TEATRO DELLA NUOVA CALEDONIA
PIERRE GOPE
DOV’È IL DIRITTO? OKORENETIT?
ATTO I
Quadro I
Tribunale kanak
Il Consiglio degli Anziani
Il vecchio Bolé,Acania,Nésékan,Waïmo,Gran capo e Sérétac
Nel cortile della circoscrizione territoriale del genio
civile all’ombra di un baniano,Sérétac,come inchiodato al suolo,sta a testa
bassa durante l’intera durata dell’interrogatorio.
Il vecchio Bolé:Eccoci tutti riuniti
nel cortile della nostra circoscrizione territoriale per dare corso alle
parole della nostra giustizia, perché eccoti che una ragazza colpita nella sua
felicità reclama legittimamente che le sia resa giustizia?Come non
trattenermi dal dirvi quanto sono
immense la mia pena e la mia tristezza?Se questo atto fosse stato commesso su
una delle vostre sorelle,o su uno dei vostri figli o ancora su una delle vostre
madri non vi sareste ribellati per niente?Che ognuno di voi ormai innalzi
nel suo seno barriere ermetiche per contenere i vostri atteggiamenti che
la nostra etica condanna. Che ognuno di voi
si guardi dal nutrirsene e che il
germe del male non cresca affatto in ognuno di
voi poiché non è che fonte di divisioni
nelle nostre famiglie.
Acania:La notte ha pianto le sue vittime,ha accusato il
tempo. Le voci si diffondono nel villaggio. Urgenza ha soffiato nella tromba
d’aria. I passi pesanti si trascinano a fatica ,stroncano rapidi il
respiro . Bisogna parlare. Bisogna
parlare intorno al baniano. L’erba si è seccata
sotto i tuoi piedi ,quando cammini
non senti più il calore della terra,non senti più il gusto delle tue
parole . Hai toccato il male con le tue dita e le hai affondate
nella carne vergine di una vita
immacolata.
Sérétac:Sì,ma avevo
bevuto troppo e avevo fumato cannabis. L’ho incontrata per strada .Avevo
così tanta voglia di fare l’amore con lei .C’è da dire che è passata in un
brutto momento. Farle la corte? So in anticipo che vuol dire fare fiasco. E
siccome eravamo soli per strada non ho
cercato di capire. L’ho trascinata con
forza nella macchia .Lei si dibatteva,e,per calmarla,le ho dato un pugno finché
non si è più mossa e a quel punto le ho fatto subire un atto di violenza
sessuale.
Acania:Sapete che il sesso è tabù. Non se ne parla in un
luogo come questo. E’ male,secondo le usanze,un crimine di questo genere
significa incitare un clan alla guerra. E’ spesso l’origine delle guerre tra
clans.
Nesekan:La parola si è molto evoluta. Occorre adattarla al
presente per non smarrirsi col tempo. I
nostri figli avanzano con altre forme di parole che si attivano in ogni senso.
Si dice che l’evoluzione possa trasformare le nostre paure e le nostre angosce.
Si dice che dobbiamo
cambiare certe nostre tradizioni per migliorare il nostro quotidiano.
Waïmo:Guardate il muro come è costruito. E’ un capolavoro
.E’ arte che i Vecchi hanno qui costruito.
Non è un monumento di
pietre .Questo muro serve a proteggere la circoscrizione territoriale da
sguardi
esterni ,è la copertura
del sacro,perché tutto quello che si dicono all’interno non deve essere inteso
là fuori. Ogni pietra ha il suo posto,ogni pietra la sua storia. E’ vero che il
tempo cambia,ma la parola,lei,resta per sempre. Non cambia né ieri ,né oggi,né domani.
Acania:Dove vuoi arrivare,Nesekan?Vuoi dire che è
l’evoluzione ad aver commesso quel crimine? Come
portatore del male della
circoscrizione a nome della vittima ,assente da questo consiglio, bisogna
imporre
la giustizia dei nostri
padri ,come si deve ,e non adattarsi a nuove forme di leggi che
raccogliete come conchigliette sulla
spiaggia.
Il vecchio Bolé: Figli miei ,sappiate che la vostra cultura è sacra e
che ogni persona ha diritto al rispetto.
Nuocere al vostro
prossimo vuol dire introdurre il germe
del male nei costumi.
Allora fate
attenzione,perché raccoglierai quel che hai seminato.
Sérétac: Devo
raccogliere quel che ho mietuto,devo subire ciò che ho commesso.
Ma chi giudicherà coloro
che si nascondono dietro la loro apparenza?
Forse che avere i capelli
bianchi significa avere il diritto digiudicarmi?
Acania: Il male è giudicato da se stesso e si condanna da sé.
Mi è successo talvolta di mettermi davanti a uno specchio e non riconoscermi.
Come raggiungere il fatto della saggezza se il vostro spirito è estraneo
al vostro corpo?
Gran Capo: Ed è parlando,Acania, che il male sgorgherà davanti a
noi. Lasciate che il silenzio interroghi la nostra coscienza a proposito di questo crimine.
Iersera ho accettato il
pezzo di manou che simboleggia il perdono . Mi ha ricordato la parola
dell’Antenato: ci invita a perdonare vicendevolmente senza costrizioni né
rimorsi. Occorre accettare di
rompere la propria vecchia
pelle.
Acania:Gran Capo,contentandoti di un tal gesto tradizionale,
rischi di rompere il vero senso del
nostro costume.
Il male è presente ,la
società è vittima.
E’ vero,il pezzo di manou
cancella ogni infrazione,ma basterebbe per richiudere la cicatrice di tua
figlia
che èla stessa della
circoscrizione?
Nesekan:Basta,Acania!Il Gran Capo ha dato la sua parola ,noi
dobbiamo rispettarla.
Acania: Sérétac,che hai fatto,dopo aver volta abusato di lei?
Che hai fatto quando lei
ti supplicava?
Che hai fatto? Parla …
Sérétac:Sono fuggito,sono fuggito senza occuparmi di lei.
Acania:Guardatemi costui.
Sapeva quel che faceva,ma
ha chiuso gli scuri del suo cuore ai
pianti di Corilen.Si è accanito su di lei
come una bestia feroce
,con tutte le sue forze. L’ha spogliata della sua anima violando il suo corpo.
E’ fuggito perché sapeva che
è male quel che ha fatto.
Gran Capo:So che è male,mia figlia è la vittima e sarà
l’esempio. Poco importa la natura della
sua ferita.
Ognuno deve portare la
propria sofferenza. Io non torno sulla parola data .
Devo accettare la
sofferenza di mia figlia per salvare la mia parola.
Acania:Perché condannare la sua anima a morte,solo per timore
della nostra parola?
Lasciar libero un
criminale e suscitare altri problemi domani e più gravi ancora ,credetemi.
La donna,le camminiamo
sopra,la calpestiamo come una foglia morta,considerata come un nulla ,messa a
nudo a causa del nostro orgoglio. Dobbiamo tornare alla giustizia ancestrale e condannare
costui all’esilio
all’isola coi crani.
Nesekan: Acania,IL Gran Capo ha il diritto di accettare o
rifiutare la condanna di questo giovanotto.
Acania:Ed io ,io mi rifiuto di vedere che le vittime ne
soffrono tutti i giorni perché siamo
incapaci di condannare il male.
Te,Gran Capo ,non sei in
condizione di pronunciarti,di proteggerli,o di strapparli dagli artigli della paura.
Si allontana dal gruppo e trascina Sérétac davanti
alla scena per bastonarlo.
Basta con le chiacchere.
Gran Capo:No,lascialo,lascialo .Ti dico, che hai perso la testa?
Acania:Rinunciate in anticipo a capire.Ne sono persuaso,ma
qualsiasi siano le vostre ragioni,sono insufficienti .La randellata non fa più
paura .Non vi preoccupate affatto dell’avvenire di questo popolo.
Generate il male col perdono dei criminali.
Gran Capo: So guardare con gli occhi del giorno coloro che vivono
nella notte e vedere con gli occhi della notte coloro che vivono nel giorno.
Acania: Ma ti sei guardato:il male sta per mangiare le ossa
,mangerà il costume,mangerà la tua terra ,
e si mangerà pure noi.
Esce di scena.
Gran Capo: Ecco che cosa accade quando si vuole far ragionare una
mula:si scoccia.
Vecchio Bolé:Gioventù,è difficile per me capire il vostro modo di
vivere. Reagire ,il male
gratta alla vostra porta
.Un medico può chiudere una cicatrice ,ma non può guarire il
male che ha sporcato
l’anima di una ragazza.
Nesekan:Aveva tutte le ragioni della terra di infastidirsi ,poiché lasciar libero un
criminale
rischia di provocare una
segregazione nel villaggio.
Gran Capo:Il perdono della tradizione ha per sua ragione il
riscatto delle colpe e reintegrare l’individuo
perché ritrovi la sua
integrità in seno alla sua famiglia.
Nesekan:Ma ho paura che ciò porti Corilen al suicidio o alla
prostituzione.
Waïmo:Ma è un problema di colpevolezza l’atto di Sérétac ,la sua condotta contro la
circoscrizione non sono tollerabili,ma
suggeriscono un obbligo morale verso la tradizione : sapersi rivolgere in tempo
verso chi è in stato di necessità.
Gran Capo: Waïmo,mi dai una lezione di morale e quel che ho intrapreso in quest’affare non
è una lezione di morale. La sofferenza di mia figlia è segnata qui,qui nel
profondo. Ma ho fatto tutto quel che è
in mio potere per salvare questa generazione,per questa gioventù,perché questa
gioventù non si perda nella natura,e perché i suoi figli si ricordino in quali circostanze ho impegnato
il mio essere e il mio spirito
in questa situazione.
Nesekan:Waïmo,dobbiamo prevedere mezzi destinati alle vittime
e portare loro assistenza . Quanto ai criminali,dobbiamo imporre loro una
sanzione severa ,ma cercare anche di aiutarli a riparare i loro errori.
Vecchio Bolé: Non
dobbiamo avere stati d’animo e dobbiamo non essere attaccati a nulla,neppure
alle verità alle quali teniamo più
solidamente. Perché l’ineffabile ,l’ineffabile rifiuta di limitarsi a una forma qualsiasi né ad alcuna espressione. E noi dobbiamo per questo
aprire la parola dello spirito che non si chiude nel suo proprio senso .E noi dobbiamo per questo lasciar parlare il
suo spirito.
Waïmo :In quel caso né Sérétac ,né me,né Acania,né il Gran
Capo né alcun individuo della tribù ha il diritto di punirti. Va’ sei libero.
Gran Capo: Sérétac ,sappi che è a mia figlia che hai fatto
quello.
QUADRO II
La casa di Corilen - Confronto del padre e della
figlia - Cango,il Gran Capo e Corilen.
Corilen:
Padre,vorrei parlarti.
Cango:
Ah,no! Non c’è ragione che tu lasci la scuola. Mi sembra che su questo siamo d’accordo,no?
Apparecchia che mangiamo.
Assaggerai la cucina di papà. E’ una specialità della casa. La preparavo
spesso
per far piacere alla tua mamma.
Corilen:
Papà,non ho fame e non sono andata a scuola. Ho riflettuto molto. Ho preso una
decisione.
Cango:Sei
sicura di non aver fame? Tua madre,il ragù lo chiedeva spesso. Ogni volta io le
tiravo via la pentola per poterlo mangiare .Era golosa come una mucca marina,la
tua mamma. Era meravigliosa.
Corilen:Padre,adirò
la giustizia dei Bianchi per medicare la ferita del mio corpo e della mia
anima. Concedimi questo
favore,te ne prego!
Cango: Corilen,non
sono dell’umore giusto per parlare di questo problema ,oggi . E’ stato giudicato
secondo tradizione. Il Consiglio degli Anziani ha emesso il suo verdetto. Non
ci si torna sopra. Figlia mia,hai perso la fiducia che accordavi alla giustizia
dei Nostri Antenati?
Corilen:
No,padre! La mia fiducia negli Antenati resta senza macchia. Ma come accordare
la mia fiducia a quei vecchi
ubriaconi che si credono
saggi e calpestano i nostri Antenati con
la loro decisione ingiusta.
Cango: Corilen,hai
rimproveri da fare al giudizio reso contro il tuo aggressore?
Corilen: Padre,pensi
che il nostro Consiglio degli Anziani abbia operato secondo giustizia? Un tempo
lo stupro era punito con la morte ,era spesso all’origine di guerre tra clan.
Oggi basta un pezzo di manou per cancellare ogni infrazione.
Cango:Figlia
mia , capisco il tuo dolore, ma la sacralità della nostra tradizione mi
impedisce di rifiutare il perdono. Un altro giudizio come intendi tu fare vuol dire necessariamente attentare al costume e al suo spirito. E’ un insulto contro
la circoscrizione.
Corilen: Cango,da
sempre,da noi chiamiamo le donne Dekö,dei
“nulla.”Oggi,le donne sono sempre considerate
come
un nulla,I nostri pianti
,le nostre preoccupazioni non
colpiscono la vostra autorità
.Voi,voi decidete soli,
tra uomini,della nostra
sorte. Guardatemi,io sono vittima d’uno stupro e non ho diritto di
parola. Sono tormentata
dal male fino al fondo
delle mie viscere e tu mi chiedi di ringraziare il mio aggressore?
Quanti criminali
,malfattori avete lasciati liberi? E’ la giustizia di buona fede. La parola
saggia ,è morta,l’avete uccisa.
E i Vecchi del Consiglio
degli Anziani non sono più in possesso della parola vera.
Cango:Taci,dici
qualsiasi cosa!io soffro quanto te,figlia mia. Ma se ti lascio fare,chi in
futuro potrà rispettare la parola del
Gran Capo,la parola del Wadrawa,la parola dell’igname[1]?
Corilen:
Cango,sono prima di tutto carne della tua carne,il sangue del tuo sangue. Non
percepisci nelle tue membra la sofferenza del mio essere?
Cango: Io ti
ho piantata,figlia mia,e io ti devo insegnare
con autorità ,a dirigerti sui passi dei nostri Antenati. E in cambio tu
mi devi obbedienza.
Corilen: Ma
Cango,non sono prima di tutto tua figlia,e
il costume ha una pianta per curare il mio cuore che sanguina?
Esiste un guaritore per
guarire il mio onore?
Cango: Figlia
mia,siamo prima di tutto Kanak e per questo tu devi sottometterti al nostro costume.
Così tu stai reagendo come
una figlia dei Bianchi.
Corilen:
Cango,sono tua figlia ,non il tuo suddito:e tu mi hai abbandonato come tutto il
resto della tribù. Mi tratti come un nulla .Ai tuoi occhi io sono un orrore. Tu
mi volti la faccia perché io ho macchiato il tuo onore agli occhi della
tradizione.
Se io sono
colpevole,allora bastonatemi,se io sono una prostituta ,bruciatemi il sesso col
ciottolo rosso. Trattatemi come una
cagna! O allora rendetemi una vera giustizia secondo la tradizione che punisce
con la morte gli autori di uno stupro.
Cango: La
morte,non è più il nostro tribunale tradizionale che possa decretarla oggi.
E malgrado il mio strazio di padre ,ho agito
come si deve .Ho chiuso gli occhi su questa faccenda ,ho chiuso le
orecchie sulle tue suppliche per il buon
andamento della società ,per il bene di tutti.
Tutti gli sguardi sono
fissi su di me ,perché ho saputo accettare
la tua sofferenza per mantenere
la calma nei clan tanto nei clan del ragazzo che in quelli dei tuoi zii materni.
Occorre portare la pace ,là dove il male si è radicato.
Corilen:
Andrò sulla tomba di mia madre .Le griderò la mia sofferenza e il mio dolore.
La pregherò di togliermi da quest’incubo per essere al suo fianco,tra le sue
braccia,laggiù dall’altro lato della riva .Nel mondo del silenzio.
Cango,come puoi parlare di
giustizia?Come puoi parlare di pace?Non ho trovato la giustizia presso i miei
consanguinei.
Allora,adirò un’altra
giustizia,quella dello straniero. Affronterò tutte le maledizioni che potrebbero nascere dalla mia arroganza.
Sfiderò la tua collera e anche le tue maledizioni.
Cango: Io non ti maledico,figlia mia .Ma
capiscimi,mi è difficile strapparmi al nostro
passato. Tu sei nella verità,gli Antenati non
potranno abbandonarti.
Ma sappi che ti impegni su
un cammino difficile. Questa via ai tuoi occhi pare giusta e diritta,ma le
nostre strade tradizionali che ti
sembrano tortuose sono anche quelle che mantengono l’integrità della tua anima.
Corilen ha ormai capito che deve contare sulla propria persona per uscirne .S’allontana
tristemente,dicendo a se stessa:”Devo battermi”.
Quadro III
Casa di Corilen
SAMY,CORILEN,ROSA
Corilen chiusa nella sua stanza sola,ghiacciata,girata
verso l’oscurità non risponde né al suo amico Samy né a Rosa.
Samy:Ah!
Eccoti! Ho chiamato, ma nessuno rispondeva. Allora sono entrato per assicurarmi
che c’è ben qualcuno in questa casa.
Corilen(resta immobile):Se nessuno risponde è perché nessuno aspetta nessuno qui.
Samy (trasale):Ma
io sono appena arrivato e tu mi metti alla porta. Non sei contenta di vedermi?
Corilen: Non
ho bisogno di nessuno che si occupi di me. Sono
abbastanza grande per occuparmene
da sola.
Se sei venuto a parlarmi
,ti ascolto …
Allora,hai perso la
lingua?
Samy: Ma che
vuoi che ti dica!Mi colpisci a freddo come se fossi colpevole delle tue
disgrazie. Che ho fatto di male?
Se tu vedi nel mio cuore
qualcosa che ti dispiace ,tuffa la mano e strappala gettala nell’immondizia. Ma
non farmi erede del tuo odio,non prendermi
per un minorato mentale. Mi fai un processo come se fossi colpevole delle tue
disgrazie.
Corilen:Io
non accuso nessuno e non ho bisogno della tua pietà!
Samy:Il tuo
comportamento è indecente ,Lì ,davvero,non ti seguo.
Rosa(arriva in un brutto momento):Eh! Corilen! Ah!Non sei sola . Lo zio Loulou organizza
un ballo stasera. Venite?
Samy(sul punto d’andarsene):Ah!No!Lascia perdere, d’altronde, credo che rientrerò
a casa ,devo lavorare domani.
Rosa(tutta eccitata):Tu ci accompagni,
allora, Corilen?
Corilen(con un tono secco):No, non ho tempo!
Samy: Sei
veramente stupida!
Corilen:
Stupida o no , poco importa quel che voi
pensate di me , ma non
obbligherete un somarello a bere se non ha sete. Andate,se siete liberi,
io resto.(verso Samy) E te, ti ho visto a sufficienza. Sgombra!
Rosa:
Corilen, esci dal tuo odio, non rinchiuderti, non lasciarti abbattere dal male.
Non cedergli. Corilen,bisogna ritrovare la forza per sopravvivere alle tua
ferite.
Samy ( molto sorpreso):Scusami, non ho capito.
Corilen (tormentata):Lasciami in pace, nessun
bisogno che me lo si ricordi, è il mio corpo che è stato sporcato, è la mia
vita che è stata violata! Capite, violentata!
Samy(spaventato):
Che cosa? Violentata? Sei stata violentata , ma perché non mi hai parlato prima?
Io voglio aiutarti ,
capisci, io ti amo.
Rosa:No, lascia
stare, perdi tempo, lascia andare, lei
rifiuta di credere che può vivere come prima .Ma, Corilen,
vogliamo solo aiutarti a
dimenticare.
Samy(trattenendo
la collera) Chiudi qui! Bestiola!
Ascolta, Corilen, Ho
conservato in fondo a me, tutti i nostri più bei giorni della vita. E dobbiamo
salvare il nostro amore. Io sento gli stessi dolori di te ,ma la vita non si
ferma qui.
La vita non si ferma per
colui che rifiuta di camminare perché
tentenna nel nero. La vita, sì, la vita
è come un battello che prende il
mare di fronte. I rischi sono molteplici. Ha messo la barra su un destino. Deve
raggiungere il porto, è la sua meta. Tu devi vivere, per vivere, è il tuo
dovere.
Corilen, tu non sai quanto
il mio cuore ti ami, è vero, io ti amo.
Corilen:Non
ha importanza, ci sono cose nella vita che subiamo e che restano senza
spiegazione.
Rosa, lasciaci, per
favore.
Samy, puoi rendermi un
ultimo servizio, sarà la mia ultima volontà?
Samy:Sì, oh
sì! Certamente! E’ con tutto
l’amore del mio cuore, che vuoi, tesoro?
Corilen: Allora,
sparisci dalla mia vita , cancellami dai tuoi ricordi.!
Samy: Ma tu
non puoi farmi questo ,io ti amo, io!
Corilen: A che
scopo continuare , non ho più niente da offrirti, né amore, né sentimento, più
niente. Vattene.
Samy sta per andarsene.
Corilen:
Samy!
Una voce la trattiene.
Samy:Che
c’è, hai cambiato parere?
Corilen: Mi
dispiace tanto.
Samy: Ti
capisco.
Lei va a rannicchiarsi nelle sue braccia.
Tieni, conservalo in
ricordo di me, e sappi che io ti amerò sempre, sempre!
Lei si libera dei suoi
tentacoli, e fugge nella notte nera del dispiacere.
Quadro IV
L’inchiesta dei
due gendarmi
Il CAPO BARBIER,L’UFFICIALE THOMAS,IL CORO DEI
CLAN.
Sérétac, confidando sui suoi dei del clan, trova
rifugio nella grande foresta.
I gendarmi sono alla sua ricerca.
Il capo Barbier: E’ questo posto che i paesani chiamano la Valle dei Morti o la Terra
Santa.
L’ufficiale Thomas: E’ geniale, i morti ci riservano un’accoglienza calorosa, io adoro le sorprese,capo!
Il capo Barbier: E’ un luogo sacro, un luogo
tabù!
L’ufficiale Thomas:Oh, merda! Ma che si fottano in questo cesso di paese dove non hai più
il diritto di toccare quel che ti pare, di camminare dove ti pare, di parlare a chi ti pare? Tutto è tabù, tutto è sacro, non
è vita questa, non è possibile!
Il capo Barbier: Sc … Sc … Alt!
L’ufficiale Thomas:Che cosa! Sospetto …
Il capo Barbier: Ma, che fai ufficiale Thomas, dietro quell’albero?Non siamo mica in Vietnam,
smettila di fare il pagliaccio,vuoi?
L’ufficiale Thomas:He!Faccio il mio lavoro di guardia, io, e in quest’affare, non si ha
diritto all’errore! Questo fesso di negro potrebbe essere armato, lui. Hai
reperito le impronte?
Il capo Barbier:No, no! Io credo che siamo perduti. Ohè! Jules! Jules rispondimi, è il
capo Barbier della brigata!
Nessuna reazione
Si continua
ancora un po’, non deve essere lontano, ora.
L’ufficiale Thomas:Capo,n on mi sento più le gambe. In effetti, io non so. Si direbbe che io cammini nel vuoto.
Il Capo Barbier:Forse è la fatica. Riposati, io vado a provare a chiamare ancora una
volta. Ohé ! Jules?
Il coro:
Ohé! Jules?
Si sentono i rumori notturni della foresta.
Il capo Barbier:Ohé! Jules?
L’ufficiale Thomas: Non è divertente, banda di”macachi”.
Il coro: Ho!
Ho! Ho! Ho!
Eco di ghigni.
L’ufficiale Thomas:Chi
ride? Da dove viene questo riso ? Ci prendono, la voce viene da dovunque nello
stesso tempo.
Jules! Jules!
Il coro: Ho!
Ho! Ho! Ho!
Il capo Barbier:Ora basta! Ora lo so. Cercano di disorientarci. Non rispondere più.
L’ufficiale Thomas:No, tu non sai niente , tu non conosci niente di questi fessi di negri,
tu sei un fesso di guardia d’Oltre-Mare.
Il capo Barbier: Piantala di frignare! Non è il momento, aspettiamo i soccorsi.
L’officier Thomas:No, non starò zitto! Io non sono un selvaggio, io non mangio scorza
d’albero, né radici, né foglie! Non dire scemenze bel tipo, non sai
assolutamente niente su questi fessi di negri, non hanno nessuna parola, questi
selvaggi!
Il capo Barbier: Se la morte ci avesse dato qui appuntamento, sarebbe un grande onore
per me , farei parte del mito vivente dei Kanak.
L’ufficiale Thomas:Non sfottermi, hai capito? Non
voglio esser obbligato ad abbatterti qui.
Il capo Barbier: Hai perso la testa o che? Metti giù il revolver. Mettilo giù, ti dico,
è un ordine!
Il coro:
Ucciso! Ucciso! Morire! Morire!
L’ufficiale Thomas: Capo …
Il capo l’accoglie fra le braccia.
Ho troppa paura, resta
accanto a me. Capo ,dimmi …
Il capo Barbier:
Sì, che c’è, amico mio?
L’ufficiale Thomas: Dimmi la verità, voglio ascoltarlo dalla tua bocca.
Il capo Barbier:
Ma che vuoi che ti dica?
L’ufficiale Thomas: Sii sincero con me. E’ vero che vai a letto con mia moglie?
Il Capo Barbier:
Oh! Andiamo, ufficiale Thomas, è
ridicolo, alla fin fine! Non vai a
pensare questo
tuttavia del tuo amico, e
inoltre il momento è mal scelto per parlare di questo.
L’ufficiale Thomas:Dimmi la verità.
Il Capo Barbier:E’
vero, diamine! Tua moglie, dio mio, è meravigliosa: non ho mai incontrato
nella vita una donna come la tua. Col suo lato
romantico, poetico, con la sua aria posata,
calma, intellettuale, i
suoi movimenti molto, molto aggraziati, tutto sembra accurato, tutto sembra …
Il coro: Sc!...Sc!...Fischia!
L’ufficiale Thomas:Cazzo,
ricomincia! C’è qualcuno? Rispondete! Altrimenti io apro il fuoco su tutto quel
che si muove!
Il Capo Barbier,(a-parte):Dio
mio, sto per innamorarmi di lei.
L’ufficiale Thomas:In piedi, in piedi, Capo! Guarda là, c’è pieno dovunque di cosi strani.
Il Capo Barbier: Fermi -là! Non Muoversi. Non parlare
Il coro:Ucciso
… Ucciso … Morire … Morire …
L’ufficiale Thomas: Capo, capo!
Il capo Barbier:Basta! Ufficiale Thomas, cominci a farmi mancare l’aria.
L’ufficiale Thomas:Capo, io ho … mi sono pisciato nei pantaloni.
Il Capo Barbier:Tu
hai che cosa?
L’ufficiale Thomas:Mi sono pisciato nei pantaloni.
Il Capo Barbier: Cazzo! Questo è il colmo, non ci mancava che questo! Figurati che
anch’io ho paura. Ma bisogna mantenere il sangue freddo, non farsi prendere dal
panico sennò finiamo buoni per i vermi.
L’ufficiale Thomas:Voglio rientrare a Parigi, a vedere
la mia mamma.
Il Capo Barbier:Va
bene, va bene. Restiamo qui, senza muoverci. Ecco. Mantenere il silenzio.
Ingresso dei clan che portano torce e intonano un canto
del perdono per rischiarare il sentiero.
L’ufficiale Thomas: Capo,svegliati! Gli spiriti,la morte, vengono a cercarci.
Il Capo Barbier:
No, taci! Sono i clan, è la canzone per rischiarare i sentieri, chiedono
perdono agli spiriti, siamo salvi.
L’ufficiale Thomas: E’ strano, non ci hanno neppure notato.
I clan riguadagnano le quinte.
Il capo Barbier:E’ meglio non porsi troppe domande.
Sérétac ,(come per miracolo, uscito dal nulla):Cercate me?
L’ufficiale Thomas: Cielo, eccolo! Non muoverti! Le mani dietro la schiena!
Gli mette le manette. Verso il capo:
Voglio dirgli i suoi diritti.
Il Capo Barbier: Che importa, ufficiale Thomas? Lui conosce i suoi diritti e noi non siamo
sicuri dei nostri.
L’ufficiale Thomas: Sì, hai ragione, andiamocene alla svelta di qui.
Quadro V
Sulla strada ,due
ubriachi si preparano a recarsi alla festa.
TINO,MAKULU,SAMY,SÉRÉTAC,LA VECCHIA.
Tino e il suo compare Makulu, un giovanotto rimasto a
lungo in città ,si recano alla festa di zio Loulou.Prendono una scorciatoia e si imbattono in Samy che, immerso nel suo
dolore , evoca la sua storia alla chitarra[2].
Tino: Ehi! Makulu!
Calmati un po’, non bere come un porco! Ci fai troppo notare.
Makulu: Ehi!
Aspetta! Non devo ricevere ordini da te. E’ il mio vino, sono i miei soldi, è
il mio gargarozzo. Dunque faccio quel che mi pare, hai capito?
Tino: Makulu non ha torto, ma Makulu non è stato dissanguato dalla tradizione. Makulu non sa cos’è dormire sul ventre per tre
settimane. Tu vedi tutto questo, questo
mi fa star male, se qualcuno fa il maligno qui.
Makulu: Razza
di pignolo! Non conosci il tuo fratello
Makulu , hein? Nella mia città sai come
mi chiamano i tipi, laggiù? Il bullo! Tu
sai cosa vuol dire bullo? Imbecille, se qualcuno vuol cercare la bestiolina con
me , io lo schiaccio!
Tino: Se la
tradizione ti masturba, va a pisciare!
Makulu: Stronzo
di tipo! Ma sei un fifone, te! Sai che ne fo della tua tradizione, la schiaccio e poi vi copro tutti di merda. Il
costume me ne frego, e poi, basta di parlarmene, cominci a farmi cacare.
Tino: Voi i
tipi di città, avete bocche grandi, ma siete meno di niente, dei nulli, del
marciume che la città ha vomitato nei nostri villaggi, dei rifiuti.
Makulu: Ora,basta
! Mi troverai, se mi cerchi, vecchio fesso! Aria! Perché stropiccerò il tuo
grugno sul serramanico ora subito, vedrai.
Tino: OK! va
bene … ,va bene! D’accordo. Ho capito non vuoi che tremi . Ho paura: per
favore, lasciami, mi fai male!
Tino(grida): Dio
mio!
Makulu(stupefatto): Che cosa?
Tino: E’
Samy!
Makulu: E
allora? Non l’hai mai visto? Proponigli
una birra. Aspetta lì.
Tino: No.
Makulu: No,
che,merda!
Cominci a farmi cacare!
Tino:Per
favore, dammi il tempo di spiegarti.
Makulu(gridando verso il suo compare).Che
cosa tu puoi dirmi ancora? Che il costume vieta di dare la birra a un
fessacchiotto sulla strada? Che fa? E' un mendicante, lasciamiti
dire una cosa mio caro Tino, tu rifai il tuo numero di pagliaccio e io ti
atterro, capito?
Tino:Tu non
hai niente da fottere, ma questo ragazzo soffre
nell'anima
e quel che gli è capitato può capitare pure a noi, a te come a me, un giorno.
Dunque, per favore, sii gentile con lui! Ha appena perso la sua ragazza, se
vuoi, la sua ragazza si è fatta violentare. Ha rotto gli ormeggi, capisci? Ci
vedi chiaro, no?
Makulu:Che
vuoi che possa fottermi! Piangere per un culo!Ma no è quel che manca qui alla
tribù, cazzo! Mi fate ridere.Che dice il proverbio:”Una
che cade, dieci che risalgono – e in questo campo Makulu non sciopera.
Una vecchia passa per strada.
Tino(vedendola, grida con disprezzo):Vedi, Makulu,
quella donna , è lei che sporca la circoscrizione, è una donna di strada, afferrami,
vado a insegnarle a stare tranquilla.
Makulu(Proteggendo la vecchia): Fermo! E' una
vecchia! Non hai il diritto di scuoterla così, non sei obbligato, sei proprio
stupido.
Tino: E'una
prostituta, bisogna tenerla fuori dal villaggio .E' lei
che porta la maledizione nelle nostre case. Sei rimasto troppo tempo in città, hai
parecchio da imparare.
Makulu:Sei
un porco, siete tutti uguali.
Tino:Non ho
offeso la vecchia, ho picchiato il male, lei capisce.
Makulu:Sta
attento ai suoi richiami silenziosi. Immaginate sempre che qualcuno abbia
bisogno di voi per liberarlo dalla sua solitudine.
Tino:Non
provi amore che per le prostitute, ti capisco, fanno parte del tuo mondo, i
rifiuti della vita.
Makulu:Può
essere.
Tino: Vien,
raggiungiamo la banda sul ponte.
Makulu: Ho bisogno di dormire un poco.
Tino: Che
cosa? Non sei d'accordo
con me, i bulli non hanno pietà. Occhio per occhio, dente per dente. E' il
vostro motto. A meno che tu non abbia la morsa chiusa .
Makulu:Se ti
colpisco ora, dirò che non ho colpito Tino. Ho colpito l'alcol,
io mi rompo. Ciao.
Tino:Sei
proprio un coglione!
Makulu:Fa' la
revisione al tuo costume, ha bisogno di manutenzione, a meno che anche la tribù
abbia i suoi scarti.
Sporco
marciume, meriti che io ti molli una sberla, povero fesso!
Tino: Poveretto!
Sai niente dell'amore,
la vita non la si guadagna che se si ama. Niente amore, niente vita!
Makulu:
Io
faccio l'amore,
io condivido il mio amore con altri! E' l'essenziale
per me. Così, io sono sicuro che non
piangerò per un culo, capisci?
Sérétac(spunta all'improvviso): Samy,Samy,
sono io!
Samy
resta senza reazioni
Samy,
Samy, perdonami!
Si
mette in ginocchio.
Voglio
che tu mi perdoni, capiscimi per favore.
Samy:Che
cosa! Perdonarti, comprenderti!Hai appena spezzato il mio cuor ,spezzato i miei sogni, spezzato il mio amore
e mi chiedi di comprenderti!
Sérétac:
Capisci?
Andrai all'inferno.
Maledetto il giorno in cui tua madre ti ha messo al mondo!
Furioso,esce
di scena ,lasciando Sérétac nel suo sconforto
. Sua madre gli corre dietro.
La
vecchia(con
voce supplice) Figlio
mio, figlio mio, ti cerco dovunque.
Sérétac(ribattendo brutalmente) : Chiudi il
becco ,vecchia!
La
vecchia(amara): Volevo parlarti.
Sérétac(Chiudendo il suo cuore): Parlarmi
di che? Vattene, Non ho bisogno di te! Va' al diavolo!
La
vecchia(lacerata): Figlio
mio, voglio che tu lo sappia che …
Le
parole si perdono
Io
sono con te.
Sérétac(Voltandosi e sputando sul viso della madre
accasciata): Mi
avevi dato per morto fin dalla nascita .
Mi
hai abbandonato, io ho vagato come un cane e ad un tratto, mistero, tu
riappari, alla superficie, come una fata, per dirmi che cosa, dopo tanti anni d'assenza?
Dove eri quando avevo bisogno di te? Ascoltami bene, vecchia, io so chi sono, sono
il figlio della strada, il figlio del caso, nessun bisogno che tu me lo
insegni, l'ho
saputo dalla strada, smamma, mi vergogno
di te!
ATTO
II
Quadro
I
Tribunale
dei Bianchi
IL
GIUDICE ISTRUTTORE,CORILEN,SÉRÉTAC
Durante
l'intera
durata
dell'udienza con il giudice istruttore :Corilen e Sérétac non scambiano
nessuno sguardo.
I loro sguardi muoiono dentro loro stessi.
Il
giudice:Signorina,
riconoscete il convenuto qui presente?
Corilen: Sì, signor
giudice .Io lo riconosco, è della mia tribù. È della mia stessa famiglia.
Il
giudice: Quando
dite “della
mia stessa famiglia”che
cosa vuol dire questo?
Corilen:Signor
giudice, ciò vuol dire famiglia clanica, famiglia prossima.
Il
giudice:Signore
...Riconoscete la ragazza qui presente e
confermate di avere legami familiari con
lei?
Sérétac:
Sì,
signor giudice, .la conosco e confermo quel che ha detto a proposito dei legami
familiari che ci uniscono.
Il
giudice:Questi
legami clanici non vi hanno tuttavia impedito di violentarla.
Sérétac:Signor
giudice, avevo bevuto alcool e fumato cannabis con gli altri ragazzi della
tribù. Non sapevo più quel che facevo. Uscivo dalla casa di suo padre dove ero
stato a chiedere alcool quando l'ho trovata per strada.
Vedendola, ho voluto far l'amore con lei. Non ho più pensato ai
legami familiari, avevo bevuto e fumato.
Il
giudice: Prima
del vostro incontro, la notte dello stupro, avevate già fatto profferte alla
ragazza, o questa ragazza aveva avuto un
comportamento nei vostri riguardi che vi avrebbe fatto pensare che si augurava
di uscire con voi?
Sérétac: No, signor
giudice,è successo così, quella sera a causa dell'alcool e della
cannabis.
Corilen:Ho
sempre rispettato i legami familiari che ci uniscono. Penso che l'alcool
e la cannabis sono scuse confezionate. Sapeva
quel che faceva quando colpiva coi pugni. Sapeva quel che faceva quando
ha strappato
il
mio vestito e le mie mutandine. Sapeva quel che faceva quando ha affondato le
sue dita nel mio corpo, malgrado i miei richiami alla pietà e i miei pianti.
Sapeva quel che faceva quando col suo sesso
ha terminato lo strappo del mio corpo e rotto la mia anima.
Il
giudice: Signorina,
confermate di non aver avuto rapporti sessuali prima della vostra aggressione?
Corilen:
Sì.
Il
giudice: Signore,sapevate
che la ragazza era vergine?
Sérétac:
No,
signor giudice. Avevo bevuto. Di fronte al suo rifiuto, ho colpito coi pugni.
Ma dopo è diventata più tranquilla e per
me ,ha accettato in seguito. Da noi,le ragazze resistono un po' all'inizio
e dal momento che le si
forza
un po' più, finiscono
per accettare. Ma la mia famiglia ha chiesto il
perdono tradizionale alla
famiglia di
Corilen
che ha accettato. Il Consiglio degli Anziani della tribù mi ha giudicato con i
ragazzi della mia generazione.
Corilen: Il
perdono tradizionale non è più quel che era una volta . Oggi è utilizzato nell'ambiente tradizionale per
sfuggire al diritto comune,senza alcun riguardo per la vittima e per la tradizione.
Ho adito il tribunale dei Bianchi
per ottenere la giustizia che mi è stata
rifiutata dal Consiglio degli Anziani per rendere giustizia alla tradizione.
Il
giudice: Avete
altre dichiarazioni da formulare, signore, signora?
Sérétac:Riconosco
di aver stuprato Corilen nelle circostanze che lei ha descritte, ma avevo
bevuto e fumato cannabis. Chiedo personalmente perdono alla vittima di ciò che
le ho fatto subire.
Corilen:Mantengo
la mia denuncia,signor giudice.
Il
giudice:Crimine
previsto e punito dall'art.332
del codice penale .per i seguenti motivi:
visti
gli articoli da 212 a 214 del Codice di
Procedura Penale
-Dichiara
stabilita a sufficienza contro il suddetto
la prevenzione dei fatti qui sopra specificati.
-La
rinvia davanti alla Corte d'Assise della Nuova Caledonia ,perché vi
sia giudicata conformemente
alla
legge. Ordina che il presente arresto sia eseguito secondo la diligenza del
Procuratore Generale.
Il Presidente
Il Cancelliere
Quadro
II
Nel
cortile del Camp-est
SÉRÉTAC,VECCHIO
FRATELLO ,NONO,WANO
Un
cancello si apre verso l'interno del cortile per permettere ai detenuti di soffiare e
respirare la vita dell'esterno.
Certi
ne approfittano per respirare l'erba seccata ,comprata dai guardiani.
Sérétac(che rientra con una scopa): He, te,
lì! Non puoi fare come tutti? Aspettare che si secchi!
Vecchio
Fratello:
Io, sì, sì.Posso aspettare, ma lui di dietro, non credo abbia pazienza. Sono
desolato.
Rientra
nei waters.
Sérétac:Io
voglio stare tranquillo,qui. Non voglio storie, capisci? E voglio che mi si
lasci in pace, capisci?
Vecchio
Fratello:Vieni,
lascia cadere tutto va bene.,vieni a sederti un momento. Oh... dammela. Io
voglio
prenderla
in un angolo, ecco. Non aver paura con il Vecchio Fratello, non hai niente da
temere, sei al sicuro,
il
guardiano è un amico. Vieni, voglio mostrarti un trucco.
Sérétac:E'
questo il tuo trucco? Dire che è con questa merda che sono rinchiuso in questa latrina?
Il
Vecchio Fratello: Scherzi!
Questa meraviglia non ha mai fatto torto a nessuno…Questa
merda, come dici,
mi
fa spuntare le ali, e me ne servo ogni volta che voglio evadere da questo buco
infernale!
Sérétac:
E
quando tornerai, ti accorgerai che sei
sempre dietro le sbarre, a pisciare per terra.
Vecchio
Fratello: Se?
Bella la vita, quando fuggi dalla tua corazza marcia. Ne vedi di tutti i colori, hai l'impressione d'essere
un angelo che non si trova da nessuna parte o seduto su una nube a leggere i fatti diversi del
fine – settimana. Dai,è qualcosa che rilassa, vuoi provare?
Sérétac:
No,
no grazie.
Poi
Nono spunta.
Nono: Magalina,
oh Magalina! Amore mio, sole mio che ho fatto? Perché, oh! Perché, non sei
venuta stamattina?
Vecchio
Fratello:
Ci siamo,ricomincia!
Sérétac:
No,
ma sei matto, non vorrai dargli questo coso, a un malato mentale, peggiorerai
il suo stato. Sei matto!
Vecchio
Fratello:
Sc...! E' un
calmante ... Non può tenere il centro sveglio tutta la notte. ..Rassicurati, amico
mio. Non gli voglio alcun male. Aspira bene piccolo...Ecco...Ancora una volta. Questo
ti fa bene, eh?
Nono: Dov'è mia
moglie, Vecchio Fratello?
Vecchio
Fratello: A
casa. Aspetta coi bambini davanti alla capanna. Aspetta che le porte del
penitenziario si aprano. Presto potrai raggiungere la tua famigliola. La libertà
verrà a cercarti qui e ti porterà verso
la tua capanna.
Nono: No, mia
moglie è morta. Le ho rotto la testa. I miei figli sono fuggiti dal sangue. La
mia capanna è vuota,
io
l'ho
bruciata.
Sérétac: Ma
questo non ha a che vedere con noi. Non vedo rapporti con lo stupro. Che ci fa
nel nostro cortile? Dovrebbe essere dietro coi matti.
Nono: Credi
che io sia matto? Ma questi fessacchiotti, hanno soldi, credono che sia tutto
permesso, grosse
4 x 4, grosse teste, grossi ventri, grossi
cervelli. Si stabiliscono qui, niente chiacchiere! Costruiscono qui, niente
chiacchiere! Fanno progetti di qua e di là, niente chiacchiere ! Ed ora,vengono
fino a far l’amore con le nostre donne
nelle nostre capanne. Fatto niente, niente chiacchiere! Lasciar fare, non parlare.
Loro sono ricchi e noi
poveri miserabili. Sono sempre piccoli fessi della nostra specie che si fanno fottere,
non è vero, Vecchio Fratello?
Sérétac: Ah!
Ci siamo, ci sono! Vuoi dire che sei
innocente, che lo stronzo che ti ha fottuto in questa merda,
occupa un posto importante
nella vita politica del paese. Tranquillamente, cavalca tua moglie e tu, frattanto,
marcisci qui. E'vero, stanno violando le
nostre case.
Dopo un intervallo di silenzio.
Seguiamo nel silenzio le
tracce della ragione dell’uomo Bianco. Non sapremo credere fin dove questa
guida condurrà
il nostro popolo. Il loro
potere ha corrotto lo spirito del nostro costume.
Vecchio Fratello: No, il Bianco non è il solo
responsabile della sfortuna che ci capita! Siamo noi stessi che l’abbiamo suscitata ,questa sfortuna, per
mancanza di fiducia e per aver
dimenticato l’educazione trasmessa dai nostri Padri.
Nono: Ma è
lui, il Bianco, che manipola tutto. Conosce le nostre debolezze, conosce i
nostri spiriti.
Sérétac: Vecchio
Fratello, il costume ha dovuto dimenticare
di dirti che il Bianco è un flagello, che il bianco è una minaccia per
il nostro avvenire.
Vecchio Fratello: No, ti sbagli, amico mio. Se hai rimproveri da fare falli a te stesso.
Sei responsabile dei tuoi atti
e lo pagherai con la vita.
Quanto all’avvenire di questo paese, le anime delle terre sacre se ne
incaricheranno.
Sérétac: In quale speranza devo sperare? La speranza non m’aiuterà a ritrovare la mia
identità, né la mia felicità.
Alcuni sconosciuti fanno
fortuna là fuori. Nel paese è il disordine , nei ranghi la confusione.
Forse la vita mi offrirà altre
possibilità, ma la mia libertà non sarà più la stessa.
Mentre discutono nella cella ,altri due
detenuti rientrano con le chitarre. Uno si scusa … Silenzio.
Wano:Vecchio
Fratello, abbiamo un concerto, stasera, puoi mostrarci le ultime note?
Vecchio
Fratello:Solo
una volta, dopo, sbarratevi, il guardiano non sarebbe contento, se vi trovasse
qui. Mi giurate di andarvene, dopo?
Wano: Sì, sì,
non ci sono problemi,abbi fiducia nei fratelli. Non preoccuparti, va'...!
Cantano
Hnerela,Lassitude[3].Non
hanno terminato il loro pezzo che il
guardiano si presenta furioso e li caccia a colpi di sfollagente.
QUADRO
III
Tribunale
dei Bianchi
IL
PROCURATORE,IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE,JULES TOD,DETTO SÉRÉTAC, ,ROSA
L'AVVOCATO
DELLA DIFESA,IL PORTAVOCE DEL CONSIGLIO DEGLI ANZIANI,CANGO.
Il
Procuratore: Signore
e Signori,la Corte.
Il
Presidente: Buongiorno.
Prendete posto, per favore, grazie. Chiedo il convenuto alla sbarra, per
favore.
Signore,
parlate alla corte della vostra vita fin dalla nascita.
Sérétac:
Ho
già detto tutto alla caserma dei gendarmi e al giudice istruttore.
Un
inquirente sociale mi ha sentito e ha sentito la mia famiglia come le autorità
del costume della mia tribù.
Il
Presidente:
Parlateci di voi. I giurati e gli assessori non vi conoscono.
Sérétac:
Mi
chiamo Jules Tod. Sono nato a Pénélo il 31 gennaio 1964, sono senza lavoro.
Sono stato alla
scuola elementare sempre a Pénélo, fino alla
classe di CEP. Non ho il diploma. Sono rimasto
accanto alla
mia
nonna e ho lavorato la terra come molti vecchi nella tribù.
Il
Procuratore:Dite
che non avete lavoro, niente diplomi. La terra è il tuo solo sostegno e spendi nell'alcool
il
frutto della tua fatica. Trovo tutto questo odioso, sgradevole. I tuoi genitori
non dicono niente, il costume
non reagisce. La delinquenza nelle riserve, lo
squilibrio dell'individuo,
questo prova quanto la vostra società
sia malata. Semplicemente perché si son
rifiutati i Diritti dell'Uomo!
L'avvocato
della difesa:Vostro
onore! Dobbiamo circoscrivere il problema nel suo proprio interesse.
L'alcool e la cannabis sono
scuse perfettamente ridicole, è vero! Ma, io, nella mia visione dei fatti,
chiamerei
questo un incidente di percorso. In ambiente kanak,il sesso è tabù. Dunque la
comunicazione
perde
di senso. Che accade in quel caso? La forza fisica si imporrà. Il mio cliente non vede altre
possibilità
per
soddisfare i suoi desideri. Ora quella brutalità, che noi, Bianchi, chiamiamo
stupro, è un vecchio gioco
per i Kanak. E' una poesia selvaggia, per
far passare il contatto fra due individui, per provocare un fantasma.
Vuol
dire produrre una scintilla, è l'amore selvaggio in termini
filosofici. Non è un crimine premeditato.”
Il
Procuratore:
L 'analisi
dell'ospedale
conferma assolutamente che questa giovane era vergine..e quella
”poesia
selvaggia"che
evocate per cercare di scusare quel crimine non ha niente a che vedere con l'atto
orribile
che il vostro cliente le ha fatto subire.
Io dirò che è uno psicotico, un maniaco, una canaglia che
non sa servirsi delle sue mani per riuscire.
L'avvocato:
Obbiezione,
Vostro Onore! L'analisi
dei fatti non deve essere formulata secondo formalità
giudiziarie.
Ci si scoccia con formule inutili. Ma,dobbiamo rifarci alla conformità dei
fatti e la logica
che
si interrogano sul perché per scoprire
la verità. Di più,dobbiamo saper come ci è accessibile quella
verità
imperitura.
Il
Procuratore: Volete
dire che quella giovinetta ha inventato quel crimine, oppure che ha nascosto
qualcosa?
L'avvocato:
Certamente,
perché no! Il minore non è visto secondo
la nostra legge in funzione dell'età.
In generale le ragazze kanak
ottengono i loro diritti di adulte una volta che hanno preso questa porzione
di
acqua salata .Non è questa,Vostro onore,
una delle ragioni che l'ha
spinta ad avventurarsi sola nella notte?
Il
Presidente: Volete
dire che è colpevole?
L'avvocato: No, che
è responsabile!
Rosa: No, è
falso! Ha ricevuto un'educazione
sensata, non è il genere di ragazza che si attarda per strada.
È lui il colpevole e riconosce il suo atto.
Allora punitelo!
L'avvocato: Lo
so, signora! I laboratori l'hanno confermato pure. Ma non lo
incarcererò per un crimine
allorché
la vittima cercava di perdere la sua
verginità.
Rosa: Ma da
dove vi viene un tale linguaggio?
L'avvocato: Ora , ci parlerete dei fatti e delle
circostanze durante i quali avete commesso
l’atto.
Sérétac,(molto piano): Era la sera in cui sono stato a
chiedere l’alcool da suo padre. Uscendo ,
l’ho
incontrata sulla strada . Ho voluto far
l’amore con lei, l’ho afferrata col braccio destro, le
ho
messo la mano sinistra sulla bocca per impedirle di gridare.
Il Presidente:Parlate un po’
più forte, davanti al microfono, per favore.
Sérétac(più forte): L'ho
trascinata verso la boscaglia, di forza l'ho fatta cadere a terra e ho
strappato
vestito e mutande.
Il
Presidente: Continuate,
andiamo, signore! Per favore.
Sérétac:
Con
le ginocchia, l'ho
forzata ad aprire le gambe, lei si
dibatteva, gridava. Per calmarla
l'ho
presa a pugni sul viso fino a quando ha sanguinato. Poi lei è diventata più
tranquilla. E poi...
e poi ...
Il Procuratore:E poi
..e poi ..Sì, Signore, vi ascoltiamo.
Sérétac: Ho
messo il dito nel suo sesso, ho abbassato i miei short, ho messo il mio sesso
nel suo,
ho
eiaculato, poi ho rimesso i miei short, e me ne sono andato senza occuparmi di
lei. Avevo
bevuto
molto e avevo fumato cannabis con i ragazzi della tribù. Mi dispiace per quel
che ho fatto.
Il
Presidente: Potete
riprendere il vostro posto.
Il
Presidente:
Chiamo la vittima alla sbarra, per favore Signorina, avete sentito il convenuto nella
sua versione dei fatti, avete osservazioni da
fare su questo punto?
Corilen: Aveva
forse bevuto e fumato cannabis, ma sapeva quel che faceva: è'
successo come l'ha
raccontato. Mi ha obbligato a subire un atto
sessuale. Le mie grida, i miei pianti non hanno avuto
nessun effetto su di lui.
L'avvocato.
Signorina,
quando l 'avete
visto uscire da casa vostra, ubriaco, perché non siete fuggita
oppure non vi siete nascosta
per aspettare che si allontanasse ? Sapevate che era ubriaco?
Corilen:
Sì.
L'Avvocato:
Vi
siete avvicinata a lui . Che vi ha detto? Non avete notato niente d'anormale nel
suo comportamento?
Corilen:
No.
Mi ha semplicemente detto che ero bella e che gli sarebbe piaciuto far
l'amore con me.
L'avvocato:
Allora,
perché non siete fuggita in quel momento? Avevate tempo?
Corilen:
Non
ho avuto i riflessi. Si è gettato su di me come una bestia affamata.
L'Avvocato: Signorina,
dite che si è gettato su di voi come una bestia selvaggia .Vi ha divorato,
distrutto
al punto di uccidervi.
Corilen:
Sì,
è così.
L'avvocato:
Vi
ha minacciato di morte se voi l'aveste denunciato?
Corilen:
Sì,
è così.
L'Avvocato: Ma l'avete
fatto lo stesso, senza esitare. Avete carattere.
Corilen:
Soltanto
quando occorre, sì.
L'Avvocato:
Signorina,
la vostra ricerca di giustizia è per la
condanna di questo giovanotto
o
per mettere in dubbio il costume?
Rosa:Basta!
Il
Presidente del Tribunale: Obbiezione respinta, portate fino in fondo
la vostra riflessione.
L'Avvocato: Grazie.
Vostro padre che è il Gran Capo, vi ha persuaso a rinunciare alla vostra
ricerca di
giustizia
presso il nostro tribunale. Vi ha supplicato di ritirare la vostra richiesta, perché
sapeva che
commettevate un grave errore. Vostro Onore, non
c'è in
questo caso un atto di tradimento contro il
suo
costume? È ipocrisia. Signorina, sappiate che quel giovanotto sarà incolpato, rinchiuso
,dietro le
sbarre,
voi dovete…
Il
Presidente del Tribunale: Chiamo il Presidente del Consiglio degli Anziani
alla sbarra, per favore .
Signore,
avete sentito la vittima , che cosa avete da dichiarare?
Il Portavoce
del Consiglio degli Anziani:Signor Presidente, i giovani
Kanak oggi sono per il costume
quando sono con i Bianchi, e contro il costume
quando sono con i kanak.
Un
silenzio.
Il
Presidente del Tribunale: Continuate,
ve ne prego, Signor Presidente.
Il
Portavoce del Consiglio degli Anziani: Nel tempo il perdono del costume
medicava le ferite
più
dolorose e riannodava i legami di
alleanza spezzati che il profano credeva lacerati per sempre.
Nel tempo, in caso di attentati contro le
persone e contro i beni, il colpevole non era l'individuo ,
ma
la sua famiglia, il suo clan, e la vittima ugualmente. La vittima non poteva
dunque essere
dimenticata in quel tempo. Ma oggi,l'individuo cerca di
sfuggire al gruppo. La colpa e il
perdono
collettivo
sono divenuti personali. Lo spirito del gruppo ha disertato le coscienze kanak.
È senza
dubbio tempo, ora per il costume per la sua
sicurezza, di adattarsi al tempo d'oggi e
alle coscienze
d'oggi. Non biasimo la ragazza
per la sua richiesta di giustizia presso
il vostro tribunale, ma rifiuto
di rinnegarmi e di rinnegare il mio costume.
Quest'affare
è già stato giudicato secondo il costume.
Abbiamo reso la nostra giustizia .Rendete la
vostra. Resterà sempre un danneggiato qualunque sia
il
tribunale che lo giudichi.
Il
Procuratore:La
coscienza non è più racchiusa nel corpo, né da lui limitata, ma lei si è estesa
nello
spazio.
Il vostro costume si diffonderà con il progresso, ma non svanirà al limite
della vostra coscienza.
Il
vostro diritto, di cui affermate che
viene spesso da una rivendicazione d'identità del diritto e del
luogo,
il
vostro costume non è solamente un assemblaggio di leggi. E lei non deve essere
soltanto una finestra
che si
apre verso l'interno
di voi, ma deve aprirsi sul mondo
esterno. Qui finisce il mondo degli Antenati,
e
là comincia il mondo dello straniero. Il
mondo deve appartenere all'essere libero.
Il Portavoce
del Consiglio degli Anziani: La coscienza può essere indipendente dagli organi di senso,
come
la mia coscienza può essere
indipendente da ogni sistema che
emana dal toccare gli oggetto, il
suolo
mi attira ed è la caduta inevitabile. Su
di lui io morirò, ma con lui, io vivrò domani.
Il
Procuratore: Che
cosa volete dire con questo, signore? Avete qualcosa da aggiungere, signore?
Il Portavoce
del Consiglio degli Anziani: No, no, proprio niente.
L'Avvocato:
Quel
che il portavoce della tradizione voleva farvi capire, signor Presidente, è che
.lui, è
un
essere multiplo. È indipendente anche dal suo corpo. Ma noi , la nostra
coscienza, è fatta proprio di
una
materia dura, di un materiale, fra parentesi, che marcisce nel tempo. Noi
constatiamo l'evoluzione
di
questo popolo. Molto evidentemente, il loro costume anche evolve. Signore, per
appropriarci del loro
proprio diritto, dobbiamo riesaminare le
nostre leggi. Mi spiego.
Il
Presidente del Tribunale: Scusatemi, signore, è una faccenda di
stupro, vi ricordo, non un affare politico,
restate
in questo quadro ben preciso,per favore.
L'assistenza
sociale: La
vostra giustizia, è la vostra politica!
Il
Presidente del Tribunale: Fesserie! La Giustizia non è concepita
in funzione di un'appartenenza
politica
che
cambia all'indomani
di una elezione.
L'Avvocato:
Permettetemi,
Signor Procuratore, di prendere la
parola.
Il
Presidente del Tribunale: Obbiezione respinta! Fate venire il
successivo, signor Presidente, Signor Portavoce
degli
Anziani, potete riguadagnare il vostro posto.
Il Presidente
del Tribunale:
Chiamo il padre della giovinetta alla sbarra.
Il
padre viene timidamente alla sbarra e l'usciere regola il microfono alla sua
altezza.
Cango:Sono il
Gran Capo e il mio costume è la mia ragion d'essere, la mia vita gli
appartiene .
Sono
pronto a offrire la mia vita per il prezzo della sua sopravvivenza. Ma come un
uomo può
sperare
di fermare da solo un maremoto?
Mia
figlia con la sua coscienza simboleggia la nostra cultura annegata, spezzata, frantumata,
dove
l'individuale ha trionfato del collettivo. Con la mia
coscienza, io simboleggio il ricordo di questa
cultura ereditata dal tempo,del suo equilibrio
dove l'individuale
si fondava sul collettivo in una
sinfonia
armoniosa. Ho tentato di dissuadere mia figlia di mantenere la sua
decisione di adire il
vostro tribunale pur sapendo
che era fatica persa. Ma l'ho fatto per l'onore
del mio clan e per
l'onore del mio costume. La
vostra giustizia medicherà, lo spero,la ferita di mia figlia, ma è sicuro,
non guarirà mai la mia.
Silenzio.
Il Presidente: Signore,
continuate, per favore.
Cango:
Come
un uomo può sperare di fermare un maremoto? Il costume è stato abbandonato,
imprigionato,
sui banchi degli accusati di un tribunale straniero. Il vostro viaggio, signor
Presidente,
finirà al termine della vostra decisione
e rientrerete a casa vostra, con la coscienza
pacificata. Il mio viaggio comincia dove finisce il vostro. Dove porterà? Verso
mia figlia per
raccogliere
il suo odio o il suo perdono, verso il costume per raccogliere la comprensione
o l'esilio?
L'Avvocato: Siete
il padre della vittima e il Gran Capo
del villaggio.
Cango: Sì.
L'Avvocato:
È
la vostra figlia unica?
Cango:
Sì,
alla fine no. Ho anche un figlio maggiore. È sotto le
bandiere nella metropoli.
L'Avvocato:
Avete
perduto vostra moglie da ..
Cango:
Cinque
anni già, signore.
L'avvocato:
E
da allora, vivete solo con i vostri figli. Parlateci della vostra relazione con
vostra
figlia
durante ..
Cango: È
tutto per me, la mia vita, il mio amore, che inventare ancora per testimoniare
la mia
fierezza?
L'Avvocato:
D'accordo!
Dunque , il vostro costume non è soltanto la vostra ragione di vivere,
poiché,
vostra figlia occupa un posto importante
nella vostra vita?
Cango:
Senza
dubbio, sì.
L'avvocato:
Soltanto
lei vi ha sporcato, lei ha macchiato il vostro onore al punto di umiliarvi.
Quale è stata
la vostra reazione?
Cango:
Male,
molto male alla lunga, ho finito per accettare la sua decisione . Ciò che
spiega la
mia presenza qui, no?
L'Avvocato: Avete accettato
la sua decisione di ricorrere alla giustizia straniera ,ma non
supportate
la sua presenza. Non soltanto il fatto che è vittima di stupro, che porta il
marchio
della
sporcizia, ma perché è diventata l’oggetto della vostra caduta.
Cango: Non capisco.
L'Avvocato:
Riassumo.
Avete reso innocente il giovanotto per soffocare l'affare
ed è vostra
figlia
che ne subisce le conseguenze. Soffre di ferite nell'anima.
Ma, soffre ancora più dello
squilibrio
di suo padre.
Cango: Ma
di che mi accusate? Per quale motivo?
L'Avvocato: Perché non avete
punito quel giovanotto? Avete avuto paura che i vostri sudditi
si rivoltino contro di voi? Se avete accettato
il perdono del ragazzo, saprete anche perdonare
a
vostra figlia. Soltanto non l’avete
fatto perché l’amore del danaro passa
avanti a vostra
figlia.
Vi ritengo responsabile di questo crimine per vendita di alcool illegale e
abuso di fiducia.
Il Procuratore :
Potreste
essere più chiaro, per favore?
L'Avvocato:
Vostro
Onore,s ervirsi del danaro dello Stato destinato alle loro indennità per
creare mercato nero… E
quando un problema arriva, scivolano dietro i loro titoli per fuggire
le loro responsabilità. L'ho
finita con lui, rendete la vostra delibera.
Cango:
È
mia figlia, la mia circoscrizione! È il mio costume!
Crolla.
Il Portavoce
del Consiglio degli Anziani (aiutando Cango a rialzarsi):Non prendetevela,
Gran
Capo, perché si può loro appartenere, ma loro non ci possederanno .
Il
Presidente del Tribunale: La seduta è sospesa per cinque minuti.
Il
Procuratore:
Signore e Signori, la Corte!
Il
Presidente del Tribunale: Ecco ! Bene! Avendo ascoltato i fatti, condanno, di
conseguenza,
il
signor Jules Tod a una pena di otto anni di prigione dura, come a una messa
alla prova
nel suo villaggio. Il risarcimento di una
somma di un franco simbolico è attribuito alla vittima
e
alla sua famiglia.
Quadro
IV
Nella
casa di Corilen
CANGO,CORILEN
Nella
sala da pranzo di Cango:nient'altro che un tavolo di legno roso dai
tarli.
Sotto il tavolo ,il vetro annerito di una
lampada a petrolio lascia passare una debole luce.
Cango:
Corilen, c'è da
mangiare?Ho fame. Eh! Corilen, c'è qualcosa da mettere tra i
denti in questa casa di merda?
Corilen:
Credo
di sì,papà.
Cango:
Ebbene,
che aspetti, non arriverà da solo qualcosa da masticare, no?
Corilen: Padre,
sei ancora ubriaco. Bevi parecchio in questi ultimi tempi. Ecco ...
Cango:
Ma
è troppo freddo! Non puoi scaldarlo un
po', è
buono per i cani questo qui! Fa schifo! Merda!
Corilen:
Fuori
piove, papà, la legna è bagnata, non c'è fuoco,perdonami, papà.
Cango:
Non
sei che una sporca fessacchiotta! Fai la bella tutti i giorni, bighelloni di
notte, fannullona come una pulce...Fuori, grano di polvere, tu che hai sporcato
la mia casa!
Corilen:
Papà,
perché non mi parli di queste cose
quando sei a digiuno? Non mi guardi più in faccia, hai perso il tuo sorriso e
ora ,mi cacci via perché ai tuoi occhi sono una sporcizia che corrompe la tua
casa. Credevo che tu mi amassi, papà, ma mi sono sbagliata su di te, perché ora
vuoi la mia morte per liberarti la coscienza, eh! È così papà..
Non
prendertela, lo farò per la tua libertà.
Cango:
Voglio
che mi si rispetti, non si risponde quando io parlo! Il padre della vittima
desolato, il Gran Capo del Costume umiliato davanti al tribunale della
giustizia francese, non ti rendi conto in quale stato mi hai fottuto?
Corilen:
Ma
se io non conto più per te del tuo titolo, il costume e la gente, allora, di
che mi lamento?
Cango:
Sì,
di che lamentarsi per una puntura di zanzara? Tu non sei che una sporca
velenosa, consegnerai il mio popolo nelle mani dei Bianchi, tu lo avvelenerai. Dimmi,
l'avvelenerai
col tuo veleno del diavolo. Hai tradito la parola che guarisce, la parola che
dà la vita, la parola della speranza. No, tu hai scelto la parola che
distrugge, la parola che giudica, la parola che condanna, che vuole il nostro
esilio. Se lo vuoi sapere, Corilen, il mio costume passa davanti alla tua
sofferenza.
Corilen:Allora,
padre, non mi resta più che augurarti buona fortuna. Addio, padre Forse ci
rivedremo un altro giorno.
In
lacrime,sbatte la porta dietro di sé. Poi,fugge nella notte nera.
Cango: Oh! Le
ragazze,mettono il muso, ma poi tornano!
Quadro
V
Nella
cella della prigione.
VECCHIO
FRATELLO,SÉRÉTAC
Sérétac
,sogna,dimentico sui banchi dell'oblio.[4]Non
pensa che alla sua libertà..Vecchio Fratello porta conforto e comprensione.
Vecchio
Fratello: A
che pensi, figlio mio? La libertà è vicina, potrai sentir respirare la terra, dormire
sulle tue orecchie, e anche mangiare quando hai fame . Eh! Guarda laggiù la
libertà si trova dall'altra
parte del mare.
Sérétac:
No!
La libertà non esiste più per me . Otto anni già passati, ma io sono sempre
prigioniero. Potrò camminare libero nelle strade della tribù, ma il mio cuore
sarà sempre intrappolato da paura e da onta.
Sì,
la tribù sarà un nuovo Camp-est per me, con altre forme di sofferenza , certo.
Vecchio
Fratello: Figlio
mio, non cercar di uccidere il corpo, ma cerca piuttosto di uccidere quel male
che ti strangola.
Sérétac:
No,
sono morto, non sono più qui. Se soltanto vivessi, direi agli uomini di amare
teneramente
le
loro donne e ai padri di rispettare le figlie. Solo che io sono morto, non sono
più qui.
Vecchio
Fratello: Se
io ti dicessi che sarò il tuo Dio.
Sérétac:
Oh!
È meraviglioso! Avere un Dio per sé, un Dio per sperare!
Vecchio
Fratello: Ti
invierò fra gli uomini, a parlar loro del mio amore.
Sérétac:
Sarò
la salvezza degli uomini e tutte le generazioni fletteranno le ginocchia
davanti al mio volto. Mi darai il regno, la potenza, la gloria e il potere, sarò
alla testa degli uomini. Li condurrò verso il tuo Regno e nessuno sarà
dimenticato.
Vecchio
Fratello: Questo
è troppo bello e sarebbe troppo facile, bisogna che tu sia esigente con loro. Poni
loro condizioni dicendo che chi vuol essere salvato ti segua. Chi rifiuta di pentirsi, non
otterrà la nuova libertà.
Sérétac:
Sì,
ma come scenderò sulla terra? Non mi caccerai tuttavia di qui, ho paura del
vuoto.
Vecchio
fratello: Se ti
invio come una stella filante, come un lampo, come una colomba o ancora ..più
spirituale.
Sérétac:
Ah!
No! Non è questione che mi rifaccia nascere dal seno di mia madre, lei è
lurida, e possiede molti demoni dentro di sé.
Vecchio
Frtello: In
questo caso, io ti trasformerò in aereo di carta e ti lancerò verso la terra, potrai
traversare la Bosnia, l'Africa,
l'America,
la Francia, l'Oceania
e ti deporrai sulle mani dolci di Corilen.
Sérétac: E
quando mi aprirà vedrà che una rosa bianca ha preso il posto del mio cuore. La
prenderà tra le mani,
questa
rosa d'amore,
e la stringerà contro di sé e col suo profumo cancellerà tutti i suoi mali. La
condurrò sul bordo del fiume : le parlerò di te. Le canterò tutte le nostre
canzoni, le reciterò tutte le nostre meraviglie e al calar della notte, le
chiederò la mano e ci sposeremo. Faremo molto bambini e, d'altronde,
al nostro primo figlio darò il tuo nome:Yego. In
effetti
tu verrai a farci visita alla tribù. Ti preparerò il carbone per la cena e
pesce affumicato.
Vecchio
Fratello: Certamente,
verrò a farti visita, ma sappi che la tua missione è molto, molto difficile, ma
la devi compiere con grazia...Molte le vite da salvare: fallo per la
liberazione degli uomini e anche per la liberazione della terra.
Sérétac: Vecchio,
bisognerà che ci vada perché laggiù un temporale si prepara e ho paura di farmi
bruciare dai fulmini.
Vecchio
Fratello: Hai
paura del temporale! Ormai figlio mio, ti chiamerai "Libertà", è il
nome che porterai sulla terra,ma sapendo vivere perché eri perduto sul cammino.
E ora sai parlare, sapendo ascoltare sulla soglia delle memorie. Oh!Te, uomo
avido di libertà, vai con la mia grazia.
Sérétac:
Addio,
vecchio.
Vecchio
Fratello: Addio,
figlio mio, che il cielo ti protegga!
I sogni
terminano,la luce muore.
Quadro
VI
Sulla
piazza del villaggio.
CANGO,ACANIA,SÉRÉTAC
Cala la
notte .Avendo Cango .notata l'assenza
di sua figlia ,si ricorda allora
delle sue ultime parole Preso dal panico ,allerta il villaggio. Risvegliati dal
suono della conchiglia ,i paesani arrivano di corsa ,muniti di torce,di lampade
elettriche e di lampade a petrolio.
Acania:
Gran capo, di che si tratta?
Cango(lamentandosi): Figlia
mia, ragazza mia!
Acania:
Che è successo a vostra
figlia? Gran Capo? Bisogna parlare. Se ha preso la fuga, la ritroveremo.
Cango:
Riportatemela, per favore riportatemela!
Il silenzio non deve togliere il solo amore che ho.
Acania: Hai di nuovo bevuto.
Cango: Non ho potuto trattenere la
collera. Non so più che cosa ho detto. Ho paura che le accada una
disgrazia.
È uscita con un coltello da cucina poi è sparita.
Su
queste parole,Sérétac esce dal gruppo dei paesani e corre verso il cimitero.
Tutti spariscono nella notte.
Oscurità
sulla piazza.
Al
cimitero.
CORILEN
GIACE SULLA TOMBA DELLA MADRE.
Corilen:
Mamma,
sono ancora io, disturbo il tuo sonno. Fa freddo fuori,è
inverno. Come il mio cuore, io non conosco nessun'altra stagione. La
notte è così spessa stasera, sei fortunata, tu, mamma stai ben al caldo, in pace, scusami, mamma,se
io ti sveglio. Non dormivi, lo so, mi aspettavi. Mamma, ho di nuovo leticato
con Papà, sanguino,
mi
ha colpita. Non è più come era ,è molto cambiato,lo disgusto a tal punto che mi
odia e mi ignora. È triste la vita senza te , mamma, tutto è oscurità intorno a
me, tutto è nessun luogo, sono sola, ho paura. Lo so,mamma, forse è un errore, tanto
peggio, ma comprendimi, non posso
sopportare ancora a lungo questa vita . Sto male, soffro, perdonami,
so
che tu me lo impediresti e poi, dopo tutto, la mia dipartita rappresenterà la
più grande felicità per mio padre.
Sérétac(senza fare rumore , si avvicina con precauzione) : Corilen!
Corilen
(sobbalza):Sérétac,
te qui! Sapevi che gli angeli dell'inferno
mi attiravano qui .Ho appuntamento con mia madre, non con un vivente. Vuoi
ancora tentare la fortuna, in ogni modo, non posseggo più niente, niente di
così prezioso che possa rifiutarti.
Sérétac
gironzola non sapendo che cosa dire.
Allora,
che cosa aspetti? Finiscimi, vieni, approfitta, nessuno si preoccupa per me! Il
mio caso non interessa nessuno,
nessuno
mi sentirebbe! Se ne infischiano di quel che potrebbe capitarmi. Allora, deciditi,
altrimenti taglia la corda, vattene!
Sérétac,(cade in ginocchio): Corilen, perdonami, perdono.
Lamentandosi
Credimi, sono sincero, sono
desolato.
Corilen: Desolata,
Sérétac, è forse un errore, ma bisogna ben partire un giorno.
Con un colpo brusco affonda un coltello in pieno cuore.
Sérétac: Corilen,
no…!
Il corpo della tenera Corilen crolla. Sérétac tenta di
rianimarla.
Corilen: Sérétac,
per favore, lascia che me ne vada, la
mamma mi aspetta.
Allertato dai richiami di Sérétac Samy arriva al
galoppo,ma ,ahimè,la ragione ha abbandonato Corilen là sulla tomba della Madre.
Abbandonata ,ancora una volta ,ma questa volta per
sempre.
Samy: Corilen,
Corilen, non ne hai il diritto , mi senti, non hai il diritto di farmi questo! Amore
mio,parlami, te ne prego, rispondimi!
Sérétac: Samy, Samy, è
finita.
Samy: Quale
demone ti ha spinto fin qui?
Sérétac: Volevo
semplicemente farmi perdonare.
Samy: Ah sì!
Lo so, volevi vendicarti di tua madre. Ebbene! Hai
torto, hai torto nel giudicarla. Hai torto perché
non deve rendere conto né
a te né a chiunque altro nel villaggio. Come vuoi che Corilen ti perdoni, se tu
, non hai mai perdonato tua madre?
Sérétac:
Samy, devo raccogliere quel che ho
seminato, ma risparmiami il ricordo di mia madre, non c'entra
niente, non è responsabile del mio atto. Si abbassa e raccoglie il coltello.
Samy: No, aspetta,
lascia andare quel coltello!
Sérétac:
Non
preoccuparti, non ho intenzione di farti del male.
Samy: Non lo
farai?
Sérétac:
Che
cos'è che non ho il diritto di fare. Credi che sia
abbastanza stupido da darmi la morte. Io devo vivere per riscattarmi, devo
ottenere questo perdono, Samy, aiutami, per favore.
Samy
gli tende la mano e l'aiuta ad alzarsi.
Respiro l’odore della morte, ma la mia anima non cede perché io so che solo
Dio mi giudicherà per quello che ho fatto.
Stringe Samy tra le braccia e si scioglie in lacrime.
Samy, perdonami, per
favore.
Samy: L’insolito
ci bracca ed esige sorprese. Bisogna avere la forza di rialzarci
e di non aver fiducia che in se
stessi per vivere. Io pure, Sérétac, ti
chiedo perdono.
I paesani entrano con le torce. Tutti cantano Wenore Nge[5]
La
notte ha preso i suoi diritti sul giorno.
Le Parole delle
canzoni della pièce
Corilen, fiore d’ibisco
Percorri i tuoi sentieri.
Attenzione a non inciampare per strada,
Attenzione ,perché ti prenderanno
Per una volgare foglia morta
E il tempo avrà ragione di te.
(Ritornello)
Fiore d’ibisco
dei sentieri.
Fiore, bellezza dei campi
E profumo dei boschi,
Attenzione! Ti
coglieranno
Con delizia per un tempo.
Prima di abbandonarti
sciupata a mezzogiorno.
A che scopo piacere ai tempi?
A che scopo vantare la tua bellezza?
Sii felice seguendo i tuoi desideri, Fiore abbandonato.
Ma il tempo verrà
In cui piangerai sulla tua sorte.
Parole di Pierre Gope per il gruppo di Penelo:Nodeak
Stanchezza
Plano
Come un uccello:
camminare nel vuoto
camminare nel vuoto
Turbinare
come un turbine
rigirandomi sul posto.
Sono invaso.
Non sento più il mio corpo.
Il mio corpo si è svuotato del contenuto.
Mi perdo.
Non posso rialzarmi.
È colpa mia.
È mio l'errore.
Ora tremo
Senza riferimenti.
Il mio corpo si brucia.
Notte nell’oscurità.
parole di Clément Waya Nodeak
Perché?
Perché rattristarti?
Guarda la rosa
Schiudersi davanti a te.
Perché tanta inquietudine?
Guarda il sole che brilla
Illumina il tuo cammino.
Sorridi,sorridimi (ter)
Perché ti lamenti?
Lasciati portar via dal vento
sulle sue ali.
Perché tanta preoccupazione?
Guarda i tuoi voti
si realizzano in te.
Parole di Laurent Bearune Nodeak
*°*°*°*°*°*°*°*
[1] Lo yam, o igname, è un
tubero ricco di amido prodotto dalle piante del ... Dal rizoma di
alcune varietà dell'igname si ricava la diosgenina. Lo yam, o igname, è un tubero
ricco di amido . Dal rizoma di alcune varietà dell'igname
si ricava la diosgenina.L'Igname selvatico è consigliato durante la menopausa. I rizomi,
lunghi e nodosi, forniti di tubercoli, sono raccolti in autunno prima
della fioritura.
Sono
tuberi simili alle patate di origine sopratutto africana.
[2] Testo in
nengone ,e traduzione della canzone Corilen,fiore
d’ibiscus,in fondo al testo.
[3] testo in
nengone e traduzione in fondo al testo.
[4] Il Camp-est,Prigione di Nouméa.
[5] testo in
nengone e traduzione.
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