7. CONTRATTEMPI E COINCIDENZE
Quando Zoé l’indomani
atterra a Buenos Aires non c’é Gordon ad aspettarla. Qualcosa di
incontrollabile e imprevedibile lo trattiene a Londra. Una nube, non
metaforica, si è addensata su di loro e fa slittare il loro incontro.
Dopo 150 anni o giù di lì, il vulcano islandese Eyjafjallajokull si è
risvegliato e un’enorme nuvola di cenere prodotta dall’eruzione, sparata
nell’atmosfera a quote vertiginose e
trasportata dai venti, sta ricoprendo i cieli del Nord Europa impedendo il
traffico aereo. Gli aeroporti sono stati
chiusi per l’emergenza e migliaia di passeggeri sono rimasti a
terra a bivaccare nelle inutili sale
d’attesa, senza saper bene quando tutto potrà tornare nella normalità. Quello
di Zoé è stato uno degli ultimi voli da Parigi per il Sudamerica e ora è appena
atterrata a destinazione.
Tutti i momenti e le parole
che ha pregustato durante il volo, per dimenticare il chiacchiericcio intorno a
lei e l’aria stantia che le stringeva la
gola, si dissolvono ben presto in nulla. Delusione, preoccupazione e un’ondata
di confuso affetto e desiderio la sommergono nel leggere il primo messaggio
ricevuto sul suo cellulare dopo l’arrivo:
‘Mi dispiace, sono bloccato a Londra per il maledetto vulcano. Verrà
qualcuno del British Council a prenderti. Si tratta di un giorno o due, spero.
Mi manchi G’
Terminate le formalità e
finalmente in possesso del suo bagaglio, Zoé viene avvicinata dall’addetto del
British. Sembra molto giovane ed ha un luminoso sorriso. Un tipo indio, dalla
pelle bruna, capelli neri, di seta, i tratti del volto regolari. Raùl Crespo Montes ha modi gentili, e guida
lentamente l’auto mentre l’accompagna in hotel, come se volesse presentarle la
città al tramonto, suggerendole di tanto in tanto di dare un’occhiata alla
corona di boschi lì intorno, alle ampie avenidas
piene di traffico, a qualche vecchia costruzione.
Aggiunge qualche cenno al
clima ancora caldo di questo autunno inoltrato, con un misto di discrezione e
timidezza. Purtroppo, dice, il lavoro lo terrà occupato per gran parte della
giornata, ma se alla señora, a
Madame Laforêt, facesse piacere, domani sera potrebbe accompagnarla in una
vecchia milonga[1] a
veder ballare il tango. Infine,
salutandola le offre un appunto con qualche suggerimento e indirizzi di cose da
vedere e fare in città.
Zoé è
alloggiata in un albergo sulla Avenida Corrientes, non lontano da molti luoghi
d’interesse in città, ma stasera non ha la forza né la voglia di esplorare.
Vorrebbe sapere qualcosa di più da Gordon.
Alla TV, le immagini non lasciano dubbi. Lo speaker della
CNN snocciola informazioni e presenta testimoni ed esperti che si
susseguono: “ …. la cenere della nube è
provocata dal raffreddamento rapido della
lava a contatto con l’acqua del ghiacciaio che fonde … Pertanto,
fino a che ci sarà acqua, la cenere continuerà
... Un dato storico sconfortante:
l’ultima grande eruzione dello
stesso vulcano, avvenuta nel 1821, è durata due anni! …
Oggi, l’ immensa nuvola di cenere ha paralizzato il traffico aereo europeo con
conseguenze anche in estremo oriente dove i passeggeri che viaggiavano verso
l’Europa sono bloccati oramai da molte ore …”
‘ E io? Io che ci faccio qui?’ Le si
stringe il cuore.
Zoé scrive una breve mail a Gordon, ma è molto stanca e, anche se un po’ agitata,
dopo il lunghissimo volo e il cambiamento di fuso orario, appena riesce a
stendersi, abbandona ogni resistenza. e si addormenta.
L’indomani, due passi in
centro, un caffè e latte e medias lunas[2] in
un qualche antico caffè, pieno di avventori e di foto in bianco e nero sui
muri, una corsa su un taxi giallo e nero fino al quartiere della Boca con le
sue case colorate, una visita al nuovo
Museo della memoria, una visita dolorosa, ma da non mancare. Il museo occupa
gli spazi del vecchio centro di detenzione clandestina, gli edifici dell’ESMA[3] da
cui partivano gli squadroni militari che sequestravano gli oppositori politici
negli anni della dittatura. L’ invisibilità delle vittime, che nasceva dalla segretezza degli arresti, dal
totale isolamento in cui venivano tenuti i prigionieri e dalla completa
ignoranza del proprio destino,
finalmente viene cancellata e raccontata attraverso la riappropriazione
dei ricordi, seppure profondamente dolorosi e laceranti. Zoé è turbata da
questa visita, ma sente di capire un po’ di più della realtà intorno a lei.
Quando Raùl Crespo Montes
passa all’hotel a prenderla per cena, Zoé si accorge di quanto è giovane e
quasi irresistibilmente inadatto a farle da chaperon.
Ma il ragazzo non tarda a rivelarsi un piacevolissimo parlatore, ironico e
appassionato nello stesso tempo, ma anche capace di ascoltare e pronto a soddisfare
le curiosità della bella ospite.
-Non
siamo solo tango, ma è difficile non respirarlo insieme all’aria, qui a Buenos
Aires; per questo le ho proposto una
milonga … La milonga, per noi, è
il luogo, il ballo e la musica … Quando vanno a ballare il tango qui si dice: ”Vado in Milonga!”, ma non deve
preoccuparsi! Stasera, guarderemo, berremo mate,
se vuole, e mangeremo … Ehm,… Benvenuta
in Argentina!”
- … Grazie, sono molto
curiosa, ma vorrei un posto vero, non per turisti … Forse, nel quartiere del
porto, alla Boca?”
-So io dove portarla!
Andremo a ‘El Beso’, una milonga porteña
di calle Riobamba ... Vedrà, ci sono i migliori tangheri della città … e mentre
guarda e ascolta si potrà gustare una delle nostre bistecche … Spero … che non
sia vegetariana!
Zoé nota che gli occhi neri
e profondi di Raùl sono incredibilmente mobili quando parla, come se non
riuscisse a contenere tutte le parole. ‘C’è qualcosa che lo tormenta, però,…
nonostante il sorriso aperto e rassicurante.. Chissà?’. E questo occuparsi del
suo attuale Virgilio le fa un po’
dimenticare la lontananza di Gordon e tutta la delusione provata per il suo
mancato arrivo.
Nel locale, quella sera, un
fumo denso rende tutto indistinto, si fa fatica a orientarsi. Ma Raùl guida sicuro la sua ospite verso un tavolo
vicino alla pista. Qui è possibile vedere ai tavoli vicini molta gente: qualche
donna ammicca e gli uomini tendono a
gettare intorno occhiate con intenzione insistita, bevendo birra. Sulla pista
qualche coppia, con i corpi allacciati, si lascia andare al ritmo della musica,
scandita dall’orchestra sulla quale galleggia a tratti l’assolo singhiozzante e
melodrammatico del bandoneòn, per
disegnare le splendide geometrie dei loro passi, dimentichi del mondo. A un
tratto si fermano e l’attenzione di
tutti è monopolizzata dalla coppia che si sta esibendo in maniera
superba.
Il piacere che traspare
naturale nei volti, nei corpi, nei gesti e il modo elegante e perentorio di
soddisfare quella che sembra una necessità impellente, con la complicità della
musica e con la fantasia ritmica dei movimenti, fa capire davvero a Zoé quanto
il Tango, con l’energia vitale che sprigiona, sia per gli Argentini una cosa
molto seria e irrinunciabile.
Raùl riesce a dirle, infatti,
nell’intervallo tra due pezzi: “ Anche se i testi parlano di amore, nostalgia e
famiglia, le solite cose, insomma, il
tango ci sostiene nei momenti più cupi e ci aiuta a superare la nostra fatalistica
rassegnazione, davvero terribile”. La gente intorno alla pista applaude e
commenta, fa ormai molto caldo, il ritmo è diventato travolgente e il turbinio
dei ballerini che passano davanti al tavolino sembra portare via tutti in
un vortice.
- È stato bellissimo- dirà Zoé al ritorno,
accommiatandosi dal giovane accompagnatore -Domani vorrei organizzare la mia
andata a Medellin … potresti … potrebbe darmi qualche suggerimento?
-Niente di più facile. Io ci
vado domani … Non sarà difficile trovare un biglietto nel mio stesso volo. Poi,
lì, io … io sono di casa.
Una volta in albergo, Zoé non può resistere: scrive subito a Gordon
:
‘… Eh, sì, aveva proprio ragione il mio amico
Hernàn, quando avevo insistito che mi accompagnasse alla milonga di rue du Temple a Paris. Sopra a un cinema, sembrava più
un’abitazione privata. Proprio nessuna somiglianza con l’atmosfera delle milonghe di Buenos Aires. Ora me ne
rendo completamente conto. Anche se i tangheros
francesi sono proprio bravi, non c’è che dire!
E così, qui sola ad
aspettarti, non ho saputo resistere: quando il gentile Raùl del British mi ha
invitato a una serata di tango, ho subito chiesto un posto autentico, che
somigliasse a quelli nati per divertire marinai e puttane … È stato fantastico!
Ora ti dico.
Appena seduta al tavolo, mi son guardata attorno con
grande curiosità. C’era un’atmosfera fumosa che le luci soffuse non riuscivano
a penetrare, un’oscurità in cui non si distinguevano i contorni delle cose.
Ma ecco che una lama di luce taglia
quell’aria spessa e opaca e calamita
il mio sguardo verso il parquet
della pista, dove poche coppie si esibiscono in cortes e quebradas[4]. Subito una vera folgorazione: fasciata nel
suo abito d’un rosso sgargiante, in piedi , di fronte a me, è la regina
del tango. Come deve piacerle ballare, farsi guardare! Certo non deve
proprio sopportare la gente che si annoia, che rompe. Così sicura , sembra la ragazza - sotutto, che non sbaglia mai,
che non conosce dubbi, indifferente ai
giudizi e alle critiche dei perbenisti, che è sempre la prima, che non perde
mai la testa. Attorniata da uno stuolo d’amiche fidate che l’assecondano,sembra dire:”Quello è il maschio più bello,
non toccatemelo!” Decisa, bella da mozzare il fiato, con aria di sfida ora si
avvicina alla pista, dove le coppie che ballavano, assaporando l’ adorata Cumparsita[5],
si fermano come per incanto perché sanno che sta per realizzarsi l’Evento
…
Il bandoneòn borbotta le prime
note. Il giovane criollo si ferma davanti a lei, le fa un cenno con la
testa ed eccoli, inquietanti e magnifici, i corpi allacciati per dare inizio ai
complessi arabeschi dei piedi che sussurrano desiderio al parquet. Sembra che non esista
codice che le sue gambe non sappiano decifrare.
La mano sapiente del compadrito è ferma sulla vita. Adesso le chiede un voleo e Inés ( così si chiama la
straordinaria milonguera) sembra avere l’assoluta consapevolezza della propria
gamba ben modellata e sensuale, che l’audace spacco dell’abito
sapientemente rivela, del proprio piede
che volteggia in aria, un istante appena, con estrema eleganza per poi
riappoggiarsi sulla pista.
Gordon, devi credermi, non
esagero! Un’esperienza per me indimenticabile!’
[1] La parola ‘Milonga’
ha origini africane, significa confusione, casino, litigio. Questa parola
nacque nei primi anni dell'Ottocento nelle case da ballo frequentate da gente
povera o comunque non benestante, era usata anche per indicare le donne che
lavoravano in queste case da ballo. (Wikipedia).
[2] Mezze lune di pasta sfoglia.
[3] La Scuola Tecnica della Marina.
[4] Figure elaborate del tango.
[5] La Cumparsita è una composizione creata e scritta a Montevideo tra la
fine del 1915 e l'inizio del 1916 dal musicista uruguaiano Gerardo Matos
Rodriguez e arrangiata musicalmente dal
direttore e pianista Roberto Firpo. Dopo la positiva accoglienza iniziale, il
tango venne dimenticato, per poi raggiungere il l vero e grande successo quando Enrique Maroni e
Pascual Contursi ne scrissero i testi.
Fu utilizzato nel cinema e da Orson Welles per la sua famosa trasmissione radiofonica
La guerra dei mondi. Dal 1997 è
considerato inno popolare e culturale uruguaiano. Questo il testo originario:” La comparsa(*) di miserie senza fine,/sfila
intorno/a quell’essere infermo,/che presto dovrà morire di pena./Per questo nel
suo letto,/singhiozza angosciato,/ricordando il passato che lo fa
patire./Lasciò sua madre,/che rimase abbandonata,/e folle di passione, cieco
d’amore,/corse dietro alla sua amata,/che era bella,/era affascinante,/era un
fiore di lussuria,/che si burlò del suo amore fin quando si stancò/e per un
altro lo lasciò./Tanto tempo dopo,tornò nella casa materna,/per poter curare/il
suo malato e ferito cuore./e seppe che la sua madre santa,/che egli aveva
lasciato,/L’inverno scorso/per il freddo morì./Oggi, solo e abbandonato, alla
sua triste sorte,/ansioso aspetta la morte,/che ben presto deve arrivare./E fra
la triste indifferenza/che lenta invade il suo cuore/sentì la cruda sensazione
della sua malvagità./Tra le ombre lo si sente respirar sofferente,/quando prima
di morir sorride,/perché una dolce pace lo pervade./Sentì che dal cielo/la sua
madre buona mitigando le sue pene/le sue colpe perdonò.”
(*) CUMPARSA (pop.): gruppo di maschere appartenente a un insieme
carnevalesco.
Per i diversi testi della Cumparsita , le notizie sui processi dei diversi autori e
l’ascolto delle varie versioni, cfr. www.bsairestango.com
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