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sabato 19 dicembre 2015

Zoé va in milonga.3.



7. CONTRATTEMPI E COINCIDENZE


         Quando Zoé l’indomani atterra a Buenos Aires non c’é Gordon ad aspettarla. Qualcosa di incontrollabile e imprevedibile lo trattiene a Londra. Una nube, non metaforica, si è addensata su di loro e fa slittare il loro incontro.
Dopo 150 anni o giù di lì, il vulcano islandese Eyjafjallajokull si è risvegliato e un’enorme nuvola di cenere prodotta dall’eruzione, sparata nell’atmosfera a quote vertiginose  e trasportata dai venti, sta ricoprendo i cieli del Nord Europa impedendo il traffico aereo. Gli aeroporti sono stati  chiusi per l’emergenza e migliaia di passeggeri sono rimasti a terra  a bivaccare nelle inutili sale d’attesa, senza saper bene quando tutto potrà tornare nella normalità. Quello di Zoé è stato uno degli ultimi voli da Parigi per il Sudamerica e ora è appena atterrata a destinazione.
         Tutti i momenti e le parole che ha pregustato durante il volo, per dimenticare il chiacchiericcio intorno a lei  e l’aria stantia che le stringeva la gola, si dissolvono ben presto in nulla. Delusione, preoccupazione e un’ondata di confuso affetto e desiderio la sommergono nel leggere il primo messaggio ricevuto sul suo cellulare dopo l’arrivo: 
‘Mi dispiace, sono bloccato a Londra per il maledetto vulcano. Verrà qualcuno del British Council a prenderti. Si tratta di un giorno o due, spero. Mi manchi G’
         Terminate le formalità e finalmente in possesso del suo bagaglio, Zoé viene avvicinata dall’addetto del British. Sembra molto giovane ed ha un luminoso sorriso. Un tipo indio, dalla pelle bruna, capelli neri, di seta, i tratti del volto regolari. Raùl  Crespo Montes ha modi gentili, e guida lentamente l’auto mentre l’accompagna in hotel, come se volesse presentarle la città al tramonto, suggerendole di tanto in tanto di dare un’occhiata alla corona di boschi lì intorno, alle ampie avenidas piene di traffico, a qualche vecchia costruzione.
         Aggiunge qualche cenno al clima ancora caldo di questo autunno inoltrato, con un misto di discrezione e timidezza. Purtroppo, dice, il lavoro lo terrà occupato per gran parte della giornata, ma se alla señora, a Madame Laforêt, facesse piacere, domani sera potrebbe accompagnarla in una vecchia milonga[1] a veder ballare il tango.         Infine, salutandola le offre un appunto con qualche suggerimento e indirizzi di cose da vedere e fare in città.
         Zoé  è alloggiata in un albergo sulla Avenida Corrientes, non lontano da molti luoghi d’interesse in città, ma stasera non ha la forza né la voglia di esplorare. Vorrebbe sapere qualcosa di più da Gordon.
          Alla TV, le  immagini non lasciano dubbi. Lo speaker della CNN snocciola informazioni e presenta testimoni ed esperti che si susseguono:  “ …. la cenere della nube è provocata dal raffreddamento rapido della lava a contatto con l’acqua del ghiacciaio che fonde … Pertanto, fino a che ci sarà acqua, la cenere continuerà  ... Un dato storico sconfortante: l’ultima grande eruzione dello stesso vulcano, avvenuta nel 1821, è durata due anni! … Oggi, l’ immensa nuvola di cenere ha paralizzato il traffico aereo europeo con conseguenze anche in estremo oriente dove i passeggeri che viaggiavano verso l’Europa sono bloccati oramai da molte ore …”
        ‘ E io? Io che ci faccio qui?’ Le si stringe il cuore.
         Zoé scrive una breve mail a Gordon,  ma è molto stanca e, anche se un po’ agitata, dopo il lunghissimo volo e il cambiamento di fuso orario, appena riesce a stendersi, abbandona ogni resistenza. e si addormenta.
         L’indomani, due passi in centro, un caffè e latte e  medias lunas[2] in un qualche antico caffè, pieno di avventori e di foto in bianco e nero sui muri, una corsa su un taxi giallo e nero fino al quartiere della Boca con le sue case colorate, una visita al nuovo Museo della memoria, una visita dolorosa, ma da non mancare. Il museo occupa gli spazi del vecchio centro di detenzione clandestina, gli edifici dell’ESMA[3] da cui partivano gli squadroni militari che sequestravano gli oppositori politici negli anni della dittatura. L’ invisibilità delle vittime, che  nasceva dalla segretezza degli arresti, dal totale isolamento in cui venivano tenuti i prigionieri e dalla completa ignoranza del proprio destino,  finalmente viene cancellata  e raccontata attraverso la riappropriazione dei ricordi, seppure profondamente dolorosi e laceranti. Zoé è turbata da questa visita, ma sente di capire un po’ di più della realtà intorno a lei.
         Quando Raùl Crespo Montes passa all’hotel a prenderla per cena, Zoé si accorge di quanto è giovane e quasi irresistibilmente inadatto a farle da chaperon. Ma il ragazzo non tarda a rivelarsi un piacevolissimo parlatore, ironico e appassionato nello stesso tempo, ma anche capace di ascoltare e pronto a soddisfare le curiosità della bella ospite.
         -Non siamo solo tango, ma è difficile non respirarlo insieme all’aria, qui a Buenos Aires; per questo le ho proposto una milonga … La milonga, per noi, è il luogo, il ballo e la musica … Quando vanno a ballare il tango qui  si dice: ”Vado in Milonga!”, ma non deve preoccuparsi! Stasera, guarderemo, berremo mate, se vuole, e mangeremo … Ehm,…  Benvenuta in Argentina!”
          - … Grazie, sono molto curiosa, ma vorrei un posto vero, non per turisti … Forse, nel quartiere del porto, alla Boca?”
         -So io dove portarla! Andremo a ‘El Beso’, una milonga porteña di calle Riobamba ... Vedrà, ci sono i migliori tangheri della città … e mentre guarda e ascolta si potrà gustare una delle nostre bistecche … Spero … che non sia vegetariana!
         Zoé nota che gli occhi neri e profondi di Raùl sono incredibilmente mobili quando parla, come se non riuscisse a contenere tutte le parole. ‘C’è qualcosa che lo tormenta, però,… nonostante il sorriso aperto e rassicurante.. Chissà?’. E questo occuparsi del suo attuale Virgilio le fa un po’ dimenticare la lontananza di Gordon e tutta la delusione provata per il suo mancato arrivo.
        Nel locale, quella sera, un fumo denso rende tutto indistinto, si fa fatica a orientarsi. Ma Raùl  guida sicuro la sua ospite verso un tavolo vicino alla pista. Qui è possibile vedere ai tavoli vicini molta gente: qualche donna ammicca e  gli uomini tendono a gettare intorno occhiate con intenzione insistita, bevendo birra. Sulla pista qualche coppia, con i corpi allacciati, si lascia andare al ritmo della musica, scandita dall’orchestra sulla quale galleggia a tratti l’assolo singhiozzante e melodrammatico del bandoneòn, per disegnare le splendide geometrie dei loro passi, dimentichi del mondo. A un tratto si fermano e l’attenzione di  tutti è monopolizzata dalla coppia che si sta esibendo in maniera superba.
         Il piacere che traspare naturale nei volti, nei corpi, nei gesti e il modo elegante e perentorio di soddisfare quella che sembra una necessità impellente, con la complicità della musica e con la fantasia ritmica dei movimenti, fa capire davvero a Zoé quanto il Tango, con l’energia vitale che sprigiona, sia per gli Argentini una cosa molto seria e irrinunciabile.
        Raùl riesce a dirle, infatti, nell’intervallo tra due pezzi: “ Anche se i testi parlano di amore, nostalgia e famiglia, le solite cose,  insomma, il tango ci sostiene nei momenti più cupi e ci aiuta a superare la nostra fatalistica rassegnazione, davvero terribile”. La gente intorno alla pista applaude e commenta, fa ormai molto caldo, il ritmo è diventato travolgente e il turbinio dei ballerini che passano davanti al tavolino sembra portare via tutti in un  vortice.
       - È stato bellissimo- dirà Zoé al ritorno, accommiatandosi dal giovane accompagnatore -Domani vorrei organizzare la mia andata a Medellin … potresti … potrebbe darmi qualche suggerimento?
      -Niente di più facile. Io ci vado domani … Non sarà difficile trovare un biglietto nel mio stesso volo. Poi, lì, io …  io sono di casa.
       Una volta in albergo,  Zoé non può resistere: scrive subito a Gordon :
        ‘… Eh, sì, aveva proprio ragione il mio amico Hernàn, quando avevo insistito che mi accompagnasse alla milonga di rue du Temple a Paris. Sopra a un cinema, sembrava più un’abitazione privata. Proprio nessuna somiglianza con l’atmosfera delle milonghe di Buenos Aires. Ora me ne rendo completamente conto. Anche se i tangheros francesi sono proprio bravi, non c’è che dire!        
        E così, qui sola ad aspettarti, non ho saputo resistere: quando il gentile Raùl del British mi ha invitato a una serata di tango, ho subito chiesto un posto autentico, che somigliasse a quelli nati per divertire marinai e puttane … È stato fantastico! Ora ti dico.
        Appena  seduta al tavolo, mi son guardata attorno con grande curiosità. C’era un’atmosfera fumosa che le luci soffuse non riuscivano a penetrare, un’oscurità in cui non si distinguevano i contorni delle cose.
Ma ecco che una lama di luce taglia  quell’aria spessa e opaca e calamita  il mio sguardo verso il parquet della pista, dove poche coppie si esibiscono in cortes e quebradas[4].  Subito una vera folgorazione: fasciata nel suo abito d’un rosso sgargiante, in piedi , di fronte a me, è la  regina del tango. Come deve piacerle ballare, farsi guardare! Certo non deve proprio sopportare la gente che si annoia, che rompe. Così sicura , sembra la ragazza - sotutto, che non sbaglia mai, che non conosce  dubbi, indifferente ai giudizi e alle critiche dei perbenisti, che è sempre la prima, che non perde mai la testa. Attorniata da uno stuolo d’amiche fidate che l’assecondano,sembra dire:”Quello è il maschio più bello, non toccatemelo!” Decisa, bella da mozzare il fiato, con aria di sfida ora si avvicina alla pista, dove le coppie che ballavano, assaporando l’ adorata  Cumparsita[5], si fermano come per incanto perché sanno che sta per realizzarsi  l’Evento
        Il bandoneòn   borbotta le prime note. Il giovane criollo  si ferma davanti a lei, le fa un cenno con la testa ed eccoli, inquietanti e magnifici, i corpi allacciati per dare inizio ai complessi arabeschi dei piedi che sussurrano desiderio  al  parquet. Sembra che non esista codice  che le sue gambe non sappiano decifrare. La mano sapiente del  compadrito è ferma sulla vita. Adesso le chiede un voleo e Inés ( così si chiama la straordinaria  milonguera) sembra avere l’assoluta consapevolezza della propria gamba ben modellata e sensuale, che l’audace spacco dell’abito sapientemente  rivela, del proprio piede che volteggia in aria, un istante appena, con estrema eleganza per poi riappoggiarsi sulla pista.
        Gordon, devi credermi, non esagero! Un’esperienza per me indimenticabile!’



[1] La parola ‘Milonga’ ha origini africane, significa confusione, casino, litigio. Questa parola nacque nei primi anni dell'Ottocento nelle case da ballo frequentate da gente povera o comunque non benestante, era usata anche per indicare le donne che lavoravano in queste case da ballo. (Wikipedia).
[2] Mezze lune di pasta sfoglia.
[3] La Scuola Tecnica della Marina.
[4] Figure elaborate del tango.
[5] La Cumparsita è una composizione creata e scritta a Montevideo tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916 dal musicista uruguaiano Gerardo Matos Rodriguez e  arrangiata musicalmente dal direttore e pianista Roberto Firpo. Dopo la positiva accoglienza iniziale, il tango venne dimenticato, per poi raggiungere il l vero e  grande successo quando Enrique Maroni e Pascual Contursi  ne scrissero i testi. Fu utilizzato nel cinema e da Orson Welles per la sua famosa trasmissione radiofonica La guerra dei mondi. Dal 1997 è considerato inno popolare e culturale uruguaiano.  Questo il testo originario:” La comparsa(*) di miserie senza fine,/sfila intorno/a quell’essere infermo,/che presto dovrà morire di pena./Per questo nel suo letto,/singhiozza angosciato,/ricordando il passato che lo fa patire./Lasciò sua madre,/che rimase abbandonata,/e folle di passione, cieco d’amore,/corse dietro alla sua amata,/che era bella,/era affascinante,/era un fiore di lussuria,/che si burlò del suo amore fin quando si stancò/e per un altro lo lasciò./Tanto tempo dopo,tornò nella casa materna,/per poter curare/il suo malato e ferito cuore./e seppe che la sua madre santa,/che egli aveva lasciato,/L’inverno scorso/per il freddo morì./Oggi, solo e abbandonato, alla sua triste sorte,/ansioso aspetta la morte,/che ben presto deve arrivare./E fra la triste indifferenza/che lenta invade il suo cuore/sentì la cruda sensazione della sua malvagità./Tra le ombre lo si sente respirar sofferente,/quando prima di morir sorride,/perché una dolce pace lo pervade./Sentì che dal cielo/la sua madre buona mitigando le sue pene/le sue colpe perdonò.”
(*) CUMPARSA (pop.): gruppo di maschere appartenente a un insieme carnevalesco.
Per i diversi testi della Cumparsita , le notizie sui processi dei diversi autori e l’ascolto delle varie versioni, cfr. www.bsairestango.com  

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