La Carte de Tendre
Mademoiselle Madeleine
de Scudéry
Le Havre, 15
Novembre 1607 - Paris, 2 Giugno 1701
Una geografia della tenerezza
Di Maria Gabriella Bruni e Maria de
Martini
PAOLA CAPPONI
Affinché voi comprendiate meglio il disegno di Madeleine de Scudéry
,vedrete che ha immaginato che si può provare tenerezza per tre cause diverse:
per una grande stima, per riconoscenza, o per inclinazione.
ed è ciò che l’ha obbligata a stabilire queste tre città di Tendre, su tre
fiumi che portano questi tre nomi e di immaginare anche queste tre strade
differenti per andarci.
E come si dice Cuma sul mar Ionio e Cuma sul Tirreno, così si dirà Tendre
sur Inclination, Tendre sur Estime, Tendre sur Reconnaisance.
Boimortier - Andante - sonata prima
sol maggiore, dolcemente gioioso
Tuttavia siccome ha presunto che la tenerezza che nasce su Inclinazione non ha bisogno di nient’altro
per essere quella che è, come potete vedere, non ha posto nessun villaggio
lungo i bordi di questo fiume, che va così veloce che non ci sono soste
da fare per andare da Nuova Amicizia a Tendre.
Boismortier - sonata terza - Largo Re Maggiore, gioioso
1 Isabella
Vincenti.
Vi scongiuro, cara figlia, di conservare i vostri occhi per i miei, sapete
che devono finire al vostro servizio.
Comprendete bene, mia bella, che nel modo in cui mi scrivete, bisogna bene
che pianga leggendo le vostre lettere.
Per capire qualcosa dello stato in cui sono per voi, aggiungete, mia cara,
alla tendresse e all’inclination naturale che ho per la vostra persona, la
piccola circostanza d’essere persuasa che mi amate, e giudicate l’eccesso dei miei
sentimenti.
Cattiva! Perchè mi nascondete talvolta tesori tanto preziosi? Avete paura
che io muoia di gioia? Ma non temete anche che io muoia per il dispiacere di
credere di vedere il contrario? Lasciatemi gioire di un bene senza il
quale la vita mi è dura e fastidiosa; non sono per niente parole, sono
verità!
coda
Ma per arrivare a Tendre con la stima, non è
lo stesso: poiché Mademoiselle de Scudéry ha messo ingegnosamente
altrettanti villaggi quante sono le piccole e grandi cose che
possono contribuire a far nascere, per stima, questa tenerezza di cui intende
parlare.
Boismortier - sonata prima - allegro II
2 - Clementina Bianchi
Non gettate così lontano i libri di La Fontaine. Ci sono favole che
vi rapiranno e dei racconti che vi affascineranno: la fine delle
Oche di fratello Filippo,
I Remois e Il Cagnolino;
tutto ciò è molto carino.
Solo quello che non è di questo stile è piatto.
Vorrei scrivere una favola che gli facesse intendere quanto è
miserabile forzare il suo talento a uscire dal suo genere, e quanto la follia
di voler cantare su tutti i toni crea cattiva musica.
La Fontaine non deve allontanarsi dalla grande capacità che ha di
raccontare.
3 - Bruno
La Donna e il Segreto
È difficile a chi porta le gonne il custodire un gran segreto in petto; quantunque sotto un simile rispetto, ci sian uomini peggio delle donne.
Un marito per mettere alla prova la sua donna, una notte a dire uscì: - Nel ventre par che tutto mi si muova, provo un dolor che non provai fin qui.
Ho fatto un ovo. - Un ovo, o Dio bambino! - Ecco, vedilo qui tiepido ancora, guardati ben dal dirlo. Ogni vicino mi chiamerebbe gallinetta allora -.
La donna, nuova al caso, con spavento, per tutti i santi di tacer giurò. Ma non durò poi molto il giuramento, ché appena in Oriente il sol spuntò,
scesa dal letto va da una comare e: - Amica, - dice, - amica, un caso novo, ma zitta, non mi fate bastonare, sapete? mio marito ha fatto un ovo.
- Un ovo? - Signorsì, tre volte tanto i soliti, ma zitto in carità. - Gesummaria! - Tacete. - Dal mio canto non fiato, ve lo giuro, andate là -.
Quando partì la femmina dell'ovo, l'amica che a cantar nel ventre sente il gran segreto, al solito ritrovo cammina a sparpagliarlo fra la gente.
Ma in vece d'uno, nel contar la storia, disse che l'uomo n'avea fatti tre, e un'altra ancor più corta di memoria, in gran segreto quattro gliene dié.
Il segreto era quello del magnano, tutti parlavan dell'avvenimento, e l'ovo crebbe sì di mano in mano, che in capo al dì n'aveva fatti cento.
coda
In effetti voi vedete che da Nuova Amicizia si passa a un luogo
che si chiama Grande Spirito, perché solo da un grande spirito può nascere
la stima!
4 Isabella Vincenti.
Ecco le Maximes di M. de la Rochefoucault
riviste, corrette e aumentate: è da parte sua che ve le invio.
Ce ne sono di divine; e per mia onta ce
ne sono che io non capisco. Dio sa come voi le intenderete:
- Si on juge de l’amour par la plupart de ses effets, il ressemble
plus à la haine qu’à l’amitié
-S’il ya un amour pur et exempt du mélange de nos autres passions,
c’est celui qui est caché au fond du cœur, et que nous ignorons
nous-mêmes.
-L’amour aussi bien que le feu ne peut subsister sans un mouvement
continuel; et il cesse de vivre dès qu’il cesse d’espérer ou
de craindre.
Poi vedete quei piacevoli villaggi di: Versi Graziosi, di Biglietto Galante e di Biglietto Dolce, che sono le
operazioni più abituali del grande spirito agli inizi di
un’amicizia.
5 – Eugenio
Murrali.
" La Tulipe flamboyante"
Permettez-moi, belle Julie,
de mêler mes vives couleurs
à celles de ces rares fleurs
dont votre tête est embellie :
Je porte le nom glorieux
Qu’on doit donner à vos beaux yeux.
“La Violette”
Franche d’ambition je me cache sous l’herbe,
modeste en ma couleur ,modeste en mon séjour;
Mais si sur votre front je me puis voir un jour,
la plus humble des fleurs sera la plus superbe.
Poi, proseguendo per questa via vedete:
Sincerità, Gran Cuore, Probità, Generosità, Rispetto, Precisione e
bontà,
tutto di fronte a Tendre, Per far capire che non c’è vera
stima senza bontà e che non si può arrivare a
Tendre da quel lato senza avere quella preziosa qualità.
adagio
sonata 4
re
minore "grave e devoto"
6 - Pasquale Sabatelli
“Eccoci a
questo tratto così nuovo e così singolare, del romanzo di M.mede
La Fayette che è la confessione che la princesse de Clèves fa a suo
marito dell’amore che lei porta ad un altro uomo, il duca di Nemours.
Che si ragioni
finché si voglia su questo: io trovo il tratto ammirevole e molto ben
preparato. E’ la più virtuosa donna del mondo!
Crede di
aver ragione di diffidare di se stessa, perchè sente il suo cuore
prevenuto suo malgrado in favore di un altro diverso da suo marito.
Si accusa come
di un crimine di questa sua inclinazione del tutto involontaria e (per quanto
innocente sia) cerca aiuto per vincerla.
Dubita di avere
la forza di venirne a capo se si fidasse solo di sé. E per imporsi ancora una
condotta più austera di quella che la sua propria personale virtù
le imporrebbe, fa a suo marito la confidenza di ciò che sente per un altro.
Trovo che il
suo atto sia davvero bello ed eroico!
7 - Francesca Micheletti
"Ebbene,
signore, gli rispose gettandosi alle sue ginocchia, vi farò una confessione che
mai è stata fatta a un marito; solo l’innocenza della mia condotta e
delle mie intenzioni me ne da la forza.
Vi chiedo mille
volte perdono se nutro sentimenti per un altro uomo, ma non vi affliggerò mai
con le mie azioni.
Pensiate che
per fare quel ch’io faccio, occorre avere più amicizia e più stima per un
marito di quanto se ne abbia mai avuta; guidatemi, abbiate pietà di me, e
amatemi ancora, se potete."
8 - Massimo Saccà
Monsieur de
Clèves pensò di morire di dolore, e abbracciandola e sollevandola disse:
"abbiate
pietà di me voi stessa, signora, Voi mi sembrate più degna di stima e
d’ammirazione che tutto quel che c’è mai stato di donne al mondo;
ma anche io mi
trovo il più infelice uomo che sia mai esistito. Ho tutt’insieme la gelosia di
un marito e quella d’un amante; la fiducia e la sincerità che voi avete per me
hanno un valore infinito: mi stimate abbastanza per credere che non abuserò
di questa confessione:
Avete
ragione,signora, non ne abuserò e non vi amerò meno per questo. Mi rendete
infelice per il più grande segno di fedeltà che mai una donna abbia dato a suo
marito."
coda
9 - Paolo Sansonetti
“Bah…La
confessione di Mme de Clèves a suo marito è stravagante, e si può immaginare
forse in una storia vera;
ma quando se ne
fa una a piacere, è ridicolo dare alla propria eroina un sentimento così
straordinario.
L’autrice,
facendolo, ha pensato di più a non somigliare agli altri
romanzi che a seguire il buon senso.
Una donna dice
raramente a suo marito che qualcuno è innamorato di lei, ma mai che lei
abbia dell’amore per un altro, diverso da lui. E tanto meno gettandosi alle sue
ginocchia, come fa la principessa!
Dopo ciò,
bisogna, per favore, tornare a Nuova Amicizia, per vedere da quale via si va da
lì a Tendre con Riconoscenza.
10 - Giulia Sedda
Il vostro ricordo mi ha dato una gioia sensibile...
..e mi ha risvegliato tutto il piacere della
nostra antica amicizia.
I vostri versi mi hanno fatto ricordare la
mia gioventù, ed io vorrei tanto sapere perché il ricordo della perdita di un
bene tanto irreparabile non mi dia nessuna tristezza.
Invece del piacere che ho provato, mi sembra
che si dovrebbe piangere:
ma,senza esaminare da dove possa venire questo
sentimento, voglio attaccarmi a quello che mi dà la riconoscenza
che ho del vostro presente.
Non potete dubitare che mi sia gradito, poiché il
mio amor proprio vi trova così bene la sua
convenienza, e che io vi sono celebrata dal
più bello spirito del mio tempo.
Occorrerebbe, per l’onore dei vostri versi, che
io avessi meglio meritato tutto quello che voi mi fate.
Tale quale sono stata, e tale quale sono, non
dimenticherò mai la vostra vera e solida amicizia.
Io sarò tutta la mia vita la più riconoscente
come la più antica delle vostre umilissime serve.
gavotta sonata 4
Vedete dunque
,vi prego, come bisogna andare prima da Nuova Amicizia a Compiacenza
11 ……Paola
Comincio un po’ prima del ragionevole, mia cara, per chiacchierare un po’
con voi.
non posso dirvi quanto vi compiango, quanto vi lodo, quanto vi ammiro:
ecco il mio discorso diviso in tre punti.
Vi compiango di essere soggetta ad umori neri
(che vi fanno sicuramente molto male)
Vi lodo di esserne padrona quando occorre, e principalmente per Monsieur de
Grignan,
che ne sarebbe compenetrato (è un segno dell’amicizia e della compiacenza
che avete per lui)
Vi ammiro di costringervi per parere quel che non siete:
ecco che cosa è: eroico!… e frutto della vostra filosofia;
voi avete in voi la capacità di esercitarla.
coda gavotta
…dopo, si
arriverà a quel piccolo
villaggio
chiamato Sottomissione
12 Michele Suozzo
Sposare un'oca serve per non essere un capro.
Ma una donna ingegnosa è un cattivo presagio
E so quello che costa a certa buona gente
L'aver preso una moglie dotata di talento.
Ed io mi tiro in casa una intellettuale
Che pensa solo a visite ed a ricevimenti
Che in versi e in prosa scrive bigliettini galanti
Che riceve marchesi e giovani alla moda
Mentre sarei per tutti «il marito di Lei»
Simile a certi santi che mai nessuno invoca?
No no , non voglio affatto un ingegno per moglie;
Donna che sappia scrivere ne sa più che non debba.
Pretendo che la mia, non sublime per lumi
Non sappia addirittura che cosa sia un sonetto;
E se mai capitasse di giocare alle rime
Quando le viene chiesto: «Che metti nel cestino?»
Voglio che lei risponda: «Una torta alla crema».
Insomma lei dev'essere d'una ignoranza estrema.
sonata 5 presto (non troppo)
la maggiore -"gioioso e rustico"
come vedete, il
villaggio di sottomissione confina con un altro villaggio, molto piacevole, che
si chiama Delicate Attenzioni.
13 Franca Gaeta
Sono, ve lo
assicuro, alla disperazione per l’inquietudine che vi ha procurato la mia
salute.
Ahimè, mia
bella, non pensate ad altro e il vostro ragionamento è fatto apposta per
procurarvi angoscia.
Dite che vi si
fa mistero del mio salasso; ma,in fede mia, non sono affatto malata, non ho
avuto affatto le caldane.
Decisi il mio
salasso bruscamente, secondo la necessità dei miei affari, piuttosto che su
quella della mia salute;
mi sentivo un
po’ oppressa: giudicai che mi occorresse un salasso prima di partire, al
fine di mettere questo salasso come provvista nei miei bagagli.
Non vi feci
sapere niente perchè ciò avrebbe avuto l’aria di fare la scena di chi è
impedita, e questa discrezione vi è costata mille pene!
Ne sono
disperata, figlia mia; ma credetemi, non vi ingannerò mai, e seguendo le nostre
massime di non risparmiarci affatto,vi farò sapere sempre sinceramente
come sto; fidatevi di me.
Per esempio, si
vuole ancora che io mi purghi. ebbene, lo farò come ne avrò il tempo; non
ne siate punto spaventata. sto molto bene, sbarazzatevi di questa
inquietudine!
Boismortier, sonata I - sicigliana
sol maggiore "dolcemente gioioso"
Vedete, io
dico, che adesso si deve passare per Assiduità, per
far capire che non basta aver per qualche giorno tutte quelle delicate
premure obbliganti, che producono tanta riconoscenza, se non le si ha in
modo costante!
14 Maria Teresa Giuli
Vado a farvi conoscere la cosa più sorprendente, la più
meravigliosa, la più miracolosa, la più trionfante, la più stordente, la più
inaudita, la più singolare, la più straordinaria, la più imprevista, la più
grande, la più piccola, la più rara, la più comune, la più sfarzosa, la più
segreta fino ad oggi, la più brillante, la più degna d’invidia: infine una cosa
di cui non si trova che un esempio nei secoli passati, una cosa che non la si
può credere a Paris, come non si potrebbe credere a Lyon; una cosa che fa
gridare misericordia a tutti; una cosa che colma di gioia Mme de
Rohan e Mme de Hauterive; una cosa che infine si farà domenica,
dove coloro che la vedranno crederanno di avere le visioni; una cosa che si
farà domenica, e che non sarà fatta, forse, lunedì. Non posso risolvermi a
dirla; indovinatela!
sonata I - presto
ve la do in tre… gettate la vostra lingua ai cani? Eh bene! Bisogna
dunque dirvela:
M. de Lauzun sposa domenica al Louvre, indovinate chi? ve la do in quattro,
ve la do in dieci; ve la do in cento. E' ben difficile da indovinare;
è M.mede la Vallière? -Niente affatto, Madame.
E’ dunque M.llede Retz? - Proprio per niente, siete molto
provinciale. Veramente siamo ben stupide, voi dite, è M.lleColbert.?-
Ancor meno.
E’ certamente M.lle de Créquy? Non ci siete. Occorre dunque alla
fine dirvelo: sposa, domenica al Louvre, col permesso del re, Mademoiselle,
Mademoiselle de ...Mademoiselle, indovinate il nome:
sposa Mademoiselle, in fede! in fede mia! La mia fede giurata!
Mademoiselle, la grande Mademoiselle; Mademoiselle, figlia di Monsieur;
Mademoiselle, nipote di Henri IV; Mademoiselle d’Eu, Mademoiselle de Dombes,
mademoiselle de Montpensier, Mademoiselle d’Orléans, Mademoiselle, cugina
germana del Re; Mademoiselle destinata al trono; Mademoiselle, il solo partito
di Francia che fosse degno di Monsieur. Ecco un bel soggetto per discorrere. Se
gridate, se siete fuori di voi, se vi dite che abbiamo mentito, che questo è
falso, che ci si burla di voi, che è una bella presa in giro, che tutto questo
è uno scherzo di cattivo gusto. Se infine ci lanciate ingiurie: noi troveremo che
avete ragione; ce la siamo presa quanto voi.
Addio, le lettere che saranno recapitate per via
ordinaria vi faran vedere se diciamo il vero o no!
coda (presto)
Dopo vedete che
si deve passare a un altro villaggio che si chiama SOLERZIA… e non fare come certe persone tranquille che
non si affrettano neanche un po’ per quanto le si preghi e che sono
talvolta incapaci d’avere quella sollecitudine che talvolta produce così tanta
gratitudine
sonata III - allegro ma non presto
re maggiore "gioioso e assai guerriero"
Dopodiché
vedete che bisogna passare a Grandi Servizi,
e che, per sottolineare che ci sono poche persone capaci di
renderne, questo villaggio è più piccolo degli altri.
In
seguito bisogna passare a Sensibilità, per
far capire che bisogna percepire fino ai più piccoli dolori di
quelli che si amano.
10 - Daniela Massi
Ricevo le vostre lettere, mia cara, come voi avete ricevuto il mio anello;
fondo in lacrime leggendole.
Sembra che il mio cuore voglia fendersi a metà, sembra che mi scriviate
ingiurie, o che siate malata o che vi sia capitato qualche incidente, ed è
tutto il contrario:
mi amate, bimba mia cara, e me lo dite in un modo che non posso sostenere
senza pianti in abbondanza.
Preferite scrivermi i vostri sentimenti piuttosto di quanto
amiate dirmeli.
In qualunque modo mi arrivino, sono ricevuti con una tenerezza e
una sensibilità che non è
compresa che se non da coloro che sanno amare come io faccio.
Mi fate provare per voi tutto ciò che è possibile sentire in quanto a
tenerezza; ma se voi pensate a me, mia povera cara, siate certa anche che io
penso continuamente a voi;
è quel che i devoti chiamano un pensiero abituale...
Boismortier, sonata III - aria affettuoso
re minore "devoto"
Dopo, bisogna,
(per arrivare a Tendre), passare per Tendresse,
perché l’amore attira fortemente l’amicizia.
Boismortier, sonata V - larghetto
Bisogna poi
andare a Obbedienza, non essendoci quasi niente
che impegni di più il cuore di coloro a cui si obbedisce se non la cieca
obbedienza.
16 Franco Mirabella
Ciascuno ha il suo sistema.
Con le donne e col resto io faccio a modo mio.
Sono ricco abbastanza, io credo, per potere
Scegliere una metà che mi deva ogni cosa,
E da cui la completa e piena dipendenza
Non venga a ricordarmi nascita e patrimonio.
Quattr’anni aveva, e il viso di lei dolce e compunto
In mezzo all’altre bimbe mi suscitò l’amore,
Sua madre si trovava in gravi
ristrettezze
E di chiederla in moglie mi venne la pensata,
La buona contadina ,di fronte alla richiesta,
Accettò di buon grado di levarsi un tal peso.
In un convento lungi da mondano commercio,
Io la feci educare secondo i miei principi.
Vale a dire ordinando d’usar qualsiasi mezzo
Per farla diventare idiota il più possibile.
la Dio mercé,il successo ha coronato l’attesa:
L’ho vista ora,cresciuta,a tal punto innocente
Che ho ringraziato il cielo d’avermi accontentato
Col darmi una mogliera,fatta a misura mia.
L’ho dunque ritirata ; ma poiché la mia casa
E’ aperta tutto il giorno a ogni sorta di gente,
L’ho collocata altrove,come vuole prudenza,
in un quartiere dove non ricevo nessuno.
e per non rovinare la sua indole buona,
Le ho messo accanto gente semplice come lei.
Mi chiederete adesso:perché questo racconto?
Sonata 3 allegro
e per arrivare
infine là dove si vuole andare, bisogna passare da costante amicizia, che è certamente il cammino più
sicuro per arrivare a Tendre con Riconoscenza.
17 - Paola Emanuele
Consento al commercio di bello spirito che mi proponete. L’altro
giorno ho fatto una massima subito senza pensarci, e la trovai così buona che
credetti di averla imparata a memoria tra quelle di M de La Rochefoucault.
Vi prego di dirmelo:
in quel caso bisognerebbe lodare la mia memoria più della mia facoltà
di giudizio.
Dice: l’ingratitudine attira i rimproveri, come la riconoscenza attira
nuovi benefici.
Ditemi dunque che cos’è questo? L’ho letto? L’ho sognato? L’ho immaginato?
Niente è più vero di questa cosa, e niente è più vero anche che non so dove
l’ho presa e che l’ho trovata tutta organizzata nella testa e nella punta
della lingua!
Ma, Signora, siccome non ci sono sentieri dove non ci si possa smarrire,
Mademoiselle de Scudéry ha fatto, come potete vedere, in modo che quelli che
sono a Nuova Amicizia, se prendono un po’ più a destra, o un po’ più a
sinistra, si possono smarrire! perché, se partendo dal Grande Spirito, si
va a Negligenza, che voi vedete proprio di
fronte su questa carta; in seguito continuando questo smarrimento, si
arriva a Disuguaglianza!
Vivace
17- Emanuela Lorenzetti
E’ domenica 26 aprile; questa
lettera non partirà che mercoledì; ma questa non è una lettera, ma il racconto
che Moreuil mi ha appena fatto, per voi, di quel che è accaduto a Chantilly
relativo a Vatel, il cuoco del Re.
Vi ho scritto venerdì che si era pugnalato: ecco l’affare in dettaglio:
Il Re arrivò giovedì sera; la caccia, le lanterne, il chiar di luna, la
passeggiata, la merenda in un posto tappezzato di giunchiglie, tutto andò
a meraviglia.
Cenammo. Ci furono alcuni tavoli dove mancò l’arrosto a causa
di diversi coperti imprevisti. Questo turbò molto Vatel; che
pronunciò molte volte:
”Ho perso l’onore; ecco un affronto che non
sopporterò".
Disse a Gourville:” Mi gira la testa. Sono dodici notti che non dormo;
aiutatemi a dare ordini.” Gourville lo confortò come poté. Ma
quell’arrosto che era mancato, non alla tavola del Re, ma ai venticinquesimi,
gli tornava sempre in mente. Monsieur il Principe andò fino in camera sua, e
gli disse: ”Vatel, va tutto bene?; niente era bello come la cena del Re.” E
lui disse: ” Monseigneur la vostra bontà mi dà il colpo di grazia; so
che l’arrosto è mancato a due tavoli, non sopravvivrò a quest’affronto; ho
onore e reputazione da perdere.” . – Niente affatto, disse il Principe,
non preoccupatevi, va tutto bene.”
Viene la notte: i fuochi d’artificio non riescono, sono coperti da una
nuvola; erano costati sedicimila franchi. Alle quattro del mattino, Gourville
si burlò di lui. Vatel sale in camera sua, mette la sua spada contro la
porta e se la passa attraverso il cuore, ma non succede che al terzo
colpo, perchè ne aveva sferrati due che non erano stati mortali; cade
morto. Vanno in camera sua; urtano contro la porta, la sfondano; lo
trovano annegato nel suo sangue, si corre da Monsieur il Principe, che è alla
disperazione. Monsieur il Duca pianse, era su Vatel che ruotava tutto il suo
viaggio in Borgogna. Monsieur il Principe lo disse al Re con grande tristezza.
si è lodato e biasimato il suo coraggio. Tuttavia Gourville cerca di
porre riparo alla perdita di Vatel. E così è stato. Si è pranzato molto
bene, si è fatto merenda, si è cenato; si è passeggiato, si è giocato, siamo
stati a caccia; tutto era profumato di giunchiglie, tutto era incantato.
di là a Tepore
II Aria - affettuoso
mi minore "effeminato, amorevole e
lamentevole"
18 - Lidia Capalbo
Dite una parolina in una delle vostre lettere, di Mme de Lavardin; è
entusiasta del vostro merito, ed io, bambina mia, della tenerezza che ho per
voi. Se non ve ne parlo ancora abbastanza di buon grado, è per discrezione; ma,
in una parola, mi occupate interamente, e senza darvi nessun appuntamento
spirituale, come Mlle de Scudéry, siate sicura che non sapreste
pensare a me in nessun momento in cui io non pensi a voi, non sapreste pensarci
a torto, piccina mia. Ma guardate un po’ la luna,
questa luna che guardo anch' io; vediamo la stessa cosa, s ebbene a
duecento leghe lontane l’una dall’altra.
di qua a Leggerezza;
Minuetto III
19 Chara Torricelli
"Ho comprato, per farmi una veste da camera, una stoffa come quella
che avete voi per la vostra ultima sottana. È ammirevole. C'è un po' di verde,
ma domina il viola, insomma, ho dovuto soccombere. Si voleva farmela foderare
di color fuoco, ma ho trovato che sarebbe apparsa, da parte mia, un'impenitenza
finale. Il di sopra è fragilità pura, ma il disotto sarebbe stata una volontà
determinata che mi è sembrata contro tutti i buoni costumi, e allora mi son
gettata nel taffettà bianco».
e a Oblio;
20 Maria Cristina Pauselli
Finalmente, figlia mia, eccoci in questi poveri Rochers.
Quale modo di rivedere questi viali, queste insegne,
questo studiolo, questi libri, questa camera, senza morire di tristezza?
Ci sono ricordi piacevoli;
ma ce ne sono di così vivi e teneri, che si fa fatica a sopportarli: ne fan
parte quelli che ho di voi.
Non capite affatto bene l’effetto che questo può fare in un cuore come il
mio?
Se i continuate a stare bene, cara bambina mia, non verrò a
trovarvi che l’anno venturo:l a Bretagna e la Provenza non sono compatibili.
Sono una cosa strana i grandi viaggi: se si restasse sempre nello
stato in cui si è quando si arriva, non si uscirebbe mai dal luogo in cui
si è; ma la Provvidenza fa in modo che si dimentichi;
è la stessa che serve alle donne che hanno partorito. Dio permette quest’oblio perché il mondo non finisca e si facciano viaggi
in Provenza.
Talvolta ho qualche fantasticheria in questi boschi, di una
tale cupezza, che ne torno più mutata che dopo un accesso di febbre.
Invece di trovarsi a Tendre con Stima, ci si troverebbe al Lago dell’Indifferenza che vedete segnato su questa carta, e che
con le sue acque tranquille rappresenta, senza dubbio molto giustamente,
la cosa di cui porta il nome in questo luogo.
Andante
21 Anna Parisi
Venne in carrozza da Vincennes a Paris; soffocò un po’ e fu imbarazzata.
La si volle far confessare, nessuna notizia.
alle cinque la si legò e, con una torcia in mano, apparve nel
patibolo,vestita di bianco; (è una sorta d’abito per il rogo.)
Era molto rossa e si vedeva che respingeva il confessore e il
crocifisso con violenza.
A Notre-Dame, non volle mai pronunciare l’ammenda onorevole e, alla
Grève, si difese quanto poté per uscire dal patibolo:
La si tirò con la forza. La si mise sul rogo, seduta e legata col
ferro. La si coprì di paglia. Bestemmiò molto, respinse la paglia
cinque o sei volte, ma alla fine il fuoco aumentò e la si è persa di
vista e le sue ceneri sono ora nell’aria.
coda
Ecco la morte di MmeVoisin, celebre per i suoi crimini e la sua
empietà. si crede che ci saranno grandi conseguenze che ci sorprenderanno. Un
giudice, cui,mio figlio diceva l’altro giorno che era una strana cosa di
farla bruciare a fuoco lento, gli disse:”Ah! monsieur, ci sono certi
piccoli addolcimenti a causa della debolezza del sesso.-Eh che! monsieur le si
strangola? –No,ma gli si gettano ceppi sulla testa; i ragazzi del boia
strappano loro la testa con uncini di ferro.” vedete bene, figlia mia, che ciò
non è così terribile come si pensa.
Le soleil ni la mort ne se peuvent regarder fixement.
D'altra parte, se partendo da Nuova Amicizia si prendesse un po’troppo a sinistra e si andasse a Indiscrezione, a Perfidia,a Orgoglio, a Maldicenza, a Cattiveria….invece di trovarsi a Tendre con Riconoscenza, ci sitroverebbe al mare dell’Inimicizia, dove tutti i vascelli fanno naufragio; e che per l’agitazione delle sue onde, conviene senza dubbio molto giustamente a questa impetuosa passione, che Madémoiselle vuole rappresentare.
Allemanda della sonata n VI
22 Lidia Capalbo
Finalmente è fatta, la Brinvilliers è nell’aria. Il suo povero corpicino è stato gettato, dopo l’esecuzione, in un rogo molto grande, e le ceneri al vento, così che la respireremo, e con la comunicazione dei piccoli spiriti ci attaccherà qualche umore velenoso di cui saremo tutti stupiti.
Fu giudicata ieri.
stamattina, le si è letta la sua sentenza , che era di fare ammenda onorevole a Notre-Dame e avere la testa tagliata, il corpo bruciato, le ceneri al vento.
La si è presentata all’interrogatorio sotto tortura; ha detto che non ce n’era bisogno e che avrebbe detto tutto!
coda
In effetti, fino alle cinque della sera ha raccontato la sua vita, ancora più spaventosa di quanto si pensasse.
Ha avvelenato dieci volte di seguito suo padre, i fratelli e parecchi altri.
E sempre l’amore e le confidenze mischiate dovunque!
Alle sei la si è condotta, nuda, in camicia e la corda al collo, a Notre-Dame a fare l’ammenda onorevole.
Poi la si è rimessa sul carro, dove l’ho vista gettata all’indietro sulla paglia, con una cuffia bassa e la camicia, un dottore al seguito, il boia dall’altro lato. Veramente questo mi ha fatto fremere.
si presenta eroicamente :
”Messieurs, dice, "andiamo, che si concluda.”
Fu spedita all’istante.
Che ne dite di questa sorta di coraggio?
So ancora mille raccontini gradevoli come questo...
Mentre siamo fra questi orrori, voi siete al ballo, date grandi cene, il mio nipotino è a teatro e danza a meraviglia; in verità, è quel che si chiama il carnevale!
allegro sonata quinta
Così Madémoiselle de Scudéry, che vuole farci capire su questa carta che non ha mai ricevuto Amore, fa sì che il fiume dell’Inclinazione si getta in un mare che si chiama il Mare Pericoloso; perchè in effetti è abbastanza pericoloso per una donna, andare un po’ al di là delle ultime frontiere dell’Amicizia;
Allegro….prima parte
23 - Stefano Poggelli
"Insomma vuoi scendere, sì o no?", urlava Barbablu. "Un'altro momentino" rispondeva la moglie: e tornava a gridare: "Anna, Anna, sorella mia, non vedi tu apparir nessuno?". "Vedo" ella rispose "due cavalieri che vengono in qua: ma sono ancora molto lontani." "Sia ringraziato Iddio", aggiunse un minuto dopo, "sono proprio i nostri fratelli: io faccio loro tutti i segni che posso, perché si spiccino e arrivino presto." Intanto Barbablu si messe a gridare così forte, che fece tremare tutta la casa. La povera donna ebbe a scendere, e tutta scapigliata e piangente andò a gettarsi ai suoi piedi: "Sono inutili i piagnistei", disse Barbablu, "bisogna morire". Quindi pigliandola con una mano per i capelli, e coll'altra alzando il coltellaccio per aria, era lì lì per tagliarle la testa. La povera donna, voltandosi verso di lui e guardandolo cogli occhi morenti, gli chiese un ultimo istante per potersi raccogliere. "No, no!", gridò l'altro, "raccomandati subito a Dio!", e alzando il braccio...In quel punto fu bussato così forte alla porta di casa, che Barba-blu si arrestò tutt'a un tratto; e appena aperto, si videro entrare due cavalieri i quali, sfoderata la spada, si gettarono su Barbablu e, colla spada lo passarono da parte a parte e lo lasciarono morto.
Allegro….seconda parte
e fa poi sì che al di là di questo mare, c’è quel che chiamiamo Terre Sconosciute, perché in effetti noi non sappiamo per niente quel che c’è e non crediamo che nessuno sia stato più lontano di Ercole;
sarabanda son 5
così che in questo modo abbiamo avuto la possibilità di fare una gradevole morale dei sentimenti, con un semplice gioco della sua mente; e di far capire in modo molto particolare, che non ha affatto ricevuto vero amore, e che non ne potrà mai avere.
sonata VI minuetto - 3
L'arte della conversazione
di Monsieur de La Rochefoucault
L’ arte della
conversazione di M. de la Rochefoucault per aprire la discussione del pubblico
sul tema del linguaggio rinnovato, strumento per cambiare la condizione
sottomessa della dama.
La conversazione era ,con la
lettura,una delle distrazioni degli habitués delle ruelles ,ovvero di
quelli che nel XVIII s. si chiameranno poi i salotti .Considerata ad un
tempo come un’arte,in questo testo è l’oggetto di un’analisi approfondita.
Quel
che rende poche persone gradevoli nella conversazione: il fatto che ognuno
pensi più a quello che egli ha l’intenzione di dire che a quel che gli altri
dicono, e che non si ascolta quasi quando si ha molta voglia di parlare. Tuttavia
è necessario ascoltare quelli che parlano; bisogna dar loro il tempo di farsi
comprendere, e sopportare anche che dicano cose inutili.
Ben
lungi dal contraddirli e dall’interromperli ,si deve, al contrario entrare
nella loro mente e nel loro gusto, mostrare che li si capisce, lodare
quel che dicono tanto quanto merita d’essere lodato e far vedere che è
piuttosto per scelta che li si loda piuttosto che per compiacenza. Per piacere
agli altri, occorre parlare di quel che essi amano, e di ciò che li tocca,
evitare le dispute su cose indifferenti e porre loro di rado domande, e non
lasciar loro mai credere che si pretende di avere più ragione di loro.
Si devono
dire le cose con un’aria più o meno seria e su temi più o meno elevati, secondo
l’umore e la capacità delle persone che si intrattengono e ceder loro
lietamente il privilegio di decidere, senza obbligarli a rispondere, quando non
hanno voglia di parlare. Dopo aver soddisfatto così ai doveri della buona
educazione, si possono esprimere i propri sentimenti, mostrando che si cerca di
appoggiarli sull’opinione di coloro che ascoltano ,senza atteggiamenti di
presunzione né di ostinazione.
Evitiamo soprattutto di
parlare spesso di noi stessi e di porci come esempio. niente è più sgradevole
di un uomo che cita se stesso ad ogni proposito.
Non si può nemmeno applicarsi
troppo a conoscere l’inclinazione e la capacità intellettiva di
quelli a cui si parla, accordarsi alla mente di colui che l’ha più
vivace, senza ferire la tendenza o l’interesse degli altri con
questa preferenza. Allora si devono far valere tutte le ragioni che egli ha
detto, aggiungendo modestamente i nostri propri pensieri ai suoi,
facendogli credere, per quanto è possibile, che è da lui che li si assume.
Non bisogna mai dire nulla con un’aria
di autorevolezza, né mostrare alcuna superiorità intellettuale; rifuggiamo
dalle espressioni troppo ricercate, dai termini duri o forzati, e non
serviamoci affatto delle parole più grandi delle cose. Non è vietato
conservare le proprie opinioni, se sono ragionevoli, ma bisogna
arrendersi alla ragione appena essa appare, da qualunque parte venga:lei sola
deve regnare sui nostri sentimenti, ma seguiamola senza urtare i
sentimenti degli altri, e senza far apparire il disprezzo per quello che hanno
detto: è pericoloso voler essere sempre il padrone della conversazione,e di
spingere troppo lontano una buona ragione quando la si è trovata . L’onestà
vuole che si nasconda talvolta la metà della propria intelligenza e che si
gestisca con cura un testardo che si difende male, per risparmiargli l’onta di
cedere. Non piacciamo certo quando si parla troppo a lungo e troppo
spesso di una stessa cosa, e si cerca di volgere la conversazione su soggetti
di cui ci si crede più competenti degli altri. bisogna entrare
indifferentemente su tutto quel che loro aggrada, soffermarcisi tanto quanto lo
vogliano, e allontanarsi da tutto quel che non è conveniente per loro.
Ogni sorta di
conversazione ,anche se elevata non è adatta ad ogni genere di persone
d’intelletto:
bisogna scegliere
ciò che è di loro gusto ,ciò che conviene alla loro condizione,al loro sesso,ai
loro talenti,e scegliere anche il tempo per dirlo. Osserviamo il
luogo,l’occasione,l’umore,in cui si trovano le persone che ci ascoltano ,perché
se occorre molta arte per saper parlare a proposito,non ne occorre meno
per saper tacere. Esiste un silenzio eloquente che serve ad approvare e a
condannare,c’è un silenzio di discrezione e rispetto,esistono infine toni,arie
e maniere che determinano tutto quel che esiste di gradevole e sgradevole
,di delicato o di sorprendente nella conversazione,ma il segreto di servirsene
bene è concesso a poche persone;quelli stessi che ne fanno delle regole ci
inciampano spesso,e la più sicura che si possa dare è ascoltare molto ,parlare
poco,non dire niente di cui ci si possa pentire.
Madeleine de Scudéry
«Saffo»
fu il soprannome dato, secondo la moda del tempo, a questa donna di lettere,
abituale frequentatrice dell’Hôtel de Rambouillet prima di aprire, nel 1652,
un proprio salotto letterario che diede a lungo il tono
al Preziosismo,
del quale fu una delle più note esponenti. La maggior parte delle celebrità
dell’epoca, Montausier, La Rochefoucauld, Madame de La Fayette, Madame de Sévigné, Conrart,
Chapelain,
Pomponne e Pellisson onorarono regolarmente le
conversazioni erudite ed eleganti dei «sabati di M.lle de Scudéry».
Sotto il nome del
fratello Georges de Scudéry, che non esitò mai a prendersi la paternità di un
gran numero di scritti della sorella, Madeleine fu l’autrice di successo di
lunghi romanzi galanti nei quali facilmente si riconoscevano i ritratti di
personaggi come il Condé, M.me de Longueville, Catherine de Vivonne de Rambouillet ecc.,
trasposti nell’antichità insieme con la vita della società mondana
contemporanea: Ibrahim ou l’Illustre Bassa (4 volumi, 1642);
Artamène ou le Grand Cyrus (1649-1653),
il romanzo più lungo di tutta la letteratura francese (10 volumi); Clélie,
histoire romaine (10 volumi, 1654-1660),
in cui traspose l'amore per Pellisson; Almahide ou l’esclave reine (8 volumi, 1660);
Mathilde d’Aguilar, histoire espagnole (1667).
Luogo di analisi
raffinate della vita interiore dei personaggi, i cui ritratti hanno spesso un
rilievo stupefacente, queste opere hanno dato vita a emozioni nuove, come la
malinconia, la noia, l’inquietudine e certi sogni che prefigurano Rousseau. In Clélie, histoire romaine figura
una famosa Carte de Tendre alla geografia della galanteria, rasentante
l’affettazione, che distolse la corrente del preziosismo dal suo originale
modernismo.
Madeleine de Scudéry
attribuì al proprio alter ego, un personaggio dell’ Artamène ou le grand Cyrus
che ha nome Saffo, giudizi impietosi contro il matrimonio,
definito un’istituzione tirannica. La Scudéry, del resto, rimase sempre nubile.
Con Pellisson, col quale intrattenne una relazione
di grande fedeltà, ella ha influenzato La Fontaine e Molière
che pure sembra averla messa in ridicolo sotto il nome di «Magdelon»,
diminutivo di Madeleine, nella sua pièce Le preziose ridicole.
Data
di nascita: 5 febbraio 1626, Parigi
Data
di morte: 17 aprile 1696, Grigna
Madame de Sévigné nacque
a Parigi da un'antica famiglia borgognona: Suo padre fu ucciso nel giugno 1627
nell'isola di Ré durante la guerra contro gli
inglesi. La moglie gli sopravvisse di poco, così che Marie, rimase orfana nel 1633.
Marie sposò Henri,
marchese de Sévigné, un nobile bretone benestante, il 4 agosto 1644,
e risiedette con lui nel castello "Les Rochers" luogo che ora deve a
lei la sua rinomanza. Ebbe una figlia, Françoise Marguerite, il 10 ottobre 1646
e un figlio, Charles, il 12 marzo 1648.
Il 4 febbraio 1651,
Henri de Sévigné, a seguito di una questione con il cavaliere d'Albret su una
certa signora di Gondran, si batté con lui rimanendo mortalmente ferito.
Rimasta orfana e vedova
a soli ventisei anni, Marie non si risposò più: a novembre si stabilì a Parigi,
ma trascorrendo una parte dell'anno a "Les Rochers". A Parigi
frequentò i salotti dell'aristocrazia, specialmente quello di Nicolas
Fouquet, ministro delle finanze di Luigi
XIV.
Madame de Sévigné, molto
legata alla figlia, intrattenne con lei una corrispondenza, divenuta molto
famosa, per tutta la vita: la prima lettera è datata 6 febbraio 1671.
Dal 1673,
(con una media di tre-quattro lettere ogni settimana)
quella corrispondenza,
copiata e diffusa non si sa da chi, cominciò a circolare pubblicamente: madame
de Sévigné affermò tuttavia che quelle lettere erano in sostanza dei documenti
pubblici e concesse loro libera circolazione.
Mme de Sévigné,morì
a Grignan(nel castello della figlia,diventata per matrimonio contessa
di Grignan in Provenza).
Questo è finalmente il testo definitivo che sara utilizzato per la rievocazione del Salon Du XVII il 31/1 c.m.presso la libreria assaggi ,via degli Etruschi,4,Roma,19.30 h.
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