IL
FILO INVISIBILE
A
fianco è incisa la seguente iscrizione: "Questo è il labirinto che il
cretese Dedalo costruì e dal quale nessuno, entratovi, potè uscirne;
all'infuori di Teseo aiutato, per amore, da
Cattedrale di San Martino,Lucca |
ovvero
RICERCA SUL TEATRO FRANCOFONO CONTEMPORANEO
Ci sembra particolarmente interessante andare a indagare
i possibili elementi comuni e le ragioni
di traiettorie che eventualmente si intersechino nel teatro francofono
contemporaneo dei vari continenti .
Per districare il groviglio... |
IL TEATRO NELL’EUROPA DEL ‘900
Se in Europa
,nel Novecento, volessimo circoscrivere ad un solo paese il terreno più fertile
per il rinnovamento culturale ,per le
avanguardie, non vi è dubbio alcuno che sceglieremmo la Francia.
E il teatro non
fa certo eccezione,anche se con un certo ritardo. Numerose sono peraltro le
definizioni,
che, in quell’arco
temporale,tentano di indicarlo : anti-teatro,teatro
d’avanguardia,meta-teatro,farse metafisiche tragicommedie moderne ,ecc
Ma se a
rappresentante del teatro del Vecchio Continente scegliamo Tardieu ,che va
oltre con la sua ricerca,forse la definizione più calzante è “teatro sperimentale.”Già Ionesco aveva
sostenuto:”rinnovare il linguaggio,è
rinnovare la concezione,la visione del
mondo. La rivoluzione è cambiare la mentalità.”
Se Sartre e
Camus ci avevano mostrato che il
mondo è privo di senso ,i drammaturghi
dell’assurdo
provano la stessa angoscia di fronte all’assurdità della
condizione umana,ma invece di reagire come loro con l’impegno ,deplorandola,si
rifugiano piuttosto nella derisione della loro stessa sofferenza, della stessa
esistenza. Con immagini concrete rappresentano lo smarrimento,che è accentuato
e reso grottesco
attraverso uno scarto
di senso che spesso viene innestato fra
quello che accade in scena e quello che dicono i personaggi.
Diversa ,però ,
è la posizione in cui si colloca Jean Tardieu.E’ lui stesso che ce lo racconta.[2]“… in
effetti personaggi e situazioni,luci e tenebre,mormorii ,sorrisi,sospiri e
grida,tutto questo gioco a nascondino
nei corridoi dei miei sogni non mi sembrava
avere altra ragion d’essere che
la giustificazione di un partito preso rigorosamente ed
esclusivamente estetico.”
Infatti la
tentazione deve essere grande per un
apprendista drammaturgo di avere un approccio al teatro proprio con i suoi mezzi ,piuttosto che per i suoi fini;di interessarsi all’”oggetto scenico “ piuttosto che al “soggetto” dell’opera , di cominciare ogni volta partendo da un pretesto formale
per sforzarsi poi - ,ma soltanto poi - di introdurre i
significati e i valori,insomma di condurre
la ricerca dell’umano attraverso il rituale.
Ecco ,ci
sembra di aver incontrato un primo nodo da sciogliere:il rituale. La messa in
discussione della sacralità stessa delle regole,l’interesse a scardinare la
struttura stessa della identità teatrale,prima ancora che l’aggressione ai
contenuti per rappresentare l’umano.
Una sorta di
avanguardia poetica,la sua, che si propone di
mostrare anch’essa l’assurdità e l’insicurezza della condizione umana
,ma lo fa attraverso gli strumenti dell’immaginario e della realtà del sogno .In questa
prospettiva si svuotano di senso i principi classici come la regola
dell’unità,la coerenza dei personaggi,o
la necessità dell’intrigo.
Più importante diventa l’attenzione al linguaggio,alla ricca
concatenazione di associazioni verbali.
E’ di nuovo il nostro autore che interviene a precisare:”… è un abbozzo di
ricerca che perseguo per costruire un’arte drammatica nuova,né
surrealista né irrealista,che non sia
nemmeno arbitraria,ma che si sbarazzi del fatto drammatico,cioè del fatto
umano,di tutto quel che non è essenziale …” Nei limiti in cui queste
opere costruiscono un oggetto teatrale
più che un soggetto è evidente che tendono ad allontanarsi da un’estetica realista,deformando il linguaggio,sovrapponendo
piani di significato e lasciando
intravvedere “altro” mediante atti e parole apparentemente “naturali”.
Un gioco sulle
disfunzioni più grottesche e più patetiche della conversazione,alla ricerca di
una parola autentica,che percorre tutta la gamma delle miserie e degli
splendori del verbo.
Anche a causa del
posto privilegiato che Tardieu si trova ad occupare per il suo lavoro, ha avuto,dunque,come
abbiamo già all’inizio accennato, modo
di constatare,deplorandolo,il ritardo
dell’arte drammatica su tutte le altre,rispetto allo
stile,alla forma,al contenuto e si prefigge allora
di mettersi al lavoro per cercare una risposta alla
necessità di un rinnovamento delle forme
teatrali non più rinviabile.
Comincia quindi
col proporre ,quasi un manifesto, “un’arte drammatica astratta”:”a partire dal
rituale
teatrale e nelle
forme così definite dal quadro stesso della SCENA,far entrare i contenuti
espressivi attraverso le ombre e le luci diversamente mescolate con umorismo,farsa e incubo.”
Un’arte
drammatica astratta,insomma,che giochi
con le forme del rituale teatrale,da un lato commedie-lampo
concepite come un catalogo di forme drammatiche ,che si burlano ad un tempo
delle convenzioni del teatro e delle
convenzioni della conversazione, moltiplicando all’infinito le disfunzioni,
fino al burlesco come in " 0SWALD ET ZÉNAÏDE",esilarante/spassosa
commedia,composta in pratica,quasi solo di
a-parte,che esibisce con compiacimento le regole desuete del vaudeville ,a dispetto delle
sostituzioni verbali strambe che servono a confondere il testo .Ci
mostra insomma che cosa si può fare con le convenzioni teatrali .A tale
sfruttamento meccanico e comico di un
artificio teatrale,Jean Tardieu aggiunge in effetti volentieri una sapiente
sregolatezza della lingua che può
condurre all’effetto buffo come a quello angoscioso.
Una pièce in cui l’autore ci mette di fronte al
paradosso di un copione in cui gli attori più che comunicare dialogando tra
loro,rappresentano al pubblico il loro imbarazzo a comunicare,la loro
strutturale difficoltà ,animano quel copione intessuto di a-parte. Attraverso
quest’ espediente di destrutturazione,semplicemente,
con efficace immediatezza molto maggiore
che con i contenuti della trama,il drammaturgo riesce a comunicare quello che potremmo
sintetizzare come” l’introduzione di significati e valori,insomma l’invenzione di condurre la ricerca dell’umano attraverso il rituale”.
Ha piegato la lingua,
superando tutte le regole della tradizione del teatro occidentale ,al rigore della partitura musicale.
Partitura musicale ,ecco l’immagine che evoca
la sua scrittura più di quella tradizionalmente teatrale – e siamo qui al
secondo nodo - ,per la cura estrema che egli dedica al coinvolgimento di una lingua creativa non tanto nell’uso
di fantasiosi neologismi,quanto piuttosto
affascinata dalla componente ritmica della sua sintassi e dalle sonorità del suo
lessico. Più importante diventa infatti nella sua drammaturgia l’attenzione al linguaggio,alla
ricca concatenazione di associazioni
verbali.
Non solo,così Jean Tardieu è riuscito a raggiungere la leggerezza
impalpabile della rappresentazione
inquietante della realtà del
sogno,particolarmente funzionale a far affiorare la sua costola metafisica .
In tutta la sua opera,in realtà,Jean
Tardieu ha fatto scivolare,senza averne l’aria, - ed è l’inevitabile
conseguente terzo nodo - una critica metafisica. Piglia in
giro,deride,critica le frasi fatte,le abitudini,le pretese,la quotidiana
deformazione dell’uomo. La derisione
impregna l’atmosfera delle sue opere ,si insinua fin dentro certi titoli,mette in discussione l’esistenza
stessa. Trae origine da una molteplicità
di elementi(opposizione gesto/parola,contraddizione;
significato/intonazione,ecc.),ma soprattutto l’opposizione comico/tragico,che
come un contrappunto musicale ,è la struttura portante della sua composizione. Per
fare coesistere questi due elementi antagonisti occorre che essi si coinvolgano
e si respingano nello stesso tempo:come dire che per ottenere che il
comico,come nella farsa, rappresenti la miseria umana ,basta spingerlo al
parossismo,per vedere sorgere il tragico.
Sa giocare con le convenzioni teatrali come con i monologhi,con la
relatività del linguaggio e dei costumi.
E’ ancora
l’autore a notare che:”spesso parliamo per non dire niente,che se
per caso abbiamo qualcosa da dire ,possiamo dirla in mille modi diversi ,che i
pretesi matti sono chiamati così
soltanto perché non si capisce il loro linguaggio,che nei rapporti degli umani
,molto spesso i movimenti del corpo,le intonazioni della voce e l’espressione del viso,la dicono più lunga
delle parole,e così le parole non hanno di per sé altro senso che quello che
ci piace di attribuire loro.”
E’
di nuovo il nostro autore che interviene a precisare:”… è un abbozzo di ricerca che
perseguo per costruire un’arte
drammatica nuova,né surrealista né
irrealista,che non sia nemmeno arbitraria,ma che si sbarazzi del fatto
drammatico,cioè del fatto umano,di tutto quel che non è essenziale …” Nei
limiti in cui queste opere costruiscono
un oggetto teatrale più che un soggetto, è evidente che tendono ad allontanarsi da un’estetica realista,deformando
il linguaggio,sovrapponendo piani di significato e lasciando intravvedere “altro” mediante atti e parole
apparentemente “naturali”.
In conclusione potremmo sintetizzare:
Primo
nodo:de-strutturazione del rituale;
Secondo nodo: lingua creativa non tanto nell’uso
di fantasiosi neologismi,quanto piuttosto
affascinata dalla componente ritmica della sua sintassi e dalle sonorità del suo
lessico. Più importante diventa infatti nella sua drammaturgia l’attenzione al linguaggio,alla
ricca concatenazione di associazioni
verbali.
Terzo nodo: una critica metafisica. La
derisione della quotidiana deformazione dell’uomo. Trae origine da una molteplicità
di elementi(opposizione gesto/parola,contraddizione;
significato/intonazione,ecc.),ma soprattutto l’opposizione comico/tragico,che
come un contrappunto musicale ,è la struttura portante della sua composizione.
Tardieu ha insomma dissimulato con l’humour la sua emozione ,
ironizzando sul nostro mondo. Un’ironia ora esplicita ora velata,ma sempre
destinata a svelare il nulla dell’esistenza. Con la sua poesia testimonia
anche i sentimenti dell’uomo del nostro tempo,la sua paura che sfocia nell’angoscia,la sua solitudine
nel mondo e l’impossibilità per lui di sapersi collocare nel tempo e nello
spazio,la sua incertezza identitaria .
Il suo teatro è
un tentativo di trovare un modo per esprimere gli sforzi dell’uomo
alla ricerca d’identità in un universo privo di senso. Niente più
linguaggio ipnotico o ossessivo. Egli crea,con il linguaggio scenico,opere aperte,rappresentazioni dalle
molteplici interpretazioni,dove si elude ogni traccia di senso in un vacillare
di significato che rimette tutto in discussione.
*****
Continua
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