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sabato 3 ottobre 2015

Un viaggio tutto nell'immaginazione.



. SOLITUDINE E SPAZI INFINITI                      
          ‘...  Inchiodata come sono a questa poltrona per il mio piede infortunato e confinata nel ruolo di terzo incomodo in questa casa in cui mi sono ostinatamente andata a cacciare...se non voglio impazzire ...mi devo inventare qualcosa per distrarmi! Sì, potrei provare a partire … sulle ali della fantasia, come facevo da bambina. In fondo,  è una buona occasione per rivisitare i paesaggi che più  mi sono cari, rileggendo i testi dei miei poeti preferiti che porto sempre con me, ma che di solito non ho il tempo di riassaporare.
         Potrei cominciare da... Prévert[1]. La sua " A casa mia", forse,  potrebbe aiutarmi ad attenuare il disagio che provo in questa casa anonima, dove anche la libreria mi è abbastanza estranea. Ho proprio bisogno di un po' di luce e di colori del sud, almeno per evocazione, dopo aver visto il giardino qui sotto la finestra ... Solo qualche ramo risecchito che spunta da sotto il manto di neve, come scheletriche braccia che si levano al cielo per chiedere pietà per la loro penosa condizione. Uno spettacolo di desolazione che mi stringe il cuore...’
         E così Zoé lascia trascorrere il giorno rileggendo le sue amate poesie, udendo echi di suoni lontani e immaginando i colori più vari sullo schermo lattiginoso del suo portatile:
A casa mia [2]
     Nella mia casa lei verrà
     d'altronde non è la mia casa
     non so di chi è
     sono entrato così un giorno
     non c'era nessuno
     solo peperoncini rossi attaccati al muro bianco
     son restato a lungo in questa casa
     nessuno è venuto
     ma tutti i giorni e tutti i giorni
     io l'ho attesa.

     Non facevo niente
     cioè niente di serio
     talvolta la mattina
     lanciavo gridi di animali
     urlavo come un asino
     con tutte le forze
     e questo mi faceva piacere
     e poi giocavo coi piedi.
     Sono molto intelligenti i piedi
     Vi portano lontano
     e poi quando non volete uscire
     restano lì, vi tengono compagnia
     e quando c'è la musica ballano
     non si può ballare senza di loro.
     Bisogna essere stupidi come l'uomo lo è così spesso
     per dire cose tanto stupide
     come stupido come i piedi gaio come un fringuello
     il fringuello non è gaio
     è soltanto gaio quando è gaio
     e triste quando è triste o né gaio né triste
     forse che si sa cos'è un fringuello
     d'altra parte non si chiama realmente così
     è l'uomo che ha chiamato quest'uccello così
     fringuello fringuello fringuello fringuello

     Come son curiosi i nomi
     Martino Ugo Vittorio il nome
     Bonaparte Napoleone il nome
     perché così e non così
     un gregge di bonaparte passa nel deserto
     l'imperatore si chiama Dromedario
     ha un cavallo cassa e cassetti da corsa
     lontano galoppa un uomo che non ha che tre nomi
     si chiama Tim Tam Tom e non ha un gran nome
     un po' più in là ancora c'è uno qualunque
     molto più in là ancora c'è uno qualunque
     molto più lontano ancora c'è una cosa qualunque  
     e poi che può fare tutto questo 

     Nella mia casa tu verrai
     e quando sarai entrata nella mia casa
     ti leverai tutti i vestiti

     e resterai immobile nuda in piedi con la tua bocca rossa
     come i peperoncini rossi appesi al muro bianco
     e poi tu ti sdraierai ed io mi sdraierò accanto a te
       
                 ecco
     nella mia casa che non è la mia casa verrai.

        ‘ L'attesa della donna amata ha come sfondo questa casa enigmatica, senza padrone … Ma come non riconoscere i segni del Sud mediterraneo con i suoi muri calcinati e abbaglianti su cui spicca la macchia rossa della treccia di peperoncini messi a seccare al sole? Una spezia che accende la fantasia nell'attesa. Del resto che può fare un innamorato che aspetta la sua lei, ma non sa quando possa arrivare? Non riesce a concentrarsi su niente, si trastulla, anche coi piedi, e poi comincia a cavillare tra sé fino a che la fantasticheria diventa un godibilissimo nonsenso che lo aiuta a rinfrancarsi, a scacciare quell'ansia che si insinua inquietante e, agli ultimi versi, dove torna ad augurarsi il suo arrivo, la sente più vicina. Ora può darle del tu, rivolgersi direttamente a lei e riuscire a materializzare la visione del suo corpo nudo e trionfante, all'interno della casa misteriosa e accogliente, con la bocca generosamente rossa proprio come la treccia di peperoncini appesa al sole.
         … Più spesso, però, a pensarci bene, lo sfondo degli innamorati è  un tuffo nella natura.
         Come in Réné Char[3], quando veste d'ulivo l'innamorata in:
             Balliamo alle Baronnies[4]   
  Vestita d'ulivo
                 l'Innamorata
  aveva detto:
                 credete alla mia fedeltà molto infantile
  e dopo
                una valle aperta
  una costa che brilla
  condiviso
  hanno invaso la città
  un sentiero
  dove il libero dolore è sotto il vivo dell'acqua.

      Le magie salvifiche della mia Vaucluse, sviluppate attraverso immagini enigmatiche. La proposta di un contrasto per cogliere il momento della scoperta, del passaggio dalla gioia espressa dalla natura ancestrale, coi suoi segni di pace, di solare innocenza, alla condivisione del dolore di quelle visioni minacciose che sembrano impregnare la realtà urbana.
       Sì, con lui ritorno alla mia terra natale e ritrovo felice le sue linee sinuose, i suoi colori smaglianti e le sue luci che tanto piacquero a Vincent![5]
     Ma scorci ancora più intriganti mi aspettano  "di là dal mare"[6] ... Solo il tempo di sorbire un succo di melagrana, che ho trovato nel frigo …. E poi, via!
     Et alors! Ecco infatti Darwish venirmi incontro nel suo “Sonetto IV”, con  squarci di mondi come incantesimi, che  rispecchiano con il loro balenio la lacerazione costante che gli procura la sofferenza dell'esilio. Un'ansia che  lo pone  sempre in bilico sul crinale che separa l’evocazione nostalgica della sua terra natale,forzatamente abbandonata e la realtà di quella terra straniera, precaria e mutevole, che lo accoglie nel presente. Versi oracolari, fatti di illuminazioni ed ellissi.
      La luna filtra le sue lentiggini di luce e dal corpo dell'amata che dorme sorgono le epifanie della sua terra martoriata di Palestina. I capelli di lei evocano beduini addormentati e senza sogni e i suoi seni le bianche colombe. Ha invaso il suo sogno avvolgendola, nessuno spettro sveglierà il gelsomino col profumo del desiderio; nessun flauto per rimpiangere la cavalla che non abita più accanto alla tenda del poeta. Quel flauto, finora muto sul tappeto dentro la tenda beduina del sogno, lo sento intonare per me - che mi commuovo - le melodie languide e struggenti di Marcel Khalife[7] … Ma nel sonetto, in chiusura, un'altra realtà insorge e si oppone.  Il sogno di lei a lei sola appartiene ed è quello di una terra del Nord con le sue mille foreste, la sua terra straniera.
Sonetto IV[8]
Lentamente massaggio il tuo sonno. O nome che abito in sogno, dormi. La notte si coprirà con i suoi alberi e si addormenterà.
sulla sua terra, sovrana di un'assenza breve.
Dormi, ché io galleggi
sulle lentiggini che filtrano in me da una luna...

I tuoi capelli campeggiano sul tuo marmo, beduini che dormono incauti
e non sognano. Il tuo paio di colombe t'illumina dalle spalle alle
margherite del tuo sogno. dormi su di te e in te
e che la pace  dei cieli e della terra spalanchi per te tutte le tue sale, una dopo l'altra.

Il sonno ti avvolge di me. Non un angelo a portare il letto,
né uno spettro a svegliare il gelsomino. O nome mio al femminile, dormi.
Nessun flauto piangerà una cavalla in fuga dalle mie tende.

Sei ciò che sogni, estate di una terra nordica
che offre le sue mille foreste al regno del sonno. Dormi
e non svegliare il corpo che desidera un corpo nel mio sogno.

    Ed è nell'inverno bianco di una terra del Nord che mi porta invece Anna Achmatova per regalarmi suggestioni incantate fatte di leggerezza fastosa e di distese abitate dal silenzio che hanno sapore di eterno e di infinito. Dimensioni che si riflettono, con uno straordinario gioco di specchi sull'amore di Anna.                
   Qui si sta bene.[9]
Qui si sta bene. Fruscii, scricchiolii,
il freddo ogni giorno più forte.
L'albero si piega sotto la bianca fiamma
delle abbaglianti rose di ghiaccio.
Sulle fastose nevi di parata
una traccia degli sci, come per ricordare
che in certi secoli lontani
qui siamo passati in due.

        Una poesia dove la malinconia si stempera nella dimensione del mito, che consente di vivere il ricordo dello stare insieme felici, immersi nella soffice coltre con un senso di conquistata pacificazione .
       Sull'onda della fantasia mi lascio poi trasportare su un'altra terra nordica, che mi sommerge in un acquario di parole.
       "Acquario di parole che riannoda la particolare esperienza canadese all'immaginario universale, che è l'illimitatezza dell'oceano.
Acquario di parole che riconosce al suo grande fiume - il San Lorenzo -la prerogativa di unire senza possibilità di errore la nazione canadese.
Acquario di parole che rappresenta in modo non equivoco come l'immaginario nazionale sia legato alla psicologia dell'acqua e come, nell'acqua, prenda forma anche il rito dell'amore"[10]-
  A Sechelt[11]
Il mare è la nostra stagione; né notte né giorno,
né autunno né primavera, ma questa incostanza
che pure è continente: questo completo
movimento organico, oceano della nostra mente
illimitato come la portata del pensiero, eppure chiuso
fra strette spiagge, promontori
che l'accettano in silenzio, l'orecchio alla terra
forma una conchiglia concava sulla sabbia
per udire il brusio del mare mentre ingrana la marcia
spumeggiando le sue poesie sulle nostre mani nervate
gridando contro la povera pavidità.
Oh vieni a letto avvolgendomi, lasciati
andare a queste braccia, a questo sonno, amata e orgogliosa!
Non avrai bisogno di lenzuola né di sudario.

E ora che cammino sola sulla ghiaia
sono costretta a gridare, come il bianco gabbiano
che leggero come neve sull'onda fluttuante
cavalca e si lamenta. Sebbene lui
banchetti in eterno sul petto blu del mare
ed io sia ancorata a riva, incollata alla sabbia calda.
Calpestando conchiglie, facendo scappare i granchi
e bruciata dal sole - pure entrambi,
uccello e umano, percorriamo il mondo da soli
invocando un'amante che possa condividere il canto.
e tuttavia accettare il rifiuto; ridere o rimanere muto;
invocando, e tuttavia riluttante a rinunciare
per l'altro, ai caldi silenzi della terra
o al loquace sollievo del mare[12].

           La città, più che lontana, è assente. La natura ancora una volta appare maestosa e sovrana. Ma al contrario della sua rappresentazione cantata ad Oriente, dove l'uomo si abbandona fiducioso alla sua protezione rassicurante, qui Dorothy Livesay[13] lascia intuire piuttosto una certa resistenza. Prima da parte della terra stessa, che non si concede facilmente a tanta imponente grandezza, a quel movimento illimitato del mare, che a sua volta si indigna contro "la sua povera pavidità". E il mare, deve incoraggiare quell'amata orgogliosa a lasciarsi avvolgere dalle sue forti braccia. Quella terra che, invece, tende a chiuderlo con le sue spiagge ghiaiose e che sa inchiodare alla sua sabbia calda l'abitante solitaria, che invoca un amante, con cui condividere gioie e silenzi. E se la natura acquatica e terrigna instaurano tra loro una dialettica identitaria, tra gli abitanti dei due universi la reazione è di analoga riluttanza: la giovane donna resiste alla rinuncia della terra e della sua solida sicurezza come il gabbiano a quella del movimento organico, illimitato del mare, anche al prezzo di  non trovare un amante con cui condividere gioie o silenzi …’
           È il momento per Zoé di fare una piccola pausa nel suo fantastico viaggio e, per prepararsi alla tappa successiva,  sorseggia una tazza profumata di caffè fumante.Intanto,sgranocchia compiaciuta un'intera barretta di cioccolato, tenendosene un’altra accanto in caso di bisogno.
           ‘ È tempo ormai di riprendere il mio meraviglioso viaggio  Ecco, scenderò verso un altro grande fiume intorno al quale si estende l' "Amazzonia, respiro del mondo"[14].
       Sono ora nel pieno di una festa nel mezzo della Foresta : gli indigeni accolgono con entusiasmo la poetessa Marcia Theòphilo,grande loro amica,che conduce una lunga lotta al loro fianco,per difendere quel mondo in grave pericolo.
      Sarà proprio la poetessa[15] a guidarmi e  a offrirmi il privilegio di ascoltare "il poema polifonico della foresta"[16]  in italiano, la mia lingua d'adozione. L'assenza di traduzione[17] mi fa arrivare possente e diretta l'emozione per il succedersi di immagini lussureggianti di luce e colori che tessono l'arazzo di una natura antropomorfa, dove l'uomo è assente. Eccolo quel mondo lussureggiante e bellissimo in una delle sue splendide poesie. 
      Qui è la natura tutta ad ardere di fertile desiderio, percorsa da fremiti di voluttà, di seduzione, tutta imbevuta di musica, in una sensuale simbiosi di acqua, terra, flora, fauna, luce, suoni. Ecco, ad esempio:
       Munguba[18]   
  Guardandomi qualcuno proverà
  a misurare il mio corpo splendente                                                
  ma io, Munguba frondosa,
  sono ancora più vasta
  i miei grandi fiori bianchi,
  gialli o rosati
  non si misurano con lo sguardo.
  Ombre e luci mi dilatano
  mi diluiscono nel grande fiume,
  nel terreno paludoso
  io fecondo embrioni di luce
  e irripetibili colori.
  Semente e frutto, corpi in trasmutazione
  ferruginoso - vermiglio;
  alle mie viscere concentro energie
  e attiro l'appetito, il desiderio vorace
  di cutias[19], di pappagalli e di scimmie.
  Nel caldo alito delle acque tropicali
  sui miei rami a migliaia
  penne e piume, arcobaleni di uccelli
  cantano i loro sogni di seduzione[20].

          Ed ora, identificandomi con una farfalla del mare, variopinta e leggera, riapproderò alle magie del paesaggio mediterraneo con la poesia di Rafael Alberti[21], grande amico di Marcia.
         Ancora una volta al mare, coi suoi boschi di coralli e con le sue selve di alghe, e alla terra saldamente legati il poeta e la sua amata manifestano nell'attesa la certezza del loro amore.
Le farfalle del mare.[22]
Per i boschi di coralli
per le selve delle alghe,
amata mia, inseguiamo
tu ed io
le farfalle del mare!

Non mi  cambio con nessuno
sapendo che giù nel mare,
giù nel fondo del mare
mi aspetti tu.

Con nessuna tu ti cambi,
sapendo che sulla terra
ti aspetto  io.
        Qui il paesaggio marino e terrestre ridiventa sfondo,pretesto di atmosfere,lussureggianti di immagini suggestive,e  l'uomo e il suo amore tornano ad essere protagonisti.
      Sono evidentemente di nuovo in Europa e mi torna in mente Paul Eluard [23]che dalla natura attinge a piene mani, per illuminare di folgoranti similitudini la fronte,il cuore,gli occhi della sua innamorata.
     L'ho trovata!Ero certa di averla !
Vagabonda dalla fronte di cristallo  [24]
il suo cuore si inscrive in una stella nera
i suoi occhi rivelano la mente
i suoi occhi sono il fresco dell'estate
la calura dell'inverno
i suoi occhi  trafiggono, ridono sonori
i suoi occhi che azzardano vincono il loro gruzzolo di luce.                                                           
                                                          
          Operazione che ritrovo in Octavio Paz[25], che ha saputo innestare nella tradizione del sentimento esuberante della natura della sua terra i frutti delle avanguardie europee ed ha saputo ottenere così immagini che sono schegge di cristallo, puri bagliori di luce. Come ne:
I tuoi occhi.[26]
I tuoi occhi sono la patria del lampo e della lacrima
silenzio che parla
tempesta senza vento, mare senz'onde,
uccelli prigionieri, dorate fiere addormentate,
topazi crudeli come la verità
autunno in una radura del bosco dove la luce canta su
l'omero di un albero e sono uccelli  tutte le foglie
spiaggia che  il mattino trova costellata d'occhi,
cesto di frutti di fuoco,
menzogna che alimenta
specchi di questo mondo, porte dell'aldilà,
palpito tranquillo del mare a mezzogiorno,
assoluto che ammicca,
altopiano deserto.

            L'importanza che assume l'immagine nei versi dei due poeti e la tecnica metaforica che consente palpiti di straordinaria intensità ed effetti di bellezza sorprendenti e imprevedibili, sono caratteristiche comuni ad entrambi.
Il flusso delle immagini talora incalza con un ritmo percussorio, martellante ed echeggia la forza trascinante di una cascata torrenziale. Può assumere le sembianze di un vortice incontenibile perché l'esigenza espressiva dei due poeti  è  insita nella natura stessa dell'immagine- universo, nell'immagine- assoluto che domina la loro opera.
            I vari tipi di similitudine, metafora, analogia, che trasformano le immagini in surrealtà sensibili, ora accostando ora fondendo fenomeni diversi, consentono di ottenere effetti di folgorante concentrazione. Essi tendono a sconvolgere i rapporti logici del discorso per crearne di nuovi, talora con effetto polivalente. Dalla foresta di parole sanno scegliere avvicinamenti che seguono traiettorie inusuali.
          Ecco allora lo scambio dell'astratto con il concreto, la fusione o l'approssimarsi di sensazioni o fenomeni contrastanti come "gli occhi che rivelano la mente" o "il fresco dell'estate" e "il tepore dell'inverno" in Paul Eluard oppure "il silenzio che parla", "le tempeste senza vento", "il mare senz'onde", "gli uccelli prigionieri" e "le dorate fiere addormentate" di Octavio Paz. Uno scrigno davvero elettrizzante, pieno di "diamanti del cuore"[27].’   È tempo di un nuovo intervallo per Zoé, prima di volgersi a Oriente e, per propiziarsi l'ultima tappa del suo favoloso viaggio, si prepara un buon tè caldo, profumato alle spezie, da sorseggiare mentre gusta qualche bel frutto  maturo che ha
prima adocchiato in un cesto in cucina.
  Davanti al terzo occhio della sua immaginazione si profila un nuovo lungo percorso, un tripudio di immagini e
sull'eco della  musica che le accompagna si lascia trasportare nell’universo magico di Rabindranath Tagore[28].
         Ecco l'India dei mille e mille villaggi di cui parlava Gandhi-gi[29].

      ‘ Riconosco il suono del sitār[30] che accompagna i canti del poeta, ma anche lo sciacquio che fanno le mani della ragazza, seduta indolente sulla sponda del fiume. Indugia, quasi ad aspettare qualcuno che tarda ad arrivare. Le onde ammiccano con sorrisi d'intesa e sussurri. Anche le nuvole vagabonde sembrano indugiare sorridenti e complici laggiù all'orizzonte. Non più la natura in cui l'uomo europeo si rispecchia e proietta la sua interiorità, ma una natura in cui l'uomo è parte allo stesso titolo delle altre creature, sullo stesso identico piano.
Perché siedi là facendo tintinnare i braccialetti[31]
così solo per gioco?
Riempi la tua brocca. È ora che torni a casa.

Perché muovi l'acqua con le mani
e ogni tanto guardi nella via se qualcuno arriva
così solo per gioco?

Riempi la brocca e vieni a casa.
Le ore del mattino passano, l'acqua scura scorre.
Le onde ridono e sussurrano tra loro, così, solo per gioco.

Le nuvole vagabonde si sono raccolte
all'estremo orizzonte, sopra la collina
indugiano, ti guardano in viso, sorridono,

così, solo per gioco
riempi la tua brocca e vieni a casa.

        Al tintinnare di quei braccialetti risponde il suono dei campanelli luccicanti alle caviglie; sopraggiunge sovrapponendosi e riecheggia nel sangue del poeta con la forza del ricordo: quando il sāri[32] di lei ondeggiava nel suo respiro e poteva carezzarle i capelli ondulati. Ora può farlo nel sogno perché lei abita ancora i rami che vibrano danzando al ritmo della sua melodia e i suoi occhi dal cielo azzurro gli sorridono. Non è mai andata via.
Quest'autunno è mio, fu cullato dal mio cuore[33]
i campanelli luccicanti alle caviglie
mi tintinnavano nel sangue e il suo sari di velo
ondeggiava nel mio respiro.
Io riconosco il contatto dei suoi capelli ondulati
in tutti i miei sogni.
Intorno c'è sempre lei, anche nei tremuli rami
che danzano al mio ritmo e i suoi occhi,
che dal cielo azzurro sorridono, presero luce da me.

           Ora  il flauto  riposa, a terra, nella casa del poeta. Lo scorcio che si apre nella notte di plenilunio non ha per leitmotif che i colori ed i profumi. Palpiti d'emozione per il familiare profumo di hennà sospeso nell'aria, per i tanti fiori intrecciati, per il velo di un inebriante color zafferano di lei che offrirà la ghirlanda di gelsomini, commuovendo il poeta che le stringe le mani, gli occhi negli occhi.
         Quanto indiani sono questi innamorati, quanto indiano questo paesaggio notturno costruito, più che con tocchi di ombre vellutate e timbri scuri, con pennellate di colore luminoso come quello dei fiori e del velo. Quanto indiana la semplicità con cui gli innamorati sono capaci di vivere il loro amore’-  sospira Zoé con gli occhi pieni di immagini lontane.
   Le mani stringono le mani, gli occhi indugiano negli occhi.[34]
così comincia la storia dei nostri cuori:
È un plenilunio di marzo: il dolce profumo
dell'hennà[35] è nell'aria; il mio flauto
giace per terra dimenticato, la tua ghirlanda di fiori
non è terminata.
Quest'amore semplice tra me e te è semplice come un canto.

Il tuo velo color zafferano inebria i miei occhi
la ghirlanda di gelsomini che intrecci per me
mi commuove come una lode.
È un gioco di dare e di trattenere, di rivelazioni
e di misteri, di sorrisi e di piccole timidezze,
di dolci, inutili lotte.
Quest'amore fra me e te è semplice
come un canto.

Nessun mistero al di là del presente, nessuna ricerca
per l'impossibile, nessun'ombra dietro l'incanto
nessuna indagine nelle profondità occulte.
Quest'amore fra me e te è semplice come un canto.

Non cerchiamo con parole vane di interrompere
l'eterno silenzio, non alziamo le mani supplici
per cose impensabili
ci basta ciò che diamo e quello che riceviamo.

Un abbraccio schiacciato, la gioia
per spremere il vino del dolore.
Quest'amore tra me e te è semplice come un canto

          Era l'ultima tappa di un viaggio inebriante che l’ha immersa in scorci stupendi di paesaggi del mondo, filtrati dalla sensibilità sapiente e diversa dei grandi poeti  Anche le sue tensioni si sono placate, ha potuto recuperare serenità e fiducia. Vorrebbe condividere le sue emozioni, le sue scoperte, la sua riconquistata tranquillità. Le piacerebbe parlarne con Gordon. Potrebbe far bene ad entrambi … Chissà?
‘ Non mi sembra tanto felice, nonostante Ingrid.’



[1] Jacques Prévert nasce a Neully-sur-Seine nel 1900 e muore a Omomille- La  Petite nel 1977.
[2] Jacques Prévert da "Paroles", Le point du jour, NRF, Gallimard 1949; di. trad. di M.G. Bruni.

www.youtube.com/watch?v=puxdDuKY6ag
[3] René Char nasce a L’Isle-sur-Sorgue nel 1907 e muore a Parigi nel 1988. Ha combattuto nella Resistenza.
[4] Da "Le nu perdu" 1964/70, Gallimard, 1971.  Trad di M.G. Bruni. Le Baronnies: suggestiva località della Drôme Provençale, profumata di tiglio e di lavanda con il Mont Ventoux come orizzonte.
[5] Allusione al pittore olandese Vincent Van Gogh.
[6] Allusione all’espressione usata da Jaufré Rudel, trovatore provenzale medievale, per indicare il suo amore maghrebino.
[7] Il musicista che compose molte note per accompagnare i testi di Darwish
[8] da "Il letto della straniera".  Epoché ed., 2009
[9] Anna Achmatova,  da "La canna"-1934/40. Trad. di Raissa Naldi- Nuova Accademia ed. 1962.
[10] Dalla prefazione all'antologia a cura di Caterina Ricciardi, “Poesia canadese del ‘900”, Liguori, 1986
[11] Sechelt ( parola che indica paese tra due acque. Una leggenda indiana racconta che gli dei creatori vi erano stati inviati dal Divino Spirito per formare il mondo.) nel Sunshine Coast, British Columbia, Canada. 
[12] di Dorothy Livesay  da "Two seasons"1968, in Collected poems 1972, in “Parole sull’acqua” a cura di Caterina Ricciardi e Liana Nissim,  Empirìa ed., 1996 .
[13] Dorothy Livesay nasce a Winnipeg, Manitoba, Canada nel 1909 e muore a Victoria, Canada, nel 1996
[14] Cfr  Marcia Theophilo,  "Amazzonia, respiro del mondo",  Passigli ed., 2005
[15] Marcia Theophilo nasce a Fortaleza, nell’Acre, Brasile, nel 1941.
[16] come Mario Luzi lo ha definito, cfr prefazione di Franco Loi a “Amazzonia, respiro del mondo”, op.cit.
[17] Marcia Theophilo ha scritto i testi di questa raccolta direttamente in italiano.
[18]  Munguba: maestoso albero che cresce in Brasile, dai fiori spettacolari.
[19] Cutias: termine dai molti significati: quì piccolo mammifero brasiliano.
[20]  Marcia Theophilo,Munguba,da "Amazzonia, respiro del mondo",  op.cit.
[21] Rafael Alberti nasce a Puerto Santa Maria, Spagna,  nel 1902 e muore a Cadice nel 1999.
[22] da "L'alba della violacciocca" di Rafael Alberti (1927), in “Rafael Alberti” a cura di Ignazio Delogu, La Nuova Italia,   Firenze, 1972,  collana “Il Castoro”, mensile diretto da Franco Mollia.
[23] Pseudonimo di Eugène,Émile, Paul Grindel;Paul Eluard nasce a Saint Dénis nel 1895 e muore  a Boulogne –sur-Mer nel 1952.
[24] Da  "A’ toute épreuve" ( 1930), in “Oeuvres Complètes”, Coll.La Pléiade, Gallimard, Paris 1968;  trad. di M.G.Bruni.
[25] Octavio Paz, poeta, saggista e diplomatico, nasce a Città del Messico nel 1914 e muore a Città del Messico nel 1998. Gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1990.
[26]  Da "La libertà sulla parola" , Guanda, Parma, 1965.
[27] Paul Eluard, da “Seconde Nature IX”, in “L’Amour la poésie”, (1929), “Oeuvres Complètes”, op.cit.; trad M.G.Bruni
[28] Rabindranath Tagore nasce a Calcutta nel 1861 e muore nel 1941 a Santiniketan nella scuola da lui fondata. Gli è stato conferito nel 1913 il Nobel per la Letteratura.
[29] Il suffisso –gi si attribuisce in hindi in segno di rispetto ai nomi delle persone.
[30] Strumento a corde tradizionale della musica indiana
[31] di Rabindranath Tagore da "Il giardiniere" - Carabba ed.   1915.
[32] Abito tradizionale delle donne indiane di religione indù. Se di religione islamica alla tunica si sostituisce una lunga camicia sopra i pantaloni.
[33] R. Tagore, da “Il Dono dell’amante”, Carabba ed.1915.
[34] R. Tagore - da Il Giardiniere, op.cit.
[35] Erba profumata in uso in tutto l’Oriente e in Africa. Ridotta in polvere, ha effetti curativi della pelle con impacchi. In alcune aree geografiche è usata anche per decorare la pelle con il suo effetto di tintura.

1 commento:

  1. Sono in preparazione e sarà prossimamente pubblicata nel blogger gabysouk oppure in bazar
    una serie di post per un viaggio all'interno del mito da oriente a occidente.Spero che i miei amici lettori trovino interessante questa nuova lettura!

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