Marie Anne Doublet
(Parigi,23 agosto 1677 - Parigi,maggio 1771) è stata una letterata francese e salottiera chiamata impropriamente Mme Doublet de Persan dalla maggioranza dei suoi biografi.
(Parigi,23 agosto 1677 - Parigi,maggio 1771) è stata una letterata francese e salottiera chiamata impropriamente Mme Doublet de Persan dalla maggioranza dei suoi biografi.
I
bollettini dell’amante ,animatore del
salotto di Madame ,che, reinventati,possono costituire il filo conduttore del
salotto settecentesco,insomma secondo la struttura di quello secentesco,
la colonna di sinistra utile per
introdurre i frammenti degli autori del tempo. Il tema potrebbe finire per
essere quello del cambiamento,dell’affermarsi e dell’organizzarsi della
borghesia,del cambiamento del costume,della costruzione dello stato liberale,laico
e borghese.
****
Bollettino
alla maniera di quelli di
Bachamont,cercando di intuire il loro punto di vista,con lo scopo di
mostrare certe gelosie,competizioni e resistenze,anche di ambienti
intellettuali, al cambiamento.
Opzione preoccupata.1.a.Ma che
pretesa,credono di rifarci il verso e non si rendono conto delle abissali
differenze!Vuoi mettere i nostri salotti esclusivi,con gli ospiti accuratamente
selezionati che finiscono per diventare degli habitués e quei cafés,aperti alla
frequentazione di tutti,con interventi di chicchessia,senza alcun riguardo
all’interesse e alla fama dell’autore,altrettante occasioni sprecate per
inutili futilità. Come ,del resto,ha già rilevato anche Montesquieu,che ha
dedicato al fenomeno una delle sue lettere. E il café Procope
non sembra proprio destinato a restare un caso isolato. Forse bisognerebbe
approfondire le ragioni di questo fastidioso fenomeno …
Opzione infastidita.1.b.Ma che
pretesa,credono di rifarci il verso e non si rendono conto delle abissali
differenze!
Vuoi mettere i nostri salotti
esclusivi,con gli ospiti accuratamente selezionati che finiscono per diventare
degli habitués e quei cafés,aperti alla frequentazione di tutti,con interventi
di chicchessia,senza alcun riguardo all’interesse e alla fama dell’autore.
Eppure il café Procope non sembra destinato a restare un caso isolato. Anche
Montesquieu non si è fatto alcuno scrupolo e gli ha dedicato una delle sue
lettere. Riesce a vederne l’inconsistenza ,ma è convinto che un uso meno
frivolo potrebbe assicurar loro una
grande funzione.
Ma che strana fantasia!
Montesquieu
A.
Lettre XXXVI
Usbek a Rhédi,a Venezia.
Il
caffè è molto in uso a Paris :c’è un gran numero di case pubbliche dove lo
si distribuisce. In qualcuna di queste case,si dicono notizie;in altre si
gioca a scacchi. Ce n’è una,dove si prepara il caffè in un modo tale che dà
spirito a chi lo prende:almeno,di tutti quelli che escono,non c’è nessuno che
non creda d’averne quattro volte in più di quando è entrato. Ma ciò che mi
sorprende di quei begli spiriti,è che non si rendono utili alla loro patria,e
che esercitano i loro talenti in cose puerili. Per esempio,quando arrivai a
Paris,li trovai eccitati su una disputa , la più esile che si possa
immaginare: si trattava della reputazione di un vecchio poeta greco di
cui,dopo duemila anni ,si ignora la patria come il tempo della sua morte. I due
partiti confessavano che era un poeta eccellente;non era questione che del
minore o maggior merito che bisognava attribuirgli. Ciascuno ne voleva
dare il tasso;ma,fra questi distributori di reputazione,gli uni avevano
maggior peso di altri. Ecco la disputa! Era ben viva: perché si
scambiavano cordialmente da una parte all’altra ingiurie così
grossolane,si facevano scherzi così amari,che non ammiravo meno il modo di disputarsi che il tema della
disputa.”Se qualcuno,dicevo dentro di me,fosse abbastanza stordito
da
andare davanti a uno di questi difensori del poeta greco ad
attaccare la reputazione di qualche onesto cittadino,non sarebbe
molto notato ,e credo che quello zelo tanto delicato sulla reputazione
dei morti si infuocherebbe molto per difendere quella dei vivi! Ma,comunque,aggiungevo,Dio
mi guardi dall’attirarmi l’inimicizia dei censori di quel poeta,che il
soggiorno di duemila anni nella tomba non ha potuto proteggere da un odio così
implacabile! Danno attualmente colpi in aria. Ma che succederebbe se il loro
furore fosse animato dalla presenza di un nemico?”
Quelli
di cui hai appena parlato discutono in lingua volgare e occorre
distinguerli da un’altra specie di disputatori che si servono di una lingua
barbara che sembra aggiungere qualcosa al furore e alla testardaggine dei
combattenti. Ci sono quartieri dove si
vede come una mischia nera e folta di questo tipo di gente; si nutrono di
distinzioni;vivono di ragionamenti e di false conseguenze. Questo mestiere
,dove si dovrebbe morire di fame,non smette di rendere:si è vista una nazione
intera,scacciata dal suo paese,traversare i mari per stabilirsi in Francia ,non
portando via con sé per fronteggiare le necessità della vita,che un indubbio
talento per la disputa. Addio.
Da Paris,l’ultimo della luna di Zilhagé,1713.
****
2.Anzi. pare ce ne siano ormai quasi quattrocento a
Parigi.Sono considerati luoghi in cui la socievolezza è diretta,immediata,assolutamente
priva di conformismo di cui invece noi siamo perfino accusati. E’ addirittura
al Café de la Régence dove si reca spesso per assistere alle partite di scacchi
che Diderot incontra “Le neveu de Rameau”.
Ma si arriva a avere una testimonianza entusiastica del
drammaturgo veneziano Goldoni sull’animazione del Palais Royal.Ci vengono pure
di lontano a esaltare le nostre cosiddette novità … Vorrebbero farci
passare per ombre,simulacri slavati del
passato. Da sentire come il nipote di Rameau si compiace di parlare di suo zio.
Una vera indecenza!
Denis Diderot
A.
Le Neveu de Rameau.
Lully e Jean –Philippe Rameau
E’ il nipote di questo
musicista celebre che ci ha liberati dal canto pieno di Lully che salmodiavamo
da più di cent’anni,che ha scritto tante di quelle visioni inintelligibili e di
verità apocalittiche sulla teoria della musica,dove né lui né nessun’altro capì
mai niente e del quale abbiamo un certo numero di opere dove c’è armonia,brani
di canti,idee sconnesse, fracasso,voli,trionfi,lance,glorie,mormorii,vittorie a
perdifiato,arie di danza che dureranno eternamente e che,dopo aver sepolto il
Fiorentino,sarà sepolto dai virtuosi italiani,ciò che lo rendeva cupo ,triste
,astioso[…]
Io.-Non chiederei niente di
meglio che di credervi,se non fossi trattenuto da un piccolo inconveniente.
Lui.-E quest’inconveniente?
Io.-E’ che se questa musica è
sublime bisogna che quella del divino Lully[…] e anche,sia detto tra noi,quella
del caro zio,sia un po’ piatta.
Lui,avvicinandosi al mio orecchio,mi rispose:-il fatto è che lo è pure quella. Non è che io mi
preoccupi del caro zio .E’ una pietra. Mi vedesse tirar la lingua da un
piede,non mi darebbe un bicchier d’acqua. Ma
a un bel fare ,all’ottava,alla
settima:hon,hon;hin ,hin;tu,tu,tu,tureletutu con una confusione,un chiasso del
diavolo;quelli che cominciano a raccapezzarcisi e che non scambiano più un baccano del diavolo per la musica,non
si adatteranno mai a questo.
Carlo Goldoni
B.
Mémoires.
Terza parte.Capitolo IV.
Avevo preso in affitto un
appartamento al Palais Royal ; il mio
studio dava su quel giardino che non aveva la forma né le piacevolezze che ha
attualmente,ma che offriva alla vista attrazioni che alcuni non cessano di
rimpiangere.
Potevo essere anche molto
occupato,ma non potevo impedirmi di gettare di tanto in tanto uno sguardo a
quel viale delizioso che riuniva ad ogni ora tanti oggetti diversi.
Vedevo sotto le mie finestre
colazioni del Café de Foye ,dove
gente di ogni stato veniva a riposarsi e a rinfrescarsi.
Davanti a me avevo quel famoso
castagno che chiamavano l’albero di Cracovia,intorno
al quale si riunivano i novellisti
,leggevano i loro racconti,tracciando sulla sabbia con i loro
bastoni,trincee,campi,posizioni militari,dividendo l’Europa a loro piacimento.
******
3.Lo voglio proprio vedere se ai cafés possono,vogliono
e sono capaci di proporre temi come
questi. La natura del potere: l’ironia più caustica degli scrittori per
denunciarne i limiti. La razionalità più
rigorosa e limpida dei filosofi per progettare la struttura per un futuro più giusto.
Sono ansioso di assistere al dibattito che le letture proposte sapranno
animare con i nostri ospiti.
Montesquieu
A.
Les Lettres Persanes
Lettre XXIV
Rica à Ibben à Smyrne
Il re di Francia è il principe più potente
d’Europa,non ha affatto miniere d’oro come il re di Spagna,il suo vicino;ma ha
più ricchezze di lui,perché le trae dalla vanità dei suoi sudditi,più
inestinguibile delle miniere. Lo si è visto intraprendere o sostenere grandi
guerre senza avere altri fondi che titoli onorifici da vendere e,per un
prodigio dell’orgoglio umano,le sue truppe si trovavano pagate,le sue fortezze
equipaggiate e le sue flotte armate.
D’altronde questo re è un gran
mago: esercita il suo imperio sullo spirito stesso dei suoi sudditi;li fa
pensare come vuole. Se non ha che un milione di scudi nel suo tesoro,e ne abbia
bisogno di due,non ha che da convincerli che uno scudo ne vale due,e loro lo
credono.[…] Arriva perfino a far loro
credere che li guarisce da ogni sorta di male con l’imposizione delle sue
mani;tale è la forza e la potenza ch’egli ha sugli spiriti.
Denis Diderot
B.
Enciclopedia
Articolo “Autorità politica”
Nessun uomo ha ricevuto dalla
natura il diritto di comandare gli altri. La libertà è un dono del Cielo,e ogni individuo della
stessa specie ha il diritto di goderne
come gode della ragione. Se la natura ha
stabilito qualche autorità,è il
potere paterno;ma l’autorità paterna
ha i suoi limiti;e nello stato di natura,finirebbe appena i figli fossero in
condizione di gestirsi. Ogni altra autorità
ha altra origine della natura. Che la si esamini bene e la si farà sempre
risalire a una di queste due fonti:o la forza e la violenza di colui che se ne
è impadronito;o il consenso di coloro
che vi si sono sottomessi con un contratto fatto o supposto fra loro e colui al
quale essi hanno conferito l’autorità.
Il potere che si acquisisce
con la violenza non è che un’usurpazione e non dura che il tempo in cui la
forza di chi comanda l’ha vinta su quella di coloro che obbediscono; in modo
che ,se questi ultimi diventano a loro
volta i più forti e scuotono il giogo,lo fanno con altrettanti diritto e
giustizia dell’altro che glielo aveva imposto. Talvolta l’autorità che si stabilisce
con la violenza cambia di natura;è quando continua e si mantiene col
consenso espresso da coloro che sono stati
sottomessi; ma rientra di là la seconda specie di cui sto per parlare e colui che se l’era
arrogata ,divenendo allora principe, cessa d’essere tiranno.
Il potere,che viene dal
consenso dei popoli ,suppone necessariamente condizioni che ne rendono l’uso
legittimo,utile alla società,vantaggioso alla repubblica,e che la fissano e la
restringono nei limiti,perché l’uomo non deve né può darsi interamente e senza
riserva a un altro uomo,perché ha un padrone superiore,al di sopra di tutto al
quale soltanto appartiene
interamente..E’ Dio,il cui potere è
sempre immediato sulla creatura,padrone tanto geloso quanto assoluto e che non
perde mai i propri diritti e non li comunica affatto..
Jean Jacques Rousseau
C.
Discours sur l’origine de l’inégalité
L’origine della proprietà.
Finché gli uomini si
contentarono delle loro capanne rustiche,finché si limitarono a cucire i loro
abiti di pelle con spine o lische,a dipingersi il corpo di diversi colori,a
ornarsi di piume o di conchiglie,a perfezionare o abbellire i loro archi o le loro frecce,a tagliare con
pietre affilate qualche canotto da
pescatore o alcuni
grossolani strumenti
musicali;in una parola,finché non si applicarono che ad opere che uno solo
poteva fare e che ad attività che non avevano bisogno del concorso di più
mani,vissero liberi ,sani,buoni,e felici per quanto lo potevano essere per loro
natura ,e continuarono a godere fra loro delle dolcezze di un commercio
indipendente:ma dall’istante in cui un uomo ebbe dell’aiuto di un altro,dacché ci si accorse
che era utile a uno soltanto avere
provviste per due,l’uguaglianza sparì,la proprietà si introdusse ,il lavoro diventò necessario, e le vaste foreste si trasformarono in
campagne ridenti che occorse innaffiare del sudore degli uomini,e nelle quali
si vide ben presto la schiavitù e la miseria germinare e crescere con le messi.
La metallurgia e l’agricoltura
furono le due attività la cui invenzione produsse questa grande
rivoluzione.
Per il poeta,è l’oro e
l’argento; ma per il filosofo sono il ferro e il grano che hanno civilizzato
gli uomini,e perduto il genere umano.
Voltaire
D.
Lettera a Rousseau
Aux Délices,près de Genève
[30 août 1755]
Ho ricevuto,Signore,il vostro
nuovo libro contro il genere umano;ve ne ringrazio;piacerete agli uomini ai
quali dite le loro verità,e non li correggerete. Dipingete con colori ben veri gli orrori della società
umana
la cui ignoranza e
debolezza si promettono tante dolcezze.
Non abbiamo mai impiegato tanto spirito a volerci rendere bestie.
Viene voglia di camminare a
quattro zampe quando si legge la vostra opera. Tuttavia come sono più di
sessant’anni che ne ho perso l’abitudine,sento sfortunatamente che mi è
impossibile riprenderla. E lascio
Questa andatura naturale a coloro che ne sono più degni di voi e di
me. Non posso più imbarcarmi per andare a trovare i selvaggi del Canada,per
prima cosa perché le malattie a cui sono
condannato mi rendono necessario un medico europeo,in secondo luogo perché la
guerra è portata in quei paesi e gli esempi delle nostre nazioni hanno reso i
selvaggi quasi altrettanto cattivi di noi. Mi limito a essere un selvaggio
pacifico nella solitudine che ho scelto
nella patria vostra dove anche voi dovreste essere.*
*Allusione alla Svizzera, Château de Fernay,dove vive
Voltaire e dove Rousseau è nato.
Nessun commento:
Posta un commento