY,SÉRÉTAC,LA VECCHIA.

Tino e il suo compare Makulu, un giovanotto rimasto a lungo in città ,si recano alla festa di zio Loulou.Prendono una scorciatoia  e si imbattono in Samy che, immerso nel suo dolore , evoca la sua storia alla chitarra[2].


Tino: Ehi! Makulu! Calmati un po’, non bere come un porco! Ci fai troppo notare.
Makulu: Ehi! Aspetta! Non devo ricevere ordini da te. E’ il mio vino, sono i miei soldi, è il mio gargarozzo. Dunque faccio quel che mi pare, hai capito?
Tino: Makulu  non ha torto, ma Makulu non è stato  dissanguato dalla tradizione. Makulu  non sa cos’è dormire sul ventre per tre settimane. Tu  vedi tutto questo, questo mi fa star male, se qualcuno fa il maligno qui.
Makulu: Razza di pignolo! Non conosci  il tuo fratello Makulu , hein?  Nella mia città sai come mi chiamano i tipi, laggiù?  Il bullo! Tu sai cosa vuol dire bullo? Imbecille, se qualcuno vuol cercare la bestiolina con me , io lo schiaccio!
Tino: Se la tradizione ti masturba, va a pisciare!
Makulu: Stronzo di tipo! Ma sei un fifone, te! Sai che ne fo della tua tradizione, la  schiaccio e poi vi copro tutti di merda. Il costume me ne frego, e poi, basta di parlarmene, cominci a farmi cacare.
Tino: Voi i tipi di città, avete bocche grandi, ma siete meno di niente, dei nulli, del marciume che la città ha vomitato nei nostri villaggi, dei rifiuti.
Makulu: Ora,basta ! Mi troverai, se mi cerchi, vecchio fesso! Aria! Perché stropiccerò il tuo grugno sul serramanico  ora subito, vedrai.
Tino: OK! va bene … ,va bene! D’accordo. Ho capito non vuoi che tremi . Ho paura: per favore, lasciami, mi fai male!
Tino(grida): Dio mio!
Makulu(stupefatto): Che cosa?
Tino: E’ Samy!
Makulu: E allora?  Non l’hai mai visto? Proponigli una birra. Aspetta lì.
Tino: No.
Makulu: No, che,merda! Cominci a farmi cacare!
Tino:Per favore, dammi il tempo di spiegarti.
Makulu(gridando verso il suo compare).Che cosa tu puoi dirmi ancora? Che il costume vieta di dare la birra a un fessacchiotto sulla strada? Che fa? E' un mendicante, lasciamiti dire una cosa mio caro Tino, tu rifai il tuo numero di pagliaccio e io ti atterro, capito?
Tino:Tu non hai niente da fottere, ma questo ragazzo soffre  nell'anima e quel che gli è capitato può capitare pure a noi, a te come a me, un giorno. Dunque, per favore, sii gentile con lui! Ha appena perso la sua ragazza, se vuoi, la sua ragazza si è fatta violentare. Ha rotto gli ormeggi, capisci? Ci vedi chiaro, no?
Makulu:Che vuoi che possa fottermi! Piangere per un culo!Ma no è quel che manca qui alla tribù, cazzo! Mi fate ridere.Che dice il proverbio:Una che cade, dieci che risalgono – e in questo campo Makulu non sciopera.

Una  vecchia passa per strada.

Tino(vedendola, grida con disprezzo):Vedi, Makulu, quella donna , è lei che sporca la circoscrizione, è una donna di strada, afferrami, vado a insegnarle a stare tranquilla.
Makulu(Proteggendo la vecchia): Fermo! E' una vecchia! Non hai il diritto di scuoterla così, non sei obbligato, sei proprio stupido.
Tino: E'una prostituta, bisogna tenerla fuori dal villaggio .E' lei che porta la maledizione nelle nostre case. Sei rimasto troppo tempo in città, hai parecchio da imparare.
Makulu:Sei un porco, siete tutti uguali.
Tino:Non ho offeso la vecchia, ho picchiato il male, lei capisce.
Makulu:Sta attento ai suoi richiami silenziosi. Immaginate sempre che qualcuno abbia bisogno di voi per liberarlo dalla sua solitudine.
Tino:Non provi amore che per le prostitute, ti capisco, fanno parte del tuo mondo, i rifiuti della vita.
Makulu:Può essere.
Tino: Vien, raggiungiamo la banda sul ponte.
Makulu:  Ho bisogno di dormire un poco.
Tino: Che cosa? Non sei d'accordo con me, i bulli non hanno pietà. Occhio per occhio, dente per dente. E' il vostro motto. A meno che tu non abbia la morsa chiusa .
Makulu:Se ti colpisco ora, dirò che non ho colpito Tino. Ho colpito l'alcol, io mi rompo. Ciao.
Tino:Sei proprio un coglione!
Makulu:Fa' la revisione al tuo costume, ha bisogno di manutenzione, a meno che anche la tribù abbia i suoi scarti.
Sporco marciume, meriti che io ti molli una sberla, povero fesso!
Tino: Poveretto!  Sai niente dell'amore, la vita non la si guadagna che se si ama. Niente amore, niente vita!
Makulu: Io faccio l'amore, io condivido il mio amore con altri! E' l'essenziale per me. Così, io sono sicuro che non  piangerò per un culo, capisci?
Sérétac(spunta all'improvviso): Samy,Samy, sono io!

Samy resta senza reazioni

Samy, Samy, perdonami!

Si mette in ginocchio.

Voglio che tu mi perdoni, capiscimi per favore.
Samy:Che cosa! Perdonarti, comprenderti!Hai appena spezzato il mio cuor  ,spezzato i miei sogni, spezzato il mio amore e mi chiedi di comprenderti!
Sérétac: Capisci? Andrai all'inferno. Maledetto il giorno in cui tua madre ti ha messo al mondo!

Furioso,esce di scena ,lasciando Sérétac nel suo sconforto . Sua madre gli corre dietro.

La vecchia(con voce supplice) Figlio mio, figlio mio, ti cerco dovunque.
Sérétac(ribattendo brutalmente) : Chiudi il becco ,vecchia!
La vecchia(amara): Volevo parlarti.
Sérétac(Chiudendo il suo cuore): Parlarmi di che? Vattene, Non ho bisogno di te! Va' al diavolo!
La vecchia(lacerata): Figlio mio, voglio che tu lo sappia che

Le parole si perdono

Io sono con te.
Sérétac(Voltandosi e sputando sul viso della madre accasciata): Mi avevi dato per morto fin dalla nascita .
Mi hai abbandonato, io ho vagato come un cane e ad un tratto, mistero, tu riappari, alla superficie, come una fata,  per dirmi che cosa, dopo tanti anni d'assenza? Dove eri quando avevo bisogno di te? Ascoltami bene, vecchia, io so chi sono, sono il figlio della strada, il figlio del caso, nessun bisogno che tu me lo insegni, l'ho saputo dalla strada, smamma, mi  vergogno di te!

ATTO II
Quadro I

Tribunale dei Bianchi

IL GIUDICE ISTRUTTORE,CORILEN,SÉRÉTAC

Durante l'intera  durata  dell'udienza  con il giudice istruttore :Corilen  e Sérétac  non  scambiano  nessuno  sguardo.
I  loro sguardi muoiono dentro loro  stessi.

Il giudice:Signorina, riconoscete il convenuto qui presente?
Corilen: Sì, signor giudice .Io lo riconosco, è della mia tribù. È della mia stessa famiglia.
Il giudice: Quando dite della mia stessa famigliache cosa vuol dire questo?
Corilen:Signor giudice, ciò vuol dire famiglia clanica, famiglia  prossima.
Il giudice:Signore ...Riconoscete la ragazza qui presente  e confermate di  avere legami familiari con lei?
Sérétac: Sì, signor giudice, .la conosco e confermo quel che ha detto a proposito dei legami familiari che ci uniscono.
Il giudice:Questi legami clanici non vi hanno tuttavia impedito di violentarla.
Sérétac:Signor giudice, avevo bevuto alcool e fumato cannabis con gli altri ragazzi della tribù. Non sapevo più quel che facevo. Uscivo dalla casa di suo padre dove ero stato a chiedere alcool quando l'ho trovata per strada. Vedendola, ho voluto far l'amore con lei. Non ho più pensato ai legami familiari, avevo bevuto e fumato.
Il giudice: Prima del vostro incontro, la notte dello stupro, avevate già fatto profferte alla ragazza, o questa ragazza aveva avuto  un comportamento nei vostri riguardi che vi avrebbe fatto pensare che si augurava di uscire con voi?
Sérétac: No, signor giudice,è successo così, quella sera a causa dell'alcool e della cannabis.
Corilen:Ho sempre rispettato i legami familiari che ci uniscono. Penso che l'alcool e la cannabis sono scuse confezionate. Sapeva  quel che faceva quando colpiva coi pugni. Sapeva quel che faceva quando ha strappato
il mio vestito e le mie mutandine. Sapeva quel che faceva quando ha affondato le sue dita nel mio corpo, malgrado i miei richiami alla pietà e i miei pianti. Sapeva quel che faceva quando col suo sesso  ha terminato lo strappo del mio corpo e rotto la mia anima.
Il giudice: Signorina, confermate di non aver avuto rapporti sessuali prima della vostra aggressione?
Corilen: Sì.
Il giudice: Signore,sapevate che la ragazza era vergine?
Sérétac: No, signor giudice. Avevo bevuto. Di fronte al suo rifiuto, ho colpito coi pugni. Ma dopo è diventata più tranquilla  e per me ,ha accettato in seguito. Da noi,le ragazze resistono un po' all'inizio e dal momento che le si
forza un po' più, finiscono per accettare. Ma la mia famiglia ha chiesto il  perdono  tradizionale alla famiglia di
Corilen che ha accettato. Il Consiglio degli Anziani della tribù mi ha giudicato con i ragazzi della mia generazione.
Corilen: Il perdono tradizionale non è più quel che era una volta . Oggi è utilizzato  nell'ambiente tradizionale per sfuggire al diritto comune,senza alcun riguardo per la vittima e per la tradizione. Ho adito il tribunale  dei Bianchi
 per ottenere la giustizia che mi è stata rifiutata dal Consiglio degli Anziani per rendere giustizia alla tradizione.
Il giudice: Avete altre dichiarazioni da formulare, signore, signora?
Sérétac:Riconosco di aver stuprato Corilen nelle circostanze che lei ha descritte, ma avevo bevuto e fumato cannabis. Chiedo personalmente perdono alla vittima di ciò che le ho fatto subire.
Corilen:Mantengo la mia denuncia,signor giudice.
Il giudice:Crimine previsto e punito dall'art.332 del codice penale .per i seguenti motivi:
visti gli articoli da 212  a 214 del Codice di Procedura Penale
-Dichiara stabilita  a sufficienza contro il suddetto la prevenzione dei fatti qui sopra specificati.
-La rinvia davanti alla Corte d'Assise della Nuova Caledonia ,perché vi sia giudicata conformemente
alla legge. Ordina che il presente arresto sia eseguito secondo la diligenza del Procuratore Generale.
                                                                                                               Il Presidente
                                                                                                              Il Cancelliere


Quadro II

Nel cortile del Camp-est

SÉRÉTAC,VECCHIO FRATELLO ,NONO,WANO

Un cancello si apre verso l'interno del cortile  per permettere ai detenuti di soffiare e respirare la vita  dell'esterno.
Certi ne approfittano per respirare l'erba seccata ,comprata dai guardiani.

Sérétac(che rientra con una scopa): He, te, lì! Non puoi fare come tutti? Aspettare che si secchi!
Vecchio Fratello: Io, sì, sì.Posso aspettare, ma lui di dietro, non credo abbia pazienza. Sono desolato.

Rientra nei waters.

Sérétac:Io voglio stare tranquillo,qui. Non voglio storie, capisci? E voglio che mi si lasci in pace, capisci?
Vecchio Fratello:Vieni, lascia cadere tutto va bene.,vieni a sederti un momento. Oh... dammela. Io voglio
prenderla in un angolo, ecco. Non aver paura con il Vecchio Fratello, non hai niente da temere, sei al sicuro,
il guardiano è un amico. Vieni, voglio mostrarti un trucco.
Sérétac:E' questo il tuo trucco? Dire che è con questa merda  che sono rinchiuso in questa latrina?
Il Vecchio Fratello: Scherzi! Questa meraviglia non ha mai fatto torto a nessunoQuesta merda, come  dici,
mi fa spuntare le ali, e me ne servo ogni volta che voglio evadere da questo buco infernale!
Sérétac: E quando tornerai, ti accorgerai  che sei sempre dietro le sbarre, a pisciare per terra.
Vecchio Fratello: Se? Bella la vita, quando fuggi dalla tua corazza marcia. Ne vedi di tutti  i colori, hai l'impressione d'essere un angelo che non si trova da nessuna parte o seduto  su una nube a leggere i fatti diversi del fine – settimana. Dai,è qualcosa che rilassa, vuoi provare?
Sérétac: No, no grazie.

Poi Nono spunta.

Nono: Magalina, oh Magalina! Amore mio, sole mio che ho fatto? Perché, oh! Perché, non sei venuta stamattina?
Vecchio Fratello: Ci siamo,ricomincia!
Sérétac: No, ma sei matto, non vorrai dargli questo coso, a un malato mentale, peggiorerai il suo stato. Sei matto!
Vecchio Fratello: Sc...! E' un calmante ... Non può tenere il centro sveglio tutta la notte. ..Rassicurati, amico mio. Non gli voglio alcun male. Aspira bene piccolo...Ecco...Ancora una volta. Questo ti fa bene, eh?
Nono: Dov'è mia moglie, Vecchio Fratello?
Vecchio Fratello: A casa. Aspetta coi bambini davanti alla capanna. Aspetta che le porte del penitenziario si aprano. Presto potrai raggiungere la tua famigliola. La libertà verrà a cercarti  qui e ti porterà verso la tua capanna.
Nono: No, mia moglie è morta. Le ho rotto la testa. I miei figli sono fuggiti dal sangue. La mia capanna è vuota,
io l'ho bruciata.
Sérétac: Ma questo non ha a che vedere con noi. Non vedo rapporti con lo stupro. Che ci fa nel nostro cortile? Dovrebbe essere dietro coi matti.
Nono: Credi che io sia matto? Ma questi fessacchiotti, hanno soldi, credono che sia tutto permesso, grosse
 4 x 4, grosse teste, grossi ventri, grossi cervelli. Si stabiliscono qui, niente chiacchiere! Costruiscono qui, niente chiacchiere! Fanno progetti di qua e di là, niente chiacchiere ! Ed ora,vengono fino a far l’amore con  le nostre donne nelle nostre capanne. Fatto niente, niente chiacchiere!  Lasciar fare, non parlare.
Loro sono ricchi e noi poveri miserabili. Sono sempre piccoli fessi della nostra specie che si fanno fottere, non è vero, Vecchio Fratello?
Sérétac: Ah!  Ci siamo, ci sono! Vuoi dire che sei innocente, che lo stronzo che ti ha fottuto in questa merda,
occupa un posto importante nella vita politica del paese. Tranquillamente, cavalca tua moglie e tu, frattanto,
 marcisci qui. E'vero, stanno violando le nostre case.

Dopo un intervallo di silenzio.

Seguiamo nel silenzio le tracce della ragione dell’uomo Bianco. Non sapremo credere fin dove questa guida condurrà
il nostro popolo. Il loro potere ha corrotto lo spirito del nostro costume.
Vecchio Fratello: No, il Bianco non è  il solo responsabile della sfortuna che ci capita! Siamo noi stessi  che l’abbiamo suscitata ,questa sfortuna, per mancanza di fiducia  e per aver dimenticato l’educazione trasmessa dai nostri Padri.
Nono: Ma è lui, il Bianco, che manipola tutto. Conosce le nostre debolezze, conosce i nostri spiriti.
Sérétac: Vecchio Fratello, il costume ha dovuto dimenticare  di dirti che il Bianco è un flagello, che il bianco è una minaccia per il nostro avvenire.
Vecchio Fratello: No, ti sbagli, amico mio. Se hai rimproveri da fare falli a te stesso. Sei responsabile dei tuoi atti
e lo pagherai con la vita. Quanto all’avvenire di questo paese, le anime delle terre sacre se ne incaricheranno.
Sérétac: In  quale speranza devo sperare?  La speranza non m’aiuterà a ritrovare la mia identità, né la mia felicità.
Alcuni sconosciuti fanno fortuna là fuori. Nel paese è il disordine , nei ranghi la confusione. Forse  la vita mi offrirà altre possibilità, ma la mia libertà non sarà più la stessa.

Mentre discutono nella cella ,altri due detenuti rientrano con le chitarre. Uno si scusa … Silenzio.

Wano:Vecchio Fratello, abbiamo un concerto, stasera, puoi mostrarci le ultime note?
Vecchio Fratello:Solo una volta, dopo, sbarratevi, il guardiano non sarebbe contento, se vi trovasse qui. Mi giurate di andarvene,  dopo?
Wano: Sì, sì, non ci sono problemi,abbi fiducia nei fratelli. Non preoccuparti, va'...!

Cantano Hnerela,Lassitude[3].Non hanno terminato il loro pezzo  che il guardiano  si presenta  furioso e li caccia a colpi di sfollagente.

QUADRO III

Tribunale dei Bianchi

IL PROCURATORE,IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE,JULES TOD,DETTO SÉRÉTAC, ,ROSA
L'AVVOCATO DELLA DIFESA,IL PORTAVOCE DEL CONSIGLIO DEGLI ANZIANI,CANGO.

Il Procuratore: Signore e Signori,la Corte.
Il Presidente: Buongiorno. Prendete posto, per favore, grazie. Chiedo il convenuto alla sbarra, per favore.
Signore, parlate alla corte della vostra vita fin dalla nascita.
Sérétac: Ho già detto tutto alla caserma dei gendarmi e al giudice istruttore.
Un inquirente sociale mi ha sentito e ha sentito la mia famiglia come le autorità del costume della mia tribù.
Il Presidente: Parlateci di voi. I giurati e gli assessori non vi conoscono.
Sérétac: Mi chiamo Jules Tod. Sono nato a Pénélo il 31 gennaio 1964, sono senza lavoro. Sono stato alla
 scuola elementare sempre a Pénélo, fino alla classe di CEP. Non ho il diploma. Sono rimasto accanto alla
mia nonna  e ho lavorato la terra  come molti vecchi nella tribù.
Il Procuratore:Dite che non avete lavoro, niente diplomi. La terra è il tuo solo sostegno e spendi nell'alcool
il frutto della tua fatica. Trovo tutto questo odioso, sgradevole. I tuoi genitori non dicono niente, il costume
 non reagisce. La delinquenza nelle riserve, lo squilibrio dell'individuo, questo prova quanto la vostra società
 sia malata. Semplicemente perché si son rifiutati i Diritti dell'Uomo!
L'avvocato della difesa:Vostro onore! Dobbiamo circoscrivere il problema nel suo proprio interesse.
 L'alcool e la cannabis sono scuse perfettamente ridicole, è vero! Ma, io, nella mia visione dei fatti,
chiamerei questo un incidente di percorso. In ambiente kanak,il sesso è tabù. Dunque la comunicazione
perde di senso. Che accade in quel caso? La forza fisica  si imporrà. Il mio cliente non vede altre possibilità
per soddisfare i suoi desideri. Ora quella brutalità, che noi, Bianchi, chiamiamo stupro, è un vecchio gioco
 per i Kanak. E' una poesia selvaggia, per far passare il contatto fra due  individui, per provocare un fantasma.
Vuol dire produrre una scintilla, è l'amore selvaggio in termini filosofici. Non è un crimine premeditato.
Il Procuratore: L 'analisi dell'ospedale conferma assolutamente che questa giovane era vergine..e quella
poesia selvaggia"che evocate per cercare di scusare quel crimine non ha niente a che vedere  con l'atto
orribile che il vostro cliente le ha fatto subire.  Io dirò che è uno psicotico, un maniaco, una canaglia  che
 non sa servirsi delle sue mani per riuscire.
L'avvocato: Obbiezione, Vostro Onore! L'analisi dei fatti non deve essere formulata secondo formalità
giudiziarie. Ci si scoccia con formule inutili. Ma,dobbiamo rifarci alla conformità dei fatti  e la logica
che si interrogano sul  perché per scoprire la verità. Di più,dobbiamo saper come ci è accessibile quella
verità imperitura.
Il Procuratore: Volete dire che quella giovinetta ha inventato quel crimine, oppure che ha nascosto
 qualcosa?
L'avvocato: Certamente, perché no!  Il minore non è visto secondo la nostra legge in funzione dell'età.
 In generale le ragazze kanak ottengono i loro diritti di adulte una volta che hanno preso questa porzione
di acqua salata .Non  è questa,Vostro onore, una delle ragioni che  l'ha spinta ad avventurarsi sola nella notte?
Il Presidente: Volete dire che è colpevole?
L'avvocato: No, che è responsabile!
Rosa: No, è falso! Ha ricevuto un'educazione sensata, non è il genere di ragazza che si attarda per strada.
 È lui il colpevole e riconosce il suo atto. Allora punitelo!
L'avvocato: Lo so, signora! I laboratori l'hanno confermato pure. Ma non lo incarcererò per un crimine
allorché  la vittima cercava di perdere la sua verginità.
Rosa: Ma da dove vi viene un tale linguaggio?
L'avvocato: Ora , ci parlerete dei fatti e delle circostanze durante  i quali avete commesso l’atto.
Sérétac,(molto piano): Era la sera in cui sono stato a chiedere l’alcool da suo padre. Uscendo ,
l’ho incontrata  sulla strada . Ho voluto far l’amore con lei, l’ho afferrata col braccio destro, le
ho messo la mano sinistra sulla bocca per impedirle di gridare.
Il Presidente:Parlate un po’ più forte, davanti al microfono, per favore.
Sérétac(più forte): L'ho trascinata verso la boscaglia, di forza l'ho fatta cadere a terra  e ho
strappato vestito e mutande.
Il Presidente: Continuate, andiamo, signore! Per favore.
Sérétac: Con le ginocchia, l'ho forzata ad aprire  le gambe, lei si dibatteva, gridava. Per calmarla
l'ho presa a pugni sul viso fino a quando ha sanguinato. Poi lei è diventata più tranquilla. E poi...
 e poi ...
Il Procuratore:E poi ..e poi ..Sì, Signore, vi ascoltiamo.
Sérétac: Ho messo il dito nel suo sesso, ho abbassato i miei short, ho messo il mio sesso nel suo,
ho eiaculato, poi ho rimesso i miei short, e me ne sono andato senza occuparmi di lei. Avevo
bevuto molto e avevo fumato cannabis con i ragazzi della tribù. Mi dispiace per quel che ho fatto.
Il Presidente: Potete riprendere il vostro posto.
Il Presidente: Chiamo la vittima alla sbarra, per favore  Signorina, avete sentito il convenuto  nella
 sua versione dei fatti, avete osservazioni da fare su questo punto?
Corilen: Aveva forse bevuto e fumato cannabis, ma sapeva quel che faceva: è' successo come l'ha
 raccontato. Mi ha obbligato a subire un atto sessuale. Le mie grida, i miei pianti non hanno avuto
 nessun effetto su di lui.
L'avvocato. Signorina, quando l 'avete visto uscire da casa vostra, ubriaco, perché non siete fuggita
 oppure non vi siete  nascosta  per aspettare che si allontanasse ? Sapevate che era ubriaco?
Corilen: Sì.
L'Avvocato: Vi siete avvicinata a lui . Che vi ha detto? Non avete notato niente d'anormale  nel
 suo comportamento?
Corilen: No. Mi ha semplicemente detto che ero bella e che gli sarebbe piaciuto far
 l'amore con me.
L'avvocato: Allora, perché non siete fuggita in quel momento? Avevate tempo?
Corilen: Non ho avuto i riflessi. Si è gettato su di me come una bestia affamata.
L'Avvocato: Signorina, dite che si è gettato su di voi come una bestia selvaggia .Vi ha divorato,
distrutto al punto di uccidervi.
Corilen: Sì, è così.
L'avvocato: Vi ha minacciato di morte se voi l'aveste denunciato?
Corilen: Sì, è così.
L'Avvocato: Ma l'avete fatto lo stesso, senza esitare. Avete carattere.
Corilen: Soltanto quando occorre, sì.
L'Avvocato: Signorina, la vostra ricerca di  giustizia è per la condanna di questo giovanotto
o per mettere in dubbio il costume?
Rosa:Basta!
Il Presidente del Tribunale: Obbiezione respinta, portate fino in fondo la vostra riflessione.
L'Avvocato: Grazie. Vostro padre che è il Gran Capo, vi ha persuaso a rinunciare alla vostra ricerca di
giustizia presso il nostro tribunale. Vi ha supplicato di ritirare la vostra richiesta, perché sapeva che
 commettevate un grave errore. Vostro Onore, non c'è in questo caso un atto di tradimento contro il
suo costume? È ipocrisia. Signorina, sappiate che quel giovanotto sarà incolpato, rinchiuso ,dietro le
sbarre, voi dovete
Il Presidente del Tribunale: Chiamo il Presidente del Consiglio degli Anziani alla sbarra, per favore .
Signore, avete sentito la vittima , che cosa avete da dichiarare?
Il Portavoce del Consiglio degli Anziani:Signor Presidente, i giovani Kanak oggi sono per il costume
 quando sono con i Bianchi, e contro il costume quando sono con i kanak.

Un silenzio.

Il Presidente  del Tribunale: Continuate, ve ne prego, Signor Presidente.
Il Portavoce del Consiglio degli Anziani: Nel tempo il perdono del costume medicava le ferite
più dolorose  e riannodava i legami di alleanza spezzati che il profano credeva lacerati per sempre.
 Nel tempo, in caso di attentati contro le persone e contro i beni, il colpevole non era l'individuo ,
ma la sua famiglia, il suo clan, e la vittima ugualmente. La vittima non poteva dunque essere
dimenticata  in quel tempo.  Ma oggi,l'individuo cerca di sfuggire  al gruppo. La colpa e il perdono
collettivo sono divenuti personali. Lo spirito del gruppo ha disertato le coscienze kanak. È senza
dubbio  tempo, ora per il costume per la sua sicurezza, di adattarsi  al tempo d'oggi e alle coscienze
 d'oggi. Non biasimo la ragazza per la sua richiesta di giustizia  presso il vostro tribunale, ma rifiuto
 di rinnegarmi e di rinnegare il mio costume. Quest'affare è già stato giudicato secondo il costume.
 Abbiamo reso la nostra giustizia .Rendete la vostra. Resterà sempre un danneggiato qualunque sia
il tribunale che lo giudichi.
Il Procuratore:La coscienza non è più racchiusa nel corpo, né da lui limitata, ma lei si è estesa nello
spazio. Il vostro costume si diffonderà con il progresso, ma non svanirà al limite della vostra coscienza.
Il vostro diritto,  di cui affermate che viene spesso da una rivendicazione d'identità del diritto e del luogo,
il vostro costume non è solamente un assemblaggio di leggi. E lei non deve essere soltanto una finestra
 che  si apre verso l'interno di voi, ma deve  aprirsi sul mondo esterno. Qui finisce il mondo degli Antenati,
e  là comincia il mondo dello straniero. Il mondo deve appartenere all'essere libero.
Il Portavoce del Consiglio degli Anziani: La coscienza  può essere indipendente  dagli organi di senso,
come la mia coscienza  può essere indipendente  da ogni sistema che emana  dal toccare gli oggetto, il
suolo mi attira ed è la caduta  inevitabile. Su di lui io morirò, ma con lui, io vivrò domani.
Il Procuratore: Che cosa volete dire con questo, signore? Avete qualcosa da aggiungere, signore?
Il Portavoce del Consiglio degli Anziani: No, no, proprio niente.
L'Avvocato: Quel che il portavoce della tradizione voleva farvi capire, signor Presidente, è che .lui, è
un essere multiplo. È indipendente anche dal suo corpo. Ma noi , la nostra coscienza, è fatta proprio di
una materia dura, di un materiale, fra parentesi, che marcisce nel tempo. Noi constatiamo l'evoluzione
di questo popolo. Molto evidentemente, il loro costume anche evolve. Signore, per appropriarci del loro
 proprio diritto, dobbiamo riesaminare le nostre leggi. Mi spiego.
Il Presidente del Tribunale: Scusatemi, signore, è una faccenda di stupro, vi ricordo, non un affare politico,
restate in questo quadro ben preciso,per favore.
L'assistenza sociale: La vostra giustizia, è la vostra politica!
Il Presidente del Tribunale: Fesserie! La Giustizia non è concepita in funzione di un'appartenenza politica
che cambia all'indomani di una elezione.
L'Avvocato: Permettetemi, Signor Procuratore, di prendere la parola.
Il Presidente del Tribunale: Obbiezione respinta! Fate venire il successivo, signor Presidente, Signor Portavoce
degli Anziani, potete riguadagnare il vostro posto.
Il Presidente del Tribunale: Chiamo il padre della giovinetta alla sbarra.

Il padre viene timidamente alla sbarra e l'usciere regola il microfono alla sua altezza.

Cango:Sono il Gran Capo e il mio costume è la mia ragion d'essere, la mia vita gli appartiene .
Sono pronto a offrire la mia vita per il prezzo della sua sopravvivenza. Ma come un uomo può
sperare di fermare da solo un maremoto?
Mia figlia con la sua coscienza simboleggia la nostra cultura annegata, spezzata, frantumata, dove
 l'individuale  ha trionfato del collettivo. Con la mia coscienza, io simboleggio il ricordo  di questa
 cultura ereditata dal tempo,del suo equilibrio dove l'individuale si fondava sul collettivo in una
sinfonia armoniosa. Ho tentato di dissuadere mia figlia di mantenere la sua decisione  di adire il
 vostro tribunale  pur sapendo  che era fatica persa. Ma l'ho fatto per l'onore del mio clan e per
 l'onore del mio costume. La vostra giustizia medicherà, lo spero,la ferita di mia figlia, ma è sicuro,
 non guarirà mai la mia.

Silenzio.

Il  Presidente: Signore, continuate, per favore.
Cango: Come un uomo può sperare di fermare un maremoto? Il costume è stato abbandonato,
imprigionato, sui banchi degli accusati di un tribunale straniero. Il vostro viaggio, signor
Presidente, finirà al termine della vostra decisione  e rientrerete a casa vostra, con la coscienza
 pacificata. Il mio viaggio comincia  dove finisce il vostro. Dove porterà? Verso mia figlia per
raccogliere il suo odio o il suo perdono, verso il costume per raccogliere la comprensione o l'esilio?
L'Avvocato: Siete il padre della vittima e il Gran Capo  del villaggio.
Cango: Sì.
L'Avvocato: È la vostra figlia unica?
Cango: Sì, alla fine no. Ho anche un figlio maggiore. È sotto le bandiere nella metropoli.
L'Avvocato: Avete perduto vostra moglie da ..
Cango: Cinque anni già, signore.
L'avvocato: E da allora, vivete solo con i vostri figli. Parlateci della vostra relazione con vostra
figlia durante ..
Cango: È tutto per me, la mia vita, il mio amore, che inventare ancora per testimoniare la mia
fierezza?
L'Avvocato: D'accordo! Dunque , il vostro costume non è soltanto la vostra ragione di vivere,
poiché, vostra figlia occupa un posto importante  nella vostra vita?
Cango: Senza dubbio, sì.
L'avvocato: Soltanto lei vi ha sporcato, lei ha macchiato il vostro onore al punto di umiliarvi.
 Quale è stata  la vostra reazione?
Cango: Male, molto male alla lunga, ho finito per accettare la sua decisione . Ciò che spiega la
 mia presenza qui, no?
L'Avvocato: Avete accettato la sua decisione di ricorrere alla giustizia straniera ,ma non
supportate la sua presenza. Non soltanto il fatto che è vittima di stupro, che porta il marchio
della sporcizia, ma perché è diventata l’oggetto della vostra caduta.
Cango: Non capisco.
L'Avvocato: Riassumo. Avete reso innocente il giovanotto per soffocare l'affare ed è vostra
figlia che ne subisce le conseguenze. Soffre di ferite nell'anima. Ma, soffre ancora più dello
squilibrio di suo padre.
Cango: Ma di che mi accusate? Per quale motivo?
L'Avvocato: Perché non avete punito quel giovanotto? Avete avuto paura che i vostri sudditi
 si rivoltino contro di voi? Se avete accettato il perdono del ragazzo, saprete anche perdonare
a vostra figlia. Soltanto  non l’avete fatto  perché l’amore del danaro passa avanti a vostra
figlia. Vi ritengo responsabile di questo crimine per vendita di alcool illegale e abuso di fiducia.
Il Procuratore : Potreste essere più chiaro, per favore?
L'Avvocato: Vostro Onore,s ervirsi del danaro dello Stato destinato alle loro indennità per
 creare mercato nero E quando un problema arriva, scivolano dietro i loro titoli per fuggire
 le loro responsabilità. L'ho finita con lui, rendete la vostra delibera.
Cango: È mia figlia, la mia circoscrizione! È il mio costume!

Crolla.

Il Portavoce del Consiglio degli Anziani (aiutando Cango a rialzarsi):Non prendetevela,
Gran Capo, perché si può loro appartenere, ma loro non ci possederanno .
Il Presidente del Tribunale: La seduta è sospesa per cinque minuti.
Il Procuratore: Signore e Signori, la Corte!
Il Presidente del Tribunale: Ecco ! Bene!  Avendo ascoltato i fatti, condanno, di conseguenza,
il signor Jules Tod a una pena di otto anni di prigione dura, come a una messa alla prova
 nel suo villaggio. Il risarcimento di una somma di un franco simbolico è attribuito alla vittima
e alla sua famiglia.

Quadro IV

Nella casa di Corilen

CANGO,CORILEN
Nella sala da pranzo di Cango:nient'altro che un tavolo di legno roso dai tarli.
 Sotto il tavolo ,il vetro annerito di una lampada a petrolio lascia passare una debole luce.

Cango: Corilen, c'è da mangiare?Ho fame. Eh! Corilen, c'è qualcosa da mettere tra i denti in questa casa di merda?
Corilen: Credo di sì,papà.
Cango: Ebbene, che aspetti, non arriverà da solo qualcosa da masticare, no?
Corilen: Padre, sei ancora ubriaco. Bevi parecchio in questi ultimi tempi. Ecco ...
Cango: Ma è troppo freddo!  Non puoi scaldarlo un po', è buono per i cani questo qui! Fa schifo! Merda!
Corilen: Fuori piove, papà, la legna è bagnata, non c'è fuoco,perdonami, papà.
Cango: Non sei che una sporca fessacchiotta! Fai la bella tutti i giorni, bighelloni di notte, fannullona come una pulce...Fuori, grano di polvere, tu che hai sporcato la mia casa!
Corilen: Papà, perché non  mi parli di queste cose quando sei a digiuno? Non mi guardi più in faccia, hai perso il tuo sorriso e ora ,mi cacci via perché ai tuoi occhi sono una sporcizia che corrompe la tua casa. Credevo che tu mi amassi, papà, ma mi sono sbagliata su di te, perché ora vuoi la mia morte per liberarti la coscienza, eh! È così papà..
Non prendertela, lo farò per la tua libertà.
Cango: Voglio che mi si rispetti, non si risponde quando io parlo! Il padre della vittima desolato, il Gran Capo del Costume umiliato davanti al tribunale della giustizia francese, non ti rendi conto in quale stato mi hai fottuto?
Corilen: Ma se io non conto più per te del tuo titolo, il costume e la gente, allora, di che mi lamento?
Cango: Sì, di che lamentarsi per una puntura di zanzara? Tu non sei che una sporca velenosa, consegnerai il mio popolo nelle mani dei Bianchi, tu lo avvelenerai. Dimmi, l'avvelenerai col tuo veleno del diavolo. Hai tradito la parola che guarisce, la parola che dà la vita, la parola della speranza. No, tu hai scelto la parola che distrugge, la parola che giudica, la parola che condanna, che vuole il nostro esilio. Se lo vuoi sapere, Corilen, il mio costume passa davanti alla tua sofferenza.
Corilen:Allora, padre, non mi resta più che augurarti buona fortuna. Addio, padre Forse ci rivedremo un altro giorno.

In lacrime,sbatte la porta dietro di sé. Poi,fugge nella notte nera.

Cango:  Oh!  Le ragazze,mettono il muso, ma poi tornano!

Quadro V

Nella cella della prigione.

VECCHIO FRATELLO,SÉRÉTAC

Sérétac ,sogna,dimentico sui banchi dell'oblio.[4]Non pensa che alla sua libertà..Vecchio Fratello porta conforto e comprensione.

Vecchio Fratello: A che pensi, figlio mio? La libertà è vicina, potrai sentir respirare la terra, dormire sulle tue orecchie, e anche mangiare quando hai fame . Eh! Guarda laggiù la libertà si trova dall'altra parte del mare.
Sérétac: No! La libertà non esiste più per me . Otto anni già passati, ma io sono sempre prigioniero. Potrò camminare libero nelle strade della tribù, ma il mio cuore sarà sempre intrappolato da paura e da onta.
Sì, la tribù sarà un nuovo Camp-est per me, con altre forme di sofferenza , certo.
Vecchio Fratello: Figlio mio, non cercar di uccidere il corpo, ma cerca piuttosto di uccidere quel male che ti strangola.
Sérétac: No, sono morto, non sono più qui. Se soltanto vivessi, direi agli uomini di amare teneramente
le loro donne e ai padri di rispettare le figlie. Solo che io sono morto, non sono più qui.
Vecchio Fratello: Se io ti dicessi che sarò il tuo Dio.
Sérétac: Oh! È meraviglioso! Avere un Dio per sé, un Dio per sperare!
Vecchio Fratello: Ti invierò fra gli uomini, a parlar loro del mio amore.
Sérétac: Sarò la salvezza degli uomini e tutte le generazioni fletteranno le ginocchia davanti al mio volto. Mi darai il regno, la potenza, la gloria e il potere, sarò alla testa degli uomini. Li condurrò verso il tuo Regno e nessuno sarà dimenticato.
Vecchio Fratello: Questo è troppo bello e sarebbe troppo facile, bisogna che tu sia esigente con loro. Poni loro condizioni dicendo che chi vuol essere salvato  ti segua. Chi rifiuta di pentirsi, non otterrà la nuova  libertà.
Sérétac: Sì, ma come scenderò sulla terra? Non mi caccerai tuttavia di qui, ho paura del vuoto.
Vecchio fratello: Se ti invio come una stella filante, come un lampo, come una colomba o ancora ..più spirituale.
Sérétac: Ah! No! Non è questione che mi rifaccia nascere dal seno di mia madre, lei è lurida, e possiede molti demoni dentro di sé.
Vecchio Frtello: In questo caso, io ti trasformerò in aereo di carta e ti lancerò verso la terra, potrai traversare la Bosnia, l'Africa, l'America, la Francia, l'Oceania e ti deporrai sulle mani dolci di Corilen.
Sérétac: E quando mi aprirà vedrà che una rosa bianca ha preso il posto del mio cuore. La prenderà tra le mani,
questa rosa d'amore, e la stringerà contro di sé e col suo profumo cancellerà tutti i suoi mali. La condurrò sul bordo del fiume : le parlerò di te. Le canterò tutte le nostre canzoni, le reciterò tutte le nostre meraviglie e al calar della notte, le chiederò la mano e ci sposeremo. Faremo molto bambini e, d'altronde, al nostro primo figlio darò il tuo nome:Yego. In
effetti tu verrai a farci visita alla tribù. Ti preparerò il carbone per la cena e pesce affumicato.
Vecchio Fratello: Certamente, verrò a farti visita, ma sappi che la tua missione è molto, molto difficile, ma la devi compiere con grazia...Molte le vite da salvare: fallo per la liberazione degli uomini e anche per la liberazione della terra.
Sérétac: Vecchio, bisognerà che ci vada perché laggiù un temporale si prepara e ho paura di farmi bruciare dai fulmini.
Vecchio Fratello: Hai paura del temporale! Ormai figlio mio, ti chiamerai "Libertà", è il nome che porterai sulla terra,ma sapendo vivere perché eri perduto sul cammino. E ora sai parlare, sapendo ascoltare sulla soglia delle memorie. Oh!Te, uomo avido di libertà, vai con la mia grazia.
Sérétac: Addio, vecchio.
Vecchio Fratello: Addio, figlio mio, che il cielo ti protegga!

I sogni terminano,la luce muore.

Quadro VI

Sulla piazza del villaggio.
CANGO,ACANIA,SÉRÉTAC

Cala la notte .Avendo Cango .notata l'assenza  di sua figlia ,si ricorda  allora delle sue ultime parole Preso dal panico ,allerta il villaggio. Risvegliati dal suono della conchiglia ,i paesani arrivano di corsa ,muniti di torce,di lampade elettriche e di lampade a petrolio.

Acania:  Gran capo, di che si tratta?
Cango(lamentandosi): Figlia mia, ragazza mia!
Acania:  Che è successo a vostra figlia? Gran Capo? Bisogna parlare. Se ha preso la fuga, la ritroveremo.
Cango:  Riportatemela, per favore riportatemela! Il silenzio non deve togliere il solo amore che ho.
Acania:  Hai di nuovo bevuto.
Cango:  Non ho potuto trattenere la collera. Non so più che cosa ho detto. Ho paura che le accada una
disgrazia. È uscita con un coltello da cucina poi è sparita.

Su queste parole,Sérétac esce dal gruppo dei paesani e corre verso il cimitero. Tutti spariscono nella notte.

Oscurità sulla piazza.

Al cimitero.

CORILEN GIACE SULLA TOMBA DELLA MADRE.

Corilen: Mamma, sono  ancora  io, disturbo il tuo sonno. Fa freddo fuori,è inverno. Come il mio cuore, io non conosco nessun'altra stagione. La notte è così spessa stasera, sei fortunata, tu, mamma  stai ben al caldo, in pace, scusami, mamma,se io ti sveglio. Non dormivi, lo so, mi aspettavi. Mamma, ho di nuovo leticato con Papà, sanguino,
mi ha colpita. Non è più come era ,è molto cambiato,lo disgusto a tal punto che mi odia e mi ignora. È triste la vita senza te , mamma, tutto è oscurità intorno a me, tutto è nessun luogo, sono sola, ho paura. Lo so,mamma, forse è un errore, tanto peggio, ma comprendimi, non  posso sopportare ancora a lungo questa vita . Sto male, soffro, perdonami,
so che tu me lo impediresti e poi, dopo tutto, la mia dipartita rappresenterà la più grande felicità per mio padre.
Sérétac(senza fare rumore , si avvicina con precauzione) : Corilen!
Corilen (sobbalza):Sérétac, te qui! Sapevi che gli angeli  dell'inferno mi attiravano qui .Ho appuntamento con mia madre, non con un vivente. Vuoi ancora tentare la fortuna, in ogni modo, non posseggo più niente, niente di così prezioso che possa rifiutarti.

Sérétac gironzola non sapendo che cosa dire.

Allora, che cosa aspetti? Finiscimi, vieni, approfitta, nessuno si preoccupa per me! Il mio caso non interessa nessuno,
nessuno mi sentirebbe! Se ne infischiano di quel che potrebbe capitarmi. Allora, deciditi, altrimenti taglia la corda, vattene!
Sérétac,(cade in ginocchio): Corilen, perdonami, perdono.

Lamentandosi

Credimi, sono sincero, sono desolato.
Corilen: Desolata, Sérétac, è forse un errore, ma bisogna ben partire un giorno.

Con un colpo brusco affonda un coltello in pieno cuore.

Sérétac: Corilen, no…!

Il corpo della tenera Corilen crolla. Sérétac tenta di rianimarla.

Corilen: Sérétac, per favore,  lascia che me ne vada, la mamma mi aspetta.

Allertato dai richiami di Sérétac Samy arriva al galoppo,ma ,ahimè,la ragione ha abbandonato Corilen là sulla tomba della Madre.
Abbandonata ,ancora una volta ,ma questa volta per sempre.

Samy: Corilen, Corilen, non ne hai il diritto , mi senti, non hai il diritto di farmi questo! Amore mio,parlami, te ne prego, rispondimi!
Sérétac:  Samy,  Samy, è finita.
Samy: Quale demone ti ha spinto fin qui?
Sérétac: Volevo semplicemente farmi perdonare.
Samy: Ah sì!  Lo so,  volevi vendicarti di tua madre. Ebbene! Hai torto, hai torto nel giudicarla. Hai torto perché
non deve rendere conto né a te né a chiunque altro nel villaggio. Come vuoi che Corilen ti perdoni, se tu , non hai mai perdonato tua madre?
Sérétac: Samy, devo raccogliere quel che ho seminato, ma risparmiami il ricordo di mia madre, non c'entra niente, non è responsabile del mio atto. Si abbassa e raccoglie il coltello.
Samy: No, aspetta, lascia andare quel coltello!
Sérétac: Non preoccuparti, non ho intenzione di farti del male.
Samy: Non lo farai?
Sérétac: Che cos'è che non ho il diritto di fare. Credi che sia abbastanza stupido da darmi la morte. Io devo vivere per riscattarmi, devo ottenere questo perdono, Samy, aiutami, per favore.

Samy gli tende la mano e l'aiuta ad alzarsi.

Respiro l’odore  della morte,  ma la mia anima non cede perché io so che solo Dio mi giudicherà per quello che ho fatto.

Stringe Samy tra le braccia  e si scioglie in lacrime.

Samy, perdonami, per favore.
Samy: L’insolito ci bracca ed esige sorprese. Bisogna avere la forza  di rialzarci  e di non aver fiducia che  in se stessi per vivere.  Io pure, Sérétac, ti chiedo perdono.

I paesani entrano con le torce. Tutti cantano  Wenore Nge[5]
La notte ha preso i suoi diritti sul giorno.

Le Parole delle canzoni della pièce
Corilen, fiore d’ibisco
Percorri i tuoi sentieri.
Attenzione a non inciampare per strada,
Attenzione ,perché ti prenderanno
Per una volgare foglia morta
E il tempo avrà ragione di te.

(Ritornello)
Fiore d’ibisco
dei sentieri.

Fiore, bellezza dei campi
E profumo dei boschi,
Attenzione!  Ti coglieranno
Con delizia per un tempo.
Prima di abbandonarti
sciupata a mezzogiorno.
A che scopo piacere ai tempi?
A che scopo vantare la tua bellezza?
Sii felice seguendo i tuoi desideri, Fiore abbandonato.
Ma il tempo verrà
In cui piangerai sulla tua sorte.

Parole di Pierre Gope per il gruppo di Penelo:Nodeak







Stanchezza

Plano
Come un uccello:
camminare nel vuoto
camminare nel vuoto
Turbinare
come un turbine
rigirandomi sul posto.

Sono invaso.
Non sento più il mio corpo.
Il mio corpo si è svuotato del contenuto.
Mi perdo.
Non posso rialzarmi.

È colpa mia.
È mio l'errore.
Ora tremo
Senza riferimenti.
Il mio corpo si brucia.
Notte nell’oscurità.

parole di Clément Waya Nodeak


Perché?

Perché rattristarti?
Guarda la rosa
Schiudersi davanti a te.
Perché tanta inquietudine?
Guarda il sole che brilla
Illumina il tuo cammino.

Sorridi,sorridimi (ter)

Perché ti lamenti?
Lasciati portar via dal vento
sulle sue ali.
Perché tanta preoccupazione?
Guarda i tuoi voti
si realizzano in te.



Parole di Laurent Bearune Nodeak


                                   *°*°*°*°*°*°*°*                                                                            



[1] Lo yam, o igname, è un tubero ricco di amido prodotto dalle piante del ... Dal rizoma di alcune varietà dell'igname si ricava la diosgenina. Lo yam, o igname, è un tubero ricco di amido . Dal rizoma di alcune varietà dell'igname si ricava la diosgenina.L'Igname selvatico è consigliato durante la menopausa. I rizomi, lunghi e nodosi, forniti di tubercoli, sono raccolti in autunno prima della fioritura.
Sono tuberi simili alle patate di origine sopratutto africana.

[2] Testo in nengone ,e traduzione della canzone Corilen,fiore d’ibiscus,in fondo al testo.
[3] testo in nengone e traduzione in fondo al testo.
[4] Il Camp-est,Prigione di Nouméa.
[5] testo in nengone e traduzione.

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