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venerdì 6 maggio 2016

Un viaggio nel tempo: il Caffè Greco di Roma..




    
                     






                     IL CAFFE’ GRECO
                             

È un privilegio poter stare seduto al caffè tutto il giorno e anche la notte, in mezzo a gente di ogni ceto. È l'unico luogo dove il discorso crea la realtà, dove nascono piani giganteschi, sogni utopistici e congiure anarchiche, senza che si debba lasciare la propria sedia" (Montesquieu)
I Caffè letterari hanno caratterizzato la vita intellettuale in molte città europee per più di tre secoli, anche se il loro periodo d'oro è stato nella seconda metà del XIX secolo.
Davanti alle tazzine fumanti di caffè si sono intrecciate discussioni filosofiche e artistiche, sono nati manifesti politici e letterari, sono stati organizzati complotti, tanto che "non si potrebbe scrivere una pagina di storia né letteraria né artistica dell'Ottocento senza citare il nome di un Caffè" (P. Bargellini).
Secondo solo al Florian di Venezia, vanta una storia densa di popolarità al pari del Procope di Parigi. Impossibile parlare di caffè letterari senza rifarsi all’idea di Europa dell’epoca. Steiner identifica questa caffetteria come l’emblema della comunione fra l’intellettuale, assiduo frequentatore del locale, e cultura europea, molti secoli prima di quanto è stato realizzato attraverso i canali dell’Unione Europea dal 2000 in poi. Il più famoso Caffè letterario di Roma è dunque il Caffè Greco, in Via Condotti, poco lontano da Piazza di Spagna. È anche il più antico. Nasce ufficialmente nel 1760, quando in un documento appare il nome del suo proprietario "Nicola di Maddalena caffettiere, levantino" (e questo spiega perché si chiama Greco). Le prime notizie sul Caffè Greco sono ravvisabili nello Stato delle Anime del 1760 nel quale risulta gestore e forse anche proprietario un "Nicola di Madalena caffettiere", dato che trova riscontro anche in un documento proveniente dalla parrocchia diSsan Lorenzo in Lucina e conservato presso l'Archivio del Vicariato. La prima sicura testimonianza sul Caffè Greco viene attribuita a Pierre  Prudhon, che ne fa menzione in una sua lettera personale a Cesare Pascarella . Ma forse già esisteva da alcuni anni: sarebbe infatti il "Caffè di strada Condotta" citato nel 1743 da Giacomo Casanova .Tra Seicento e Settecento questo specifico tipo di locale, il caffè, aprì le porte all’arte, al teatro, alla letteratura. Nei salotti di tutta Europa la verve creativa si materializzò segnandone il passo per sempre. Le botteghe erano saloon, osterie e cabaret. Vi era spazio per compagnie teatrali e fervidi ingegni. La fondazione dell’Antico Caffè Greco risalirebbe al 1760, ancora secondo lo “Stato delle Anime”, in concorrenza con l’offerta parigina e londinese. Il proprietario utilizzò sempre vero caffè, senza mischiarlo con ceci o altri alimenti. Inoltre, lo offrì ai suoi ospiti in tazzine piccole, come quelle odierne, raddoppiandone il prezzo. Sei anni più tardi nacque il periodico “Il Caffè” e i giornali divennero presenza fissa nelle sale di questa “bottega”. Tradizione mantenuta nei secoli, tra l’altro, quasi ovunque. Tra i noti personaggi che furono clienti del locale, ci fu Giacomo Casanova: giovane abate al servizio del cardinale Acquaviva, trovandosi a passeggiare per la Strada Condotta, come si chiamava precedentemente via dei Condotti, dove fu chiamato dal cardinale Gama che, seduto ad un tavolo del caffè con altri abati, lo invitò a fare loro compagnia. Sembra che si intrattennero scambiandosi storie e racconti lontani dall’austerità consona al loro abito. In questa occasione Casanova scambiò per una donna vestita da uomo Giuseppe Ricciarelli anche conosciuto come Beppino della Mammana. Lo disse al Gama il quale ridendo affermò che Beppino era un famoso castrato dopodiché glielo presentò raccontando, l’equivoco in cui Casanova era caduto. A questo punto pare che il nuovo arrivato abbia proposto a Casanova di passare una notte con lui promettendogli di ricoprire sia il ruolo di ragazza che quello di ragazzo.
Caffè Greco è un luogo di Roma a cui tutti siamo in qualche modo affezionati, mi ricordo le sere con Palazzeschi, De Pisis, dopo cena: allora si andava sempre dopo cena, nel 1937-38; ci andava anche Moravia poi ad una certa ora, verso le undici. [...] In questo quadro c'è un elemento catalizzatore, Giorgio de Chirico, anche se il fascino del luogo nasce anche dalla gente che ci è passata, da Buffalo Bill a Gabriele d'Annunzio" (R. Guttuso)
Col passare del tempo, la clientela diventa sempre più internazionale e sempre più, variegata: qui si incontrano i personaggi più creativi e brillanti d'Europa, cosicché è quasi impossibile ricordare i nomi di tutti i 'grandi' che si sono seduti ai tavoli di questo Caffè.                   
Il Caffè Greco divenne il ritrovo preferito di artisti e intellettuali tedeschi che si trovavano a operare in Italia. A documentazione del fatto, vi sono tra gli altri gli schizzi e ritratti a matita eseguiti da  Carl Philipp Fohr  in preparazione di un quadro mai realizzato a causa della morte dell'artista, annegato nel Tevere. Gli schizzi, conservati a Heidelberg e a Francoforte, sono ambientati nel Caffè Greco e raffigurano tra gli altri il tirolese Joseph Anton Koch, il poeta J.M.Friedrich Rückert, Theodor Rehbenitz, Peter Cornelius, J.F. Overbeck che gioca a scacchi con Philipp Veit, e J.N. Schaller. Altri frequentatori erano il filosofo Schopenauer ed Ernst Theodor Hoffmann. Era dunque diventato famoso ad opera dei tedeschi, che avevano cominciato a frequentarlo nel 1779. Wolfgang Goethe e i suoi amici Johann Wilhelm Tischbein, Karl Philipp Moritz e Jakob Wilhelm Heinse stanno sempre lì, al punto che Heinse propone di chiamarlo "Caffè Tedesco".  Il  Caffè divenne poi in generale un punto di incontro per personalità intellettuali e politiche: Gioacchino Pecci, futuro papa Leone XIII, fu un assiduo frequentatore del Caffè(l, a foto e la lettera relative al papa si trovano affianco ad una foto e ad una lettera riguardanti Lisztche si dice abbia conosciuto il Ppa in quel caffè. Così come lo fu Silvio Pellico.Si racconta anche  un aneddoto riguardante un famoso cliente occasionale della caffetteria:  Henry Beyle più noto con lo pseudonimo di Stendhal che varcò la soglia dell’Antico Caffè Greco per cercarvi il suo sosia. Precedentemente lo scrittore francese a Terni era stato scambiato per il pittore Stefano Forby e per tale motivo era stato trattato con grandissima cortesia. Stendhal aveva cercato di chiarire l’equivoco ma non vi era riuscito tanto era somigliante al Forby. Giunto a Roma lo scrittore aveva saputo che il suo sosia era un frequentatore della famosa caffetteria e vi si era recato, curioso di incontrarlo. Il vederlo però gli aveva provocato una grande delusione in quanto il pittore era molto brutto.. Molte opere letterarie immortali furono scritte ai tavoli del Caffè Greco: le “Anime morte” di Nicolaj Gogol’ ne sono un esempio.La caffetteria è famosa anche per tante altre importanti personalità che lo hanno frequentato nel corso degli anni come Massimo D’Azeglio, Luigi di Baviera, Buffalo Bill, Ennio Flaiano, Aldo Palazzeschi, Cesare Pascarella, Richard Wagner, Orson Welles, Edvard Grieg e molti altri ancora. E ancora letterati e filosofi tra cui Hans Christian Andersen, George Byron, Gabriele D'Annunzio, René de ChateaubriandEnnio Flaiano, Nathaniel Hawthorne, Henry James, Giacomo Leopardi, Adam Mickiewicz, Sandro Penna, Percy B. Shelley, Hippolyte Tayne, Mark Twain. Arthur Schopenhauer, che portava sempre con sé un barboncino bianco che chiamava Atma ( anima del mondo,nella caffetteria rischiò di essere aggredito dal gruppo dei Nazareni, per avere insultato la Germania: per lui era la nazione più stupida della Terra, l’unica superiorità  che le riconosceva era quella di poter fare a meno della religione.
Scultori e pittori come Antonio Canova, Jean Baptiste Corot, Hippolyte Delaroche, Anselm Feuerbach, Jean A. Ingres, e, agli inizi dell'Ottocento, è facile incontrarci il principe Ludwig di Baviera e il gruppo di pittori da lui protetti,con  Friederich Overbeck  e i Nazareni, Giulio Aristide Sartorio, Berthel Thorvaldsen, Horace e Charles Vernet. Alcuni pittori hanno lasciato il segno della loro presenza nei numerosissimi quadri che decorano le pareti delle sale interne, trasformate in una piccola pinacoteca: tra i tanti, Ippolito Caffi, Vincenzo Camuccini, Franz Ludwig Catel, Jakob Philipp Hackert (attr.), Angelica Kauffmann, Antonio Mancini. 
E musicisti, come Hector Berlioz, George Bizet, Franz Liszt, Jacob Mendelssohn, Gioacchino Rossini, Giovanni Sgambati, Arturo Toscanini, Richard Wagner. Tra i clienti, anche Buffalo Bill, Orson Welles  (e molti altri … è impossibile ricordarli tutti!).
 Oltre all'origine storica, il caffè è inoltre famoso per i molti frequentatori famosi avuti nel corso degli anni; è stato per molto tempo, e in parte lo è tuttora, un ritrovo di intellettuali e goliardi. Vi si riunisce, ogni primo mercoledì del mese, il "Gruppo dei Romanisti", antico cenacolo di studiosi e accademici cultori in particolare della città di Roma. Dal 1940 i loro lavori sono raccolti nel volume "Strenna dei Romanisti", pubblicato ogni anno in occasione del Natale dell'Urbe (21 aprile). L'Antico Caffè Greco di Roma, con oltre 300 opere esposte nelle sale, è la più grande galleria d'arte privata aperta al pubblico esistente al mondo.
Il locale, ancora in attività ,conserva tuttora il suo aspetto ottocentesco.
Dal 1953 il Caffè Greco è  infatti sottoposto a "vincolo" da parte dello Stato perché "più volte abbellito con decorazioni e cimeli di interesse storico ed artistico, costituisce oggi un vario e pregevole esempio di pubblico ritrovo sviluppatosi, attraverso più di due secoli di vita, per la ininterrotta consuetudine da parte di artisti di ogni paese di frequentare le sue ospitali e raccolte salette, avendo rappresentato in Roma, per più di duecento anni, un centro di vita artistica universalmente noto".
 
                                                                           


















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