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sabato 8 aprile 2017

Il teatro francofono in America.Québec.



Il teatro francofono in America

Il teatro del Québec.

La storia del teatro francofono del Québec ha origini relativamente recenti e si fonda su una
paradossale contraddizione.
L’opposizione della Chiesa Cattolica alle rappresentazioni pubbliche teatrali è sempre stata
uno dei primi ostacoli alla sua espansione nel Canada francese,ma,incredibilmente,è anche
il clero che,con il suo incoraggiamento dell’arte drammatica come straordinario strumento
pedagogico, ha inculcato la conoscenza e l’apprezzamento dei differenti generi teatrali,
condizione preliminare  al successo delle rappresentazioni pubbliche. Si può dunque
in gran parte attribuire al clero addirittura la nascita del teatro contemporaneo in Québec.
Considerazione che giustifica la scelta di far partire la ricerca più dettagliata direttamente
dagli anni ’60 del ‘900.
La Rivoluzione Tranquilla  degli anni ’60[1],infatti,aveva infuso alle arti drammatiche un
vigore senza precedenti e un nuova professionalità fiduciosa. Dal 1959 al 1968,il numero
di nuove compagnie si era triplicato, soltanto a voler considerare Montréal. Negli anni ’60
si era sviluppato  un fenomeno che oggi chiamiamo “teatro alternativo”,che si opponeva
 a ciò che un buon numero di persone percepiva invece come una “istituzione”teatrale in
crescita e minacciosa  per la sua originalità e improvvisazione. Le dinamiche comunità
teatrali del Québec si aprono allora  a considerazioni più universali.
Quello che colpisce nell’analisi del teatro in  Québec è il fatto che la storia di quel
paese si racconta soprattutto in opere il cui soggetto non è la Storia. E’ infatti
piuttosto la famiglia che diventa il fulcro di quelle rappresentazioni. Un’osservazione
apparentemente  banale,ma che la dice lunga sul “nuovo”teatro del Canada francofono. 
Lungi però dal praticare forme intimiste,dal realizzare un  ritratto di vita privata –basti
 pensare  a Michel Tremblay,a Garneau,ai fratelli Ducharme,a Germain,i drammaturghi
 più noti del periodo – il teatro degli anni ’70 è prima di tutto lo strumento collettivo di
una  presa di coscienza  nazionale. Nei limiti in cui tale collettività è definita dalla
nozione di famiglia,questo nuovo  genere di spettacolo costituisce un cambiamento
radicale nella evoluzione delle forme dell’arte  teatrale in Québec.Eroismi libertari
sono  proposti al pubblico attraverso le situazioni più semplici e quotidiane perché si
 identifichi  e scopra la necessità di liberarsi sia dalle costrizioni del passato che
 dalle  imposizioni di una certa struttura sociale del presente.
Senza rifiutare la più tradizionale rappresentazione storica del passato l’opera storica
 degli anni ’70 propone una storia di famiglia:quasi a dire che è la cucina che è diventata
 in quegli anni il campo di battaglia,campo in cui si affrontano diverse forze in lotta nella
 società  del Québec. I Canadesi francesi sono un popolo fondamentalmente infelice,
sosteneva Tremblay[2] .E tale infelicità derivava soprattutto dal passato,da una concezione
 cattolica e conservatrice delle relazioni uomo-donna. Da cui emergeva la necessità di
 reinventare la famiglia,di  farla finita con le strutture del passato. E’ la società stessa
in tutto quel che ha ereditato dal passato che è in gioco. La famiglia,cardine dell’ideologia
cattolica del XIX secolo e della prima metà del XX s., diventa,nel teatro di quegli anni,il
simbolo stesso di una società che sta subendo importanti cambiamenti.
“Quel che è importante-affermava Tremblay- non è avere un’unica interpretazione della
 rappresentazione,quanto piuttosto che gli spettatori ne parlino quando lasciano la sala.”
Si propone il presupposto di un’appartenenza alla nazione quebecchese,condivisa anche
per l’utilizzazione d’un linguaggio culturalmente intimo ( il joual ) , oltre che per  la
 rappresentazione  di situazioni e di riferimenti etnici.
 Negli anni ’70 appaiono le prime compagnie interamente femminili. Mettono in scena
 opere collettiviste create da donne per donne. Verso la fine degli anni ’70 le donne
 cominciano a occupare posti influenti.

Il 1980 segna una sorta di rottura, concreta e simbolica allo stesso tempo, per il teatro
 quebecchese.La disfatta del referendum sulla sovranità-associazione,sostenuto
soprattutto da tutto  l’ambiente artistico,è percepita come un vero schiaffo e
 porterà con sé un‘ondata  d’inevitabili delusioni. Durante tutto il decennio degli
 anni ’80 la drammaturgia continua quindi  a disinteressarsi di soggetti politici
 in senso stretto. Gli anni ’80- e questo vale anche per tutti  gli anni ’90 – si
caratterizzano anche  per  problemi finanziari persistenti a causa dello scarso
 appoggio da parte degli organismi di finanziamento pubblico e di un’economia
 generalmente in crisi. Anzi è più corretto,forse,affermare che il teatro socialmente
 e politicamente impegnato degli anni ‘70 non sopravvivrà negli anni ‘80,quando
emergono nuove scommesse sociali.
Mentre la scrittura drammatica,che aveva un poco ceduto il passo alle sperimentazioni
delle creazioni collettive,ritorna in forze, a partire dall’inizio di questo nuovo decennio,
con due nuove voci che annunciano un cambiamento  radicale .La scrittura che
 N.Chaurette e  René-Daniel Dubois sviluppano è molto formalista ,lontanissima
dalle preoccupazioni nazionali e dal joual.
Sensibili alla lingua,nelle loro opere incontriamo  complesse invenzioni formali,che
privilegiano la dimensione onirica,l’interrogazione identitaria spostata sui territori
dell’intimo;le forme sono esplosive, metateatrali,eterogenee,che le avvicina,quasi
a farle coincidere,a un movimento artistico internazionale investito dai fenomeni
d’ibridazione e di pluralità che alcuni associano all’estetica moderna. Durante gli
 anni ’80  si costituisce dunque una drammaturgia che privilegia un dibattito identitario,
che si svolge nei territori dell’intimo,del soggetto e che pratica vie formali e
contemporaneamente riflessive ed esploratrici.
Negli anni ’90 si osserva un doppio fenomeno:da un lato,l’affermazione nuova
d’un teatro che si professa impegnato socialmente e che è legato a una nuova
generazione,dall’altro il diffondersi di una scrittura profondamente poetica,
metaforica,insomma formalista .Emergono due tendenze estetiche presenti ancor
oggi nel panorama delle scritture del Québec:l’una,in presa diretta sul reale,
l’altra che si impegna piuttosto sulla dimensione della teatralità e della poesia
della lingua. In mezzo,un largo spettro di variazioni ,miscele di toni e di stili.
Giovani autori  come J.F. Caron,M.Monty,D.Champagne e Y.Bienvenue la
ripropongono,mettendola all’o.d.g. con rappresentazioni che si interrogano sullo
stato di una società che sembra aver abdicato ai suoi sogni,che non ha niente di
positivo da offrire alle giovani generazioni. Le loro opere evocano la disgregazione
del tessuto sociale e lo smarrimento affettivo dei  giovani e degli artisti in cerca di
un senso collettivo. La loro lingua è aspra,diretta,improntata a un’oralità che fa
emergere la violenza sottesa ai rapporti sociali.

 L’Altro si è introdotto nella drammaturgia del Canada  Francese  in relazione con le
 altre culture, con le lingue  straniere nelle loro scritture Lo spazio identitario
con questi giovani autori diviene  un luogo di tensione,di incrocio e di appartenenze
 multiple. Si può notare un  cambiamento di valore legato all’alterità:è questa stessa
 generazione d’artisti a sentirsi “altra”,messa com’ è al bando dalla società,cosa
che la rende tanto più sensibile all’altro,alla sua differenza. Sono voci che rivelano la
 mutazione in atto della società del Québec,soprattutto in ciò che ha rapporti con la
identità che  vacilla.

Il Québec entra nel XXI secolo,e la sua scena resta viva e innovativa,grazie
 all’attuale  generazione di autori, di registi,di attori e di  scenografi estremamente
 dinamici .
In effetti  la drammaturgia del Québec,pur così particolarmente giovane,in questi
ultimi anni,s’è arricchita di voci diversificate ed è per questo difficile  tratteggiarne
 un profilo.
 Cosa notevole è intanto  il fatto che sembra esserci una trasformazione nello statuto
dell’autore in Québec,che sempre più riveste tutti i ruoli creativi:attore,regista-dei
 suoi propri testi- e autore:lavora spesso in gruppo e il suo modo di procedere si
avvicina a una scrittura scenica  da cui sarà tratto il testo finale. Elemento che indica
 creatori  tuttofare per i quali il teatro  è un ‘arte globale dove la creazione drammatica
non può essere separata dal suo rapporto con il palcoscenico?O di autori impazienti
di aspettare che  un regista si interessi alla loro opera per essere rappresentata?Certo
è che questa circostanza contribuisce alla evoluzione della scrittura drammatica.
 Olivier Kemeid, Évelyne de la Chenelière, Olivier Choinière, Christian Lapointe
sono i drammaturghi  che dialogano con quella scena che frequentano abitualmente
quanto la pagina bianca.
Olivier Kemeid, regista e uomo di teatro profondamente impegnato nella società civile ha
scritto con L’Énéide (ispirato a Virgilio), un affresco contemporaneo sugli immigrati e
tutti gli sradicati della terra,che  ha messo in scena in uno stile spoglio e immaginifico.
Évelyne de la Chenelière commediografa e attrice ha sviluppato due tipi di scrittura:una
in collaborazione con Daniel Brière da iscrivere all’interno delle creazioni del Nouveau
Théâtre  Expérimental de Montréal (Désordre public (2006), Le plan américain (2008)),
l’altra,più strettamente  personale (Bashir Lazhar (2003), Les pieds des anges (2009)).
La sua commedia Bashir Lazhar,per es.,mette in scena un istitutore algerino, impegnato
 in una scuola  del Québec da supplente,le sue tribolazioni in seno all’istituzione fanno
apparire un volto nascosto,poco brillante,dei nostri rapporti con l’altro,pur mostrando
una indistruttibile fede nell’umanità .La sua drammaturgia  è ad un tempo  miscuglio
di leggerezza e gravità,e rivela sensibilità verso le difficoltà dell’esistenza degli esseri .
All’opposto di questi autori che affrontano il mondo con quel che è stata anche chiamata
l’”immaturità”,si ritrovano voci caustiche che fanno una critica virulenta della società
contemporanea e delle sue derive mercantili come le scritture di  Geneviève Billette
e di Olivier Choinière. Quel che è certo è che questi autori testimoniano la perdita concreta
 del legame che unisce  all’altro,alla sua collettività,cioè alla sua lingua.
Insomma tutte queste scritture attuali del Québec  testimoniano con una certa vivacità
della complessità del mondo in cui viviamo,che si  fa fatica a cogliere con chiarezza,
e che si impadronisce di noi violentemente,strappandoci  il potere della nostra lingua
 nonché del nostro immaginario.
          In conclusione una  generazione di autori, di registi,di attori e di  scenografi,quella
attuale, estremamente variegata e dinamica,capace di mantenere una fertile dialettica
 interna ,il cui talento  complessivo saprà assicurare senza alcun dubbio la sopravvivenza
 del teatro  francofono in Canada.
                                                                                                        
Una generazione di cui  Évelyne de la Chenelière  e Daniel Brière,
ci sono sembrati i perfetti rappresentanti. E della loro ricca produzione drammaturgica ci è sembrato particolarmente esemplare Le plan américain(il piano americano), un testo drammaturgico dove la  lingua francese ,molto meglio del joual,gioca un ruolo determinante per sottrarsi all’abbraccio soffocante degli States.Perché favorisce l’apertura a una società multiculturale più ricca e dialettica,più adatta a facilitare la ricostruzione di un’identità rinnovata. Una comunità finalmente capace disuperare i clichés d’importazione, ponendo
in essere comportamenti e  contenuti più autentici e che scaturiscono  dal suo tessuto di idee,sensibilità e relazioni .E’ una commedia satirica che graffia l’immagine nonché  il modello della famiglia nord-americana ideale,montando e smontando i suoistereotipi sia 
sul piano della forma che del proposito,riproponendo una stessa scena sotto diverse
angolazioni o sostituendo i protagonisti,ciò che crea effetti di mutamento di senso  nello stesso tempo critici e comici.











[1] Qui c’è stata una “rivoluzione tranquilla”che all’inizio degli anni Sessanta, senza drammi apparenti, ha spazzato via la Chiesa come centro d’influenza reale per le persone. Un processo che in soli sei anni ha mutato il volto della Chiesa e dello Stato,producendo. una secolarizzazione della società e lo stato –previdenza e allontanando il clero dalla direzione effettiva delle reti della salute,dei servizi sociali e dell’educazione.
Fino ad allora, la Chiesa cattolica del Québec aveva avuto un potere enorme. Gestiva direttamente quasi tutte le scuole, le università e gli ospedali. E lo Stato supervisionava soltanto. Non c’era, per esempio, il Ministero della Pubblica istruzione. Il suo ruolo era svolto dalla Chiesa cattolica. Poi, con una impressionante accelerazione, tutto è cambiato. Per il peso eccessivo che quel formalismo comportava, si sono voltate le spalle alla fede e alla Chiesa. Nei cattolici la “rivoluzione tranquilla” ha lasciato un certo orgoglio per la bellezza di una storia, e insieme l’amarezza per il ricordo di una struttura di potere troppo invadente. I ragazzi , oggi, non vengono coinvolti da queste storie che per loro appartengono al passato. Le aspre battaglie per il nazionalismo del Québec, il potere eccessivo che ha avuto la Chiesa: tutte storie del passato. Guardano con occhi nuovi il mondo, e non hanno pregiudizi .Il francese, in seguito alle leggi della “rivoluzione tranquilla” degli anni ’60 e ’70 a tutela della minoranza (in Canada) francofona, è la sola lingua ufficiale del Quebec, mentre a livello federale il Canada è ufficialmente bilingue, sebbene solo il 17% della popolazione totale si dichiari bilingue. –

[2] Michel Tremblay approfitta così dello slancio del rinnovamento sociale e culturale avviato dalla “rivoluzione tranquilla che conosce il Québec  degli anni ’60 per imporre quella nuova forma di drammaturgia che rompe coi valori esaltati in precedenza e giudicati ’superati’ ”.Tale rinnovamento costituirà, ben inteso,un fermento del nazionalismo del Québec e porta anche  uno sguardo contemporaneamente  critico e intenerito sugli individui  del popolo operaio,sulla loro condizione,la loro quotidianità conformemente al pensiero liberale in piena effervescenza .

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